MaM
Messaggio del 5 agosto 1983:Io sono felice, ma la mia gioia non sarà completa finchè anche voi non sarete pieni di gioia. E non potrete esserlo fino a quando non comprenderete il mio amore immenso.

Cosa è accaduto sabato scorso alla Madonnina di Civitavecchia…

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Proprio alle porte di Roma, il giorno precedente la canonizzazione dei due papi, sabato 26 aprile, è accaduto uno strano incidente alla statuetta della Madonna di Civitavecchia, quella che (fra il 2 febbraio e il 15 marzo 1995) per 14 volte lacrimò sangue e che è custodita nella chiesetta di Pantano.

Sono stato informato da alcuni amici che erano presenti e immediatamente hanno temuto che la cosa venisse interpretata in modo superstizioso, come è avvenuto per altri episodi recenti, ritenuti da qualcuno (perlopiù dai mass media laici) dei cupi segni del Cielo, specialmente per il papato di Francesco.

I CASI
Molto si è strologato, per esempio, il 26 gennaio scorso quando papa Bergoglio – com’è tradizione – ha fatto volare le colombe dalla finestra del palazzo apostolico. La colomba, si sa, è simbolo della pace, ma per i cristiani anche dello Spirito Santo.

Già con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI era accaduto che le due colombe bianche, appena uscite nel mondo, rientrassero nella finestra pontificia (a volte andando a posarsi proprio sul Santo Padre).

Il 26 gennaio scorso invece il povero volatile appena fuori dalla finestra è stato attaccato da un gabbiano e poi da una cornacchia che l’ha ammazzato. Un incidente che è stato caricato di significati apocalittici e simbologie fantasiose.

Così come quello – ben più tragico – accaduto al giovane Marco Gusmini in gita con l’oratorio a Cevo, in Val Camonica. Per una strana coincidenza, il ragazzo, che abitava in via Papa Giovanni XXIII, è morto per il crollo di un’alta croce che era stata dedicata a papa Wojtyla.

Questo tragico incidente, proprio due giorni prima della canonizzazione dei due papi voluta da Francesco, è stato ovviamente interpretato da qualcuno in modo dissacratorio. E superstizioso.

Dopo tali precedenti è comprensibile che sabato a Pantano si sia prodotto un certo smarrimento. E’ accaduto infatti questo.


L’INCIDENTE

Nel pomeriggio si è svolta una celebrazione bella e commovente. Il vescovo emerito di Civitavecchia, monsignor Girolamo Grillo, che visse proprio i giorni delle lacrimazioni e che – inizialmente ostile – assisté alla quattordicesima lacrimazione di sangue, ha deciso di far fondere la sua preziosa croce pettorale d’oro per ricavarne una corona da porre sulla testa della Madonnina.

E’ una bella corona con i simboli dello stemma di papa Francesco e – a lato – quelli dell’attuale vescovo di Civitavecchia e di monsignor Grillo.

La statuetta della Vergine è stata perciò incoronata durante quella solenne cerimonia presieduta da monsignor Marrucci, attuale titolare della diocesi, insieme a monsignor Grillo e a monsignor Marra.

Per la verità la statuetta aveva già una corona che era stata benedetta da Giovanni Paolo II, il quale aveva anche posto sulla mano della Vergine un rosario da lui benedetto, ma quella corona regale del papa era troppo grande e non era stata mai collocata sulla statuina (si trova nella teca).

Dunque sabato la Madonnina è stata insignita con l’oggetto donato da monsignor Grillo. Sennonché più tardi, appena la statua è stata ricollocata nella teca della chiesina di Pantano, la corona è caduta ed ha colpito e staccato la mano della Madonnina che teneva la corona del rosario donatale da Giovanni Paolo II.

I fedeli che erano lì in preghiera sono rimasti scossi e preoccupati per quello che i giornali avrebbero potuto scriverne. In ogni caso tutto è stato subito restaurato e ripristinato.


IL RACCONTO DEL MONSIGNORE

L’indomani, saputo dell’incidente, ho telefonato a monsignor Grillo che ha minimizzato l’accaduto, declassandolo a banale infortunio (gli uomini di Chiesa, grazie al cielo, sono proprio impermeabili alle superstizioni).

Chiedo anche se la cerimonia solenne di sabato non significhi il riconoscimento di fatto, da parte della Chiesa, del prodigio delle lacrimazioni. Monsignor Grillo non risponde perché ovviamente lascia ogni pronunciamento all’attuale vescovo.

Però mi ricorda che lui stesso, per volere di Giovanni Paolo II, portò riservatamente la statuetta al papa in Vaticano. Il Santo Padre volle benedire per essa – come si è detto – una corona e un rosario.

Poi, dopo aver pregato a lungo davanti ad essa, disse a Grillo: “un giorno dirà al mondo che Giovanni Paolo II ha venerato la Madonna di Civitavecchia”.

Negli anni successivi si è venuti a sapere che probabilmente il Papa polacco, per sue vie misteriose, aspettava un segno e lesse proprio questa vicenda come un messaggio rivolto a sé.

Le successive indagini, delle commissioni tecniche e della magistratura, hanno affermato l’inspiegabilità scientifica del fenomeno delle lacrimazioni, perché non c’è alcun imbroglio e alcun marchingegno che abbia fatto sgorgare gocce di sangue umano dagli occhi di questa statuina di gesso pieno.

Fra l’altro è il sangue di un solo individuo, per tutte le lacrimazioni. Ma siccome hanno assistito al fenomeno ogni volta delle persone diverse (in molti casi anche vigili e forze dell’ordine), bisogna concluderne che quell’uomo misterioso era sempre presente ma non era…visibile.

Il significato teologico è chiaro. Papa Wojtyla ne era personalmente certo. Monsignor Grillo mi racconta che a volte il Papa veniva anche in incognito a Pantano a venerare la Madonnina. C’è un aneddoto buffo al riguardo.

“Un giorno” spiega il prelato “le suore che si erano stabilite lì al santuario mi riferiscono che la mattina erano arrivate delle guardie svizzere che avevano venerato la Madonnina e poi avevano circondato la Chiesa. Quindi, mi dissero le suore, arrivarono due cacciatori, uno grande e uno piccolo, e anch’essi venerarono la statuetta”.

Due cacciatori?

“Non li avevano riconosciuti”, dice divertito monsignor Grillo. “Erano il papa e il suo segretario. Quando raccontai l’episodio a Dziwisz si mise a ridere. Il fatto è che ogni tanto papa Wojtyla, in abiti civili, usciva dal Vaticano e andava a trovare dei frati polacchi, suoi amici, a Santa Severa. Poi faceva una passeggiata sui monti della Tolfa e quella volta volle venire dalla Madonnina”.

Grillo sottolinea che Giovanni Paolo II ebbe un ruolo fondamentale nella vicenda, “perché io, dopo le prime lacrimazioni, non ci credevo affatto.

Quella storia non mi piaceva e avevo dato ordine di distruggere la statuetta. Fu il Papa che mi fece telefonare dal cardinal Sodano per consigliarmi prudenza e attenzione.

Finché la Madonna abbatté tutte le mie resistenze lacrimando nelle mie stesse mani il 15 marzo 1995”.


IL SEGNO
E’ evidente comunque che un segno simile – lacrime di sangue – è un monito preoccupante. Sono le lacrime della Madre di Dio per i suoi figli smarriti. Mentre il sangue appartiene al suo Gesù che ha dato la vita per noi. Siamo salvati per quel sangue…

La vicenda della Madonnina di Civitavecchia è clamorosa. Eppure curiosamente, dopo il primo clamore dei media, una volta che tutte le indagini hanno confermato che si è trattato di un fatto soprannaturale, non si più è tornati a raccontare quegli eventi e a riflettere sul loro significato.

Magari oggi i media fanno considerazioni superstiziose su eventi naturali come quelli citati o – appena lo si saprà – sull’incidente della Madonnina, ricavandone oscuri e inconsulti presagi, mentre snobbano accuratamente le inspiegabili lacrimazioni e tutti quei messaggi veri ed espliciti che il Cielo invia all’umanità.

In questi tempi scristianizzati si irridono gli avvertimenti soprannaturali della Madonna e poi magari si crede nella iettatura e si va dai maghi. Anche noti intellettuali laici sono dichiaratamente superstiziosi.

Poi magari gli stessi ridacchiano scettici di fronte ai messaggi espliciti che il Cielo ha inviato tramite la Madonna a Fatima o a Medjugorje (da dove peraltro arriva la statuetta di Civitavecchia). Eppure sono messaggi confermati da molti segni, prodigi e miracoli sui quali la scienza si dichiara incapace di dare spiegazioni.

E’ il paradosso di un’epoca futile e di un’umanità cieca.

Antonio Socci


Fonte: Da “Libero”, 29 aprile 2014