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Messaggio del 30 ottobre 1984:Io posso parlarvi nella misura in cui i vostri cuori sono aperti. Perciò apriteli di più perché io possa parlarvi di più.

Padre Livio Fanzaga presenta il libro di Antonio Socci 'Mistero Medjugorje'

16/05/2005    2751     Antonio Socci    Antonio Socci  Intervista  Medjugorje  Padre Livio Fanzaga 
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Padre Livio: Cari amici di Radio Maria ben trovati a tutti. Questa sera come vi avevamo già preannunciato faremo una trasmissione a due: il sottoscritto e Antonio Socci, che voi ben conoscete sia perché trasmette sistematicamente qui a Radio Maria sia per i numerosi editoriali che noi leggiamo nel "Commento alla stampa" del mattino. Antonio Socci ha scritto un bellissimo libro su Medjugorje intitolato Mistero Medjugorje, edito da Piemme, che si trova già nelle librerie. Ho visto con piacere domenica scorsa sul Corriere che è già tra i libri in classifica, il che significa che ha colpito nel segno nel senso che ha toccato proprio quel pubblico che Antonio si prefiggeva, cioé il pubblico laico, formato anche da molti cattolici che hanno bisogno di essere smossi dal loro torpore, un po' come quando si soffia sulle braci del camino quando si deposita sopra la cenere per far ravvivare il fuoco. Questo libro per prima cosa è un libro bellissimo, lo si legge d'un fiato, e questa è la prima dote che deve avere un libro: essere attraente, e questo libro lo è anche per coloro i quali già conoscono Medjugorje. La seconda qualità che attribuisco a questo libro è che è scritto bene, in uno stile brillante, scintillante, che lo rende ancora più prezioso. Inoltre non è un libro come i miei, cioè quelli scritti da uno che ormai ha sposato la causa di Medjugorje e per questa causa è disposto a lasciarci anche la testa, ma è il libro scritto da una persona che vuole sapere cosa sta succedendo, scritto con lo spirito di un giornalista che sta facendo una inchiesta. E' davvero un libro che mancava. Su Medjugorje esistevano già i libri di Laurentin, molto importanti e molto densi, esistevano i miei libri, che comunque presuppongono che il lettore già conosca le vicende principali di Medjugorje. Socci, invece, si è rivolto proprio a quel pubblico che ancora non conosce Medjugorje, dandone una introduzione generale avvincente, interessante, conivolgente, anche a chi non è interessato alle vicende della Chiesa e della teologia.

Padre Livio: Antonio, come mai ti è venuto in mente di scrivere questo libro?

Antonio Socci: Beh, prima di tutto ti ringrazio per l'introduzione che hai fatto... Guarda, in realtà a me piace pensare che questo libro sia un po' figlio di Radio Maria perché nelle sue conclusioni mi riconosco nel tipo di interpretazione teologica che tu stesso dai agli eventi di Medjugorje, la quale mi sembra la spiegazione più esauriente e più razionale. Devi sapere che qualche anno fa, tornando a casa in automobile, capitai sulle frequenze di Radio Maria che stava mandando in onda tu che stavi intervistando Miriana. E' la famosa intervista che poi hai raccolto anche in un libretto.

Ascoltando le tue domande e le risposte date da Miriana sono rimasto sempre più pensoso e meravigliato, perché continuavo a chiedermi: se una cosa così è vera non si può passar oltre e continuare a condurre la vita di prima, pensando le cose di prima. Da questo fatto venne fuori il mio primo articolo che ho scritto riguardo Medjugorje su Il Giornale. A poco a poco, approfondendo le vicende, un anno dopo mi sono trovato a condurre un programma in televisione in prima serata, Excalibur su Rai Due. Pur considerando che si trattava di un programma di informazione, per la prima puntata mi sono domandato: qual è l'evento più importante che sta accadendo nel mondo per un giornalista come me che vuole raccontare l'attualità? Da lìla risposta è venuta spontanea: inevitabilmente l'evento obiettivamente più importante è quanto che sta accadendo a Medjugorje. E lo dico anche soltanto parlando semplicemente da giornalista. Mi ricordo un episodio che mi ha raccontato Michele Brambilla, e che credo abbia raccontato anche in un articolo di giornale, quello di una riunione di redazione al Corriere della sera in cui lavorava nel 1995 quando accadde la vicenda delle lacrime della Madonnina di Civitavecchia. Michele riferiva di questa riunione abbastanza confusa, come tutte le riunioni di giornali, in cui ad un certo punto il capo redattore buttò là distrattamente questa notizia.

Il direttore, che era Paolo Mieli come lo è ancora oggi, mentre era immerso in altre conversazioni drizzò le antenne e fece la ramanzina a tutti coloro che avevano sottovalutato questa notizia dicendo: «guardate che non avete capito niente: noi siamo tutti inguaribilmente laici; la verità è che se questa notizia è vera allora è in assoluto la notizia più importante». Poi c'è da dire che la nostra classe intellettuale giornalistica non è conseguente, ma anche soltanto da un punto di vista di interesse giornalistico è evidente che questa è la verità. Ma io penso che sia così anche da un punto di vista puramente umano: se penso a quante migliaia di persone duemila anni fa incontravano Gesù, avvertivano come un urto nel cuore, rimanevano così profondamente meravigliati e stupiti da quest'uomo, poi non potevano continuare per la loro strada come se nulla fosse. Io credo che quando capiti una cosa così uno arrivi a buttare via la propria vita. Non è possibile che in un attimo arrivi ad incontrare un qualcosa di così grande, che corrisponde a tutti i desideri che ci sono nel cuore umano come il desiderio di non essere soli, di sentirsi amati, che la nostra vita abbia senso, che la morte non sia l'ultima parola, e una volta che incontri una tale cosa invece di andare a verificare ("Vieni e vedi" diceva Gersù) e andare a fondo per vedere se è vero, o si tratta invece di una illusione o di un imbroglio, uno passa oltre. Questo è terribile! Significa non amare la propria umanità, significa non voler vivere... e da qui è partito il mio interesse per Medjugorje. Credo si possa dire ogni cosa quando uno è serio e va a fondo ai problemi, mentre l'unica cosa che non si possa fare è andare oltre di fronte ad un annuncio come quello cristiano e di fronte ad un fatto così straordinario come è quello di Medjugorje.

Padre Livio: Hai scritto su Il Giornale diversi articoli in cui fai riferimento a Medjugorje, così come hai iniziato la tua esperienza televisiva con Excalibur proprio con Medjugorje. Quale accoglienza c'è stata sia in televisione sia da parte del giornale? Che cosa pensa la gente quando tu scrivi su Medjugorje e quando tu hai trasmesso su Medjugorje?

Antonio Socci: Noi in televisione abbiamo il sistema più o meno perfettibile di rilevazione degli ascolti che è l'Auditel con il quale noi ogni mattina riceviamo i grafici che illustrano l'attenzione della gente sui programmi televisivi minuto per minuto. Io possiedo ancora il grafico della prima puntata nella quale abbiamo iniziato parlando di Medjugorje, e il grafico era tutto in salita con picchi di ascolto altissimi. E vedo anche qualcosa di simile dalle email e dalle telefonate che mi arrivano quando scrivo qualcosa di questo genere sul giornale. Io penso che la nostalgia di Dio è inestirpabile: non c'è ideologia, non c'è mentalità dominante o tran tran della vita quotidiana che riesca a togliere dalla carne dell'uomo il desiderio di Dio, di capire e scoprire severamente non solo se Dio esiste ma se veramente è venuto a cercarci sulla terra, a bussare alla porta di ciascuno di noi, a chiamarci per nome e cognome come ha fatto anche la Madonna a Medjugorje.

Per me la cosa bellissima e commuovente di Medjugorje è proprio questa, che quanto è accaduto a quei sei bambini, che oggi sono ormai dei giovani, è paradigmatico di quello che accade a ciascuno di noi. Quando loro si commuovono raccontando quando la Madonna li chiama per nome, uno deve pensare che la stessa cosa è accaduta e accade continuamente a me e a ciascuno di noi. Ed è questa la cosa che ovviamente commuove il cuore di tutti. Poi noi sappiamo fare una guerra di resistenza terribile alla potenza attrattiva di Dio, e tutti i nostri sforzi e la nostra fatica la mettiamo in questo, ma il nostro cuore ne resta inevitabilmente attratto.

Padre Livio: Perché hai intitolato questo libro Mistero Medjugorje?

Antonio Socci: Per due motivi: perché la parola "mistero" ha una doppia accezione, una laica che si usa anche sui giornali per definire un qualcosa che non si sa spiegare, che deve essere illuminato, capito, su cui bisogna indagare, ed è esattamente quello che ho tentato di fare col mio libro, ma ha anche una accezione cristiana che indica l'intervento di Dio nella storia, indica la grazia. Io credo che questo sia decisivo perché anche tra noi del mondo cattolico e nella Chiesa ci sono tantissime persone animate da grande zelo evangelico che fa spesso l'errore di pensare che l'opera di Dio, il rinnovamento della Chiesa o l'evangelizzazione alla fine dipendano solo dai nostri sforzi e non ci vogliamo invece arrendere all'evidenza che come all'inizio così anche oggi tutto parte dall'iniziativa di Dio. Per cui a noi è chiesto innanzi tutto di tenere gli occhi aperti e il cuore desto.

Padre Livio: Quello che allora colpisce di questo fatto che la Madonna appare tutti i giorni per così tanto tempo è che alla fine uno dice: «Caspita, allora Dio c'è! Interviene, è come un campanello che suona dal Cielo e risveglia in noi la sete e fame di assoluto!». Nella composizione del tuo libro tu dedichi molto spazio ai primi giorni e li hai ricostruiti in un modo straordinario. Perché hai sentito il bisogno di dare questa ricostruzione così minuziosa dei primi giorni e delle prime settimane dell'evento?

Antonio Socci: Proprio per questo motivo: io rimango sempre colpito e commosso dalla normalità e dalla tenerezza con cui Dio entra nella vita degli esseri umani. Tu pensa che sin dal primo incontro che Gesù ha fatto sul greto del fiume Giordano quando Giovanni e Andrea gli sono andati dietro e gli hanno chiesto: «Ma tu dove abiti?» e Gesù ha risposto loro: «vieni e vedi!», quello è stato l'incontro folgorante per tutti e due. Questa cosa è impressionante perché all'apparenza Gesù sembrava un uomo normale, e così Dio entra nella nostra vita attraverso segni e una presenza eccezionale all'interno della vita quotidiana.

Io credo che il racconto della cronaca della grazia ci fa sempre rendere conto di come Dio ci raggiunga ogni giorno in un modo semplice ed umano. L'altra cosa bellissima è che ci raggiunge chiamandoci personalmente: ognuno di noi è scelto, non è preso a caso così come un numero anonimo, ma ognuno di noi è chiamato per nome. Pensare che questi sei bambini del villaggio più sperduto che io abbia mai visto in vita mia, il più sassoso, quello di un paese del tutto marginale, e pensare che si tratta di bambini per di più adolescenti, quindi un tipo di persone che sarebbero ritenute oggi irrilevanti per chi fa giornalismo come me, abituato a dare rilevanza ai politici, agli industriali, alle forze finanziarie, ecc. Ecco, pensare che la Madonna possa voler compiere una opera grandiosa così come quella che ha dichiarato a Medjugorje chiedendo l'aiuto di persone così piccole e semplici, è semplicemente strepitoso. È così come ha fatto a Lourdes e a Fatima. È una cosa che lascia esterefatti, usando le parole di San Paolo si potrebbe definire la "follia di Dio", che sceglie le persone più irrilevanti per far rifulgere la sua potenza, indipendentemente da come sono, basta che lascino il cuore aperto.

Padre Livio: Non possiamo dimenticare le persecuzioni che hanno dovuto subire Bernadette Soubiroux e i veggenti di Fatima da un certo tipo di potere politico di impronta masonica. Nel tuo libro dedichi anche alcune pagine bellissime alla persecuzione che veniva da un altro ateismo che però pian piano ha dovuto cedere le armi.

Antonio Socci: Sì, questi bambini, allo stesso modo dei frati, hanno subito intimidazioni e aggressioni non solo verbali dalla polizia e dal regime del tempo: a me pare che tutto ciò sia un sigillo di autenticità veramente impressionante, non solo perché gli psichiatri e medici del regime che gli misero alle costole giunsero alla conclusione che i bambini erano del tutto normali e che non fingevano, ma anche perché è evidente che vivendo nel 1981 in un regime di questo genere questi bambini intuivano benissimo con tutte le minacce che ricevevano loro e i loro famigliari che potevano rischiare seriamente di perdere il lavoro, di perdere la casa, ed è evidente che se questi bambini si fossero inventati un imbroglio di questo genere non avrebbero potuto reggere immaginando che la loro vita sarebbe stata molto difficoltosa, e non avrebbero di certo potuto aspettarsi nulla di buono da una cosa simile. Inoltre il fatto che in condizioni così avverse questi bambini adolescenti tra i 10 e i 15-16 anni non siano mai stati colti in fallo, non abbiano mai avuto una defaillance, non si siano mai lasciati intimidire anche pensando a tutto quello che le loro famiglie subivano o potevano subire ancora di peggio, beh, è abbastanza evidente che si tratta di un fatto autentico.

Padre Livio: Io da quando sono andato a Medjugorje nel marzo 1985 ad oggi sono trascorsi ormai 20 anni. Andando tutti gli anni a passare le mie vacanze a Medjugorje, ho imparato la lingua croata, ho stretto amicizie, ho vissuto nelle famiglie dei veggenti, ecc. in vent'anni non mi è mai fischiato l'orecchio. Per me la verità umana prima ancora che soprannaturale delle apparizioni è come 2+2 fa 4. Ma per te, che sei andato a Medjugorje con un atteggiamento di investigatore, che cosa ti ha convinto di più che siamo di fronte a qualcosa di limpido, di pulito, di credibile?

Antonio Socci: Incontrando i ragazzi, i veggenti, c'è una evidenza del cuore, quella certezza morale che porta il bambino a fidarsi di sua madre, che per così dire parla con la stessa evidenza di una equazione matematica. Nessuno di loro fa mai nulla per convincerti di qualcosa, sono persone molto semplici che tentano di fare una vita normale per quanto la testimonianza che gli è chiesta negli anni sia una cosa ovviamente molto pesante, ma quando gli viene chiesta la testimonianza loro dicono ciò che hanno vissuto e ciò che vivono e non hanno assolutamente il problema di far propaganga o proselitismo, e questa è una grande garanzia di autenticità. A Medjugorje peraltro il clima che si respira è assolutamente cristiano, non c'è assolutamente nulla di patologico, di millenaristico, è realmente lavita di una parrocchia cristiana. A me ha colpito tantissimo anche il fatto che uno degli aspetti di Medjugorje che è quasi sconosciuto è quello delle guarigioni prodigiose che lì sono accadute in quantità straordinaria, a centinaia. Io questa cosa l'ho scoperta quasi per caso, e anche questo è un elemento straordinario di autenticità perché se ci fosse un intento propagandistico artificiale è evidente che questo sarebbe il primo elemento da mettere in vetrina mentre invece in vetrina a Medjugorje c'è una cosa sola: l'appello alla Madonna a convertirsi. Questa è la cosa evidente a tutti.

Padre Livio: Poi anche i segni nel cielo dei primi anni che sono stati testimoniati dal villaggio e che noi non citiamo perché a noi interessa ben altro, però anch'essi hanno il loro valore.

Antonio Socci: Diciamo che su tutti questi eventi su cui esistono decine e decine di testimonianza concordi e fior di documentazione non è mai stata data una spiegazione attendibile dal punto di vista scientifico, così come quando tu dici alla radio che le apparizioni di Medjugorje sono le apparizioni più studiate della storia cristiana è un dato di fatto, è verissimo, se uno va a leggersi i dossier che gli studiosi e gli scienziati con tutte queste apparecchiature ultra sofisticate hanno trovato studiando quei minuti delle apparizioni lì è molto evidente che la scienza si arrende perché riconosce che accade qualcosa di assolutamente inspiegable dal punto di vista naturale.

Padre Livio: Io ho avuto la fortuna di assistere ad una apparizione per 45 minuti da solo e a studiarla da vicino. In sé l'apparizione è un miracolo perché a un dato momento il veggente parla e poi scompare la voce, si sente schioccare le labbra ma scompare la voce. Il dott. Frigerio voleva riuscire a misurare le corde vocali che vibravano ma la voce scompare per poi ricomparire quando i veggenti dicono il Pater, Ave e Gloria e nuovamente riscomparire. Poi l'estasi...

Antonio Socci: ...e la totale impermeabilità ad ogni tipo di sollecitazione dolorosa.

Padre Livio: Io ricordo poi un piccolo fatto. Una volta sono stato a casa di Marija, e prima della apparizione ci siamo messi tutti in ginocchio per dire il rosario e c'era il bambino più piccolo che andava lì a strattonare la mamma che era in ginocchio che pregava e lei gli buttava l'orsacchiotto per tenerlo buono. Quando c'è stato poi il momento della apparizione il bambino è andato lì ancora dalla mamma a tirare le vesti con le mani ma Marija non ha battuto ciglio, come se il bambino non esistesse. Vorrei ribadire questo fatto: che le apparizioni ci sono tutt'oggi, tutt'oggi si possono studiare e in sé sono un fatto umanamente inspiegabile. Dico questo perché da quando ho detto a Radio Maria che c'è il dossier scientifico a disposizione per chi lo vuole, sono infinite le richieste di questo dossier scientifico. Secondo te per quale motivo, visto che ne hai esposto molto ampiamente?

Antonio Socci: Il punto è questo: uno si dice sempre che la fede è una grazia e non viene dai segni o dai miracoli, ma questi una cosa ci possono dire, che questo tipo di eventi interrogano la ragione. Questi eventi costituiscono un punto interrogativo per cui una persona non può passare oltre. Fra l'altro è anche un punto di sfida... a me capita molto spesso in quanto cattolico di essere trattato da integralista, madonnaro, fondamentalista, ecc. però tutto sommato sulla vicenda di Medjugorje tutti questi signori che ci trattano come gente con l'anello al naso avrebbero un'occasione d'oro per dimostrare che siamo degli illusi. Lo dimostrassero!

Del dossier forse qualche particolare vale la pena di ricordarlo, perché poi sono studi che sono stati fatti fin dai primi tempi in cui avvenivano le apparizioni a tutti e sei i ragazzi contemporaneamente e i medici studiosi hanno rilevato una serie di elementi che messi in fila fanno impressione: la simultaneità totale con cui questi ragazzi cadevano in ginocchio, la simultaneità con cui tutti e sei perdevano la voce pur continuando a percuotere l'aria, la simultaneità perfetta con cui tutti ricominciavano a parlare dalla espressione "che sei nei cieli" perché la Madonna iniziava il Padre Nostro, la rilevazione della perfetta concentrazione di tutte le pupille sullo stesso punto, i battiti cardiaci che aumentavano, le pupille che si dilatavano in una maniera inspiegabile perché le condizioni di luce erano uguali sia prima sia dopo le apparizioni, la totale impremeabilità al dolore su cui sono stati fatti esperimenti che per maniera empirica furono fatti anche per Bernadette. Tu ricorderai che durante una apparizione, una persona che era lì a fianco inavvertitamente le tiene la candela accesa sotto la mano bruciandogliela, e Bernadette non se ne accorse se non al termine della apparizione. Provvidenzialmente siamo dunque in grado di ricostruire che lo stesso identico fenomeno accadeva anche a Bernadette. Qui stiamo parlando di fenomeni fisici concreti che interrogano la ragione, e uno non può far finta che non esistano o dire banalmente che non ci si crede. Non si tratta di una questione relativa ad una materia di fede, è un fatto fisico rilevabile.

Padre Livio: Come è un fatto documentato che i ragazzi in 24 anni non si sono mai contraddetti fra di loro.

Antonio Socci: Sai che io ho documentato la storia della signora Diana Basile che era ammalata di una malattia gravissima che andava avanti da anni, dichiarata inguaribile, e che, di colpo, assistendo all’apparizione nella cappellina della chiesa di Medjugorje, dopo aver percepito come una scossa fortissima lungo tutto il corpo e aver rivisto scene di tutta la sua vita, di colpo si è alzata guarita. Un miracolo identico a quelli che faceva Gesù duemila anni fa, quando prendeva la mano di un paralitico e lo faceva alzare. Qualche filosofo della scienza in televisione mi ha detto: «Ah, sì, queste cose un giorno la scienza le spiegherà». Sì – dico io – ma com’è che accadono sempre e soltanto a Medjugorje, a Lourdes, e non accadono al bar sotto casa o alla tabaccheria o alla discoteca? Beh, insomma, mi sembra irrazionale non cogliere il nesso fra eventi soprannaturali di questo genere e la presenza di Maria o comunque la presenza del soprannaturale.

Padre Livio: Dunque, Antonio, noi possiamo veramente dire che il fenomeno dell’apparizione, che c’è tutt’oggi, è comunque una sfida, una sfida alla mentalità incredula odierna, perché l’apparizione in sé stessa ha fenomeni umanamente inspiegabili…

Antonio Socci: Certamente! Io me ne sono fatto un’idea dal tipo di reazioni che si colgono, anche e soprattutto nel mondo in cui io vivo: quello degli intellettuali e dei giornalisti, che la cultura laica è – quella sì – profondamente oscurantista, dogmatica, piena di pregiudizi, non ha la minima curiosità e apertura mentale! La vera sfida sta in questo! Perché tra l’altro noi cattolici paradossalmente siamo in assoluto i più obiettivi e sereni, perché con tutta serenità possiamo accettare – una volta arrivati a fondo delle cose – che un fatto sia di origine soprannaturale, oppure che sia un imbroglio, perché non ci cambierebbe niente dal punto di vista della sostanza della nostra fede! Anzi, qualunque buon cattolico ha tutto l’interesse a smascherare un imbroglio…

Padre Livio: Io ne ho smascherati tanti, poi…

Antonio Socci: Mentre io mi accorgo che, di fronte a fatti di questo genere, chi perde la serenità e l’obbiettività sono i non credenti e i laici, perché evidentemente se loro si aprissero con serenità, con obiettività, senza pregiudizi, a fatti di questo genere si imbatterebbero in una serie di eventi, di circostanze, di situazioni che destabilizzerebbero completamente i pregiudiziche hanno in testa. Se uno è leale, razionale e ragionevole fino in fondo di fronte alla realtà, ebbene, non può più continuare come prima… cambia tutto!

Padre Livio: Allora ha ragione il cardinal Biffi quando dice che oggi non viviamo l’oscuramento della fede, ma l’oscuramento della ragione!

Antonio Socci: Io credo che sia assolutamente così. Del resto, aveva ragione il grande convertito cattolico Chesterton, quando diceva ai suoi tempi, nell’Inghilterra di inizio secolo: «Chi crede a un miracolo lo fa in seguito a un fatto. Chi non ci crede lo fa in seguito a una teoria». Il vero grande problema è questo: che noi non siamo leali con la nostra umanità. Tradiamo le domande vere, le attese del nostro cuore, i nostri veri desideri profondi che sono nel cuore di ciascuno di noi. E non siamo seri con la nostra ragione e umanità. Questo è il primo e vero grande problema!

Padre Livio: Dunque, tu Antonio, hai dato al tuo libro un taglio di razionalità e di sana apologetica, no? Però hai anche scritto pagine bellissime sulla figura di Maria. Ecco, come ti si è manifestata la Madonna a Medjugorje? Quella madonna a cui tu credevi e che è frutto della tua educazione cattolica… ne hai trovato il corrispondente poi nell’apparizione di Medjugorje?

Antonio Socci: Quello che Medjugorje ha rappresentato per me è come una persona che ti mette la mano sulla spalla, ti fa voltare, e dice: «Oh, guardami in faccia!»…Come dire? C’è un momento in cui uno, anche magari affaccendandosi su molte cose uno si accorge che possono passare degli anni in cui uno – pur facendo tutte queste cose da cattolico – non dice «tu» veramente, guardando in faccia il suo Salvatore! Medjugorje, secondo la mia esperienza, è stata una cosa di questo genere…

Padre Livio: È stata anche per te una specie di riscoperta di Maria…

Antonio Socci: Assolutamente sì! E aggiungo che è impossibile non lasciarsi prendere dall’entusiasmo e dal fascino con cui i ragazzi parlano della Madonna… per la descrizione di questa “ragazza”, della sua “bellezza” e tenerezza, della cura che mette nel parlare a ciascuno, anche nelle piccole cose. È una cosa assolutamente affascinante! Anche perché si intuisce che tanta bellezza, che, come diceva Marija nell’intervista che ha fatto con te, fin dall’inizio li ha assolutamente e totalmente ammaliati, sia parla al cuore, ma ha anche una profondità molto maggiore del fascino che esercita su di noi, perché è la bellezza di Dio per cui noi stessi siamo stati creati, perché è l’anticipo di quei cieli e terra nuova a cui siamo destinati!

Perché è il segno, la goccia e l’oceano per cui noi siamo stati fatti e dell’oceano che ci aspetta! Io devo dire che è stato veramente un piacere scrivere quest’articolo e mettere insieme tutti i particolari che i ragazzi raccontano di Maria: dalla descrizione del volto, degli atteggiamenti, delle parole, del modo di dire, di certi entusiasmi suoi, delle tristezze, delle sue premurosità, delle sue delicatezze… Mettere assieme tutte queste cose e scoprire che la persona che ne viene fuori è esattamente quella, così discreta, dei Vangeli. Per quanto nei Vangeli ne esce discretissima e umilissima, però, quello che ne emerge è esattamente lo stesso temperamento umano, la stessa persona, la stessa personalità che si manifesta a Medjugorje. È l’entusiasmo del Magnificat, lo stupore, la meraviglia per questo Dio che sceglie i piccoli per salvare il mondo… ma anche la premurosità delle nozze di Cana in cui Maria è la prima che si accorge dei bisogni degli uomini, si accorge delle loro angosce, delle loro sofferenze…!

Padre Livio: Sì, giovanissima, bellissima, però madre!…

Antonio Socci: È quello che i ragazzi dicono sempre… Insomma, è impressionante, perché uno pensa che una creatura di questo genere può pensarla solo Dio, no?

Padre Livio: Adesso affrontiamo la seconda parte del libro, altrettanto importante che Antonio ha dedicato al messaggio di Medjugorje per quanto riguarda il futuro. Cioè, la Madonna ha detto di essere venuta a Medjugorje a realizzare ciò che ha iniziato a Fatima. Quindi c’è un impatto storico, c’è una prospettiva storica che riguarda il presente e il futuro. Allora, mi pare che queste apparizioni abbiano un grande valore per quanto riguarda i singoli, la Chiesa e l’umanità.

Antonio Socci: Sì, non solo questo richiamo a Fatima… Il precedente di Fatima ci costringe a prendere tutto molto, molto sul serio! Insomma, se uno – nel 1917 – avesse previsto tutto quello che è accaduto nel Novecento sarebbe stato preso per pazzo perché in effetti quello che è accaduto nel Novecento è assolutamente apocalittico, perché nella storia umana una prospettiva di questo genere – compreso, non solo quello che l’uomo ha fatto, ma anche quello che l’uomo può fare, essendosi dotato di strumenti così possenti di distruzione – sono stati eventi apocalittici… e tutto questo la Madonna lo aveva previsto! Insomma, da questo punto di vista credo che la vicenda di Fatima ci impone di prendere tutto molto sul serio, a partire dall'appello alla pace che la Madonna ha cominciato a fare fin dal terzo giorno dell’apparizione a Medjugorje… Marija diceva appunto nella sua intervista: «Noi non capivamo perché insistesse così sulla pace, perché non ci sembrava di vedere da nessuna parte la pace minacciata».

Invece poi, esattamente dieci anni dopo – lo stesso 26 giugno 1991 – inizia la prima guerra nel cuore d’Europa dopo il 1945… Un altro tragico avvertimento, che per questo ci fa prendere tutto molto sul serio, è stato quello di Kibeho, quando le veggenti vedevano quelle visioni terribili… quel fiume di sangue… gente fatta a pezzi… All'inizio ci fu qualche teologo scafato che diceva: «Ma questa è pura apocalittica… casomai sono cose simboliche…», quando tutto questo invece si verificò alla lettera, pochi anni dopo, nel 1994-95, in Ruanda, si capì che la Madonna era venuta a dare un accoratissimo preavvertimento che avrebbe potuto salvarci da una tragedia immane. Io non credo che Dio scherzi!

Padre Livio: Dunque, tu hai parlato del messaggio dell’agosto 1991, quando la Madonna ha chiesto una novena di rinunce perché “voleva realizzare ciò che aveva iniziato a Fatima". Poi in quell’anno si verificò qualcosa di grandioso, cioè il crollo dell’Impero Sovietico, senza spargimenti di sangue. Tu hai dedicato un capitolo molto interessante intitolato: “Attenti alle date”.

Antonio Socci: Beh, innanzitutto questa attenzione a questi segni ci è stata sollecitata dal Papa stesso, che ha colto nel fatto che l’attentato contro di lui, cioè le forze del male che sono arrivate fin dentro il colonnato di San Pietro per uccidere il Vicario di Cristo, sia accaduto il 13 maggio - festa della Madonna di Fatima - e che la Madonna di Fatima avesse previsto questo evento è una coincidenza certamente non casuale. Certamente non si può ritenere casuale nemmeno il fatto che l’atto di morte di questo terribile impero che aveva prodotto la maggior persecuzione nella storia cristiana sia stato firmato l’8 dicembre del1991. L'8 dicembre è la festa dell’Immacolata Concezione… come non ricordare le parole della Madonna a Fatima: «Il mio cuore immacolato trionferà!». E bisognerebbe pure pensare al fatto che la bandiera rossa è stata ammainata dal Cremino il 25 dicembre di quello stesso anno. Ma la cosa su cui io vorrei far riflettere – perché è ovvio che l’Impero Sovietico si è polverizzato e sfasciato per tutta una serie di cause interne, sociali, economiche, politiche - è che tutto questo si sia prodotto senza che neanche un vetro sia stato rotto. Cioé, non esiste nella storia degli imperi, anche nella storia moderna, la possibilità che un moloc totalitario come quello sovietico, che andava da Trieste all’Alaska, e che si era dotato di un armamentario nucleare terrificante, che fino a pochi anni prima aveva risposto a segni di crisi con invasioni e colpi di stato, si sia lasciato annientare in un baleno, inspiegabilmente, senza il minimo incidente: questa è un fatto storicamente inspiegabile!

Perché tutti gli strateghi di politica spiegano che quando qualunque potenza, soprattutto una potenza imperiale come quella sovietica, vive un pericolo di dissoluzione, inevitabilmente cerca di esportare la crisi facendosi aggressiva. Fra l’altro quello che mi ha molto colpito è che questa soluzione era esattamente quella che la leadership sovietica aveva immaginato attorno al 1983-84, nel periodo Chernenko-Andropof, quando la crisi dell’Impero Sovietico era ormai irrisolvibile e in qualche modo l’URSS si trovava con le spalle al muro perché Regan, il Presidente americano, aveva lanciato un programma di difesa spaziali che metteva in grave minorità – una volta che fosse realizzato – l’armamentario strategico sovietico. Siccome l’Unione Sovietica non ce la faceva più economicamente a sostenere questa corsa agli armamenti, gli storici dicono che quello fu il momento in cui al Cremino mise per la prima volta in maniera ufficiale all’ordine del giorno la possibilità del primo colpo, perché l’idea era che chi picchia il primo colpo poteva vincere. Tutto questo accadeva attorno al 1984. Ricordo che il 25 dicembre 1984 fu il giorno in cui Giovanni Paolo Secondo realizza la solenne consacrazione del mondo – soprattutto della Russia – al Cuore Immacolato di Maria, cioè la consacrazione che la Madonna aveva chiesto a Fatima alcuni decenni prima. Il succedersi di queste date è impressionante perché il momento di massima tensione fra est e ovest sugli euromissili, la consacrazione solenne in piazza San Pietro da parte del Papa, del mondo e della Russia al Cuore Immacolato di Maria che “casualmente” accade, guarda caso, il 13 maggio, e che fa piazza pulita di quel programma che al Cremino era stato concepito e che avrebbe messo il mondo su una china che sarebbe stata tragica. E di lì a poco, nell’arco di quattro, cinque anni, questo impero ha avuto la sorte che abbiamo visto. E vi dirò che non sono ancora riuscito a trovare qualche storico che mi spieghi come è stato possibile che tutto si sia afflosciato su sé stesso senza il minimo atto di violenza. Io continuo a pensare che in quell’8 dicembre, che in quella festa dell’Immacolata Concezione vi sia l’unica spiegazione possibile.

Padre Livio: Sì, vorrei dire che anche il Santo Padre, nel suo libro “Memoria e identità”, ha cercato di ripensare il tutto alla luce della fede, dicendo appunto che, alla fine, è il Bene che ha trionfato sulle ideologie del male! Però, Antonio, adesso vorrei farti una domanda un po’ particolare, perché tu dedichi un capitolo alle profezie compiute e alle profezie da compiere, ai dieci segreti. I dieci segreti di Medjugorje, se noi ci riferiamo al precedente segreto di Fatima - che getta luce su un secolo intero, in un certo senso terribile, apocalittico -, ci costringe a pensare che i dieci segreti di Medjugorje, o almeno alcuni di essi, siano segreti seri, di quella serietà contenuta nel segreto di Fatima. La domanda è questa: tu vedi nel mondo d’oggi, in questi ultimi anni e così come si evolve, un qualcosa che ci rende illuminante questa prospettiva dei dieci segreti?

Antonio Socci: In che senso illuminante?

Padre Livio: Questi dieci segreti, di cui parla la Madonna, vengono proposti a un mondo nel quale persino nel pensiero laico sia parla di “Apocalisse” quando ci si riferisce a particolari eventi terroristici o naturali devastanti. Insomma, abbiamo iniziato questo secolo con dei fatti che ci hanno precipitato di angoscia in angoscia. Allora, in questa prospettiva, il discorso dei dieci segreti mi pare che acquisti anche una plausibilità da un punto di vista umano…

Antonio Socci: Guarda, da un punto di vista umano certamente sì, perché purtroppo noi sappiamo fra l’altro anche da qualche rara notizia che è trapelata, che oltre ai sistemi di distruzione conosciuti, e che comunque già da soli bastano e avanzano - mi riferisco, non solo alle armi nucleari, ma anche alle armi chimiche e batteriologiche -, sono circolanti e operanti nel mondo una serie di strumenti di distruzione, di devastazione e di morte che noi neanche immaginiamo. Leggevo proprio alcune settimane fa di alcune cose che sono ormai purtroppo realizzate e operanti e che, immaginando un mondo come quello attuale, sono fuori controllo nel senso che vi sono forze potenti che dispongono di ampi mezzi che hanno la possibilità di procurarsi strumenti di distruzione di questo genere. E purtroppo, realisticamente c’è veramente da aspettarsi di tutto. E tutto ciò parlando solo da un punto di vista umano e giornalistico…

Padre Livio: Quindi il Papa ha ragione quando dice nei suoi documenti che l’umanità è a rischio di autodistruzione?

Antonio Socci: Questa mi sembra una constatazione assolutamente ovvia! Ma io vorrei anche dire, in tutta sincerità, che non andrei a cercare questa follia soltanto nei pazzi professionali che purtroppo nel mondo non mancano… Devo dire che a me pare di scorgere, e lo dico con serenità e con obbiettività, una furia nichilista complessivamente nella nostra mentalità collettiva che fa davvero spavento. Per fare un esempio, sai che il primo trattato di bioetica è stato firmato a Norimberga. Si chiama “Carta di Norimberga”, e si spiega benissimo il perché di questo nome: qui vi furono processati i grandi criminali nazisti. I crimini di cui si sono macchiati i nazisti sono stati tremendi. Sono arrivati a trasformare i bambini addirittura in cavie per realizzare esperimenti terribili…Ecco, 70 anni dopo, la diffusione di una mentalità per cui ci sono vite senza valore, ci sono alcuni che possono decidere che determinate categorie di persone possono essere – che so? – eliminate, fatte fuori, oppure usate ad altri fini… a me tutto questo fa spavento! Io so che quando si dicono queste cose siamo sempre tacciati di aggressività perché si usa descrivere queste cose con molti neologismi, si usa infiocchettare la realtà, si usano parole edulcorate, ma io trovo che ci sia una anestetizzazione delle coscienze che non riescono più a reagire di fronte a fenomeni, a fatti ormai dilaganti nella mentalità comune, di fronte ai quali l’umanità ha sempre inorridito! E allora quando accadono cose di questo genere significa che si è passata una soglia che rende tutto possibile! Ecco, noi non siamo più capaci di inorridire di fronte a ciò che viene fatto alla vita umana, soprattutto alla vita umana quando è più debole, più indifesa, la più inerme, la più bisognosa! E allora, quando si arriva a questi punti comincia un piano inclinato, e impercettibilmente si sprofonda nell’orrore!

Padre Livio: Mi pare che tu abbia fatto una fotografia molto precisa a questa mentalità nichilista, a questa voglia di autoannientamento… e questo è il clima tremendo nel quale viviamo…

Antonio Socci: E questo odio…

Padre Livio: Antonio, questo e il vero pericolo per l’umanità, e che la Madonna ha segnalato in un messaggio del 1991, quando ha detto che “Satana vuol distruggere, non solo la vita sulla terra, ma anche il pianeta sul quale vivete”. Il che sta a indicare proprio questa mentalità nichilista, no? Dunque, Antonio, noi sappiamo che i segreti di Medjugorje hanno però – a mio parere – una caratteristica specifica: verranno rivelati tre giorni prima…Dunque, tu hai parlato con chi dovrà rivelarli, e cioè Padre Peter. Hai parlato a lungo con lui al telefono. Vuoi dirci cosa vi siete detti?

Antonio Socci: Sì, lui mi ha detto di essere stato scelto, tra l’altro con sua grande sorpresa, da Mirjana per portare con lei la grave responsabilità di questi dieci segreti, che si configurano come qualcosa di particolare anche rispetto ai segreti di Fatima. Perché non si tratta qui di visioni simboliche o di immagini che devono essere in qualche modo decifrate, ma si riferiscono a eventi puntuali che dovranno accadere con una data precisa e delle caratteristiche precise di fronte ai quali l’umanità sarà avvertita tre giorni prima. Quando sarà il momento, perché Mirjana è stata scelta fra i sei ragazzi dalla Madonna come depositaria di questi dieci segreti, dovrà mettere al corrente questo frate, e, prima dell’annuncio starà in preghiera per sette giorni, assieme a questo frate, e, tre giorni prima dello svolgersi dei fatti Padre Peter dovrà dire pubblicamente quello che dovrà accadere. Abbiamo una serie di piccoli dettagli su alcuni di questi segreti, ma questa è la dinamica di ciò che dovrà accadere.

Padre Livio: Posso farti una domanda impertinente? Che impressione ti ha fatto Padre Peter?

Antonio Socci: È una persona molto limpida e trasparente. È il tipico francescano… mi è sembrato una persona straordinariamente semplice e di grande umiltà.

Padre Livio: Anche questo è il mio parere, e lo conosco da tanto tempo. Dunque, Antonio, tu parli anche di un segreto sull’Italia. Cosa volevi dire in questo capitolo dove parli della lacrimazione di lacrime di sangue della Regina della Pace in una statuetta di Civitavecchia? Perché hai voluto inserire anche questo capitolo?

Antonio Socci: Eh, ho voluto inserirlo perché mi ha molto colpito quello che Marija ha detto a te nella lunga intervista che hai fatto per Radio Maria e poi raccolta in un libro… innanzitutto perché a proposito della vicenda delle lacrime della Madonna di Civitavecchia, molto spesso in troppi dimenticano che si tratta di una statuetta che viene da Medjugorje, fatto che, secondo me, è importante e decisivo…

Padre Livio: Poi è la Regina della Pace…

Antonio Socci: Esattamente! E, come tu ricorderai, Marija da te sollecitata su questa vicenda diceva che riteneva estremamente significativo questo fatto inquietante – di una statuetta che inspiegabilmente piange lacrime di sangue umano alle porte di Roma, nel cuore dell’Italia, quindi nella sede di Pietro –, e Marija invitava in quell’intervista – dando la sensazione di una cosa che non poteva dire – a pregare in maniera particolarissima per il Papa e per i vescovi e i cardinali, e diceva dell’urgenza di pregare per loro, in particolare nella fase di passaggio di pontificato. Diciamo che tutto questo fa molto pensare pensare, e non credo che sia un’illazione arbitraria se si pensa che parte dei segreti che la Madonna ha consegnato ai ragazzi in qualche modo riguardi la Chiesa e l’Italia che appunto ospita a Roma il Vicario di Cristo.

Padre Livio: Senti, Antonio, siccome noi non siamo una radio ufficiale, siamo una radio privata, benché più cattolica di tutte le radio cattoliche :-) , e possiamo parlare più liberamente, io ho una mia sensazione, e vorrei confrontarmi con te – non preoccuparti se dissenti. Mi sto interrogando in questi giorni, vedendo il dramma del Santo Padre, che sta evidentemente vivendo la croce di Cristo, che questo papa che non può parlare, che soffre… mi dà l’impressione di un fatto, di un evento… anche perché noi abbiamo tanto pregato perché riacquistasse la voce… ma evidentemente Dio vuol dirci qualcosa… mi dà l’impressione che siamo di fronte a un evento tragico che evoca un passaggio tragico! Questa è la mia impressione. Non so che impressione hai tu. Non mi sembra che questo fatto sia risolvibile dicendo: «Sì, è il morbo di Parkinson… sì, la tracheotomia…», io credo che ci sia un messaggio di Dio da interpretare…

Antonio Socci: Guarda, anch’io ho questa sensazione. A me pare veramente evidente… tra l’altro quello che mi ha colpito tantissimo è, se tu ci pensi, che questo papa è stato colpito dal demonio, in un modo particolarmente feroce, in tre cose che identificano la sua straordinaria, epica testimonianza cristiana, e che sono: la parola, il volto - tutti noi ricordiamo la forza e l’espressività del suo volto… ricordiamo il suo voltomentre pregava, che è la più grande testimonianza… e quando invitava tutti ad aprire leporte a Cristo! - , e nel cammino - questo è il papa che ha percorso in lungo e in largo la Terra per annunciare Cristo… -. È come se il demonio si fosse scatenato proprio nei suoi aspetti che hanno più glorificato Cristo… ed è impressionante perché, paradossalmente, è come quando si pensa agli eventi della Settimana Santa ed alla morte di Gesù, proprio il momento in cui Satana si scatenò su Gesù, proprio in quell’annichilimento nel quale Gesù ha mostrato tutta la sua potenza… È impressionante perché si ha la stessa sensazione… ! È come se lui fosse chiamato a espiare per noi, quasi a offrire sé stesso come vittima, come immolazione per il bene di tutti noi! E questo fa pensare che veramente ci sia qualcosa di grave da cui dobbiamo essere salvati, no?

Padre Livio: Sì, sì, questa è anche la mia intima convinzione… Se il Signore chiede a lui questo sacrificio per questo grande e difficile passaggio dell’umanità…Antonio, però non possiamo finire questo tuo bellissimo libro senza l’ultima parte che, a sigillo di ogni discorso su Medjugorje, hai voluto intitolarla “La mia speranza”… Da Medjugorje viene comunque un messaggio di speranza per il futuro dell’umanità.

Antonio Socci: Sì, ho voluto concludere con un messaggio che riporta le parole della Madonna…Ovviamente – sentendo quanto detto - uno potrebbe essere preso dall’angoscia, dall’ansia per tutto ciò che può accadere, no? Ma innanzitutto debbo dire che ci sono delle parole sagge, quelle che una volta disse Mirjana a delle persone che la intervistavano. Mirjana diceva: «Ma, scusate, voi vi interrogate su cosa potrà accadere fra un anno, dieci anni, vent’anni… ma non sapete nemmeno se sarete vivi domani…!» ed è una grande saggezza cristiana… Io ho voluto concludere con quel messaggio, con quelle parole della Madonna, con la parola “abbandono”, perché mi pare che sia molto bella appunto tenendo in conto che la Madonna è venuta a metterci in guardia e a fare un opera di salvataggio dell’umanità che è assolutamente straordinario in queste circostanze drammatiche. Però, al tempo stesso, in tutto quello che fa e che dice è una fonte di serenità e di pace straordinaria. E Lei, in quelle parole, dice solo « Abbandonarvi a me. Non dovete angosciarvi, presumere di dover fare chissà cosa, ma abbandonarvi a me!». Io penso che questa sia una cosa straordinaria, perché abbandonarsi a una madre è una cosa che chiunque sa fare, no? Io ho un bambino di sette anni… ecco, l’unica cosa che un bambino, un lattante sa fare è questa, no? Abbandonarsi alla madre! E penso che questa sia la cosa… l’unica cosa veramente importante che è chiesta a ciascuno di noi e all’umanità. Che poi, come dire?, siamo in buone mani!

Padre Livio: Certo! Dunque, io prima di concludere questa prima parte e passare alle domande dei radioascoltatori vorrei leggere questo messaggio con il quale Antonio ha terminato il suo libro, è il messaggio del 25 maggio 1989: «Cari figli, vi invito ad aprirvi a Dio. Vedete, figli, come la natura si apre e dona la vita e i frutti. così anch’io vi invito alla vita con Dio e all’abbandono totale a lui. Figli miei, io sono con voi e desidero continuamente introdurvi nella gioia della vita. Desidero che ciascuno di voi scopra la gioia e l’amore che si trovano solo in Dio e che soltanto Dio può dare. Dio da voi non vuole nulla, se non il vostro abbandono. Perciò, figlioli, decidetevi seriamente per Dio! Perché tutto il resto passa, solo Dio rimane! Pregate per poter scoprire la grandezza e la gioia della vita che Dio vi dà! Grazie per aver risposto alla mia chiamata”».