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Messaggio del 21 febbraio 1983:Voi non siete veri cristiani se non rispettate i vostri fratelli che appartengono alla altre religioni.

Le due corone (Santa Gemma Galgani)

23/06/2005    3488     Gli angeli    Angeli  Santa Gemma Galgani 
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O GLI UOMINI O GLI ANGELI

La conformazione di Gemma allo Sposo crocifisso, culminata con le sommate, è entrata nella fase decisiva. Ma un lungo cammino resta ancora da fare prima che la consumazione sponsale possa attingere alla visione eterna e beatificante dello Sposo.

«Nella sua partecipazione alla Passione del Cristo», scrive Barsotti, «Gemma vive una mistica di purificazione passiva e di corredenzione umana, vive in modo veramente drammatico il senso del peccato dal quale sente di esser tutta contaminata, vive la solitudine del Cristo nella lontananza dei suoi familiari, nel disprezzo dei suoi concittadini, nella diffidenza dei medici e dei confessori, nell'abbandono di Dio. Ma la sua non sarebbe partecipazione alla Passione del Cristo, se in questa sua solitudine Gemma non vivesse un amore fedele che le prove fecero ogni giorno più puro e più universale. Di questo amore, segno commovente è la sua preghiera, è la sua comunione con la Vergine e i santi».

E gli angeli, «ministri della grazia», seguono passo passo Gemma nel grande cammino.

«Un giorno che discorrevo insieme agli altri di casa (era più volte che sentivo Gesù che mi diceva che uscissi con loro) sento la solita voce: "Quanto più tu ti trattieni coi tuoi, Gesù si allontana da te coi suoi angeli" ».

Non è la prima volta che l'angelo la ammonisce. È una delle tantissime esortazioni dell'angelo di cui sovrabbondano l'epistolario, gli altri scritti e i colloqui estatici. Sono fraterni e fermi richiami che attraversano tutta la giornata della giovane mistica.

L'ANGELO CUSTODE, MESSAGGERO DI PASSIONE

« Siamo al compito più alto esercitato dall'angelo custode di Gemma: quello di elevare la discepola all'unione intima con Dio, alla contemplazione, alla mistica crocifissione con Gesù. Già una volta una celeste voce le aveva additato la strada con le famose parole: "Gemma, coraggio! Ti aspetto al Calvario: è verso quel monte che sei diretta". E Gemma vi si incammina con cuore semplice e forte. Padre Germano stesso sottolinea che assieme al suo angelo ascese ai più alti gradi di orazione ».

Con l'angelo adorava la Santissima Trinità, come sappiamo da un'estasi: «Adoriamo e preghiamo Gesù... Adoriamo il Dio immenso, immortale, infinito. Adoriamo l'infinita maestà del nostro Dio. Sia lode a te, o Padre, che ci hai salvati; a te, Figlio, che ci hai redenti; a te, o Spirito santo, che ci hai santificati ».

Una volta l'angelo le raccomandò la meditazione sulla Passione: «Perché dai questo dispiacere a Gesù, di lasciare ogni giorno la meditazione sopra la Passione? ». « Era vero », annota candidamente la giovane. «Mi ricordai che la meditazione sulla Passione la faccio solo il venerdì e giovedì». «Devi farla ogni giorno, ricordatelo», insiste l'angelo.

«Era necessario guidarla nella via dell'orazione, perché solo nella contemplazione della Passione ella avrebbe potuto elevarsi alle mistiche altezze assegnatele dal Signore, vincendo il nemico, superando la natura, abbracciandosi nell'agonia allo Sposo crocifisso».

«Par di sentire», osserva il cardinal Ermenegildo Pellegrinetti, «la descrizione delle tremende purificazioni passive, della notte oscura dello spirito in san Giovanni della Croce. Or chi udiva l'annunzio di sì terribili prove era una povera fanciulla di ventidue anni ».

« IL CIELO DIVERRÀ PER TE DI BRONZO »

Sui vari momenti e fasi della sua vita spirituale, la giovane mistica lucchese riceve illustrazioni dettagliate da far rabbrividire. In un giovedì imprecisato del 1899 riceve una particolarissima locuzione interiore sul destino e le prove che la attendono.

Gemma ascolta il Signore, piange calde lacrime nel disorientamento causato da una rivelazione tanto dettagliata quanto dura da realizzarsi, ma si dispone, confortata dagli angeli, a rispondere generosamente.

«Dopo l'Ora Santa, Gesù mi fece conoscere tutto quello che devo soffrire nel corso della mia vita; mi disse che presto metterebbe a prova la mia virtù, se veramente lo ami e se l'offerta che gli ho fatta sia vera. Mi ha detto che lo conoscerà quando il mio cuore mi parrà diventato un macigno; quando mi troverò arida, afflitta, tentata; quando tutti i sensi si ribelleranno, e saranno come tante bestie affamate: "Sarai", soggiungeva, "sempre inclinata al male; ti torneranno in mente i piaceri della terra; la memoria ti porterà in mente tutto ciò che non vorresti; sempre avrai davanti tutto quello che è contrario a Dio; tutto ciò che è di Dio, più non lo sentirai; non permetterò mai che il tuo cuore abbia nessun conforto. I demoni con la licenza mia faranno continui sforzi per abbatterti l'anima; ti metteranno in mente cattivi pensieri, un odio grande contro l'orazione; terrori e timori ne avrai sempre tanti, e mai ti mancheranno.

« "Non ti mancheranno oltraggi e ingiurie, nessuno poi ti crederà. Da nessuno avrai mai alcun conforto, neppure dai tuoi superiori; anzi tutti ti mortificheranno, e sempre ti troverai in gran confusione; quello che ti darà maggior pena sarà che il cielo diverrà per te di bronzo, Gesù comparirà ai tuoi occhi tanto severo; andrai a fare orazione, e ti sembrerà non poterla fare; quando cercherai Gesù, mai lo troverai; anzi ti parrà che ti scacci e si allontani da te; vorrai raccoglierti, e ti distrarrai; chiamerai Maria Santissima, i santi; ma nessuno avrà pietà di te: ti parrà di essere da tutti abbandonata.

« "Quando poi andrai per ricevere Gesù, ovvero per confessarti, non sentirai niente e diverranno cose tutte noiose; praticherai tutti gli esercizi di devozione, ma tutto per necessità, quasi fuori di te, e ti sembrerà tutto tempo perduto; non di meno crederai, ma come tu non credessi; sempre spererai, ma come tu non sperassi; amerai Gesù, ma come tu non lo amassi, perché in questo tempo mai si farà sentire; di più ti verrà a noia la vita, e avrai paura della morte, e ti mancherà perfino lo sfogo di poter piangere". Quando poi ero per terminare l'Ora Santa, Gesù mi ha detto che vuol trattarmi nella stessa maniera che trattò lui il suo Padre celeste ».

Gemma è sgomenta di fronte a una prospettiva così poco attraente. Il panorama presentato è la derelizione assoluta, l'abbandono più oscuro. La conformità al Crocifisso pone la ragazza nelle mani di un Dio dall'amore terribilmente geloso (cfr. Eb 10,31). Gemma non può non scoppiare a piangere, si sente confusa «a pensare a tutte queste cose, ché non ci capisco nulla», ed ecco l'angelo che la sostiene e la conforta: «Allora il mio angelo custode mi ha detto che mi faccia coraggio, ché dopo la tempesta torna la calma; che il gran patire è necessario all'anima mia; per ora non lo conosco, ma un giorno verrò a scoprire il gran segreto. "Per ora", soggiungeva, "sappi che è vicino il tempo della tua visitazione, e sappi approfittarne. Se il calice è amaro, ricordati che Gesù l'ha consumato fino all'ultima stilla; rassegnati intanto al patire, e rallegrati e ringrazia Gesù, che solo per amore ti dà la sua croce" ».

Gesù chiede innanzi tutto a Gemma il pieno abbandono in lui, e la mistica ricorderà tutte queste cose nel colloquio estatico di venerdì 20 aprile 1900. Quindi Gemma aveva preso tutto sul serio e tutto ricordava, cercando di prepararsi nel migliore dei modi alla grande prova fatta di aridità e desolazioni interiori ed esteriori.

L'angelo la esorta a prepararsi « al tempo della Sua visitazione», richiamando il testo del Vangelo di Luca (cfr. Lc 19,44), ossia il tempo in cui Gesù la visiterà con le prove e le tribolazioni che egli stesso le ha annunziato.

Il calice è amaro, afferma sempre l'angelo, riecheggiando le espressioni di Gesù nel Getsemani (cfr. Mc 14,36), ma la conformazione a Gesù deve spingere a berlo fino all'ultima goccia (cfr. Mt 20,22). E in lei non deve mancare la letizia, pure in mezzo alle lacrime, perché tutto quello che Gesù compie in lei è opera d'amore. L'angelo, anche in questo caso, manifesta a Gemma tutto il suo sostegno in un cammino che ha però una meta di vita e non di morte. Nel suo cuore non devono mai venir meno la letizia e la speranza.

LA «NOTTE SCURA SCURA»

Verso la fine del 1900, ancora una volta Gesù, in forma più stringata, prepara Gemma al suo destino di amore, di dolore e di gloria. E la giovane si affretta a farne partecipe il suo confessore, monsignor Volpi.

«Una mattina, dopo ricevuta la santissima comunione, mi sembrò che Gesù mi dicesse queste parole: "Già il tuo confessore se ne deve essere avveduto, che io ti voglio far passare da tutta la fila della via mistica. Già la prima parte della tua vita è trascorsa; presentemente siamo alla fine del dolore amoroso, sopraggiungerà il dolore doloroso e infine notte scura scura: e questa sarà la seconda e l'ultima parte della tua vita; e al termine di questa, o mia figlia, ti condurrò... in cielo". Viva Gesù! »

UNA CORONA DI SPINE E UNA DI GIGLI

Giovedì 7 febbraio 1901 Gemma, come tutti i giovedì, è particolarmente immersa nel mistero cruento della Passione, che rivive anche fisicamente. Il Signore aggiunge un altro «segno»: la flagellazione. Poi l'angelo custode le presenta due corone, l'una fatta di gigli e l'altra composta di spine, e la esorta a scegliere. L'aspetto cruento della flagellazione prepara la mistica ad abbracciare anche la corona di spine, segno della dolorosa e amorosa regalità di Gesù. L'angelo presenta a Gemma le due corone e la spinge a occuparsi solo dei peccatori:

« Era tanto tempo che pregavo Gesù affinché mi togliesse ogni segno esterno, ma Gesù invece ecco che me ne aggiunge un altro: mi fece provare qualche piccolo colpo della sua flagellazione; ai dolori delle mani, piedi, testa e cuore vi aggiunse pure qualche altro di detti colpi. Sia sempre ringraziato.

«Infatti circa le ore cinque fui presa da un dolore tanto grande dei miei peccati, che mi sembrava di essere fuori di me: ma a questo spavento mi successe ben presto la speranza nella misericordia di Dio, che ben presto mi calmai. Non provavo ancora nessun dolore; dopo circa un'ora mi sembrò di vedere l'angelo mio custode, che teneva in mano due corone: una di spine, fatta a guisa di cappello, e l'altra di gigli bianchissimi. Al primo vedere, quest'angelo mi cagionò, come sempre, un po' di paura, ma poi mi cagionò allegrezza; insieme adorammo la maestà di Dio, gridammo "viva Gesù!" forte forte e poi, mostrandomi le due corone, mi chiese quale volessi. Non volevo rispondere, perché padre Germano me lo aveva proibito; ma insisté, dicendomi che era lui che lo mandava e, per darmene un segno che veramente era lui che lo mandava, mi benedì nella maniera che era solito benedirmi lui, e fece l'offerta di me all'eterno Padre, dicendomi che dimenticassi in quella notte me stessa e pensassi ai peccatori ».

Quest'ultima esortazione dell'angelo stimola Gemma ad aderire alla richiesta.

«Fui persuasa di queste parole, e risposi all'angelo che avrei scelta quella di Gesù; mi mostrò quella di spine, e me la porse; la baciai più volte, e l'angelo sparì, dopo averla posta sulla mia testa. Cominciai allora a soffrire, nelle mani, piedi, e il capo; più tardi poi per tutto il corpo, e sentivo dei forti colpi ».

Trascorre la notte immersa nei dolori della Passione fino alle due del pomeriggio. Poi l'angelo torna e la conforta: «Tornò l'angelo (e, per dire il vero, quasi non potevo più reggere) e mi fece star bene, dicendomi che Gesù aveva avuta compassione di me, perché sono piccina e ero incapace di arrivare a soffrire fino all'ora che Gesù spirò. Dopo stetti bene; mi sentivano però tutti gli ossi, e appena potevo reggermi in piedi. Ma una cosa mi affliggeva: vedevo che i segni non erano spariti; anzi nelle braccia e in qualche altra parte del corpo (mi avvidi mentre mi vestivo) ci avevo del sangue e qualche segno dei colpi. La mattina quando feci la comunione, pregai con più forza Gesù, che mi togliesse i segni».

Qualche giorno dopo, la ragazza informa di quanto le è accaduto padre Germano, aggiungendo particolari estremamente interessanti. È «l'angelo benedetto» che le ha infuso un grande dolore e vergogna per i peccati; poi le ha mostrato una spada che Gesù « avrebbe messa attraverso la croce nel mio povero cuore» e quindi le ha offerto le due corone:

«L'angelo benedetto... giovedì sera, avanti che cominciassi a patire un po', venne di nuovo. Gridammo, appena ci vedemmo: "Viva Gesù!". Adorammo insieme la maestà grande di Dio; mi dette poi un dolore sì vivo dei miei peccati e ne provai tanta pena che mi vergognavo a trovarmi alla sua presenza; cercavo nascondermi, sfuggirlo, e sfuggire alla vista di tutti. Durai assai in questo tormento, ma poi lui stesso mi fece coraggio; si tolse allora una spada dal suo seno e me la fece vedere e mi disse che Gesù presto me l'avrebbe messa attraverso la croce nel mio povero cuore. Aveva poi due corone bellissime: una di spine assai lunghe; ... e l'altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale volessi..., me lo ripeté, gridando: "Viva Gesù! ". Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi fecero tutto a un tratto infinita consolazione, e risposi...: "Quella di Gesù". Mi alzò quella di spine, la baciai più volte ridendo e piangendo, e l'angelo se ne andò... »

Gemma ha scelto «ridendo e piangendo» la corona di Gesù, gridando con l'angelo la lode del suo nome.

«Mi dice tante volte l'angelo il giovedì sera poco prima di patire», scrive a padre Germano il 23 febbraio dello stesso 1901, « che per mezzo dei patimenti posso divenire simile a Gesù, dimostrargli il mio amore e assicurarmi quello di Gesù». E, in un'altra lettera, il medesimo le domanda: « "Qual è la cosa che più piace a Gesù?" ... "Di patire", ho risposto. "E tu vuoi piacergli? Vuoi patire e quanto?".

"Tanto", ha risposto lo spirito, mentre la carne si ribellava... »

« Una scelta di Passione », commenta Naselli, « è un correre verso l'infinito dell'Amore crocifisso (...). Gemma imparava davvero. Aveva sete di croce e di Passione. Il suo angelo era il suo compagno indivisibile ». Le era sempre accanto la sera del giovedì, quando Gemma praticava l'Ora Santa, in compagnia di Gesù agonizzante nel Getsemani, e il venerdì, nel tempo della partecipazione alla Passione. Scrive Gemma nell'Autobiografia: « Venne con me l'angelo mio custode e pregammo insieme, assistemmo Gesù in tutte le sue pene, compatimmo la Mamma nostra nei suoi dolori »