L'avevo incontrato nel 1916, all'ospedale militare, dove, come
tanti altri, mi sforzavo, anche nelle retrovie, di « fare la
mia guerra » con tutta coscienza e con dedizione. La prima cosa
che mi domandò fu una corona del Rosario. « Non sono
praticante, mi confidò, ma ho promesso al cappellano di dirlo
tutti i giorni; questione di correttezza e di parola data. Non sono
ancora sicuro che sia stata la Madonna a salvarmi, ma mi domando come
mai io solo sia sfuggito all'asfissia di gas mortali, che hanno
fulminato i miei compagni ».
« Quando la mia
compagnia si è lanciata all'assalto, chiesi, senza sapere il
perché, al cappellano "qualche cosa" che mi
garantisse contro la morte. Sebbene antireligioso, mi aggrappavo in
quel momento a tutte le ancore di salvezza: non ne trovavo più
in terra, le cercavo "altrove". Il Cappellano era uno di
quegli uomini che sanno sorridere anche nei momenti più
terribili. Mi diede un'occhiata maliziosa, quasi di burla, poiché
egli sapeva scherzare anche nel pericolo: "Piccolo mio, tu hai
una fifa di prima categoria!". E poiché io protestavo con
calore: "Non arrabbiarti! È una malattia questa che,
presto o tardi, prende tutti e anche me, che mai come in questo
momento. desidererei essere tranquillo nel mio rifugio! Ma, aver
voglia o no, è il nostro dovere e la viltà non sta
tanto nel sentire la paura, quanto nel lasciarla gridare più
forte della ragione. Vuoi un rimedio? Eccotelo: una preghiera; dirai
alla Madonna di Lourdes...".
A queste parole mi scappò
una risatina scettica, che non lo sorprese punto: "Non la
conosci... ne dubitavo infatti; ma ti conosce bene Lei e questo
basta. Tu non conosci il generale d'armata, eppure hai fiducia in
lui; fa altrettanto con Lei! Dunque, caro amico, Le dirai: «
Nostra Signora di Lourdes, salvami se lo vuoi; altrimenti ottienimi
da Dio che mi riceva lassù e mi prepari un buon posticino »".
Uno scrupolo d'onestà mi torturava la coscienza: "E se me
la scampo, che cosa Le dovrò?".
Scoppiò a
ridere, ma non ironico e nemmeno burle. eco; era un sorridere
incoraggiante e di fiducia. "Se ti salvi... ebbene Le dirai un
Rosario giorni, fino al termine della guerra".
"È
un po' caro!" Protestai. Allora, sempre sorridendo, egli mi
rispose: "Vuol dire che stimi ben poco la tua pellaccia. In ogni
modo va, e se non manterrai la tua promessa, la manterrò io
per te. Arrivederci!". "Arrivederci? e dove? Forse
lassù?".
"Ma no, bestione... questa sera alla
mensa, come sempre".
Giunto il momento spaventoso, egli mi
diede una medaglia: "Mettila nel taschino, su della moglie e dei
bambini". Mi strinse la mano e mi abbracciò:
"Ora
ti lascio... Ricordati la preghiera e dì anche: « Il mio
cappellano mi ha fissato un appuntamento per stasera, non sarebbe
educazione mancare. Nostra Signora di Lourdes, prega per me! »".
Ci
separammo. Venne l'assalto... il fragore immane... il gas mortale! Un
incubo di dolore e di morte; un panico spaventoso da finimondo. Mi
sentii venir meno.
"La Madonna di Lourdes non mi ha
ascoltato e il mi aspetterà invano stasera all'appuntamento il
cappellano". Un'ora dopo mi risvegliavo nel piccolo ospedaletto
da campo; al mio orecchio risuonava un rintocco fastidioso, funebre,
su cui ronzavano queste parole come dal fondo inaccessibile del
delirio: "No, non è morto, e mi domando perché...".
Era il maggiore che parlava stupito sul mio caso e continuava con
meraviglia: "Eppure era protetto non più degli altri...
raccolto in mezzo al gas... unico che sopravvive... deve aver quattro
polmoni, questo tipaccio d'un tenentino!". Stavo per ricadere in
uno stato di incoscienza, quando mi ricordai della preghiera e della
medaglia; dal fondo nebbioso della mia mente un grazie salì
fino alle labbra, che lo pronunciarono distintamente. Il dottore,
credendolo diretto a sè, ribatté ridendo.
"Non
me devi ringraziare!".
Era proprio quello che pensavo anch'io
e con un gesto lento, ma che neppure l'estrema debolezza poté
impedire, cercai la medaglia, e, strettala, mormorai, questa volta
sottovoce:
"Sì, l'avrai il tuo Rosario... tutti i
giorni".
Ma, da buon razionalista, subito aggiunsi, poiché
la ragione non cedeva tanto presto neanche davanti all'evidenza di
una protezione divina: "Però non prometto di andare a
Messa; non è nei patti. Che vuoi, sono testardo e, per di più,
libero pensatore!".
Il cappellano era là, come per
caso, e aprendo gli occhi vidi il suo solito sorriso che primo saluto
alla vita. "Gli occhi, sani? Mi domandò, "No".
"E i mantici?"."Neppure! ". "Fortunato,
sei tutti!'.
E poiché non rispondevo, scherzò: "Hai
vinto, eh? Ma parla, dato che non sei morto!'". "È
stata la fortuna che mi ha aiutato" ebbi la faccia tosta di
mormorare.
Scoppiò a ridere: "Naturalmente, Lei non
c'entra, non ha fatto niente! Me l'aspettavo. Quando col tempo
racconterai quest'avventura ai tuoi scolari, dirai: « Tutti gli
altri sono morti... Io, ho avuto fortuna! È così che si
scrive la storia. Poco importa...; ma e la tua promessa? ». «
La manterrò! ».
« Bene! È la cosa più
importante. Capisci, mi sono reso garante io; non voglio con Lei far
la figura del bugiardo! ». « Oh, per questo, non si
preoccupi. Meritato o no, avrà il suo Rosario ».
Il
tenente, maestro di scuola, aggiunse, dopo avermi raccontato il
fatto:
« E l'ho mantenuta la mia promessa... contando sulle
dita. Ma per essere più regolare, le domando una corona del
Rosario ».
La sera stessa lo accontentai, ma egli ebbe molta
cura di ripetermi che non era praticante e che non aveva promesso
niente di più. E poiché non ribattevo: Non le fa
meraviglia? » domandò. « Niente affatto! ».
«
Eppure quelli che dicono anche altre cose... ». «
Certamente! ».
Vedendo la mia decisione il mio tenente si
mise a ridere: « È tolleranza o ironia? ».
«
Nè l'una cosa, nè l'altra! ». « Allora...
lei crede? ». « Ne sono sicuro! ».
Quella sera
lo aiutai a recitarlo, perché da solo, senza malizia alcuna,
sbagliava le Ave Maria e sopprimeva i Pater. Ma era palese la sua
buona fede e anche la sua lealtà.
Due settimane dopo ci
separammo; il tenente raggiungeva la nuova destinazione. Dopo un
caloroso saluto, mi dichiarò: « Ho pensato molto; non
credo che sarà questo fatto a rendermi praticante. Ma per
quello che riguarda la mia promessa del Rosario... può stare
tranquillo ». A Lourdes, qualche anno dopo.
Essendosi quel
giorno moltiplicate le visite, avevo sbarrato la porta. Naturalmente,
al primo giro di chiave, qualcuno cominciò a tambureggiare
sulla porta, coi pugni. Silenzio. Nuovo assalto; la porta trema, una
voce d'uomo: « È inutile fare le barricate, grida, so
che c'è. Sono uno dei suoi vecchi feriti; apra o butto giù
la porta! ». Come resistere a un simile richiamo? Quei «
vecchi feriti » non sono forse i migliori ricordi, le più
care emozioni del tempo di guerra? Un bell'uomo sta diritto davanti a
me, e con quel fare un po' brusco con cui gli uomini tentano
nascondere la propria commozione: « Mi scusi, ma capirà...
».
Poichè mi sforzavo di dare un nome a quel volto
barbuto, che preme alla mia memoria, egli mi previene « Ma sì,
sono proprio io... il tenente... il maestro... quello del Rosario. Ma
come? non arriva ancora? ». Sì, c'ero, e avevo
indovinato anche quello che egli non mi aveva ancora detto. Si
sedette e con una voce in cui vibrava la grande gioia di una vittoria
a lungo sudata:
« Eccomi! » disse.
Altrove questa
parola sarebbe stata banale; a Lourdes diceva invece un atto sublime
e definitivo, una grande decisione, il ritorno da un passato lontano,
il « presente! » del soldato all'appello, finalmente
inteso e capito: eccomi! Io non gli chiedevo nulla ed egli giudicò
inutile ogni spiegazione. Passammo alcuni secondi in silenzio,
commossi, dicendoci senza parole tutta l'intima fraterna amicizia. Fu
il primo a rompere il silenzio: «Vengo a fare il grande
bucato... Ah, come doveva ridere quando recalcitravo, vanitoso...
contro ogni evidenza. Francamente: che cosa aveva pensato di me?».
« Che cosa ho pensato? Semplicissimo: tu dicevi il Rosario,
tutti i giorni, dunque... ». « Ero già sulla via
buona per convertirmi? « No, eri già convertito! ».
«
E la mia ostinazione?... ».
« Era solo la testa che
protestava ancora, ma il cuore ubbidiva già. E’ dal
cuore che Lei ti ha preso, Lei, la Madonna, e per il cuore ti tiene
».
« Crede? Mi confessò, non ho mai potuto dire
il Rosario, senza commuovermi... ».
« ...fino alle
lacrime ». « Sì, e lacrime, che cadevano a volte
tanto abbondanti, lacrime... lacrime... » « Lacrime da
bambina, perbacco! Le sole che possa versare un soldato! ».
Quando
fummo alla Grotta, il mio tenentino mi domandò con quella
candida e fiduciosa ingenuità, che è la bellezza delle
anime ritornate a Dio: « Ma che preghiera farò alla
Madonna? ».
«Oh, una preghiera brevissima, risposi...
una parola sola che Le dica il ritrovamento della tua fede e la
dolcezza della tua gioia; la parola dell'ubbidienza felice e del
dovere accettato». « Una parola? Una sola parola? »,
esclamò stupito. a Sì una sola! risposi commosso,
"Eccomi!"... ».
Fonte: libro: Campane di Lourdes
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