MaM
Messaggio del 25 giugno 2002: Cari figli, non stancatevi di pregare. Pregate per la pace, la pace, la pace.

Padre Pio: «La lettera era tutta imbrattata d'inchiostro»

24/10/2004    2852     L'inferno e satana    Inferno  Padre Pio  Satana 
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I superiori di Padre Pio sanno che egli sta vivendo esperienze che non sono in grado di valutare. Per questo lo hanno obbligato a scrivere tutto quello che gli accade al suo confessore e al suo direttore spirituale. Ma a Satana questo non piace. Il Maligno non vuole che si «smascheri» la sua attività, i suoi attacchi, le sue persecuzioni e cerca di impedire che il Padre scriva. Mette in atto tutta una serie di stratagemmi per ottenere questo scopo:
insinuazioni,minacce, ma anche interventi fisici sulle lettere come macchie d’inchiostro e cancellature.

«Era già da tempo che desideravo di scrivervi ma Barbablù me l’ha impedito. Ho detto che me l’ha impedito? Perché ogni volta che mi determinavo a scrivervi ecco che un fortissimo dolore di testa mi assaliva che sembrava che lì per lì si fosse per spezzare. Accompagnato da un acutissimo dolore nel braccio destro che mi impediva di tenere la penna in mano.» A padre Agostino.

«Sapete dove si è appigliato il diavolo? Egli non voleva che nell’ultima mia lettera inviatavi vi tenessi informato sulla guerra che lui mi muove. E siccome io, secondo il mio solito, non volli dargli ascolto, cominciò subito a suggerirmi: “Come piaceresti di più a Gesù se tu rompessi ogni relazione con il padre tuo. Egli è per te un essere assai pericoloso, è un oggetto di grande distrazione per te. Il tempo è assai prezioso, non sprecano in queste pericolose corrispondenze col padre tuo. Impiega questo prezioso tempo nel pregare per la tua salute, che è molto in pericolo. Se tu seguiti in questo stato, sappi che l’inferno sta sempre aperto per te”.

«A tale diabolica suggestione, io risposi in modo evidentemente sarcastico: “Debbo confessarvi il mio torto. Fino al presente, sono stato in un falso supposto. Non vi credevo tanto bravo nella direzione di spirito. Mi duole non potervi assumere come mio direttore, poiché il padre mio esercita questa carica da molto tempo e le nostre relazioni sono giunte a tal punto che troncarle così di colpo non mi riesce. Girate, girate che troverete delle anime che vi assumeranno a direttore del loro spirito essendo voi bravo in tale materia”.

«Questa non fu mai risposta per essi. Dico per essi perché erano più di uno, sebbene uno solo parlasse. Poiché mi si buttarono addosso maledicendomi e picchiandomi fortemente minacciando di distruggermi se non mi decidevo a mutare idea riguardo alle nostre relazioni. E mi minacciò che se mi ostinerò a non dargli retta, farà cose con me che mente umana non potrà immaginare giammai.»
A padre Agostino.

«Il nemico non vuole quasi abbandonarmi più. Mi bussa continuamente. Egli cerca di avvelenarmi la vita con le sue infernali insidie. Si dispiace sommamente perché io ve le racconto. Mi va suggerendo di tralasciare di narrarvi ciò che passa tra me e lui e mi insinua di narrarvi piuttosto le buone visite essendo, dice lui, le sole che possono piacervi... L’arciprete, reso consapevole della battaglia di quegli impuri apostati, intorno a ciò che riguarda le vostre lettere, mi consigliò che, alla prima vostra lettera pervenutami, l’andassi ad aprire da lui. Ma aperta che l’ebbimo, la trovammo tutta imbrattata d’inchiostro. Sarà stata anche questa una vendetta di Barbablù? Non potrò mai credere che me l’abbiate spedita così. Anche perché sapete che ho la vista debole. Le parole scritte ci sembravano in principio illeggibili. Ma dopo che vi abbiamo posto sopra il crocifisso, si è fatta un po’ di luce e abbiamo potuto leggere sia pure a stento.» A padre Agostino.

«La vostra ultima lettera, pervenutami il 29 ultimo scorso, ebbe una fine non tanto bella. Anch’essa venne aperta alla presenza dell’arciprete, ma cosa vi trovammo? Un foglietto da lettera in bianco. Se ignorassi la strana guerra di quel cosaccio, sarei a domandarvi se vi fosse stato un errore da parte vostra.»
A padre Agostino.

«Con l’aiuto del buon angiolino si è trionfato questa volta sul perfido disegno di quel cosaccio. La vostra lettera è stata letta. L’angiolino mi aveva suggerito che all’arrivo di una vostra lettera l’aspergessi con l’acqua benedetta prima di aprirla. Così feci. Ma chi potrà dire la rabbia provata da Barbablù? Egli vorrebbe finirmi ad ogni costo. Sta mettendo su tutte le sue diaboliche arti. Ma rimarrà schiacciato. L’angiolino me lo assicura e il paradiso è con noi.»
A padre Agostino.

«Barbablù si arrabbia di più quando scrivete in francese. Si è manifestato. A dispetto suo, scrivetemi più spesso in questa lingua.»
A padre Agostino.

«Quei cosacci, ultimamente, quando ho ricevuto la vostra lettera, mi dissero di strapparla prima di aprirla e poi di buttarla nel fuoco. Se l’avessi fatto, si sarebbero ritirati per sempre e non mi avrebbero più molestato. Io sono stato muto, pur disprezzandoli in cuor mio. Allora aggiunsero: “Noi questo lo vogliamo come una condizione per la nostra ritirata. Tu, nel fare questo, non io fai come disprezzo a qualcuno”. Risposi loro che nulla sarebbe valso a smuovermi dal mio proposito. Mi si scagliarono addosso come tigri affamate, maledicendomi e minacciandomi che me l’avrebbero fatta pagare. Padre mio, hanno mantenuto la parola. Da quel giorno mi hanno quotidianamente percosso, ma non mi atterrisco: non ho io in Gesù un padre?»
A padre Agostino.

«Riceveste l’ultima mia del 18 ultimo scorso? Per carità non mi negate il vostro soccorso. Non mi negate i vostri ammaestramenti, sapendo che il demonio più che mai va infierendo contro la navicella del mio povero spirito. Padre mio, non ne posso proprio più. Mi sento venir meno tutte le forze. La battaglia è proprio al suo ultimo stadio. Da un momento all’altro mi sembra di rimanere soffocato dalle acque della tribolazione. Sono solo a combattere e di giorno e di notte contro un nemico sì forte e potente.»
A padre Benedetto.

«Eccovi padre la lettera per quell’anima di Barletta. Troppo mi costa aver scritto quella lettera: il demonio, arrabbiatissimo contro di me, non ha smesso nessuna mala arte per ciò impedire. Egli mi ha martirizzato sotto ogni aspetto. Due lunghissimi giorni ho dovuto sostenere tutto il suo furore per poter scrivere quello che pure, con l’aiuto di Gesù, sono riuscito a scrivere. Egli non vuoi darsi proprio per vinto. Mi guardi il Signore dal dargli ascolto e dal cedere alle sue vergognose mire. Veramente vi sono dei momenti, e questi non sono troppo rari, nei quali mi sento come schiacciato sotto la potente forza di questo triste Cosaccio.» A padre Benedetto.