MaM
Messaggio del 2 maggio 2013:Cari figli, vi invito nuovamente ad amare e non a giudicare. Mio Figlio, per volontà del Padre Celeste, è stato in mezzo a voi per mostrarvi la via della salvezza, per salvarvi e non per giudicarvi. Se volete seguire mio Figlio, non giudicherete ma amerete, come il Padre Celeste ama voi. Anche quando state più male, quando cadete sotto il peso della croce, non disperatevi, non giudicate, ma ricordate che siete amati e lodate il Padre Celeste per il suo amore. Figli miei, non deviate dalla strada per cui vi guido. Non correte verso la perdizione. La preghiera ed il digiuno vi rafforzino, affinché possiate vivere come il Padre Celeste vorrebbe; affinché siate i miei apostoli della fede e dell'amore; affinché la vostra vita benedica coloro che incontrate; affinché siate una cosa sola col Padre Celeste e con mio Figlio. Figli miei, questa è l'unica verità, la verità che porta alla vostra conversione e poi alla conversione di tutti coloro che incontrate e che non hanno conosciuto mio Figlio, di tutti coloro che non sanno cosa significa amare. Figli miei, mio Figlio vi ha donato i pastori: custoditeli, pregate per loro. Vi ringrazio!

Padre Pio: «CREDEVO FOSSE L’ULTIMA NOTTE DELLA MIA VITA»

15/10/2004    2903     L'inferno e satana    Inferno  Padre Pio  Satana 
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Padre Pio è un uomo speciale. Ha una missione straordinaria da compiere. È un uomo che, davanti a Dio, ne rappresenta molti. Sul suo corpo porta i segni della passione di Cristo. Ha accettato di farsi «preghiera» per coloro che non pregano, «fede» per chi non crede. Il demonio sa tutto questo e vorrebbe abbattere il coraggioso, il temerario. Mette in atto le sue suggestioni, le tentazioni, ma ricorre anche alla lotta fisica più brutale. È il caso di dire che si «scatena». E allora ciò che accade nella vita di Padre Pio ha veramente dell’incredibile. I demoni lo bastonano a sangue, lo gettano dal letto, mettono a soqquadro la sua cella, lo sbattono contro i muri e al mattino il povero religioso ha il corpo pieno di lividi. E una realtà spaventosa di cui sono testimoni tutte le persone che vivono accanto al Padre.

«Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni mi viene a visitare insieme ad altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chissà quante volte mi ha gettato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza, Gesù, la Mammina, l’angioletto, San Giuseppe e il Padre San Francesco sono quasi sempre con me.» A padre Agostino.

«Me ne stavo ancora a letto quando fui visitato da quei cosacci che mi picchiarono in un modo così barbaro che ritengo come grazia ben grande l’aver potuto sopportare ciò senza morire. Una prova, babbo mio, che era molto superiore alle mie forze.» A padre Agostino.

«L’altra notte la passai malissimo. Quel cosaccio, da verso le dieci che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente. Credevo proprio che fosse quella veramente l’ultima notte della mia esistenza. O anche non morendo, credevo di perdere la ragione. Ma sia benedetto Gesù che niente di ciò si avverò. Alle cinque del mattino, allorché quel cosaccio andò via, un freddo si impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a piedi, come una canna esposta a un pietosissimo vento. Durò un paio d’ore. Persi sangue dalla bocca.» A padre Agostino. «State a sentire quello che ebbi a soffrire poche sere fa da quegli impuri apostati. Era già notte avanzata. Incominciarono il loro assalto con un rumore indiavolato. E sebbene nulla vedessi in principio, capii però da chi era prodotto questo sì strano rumore. E tutt’altro che spaventarmi, mi preparai alla battaglia con un sorriso sulle labbra. Allora mi si presentarono sotto le più abominevoli forme. E per farmi prevaricare cominciarono a trattarmi in guanti gialli. Ma grazie al cielo gli strigliai per bene trattandoli per quello che valgono. E allora videro andare in fumo i loro sforzi. Mi si avventarono addosso, mi gettarono a terra e mi picchiarono forte forte buttando per aria guanciali, libri e sedia, ed emettendo in pari tempo grida disperate e pronunziando parole estremamente sporche. » A padre Agostino.

«Ormai sono ventidue giorni continui che Gesù permette a quei brutti ceffoni di sfogare la loro ira su di me. Il mio corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse ricevute finora dai nemici. Più di una volta sono giunti a togliermi perfino la camicia e percuotermi in tale stato.» A padre Agostino.

«In questi giorni poi il diavolo me ne fa di tutti i colori. Mi sembra che questo infelice ce l’abbia più con lei che con me, poiché vorrebbe privarmi della sua direzione. Difatti, non so quanta forza debbo farmi nel comunicarle queste cose. Dolori fortissimi di testa da non poter quasi vedere dove pongo la penna.» A padre Benedetto.