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Messaggio del 25 novembre 1983:Cominciate a invocare ogni giorno lo Spirito Santo. La cosa più importante è pregare lo Spirito Santo. Quando lo Spirito Santo discende su di voi, allora tutto si trasforma e vi diventa chiaro.

Dio

17/11/2005    3086     Paradiso    Aldilà  Don Giuseppe Tomaselli  Paradiso 
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I Beati, gli Angeli e la Madonna riflettono, in diversa misura, la luce di Dio; ma il vero Paradiso consiste nella visione diretta del Creatore e nella contemplazione delle sue infinite perfezioni.
- Padre, diceva Gesù nell'ultima preghiera prima della Passione, Padre, questa è la Vita Eterna: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo! - (S. Giovanni, XVII, 3). La visione beatifica di Dio nessun mortale può descriverla; è assolutamente impossibile; soltanto è lecito balbettare qualche parola in proposito. Il genio di Sant'Antoníno potè scrivere: Se Dio facesse vedere la sua faccia ai dannati, l'inferno si cambierebbe subito in un delizioso Paradiso; e se un'anima uscita da questa vita dovesse scegliere o vedere Dio e stare nelle pene dell'inferno, oppure non vedere Dio ed essere liberata dall'inferno, sceglierebbe piuttosto di vedere Dio e stare poi nei tormenti eterni. - (Apparecchio alla morte - S. ALFONSO).

Dio è Luce.

La Santa Chiesa, pregando per i defunti che sono in Purgatorio, dice: « Lux perpetua luceat eis! » la Luce Eterna risplenda ad essi, cioè: vedano lo splendore di Dio. Dio è Luce!
Diceva Gesù Cristo, mentre era su questa terra: Io sono la luce del mondo! (S. Giovanni, VII, 12).
San Giovanni scrive nel suo Vangelo: Gesù era la vera luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. (S. Giovanni, 1, 9). Lo stesso Apostolo dice nell'Apocalisse: La Città Eterna non ha bisogno di sole, perché la illumina lo splendore di Dio. - Afferma ancora la Sacra Srittura: « Et in lumine tuo videbimus Lumen » cioè nella tua luce, o Dio, vedremo te, che sei la Luce. - (Salmi, XXXV).
Tra le cose più belle che Dio abbia creato nel mondo materiale, è da mettere la luce. Il sole, da che è stato creato, quanta luce ha emessa e quanta ne emetterà! Esso è una stella; ci sono stelle più grandi e più luminose del sole.
Se si mettesse assieme la luce, passata, presente e futura, del sole, degli astri dell'universo ed anche quella che possono produrre le energie elettriche, tutto questo splendore sintetizzato sarebbe un nulla a confronto della luce del Creatore, luce soprannaturale, divina, infinita, eterna! .
Iddio in Paradiso fa risplendere la sua luce sui Beati e questi si fissano in Lui per conoscerlo ed amarlo.

I Misteri Divini.

Alla luce di Dio i Beati possono contemplare i misteri divini e le perfezioni dell'Essere Supremo. Dio è infinito e le creature sono limitate; il finito non può abbracciare l'Infinito totalmente, bensì parzialmente; perciò i Beati conoscono le divine perfezioni in quella misura di cui sono capaci.
Si può penetrare in qualche modo il mistero della Santissima Trinità. Dice San Pier Damiani, Dottore di Santa Chiesa: In Paradiso vedremo in che modo l'Eterno Padre generi ineffabilmente il Figlio e come lo Spirito Santo proceda dal Padre e dal Figlio. Conosceremo come Dio possa essere presente, non in parte, ma totalmente ovunque. Vedremo in che modo Dio, che regna in Cielo, possa sostenere i cardini degli abissi, penetrare le cose più intime del mondo e circondare tutti gli esseri. (De coelesti visione).
Iddio fa conoscere il mistero dell'Incarnazione del Verbo, cioè come ha potuto il Figlio dell'Altissimo farsi uomo, pur restando vero Dio; come sia uscito dal seno dell'Eterno Padre per prendere l'umana natura e contemporaneamente sia rimasto indissolubilmente unito al Padre; l'amore infinito di Gesù per l'umanità decaduta, sino a spargere tutto il suo Sangue ed a restare Prigioniero d'amore nei mille Tabernacoli sulla terra ...
I Beati, contemplando Dio, vedono nell'Eterno Padre l'amore che lo spinse alla creazione, nel Figlio vedono il Re dell'eterna gloria, il Dominatore della vita e della morte, il Redentore delle anime; nello Spirito Santo vedono l'Operatore della Santificazione, che li ha illuminati e sostenuti nelle prove della vita.
Le divine perfezioni risplendono in modo mirabile, specialmente la bontà che tutto sopporta e perdona; la provvidenza, che ha cura di ogni essere, guidandolo al proprio fine; la sapienza, che tutto dispone al maggior bene di ogni creatura; l'onnipotenza, l'immensità, l'amore eterno ...
In Dio sono tutti gli esseri, come nel prototipo. Vedendo il Creatore, i Beati vedono in Lui anche l'universo creato, persone e cose. Come in uno specchio noi possiamo contemplare le cose vicine e distanti, che stiano alle nostre spalle, così ma in modo perfetto, chi è in Paradiso può vedere in Dio quanto avviene nell'universo al presente e quanto avverrà nel futuro, perché il futuro nostro è presente nella mente di Dio. Si richiami quanto disse Luigi Colle, apparendo a San Giovanni Bosco: In Dio si vedono tutte le cose; il passato, il presente e l'avvenire vi si vedono come in uno specchio. - In Paradiso si vedono le cose create, contemplando il Figlio di Dio.
Dice San Paolo: Gesù Cristo è l'Immagine dell'invisibile Dio, il Primogenito di tutte le creature, perché in Lui sono state fatte tutte le cose in Cielo e in terra, visibili ed invisibili, siano Troni o Dominazioni o Principati o Potestà; tutto è stato creato per mezzo di Lui ed in vista di Lui. (Colossesi, 1, 15).
Chi entra in Paradiso, oltre a conservare la scienza acquistata sulla terra, riceve anche la scienza infusa.

È nulla.

Mi sono sforzato a far comprendere cosa sia la visione beatifica che si gode in Cielo; ma quanto ho esposto è nulla. Ho fatto come quel fanciullo che dice: Volete comprendere cosa siano i mari e gli oceani Guardate questa goccia d'acqua che pende dal contagocce! -

Dio è Amore.

Si è parlato del godimento dell'intelligenza nella visione di Dio e delle sue perfezioni. Accenniamo ora alla volontà, che di certo è più nobile dell'intelligenza.
La volontà tende all'amore, più che il ferro alla calamita; non può trovare riposo se non possiede l'oggetto che ama. Sulla terra si ama poco Dio, perché poco si conosce; ma quando l'anima entra in Paradiso e conosce Dio, contemplandolo direttamente, in modo irresistibile è attratta ad inabissarsi nell'oceano infinito dell'amore. Dio è il Sommo Amore, Colui che solo può saziare la creatura. L'anima allora ama in misura inconcepibile, secondo tutta la sua capacità, e si accorge di aver trovata la vera felicità, piena, quella felicità che invano cercava nel mondo.
Il Creatore è sorgente di ogni bene. Ad ogni uomo che mette all'esistenza dà una semplice scintilla d'amore, tale da fargli raggiungere il fine per cui l'ha creato. L'amore è quanto di più prezioso, dolce e delicato si trovi nel mondo; è la leva di ogni attività ed il segreto di ogni sacrificio ed eroismo.
Si metta assieme tutto l'amore della umana generazione, dei genitori verso i figli, di questi verso i genitori, quello degli sposi, degli amici... tutto cià è povera immagine dell'amore che prova uno solo dei Beati in un salo istante. L'amore del Beato è eterno, totale, soprannaturale e sgorgante da una volontà perfetta, elevata dalla potenza divina ad una grande capacità di amare.
Amare fortemente Dio: ecco il Paradiso! Non poterlo amare, anzi odiarlo: ecco l'inferno!
Ora si può comprendere quello che disse un demonio a Santa Caterina da Genova. Costei un giorno, vedendoselo apparire, gli chiese: Tu chi sei? - Io sono quel perfido; privato dell'amore di Dio! - Un'anima privilegiata, vittima riparatrice, portata misteriosamente da mano invisibile a contemplare i dannati dell'inferno, (come avveniva spesso a Suor Josepha Menendez), così scrive: Ho visto un'anima nell'inferno; era una donna. Così gridava: Il mio più gran tormento è di non potere amare Colui che dobbiamo odiare! La fame di amare mi consuma... ma è troppo tardi!

Veemenza d'amore

Certe anime sante hanno potuto gustare la gioia dell'amore divino mentr'erano ancora nei legami del corpo; senza una grazia particolare non avrebbero potuto resistere un solo istante.
S. Filippo Neri, preso da questo amore, sentiva palpitare il cuore con tanta veemenza, da restare con due costole del petto incurvate, ed un giorno, non potendo più sostenere la fiamma dell'amore, cominciò a gridare: Signore, basta!... Per carità... basta!... Io muoio!... - Santa Teresa del Bambino Gesù dice nella sua « Storia di un'anima »: Mi trovavo davanti al Tabernacolo; Gesù mi fece sentire il fuoco del divino amore; sarei morta, se quei momenti si fossero prolungati.

Differenza di gloria.

La conoscenza diretta ed il possesso del Sommo Bene formano il perfetto gaudio dei Beati, chiamati così perché godono senza interruzione. Quantunque tutti in Paradiso siano felici, non tutti però hanno lo stesso grado di felicità. Più meriti porta l'anima nell'eternità, più gode nel possesso di Dio; così pure per l'inferno: chi più ha peccato, più ha da soffrire.
Dunque in Cielo non ha la stessa gloria il bambino morto nelle fasce ed il Martire che ha sparso il sangue per Gesù Cristo. Coloro che hanno praticato le virtù cristiane in grado eroico, quali sono i Canonizzati, godono più del semplice Cristiano e di colui che si è rimesso in grazia di Dio sul letto di morte. Certamente la Madonna gode più di tutti gli altri Beati.
- Nella casa del Padre mio, dice Gesù, ci sono molte mansioni! (San Giovanni, XIV, 2). Questo passo evangelico dichiara che in Cielo ci sono molti posti ed anche molta varietà di posti.
Porto un paragone illustrativo. Di sera splende la luna nel firmamento. Un miope la guarda e si contenta della luce lunare, senza però distinguere bene l'astro. Un altro, di buona vista, fissa la luna e gode a contemplarne la luce e le così dette macchie lunari. Un terzo guarda al telescopio e gode più dei due precedenti, perché osserva nella luna le montagne, le rocce sporgenti sui monti, i burroni, le pianure ... Più aumenta la potenza visiva, più cose si scorgono e più soddisfazioni si provano.
Tutti i Beati vedono Dio e lo godono, ma in diversa misura.

Niente gelosia.

Data la differenza di felicità, in Cielo può esserci la gelosia tra i Beati? Non è ammissibile! La gelosia apporta dispiacere, malcontento, rabbia... ed allora il Paradíso non sarebbe più Paradiso. Tutti sono felici, pienamente felici, e non invidiano la gioia altrui; sono contenti della propria gloria.
In una famiglia si fanno indossare gli abiti nuovi a tutti i figli. Il bambino di cinque anni è contento del suo abitino e non invidia e non desidera il vestito del fratello di venti anni, perché non sarebbe adatto per lui.
Sopra un tavolo stanno diversi bicchieri di differente capacità. Si riempiono di acqua. Il bicchiere più piccolo non può contenere l'acqua di quello più ampio. Tuttí però restano perfettamente pieni.
Questi esempi materiali danno qualche idea dello stato di serenità dei Beati. Eternità. Per i dannati dell'inferno un pensiero tormentoso è: Queste pene non avranno mai fine! - Il peso dell'eternità gravita tutto in ogni istante sul dannato, come il peso di una grossa palla gravita tutto sopra il punto sul quale poggia.
Per i Beati il pensiero che la loro felicità durerà sempre, in eterno, li rende sommamente ripieni di gaudio. Non sarebbe perfetta la felicità in Cielo, se si pensasse: Un giorno queste gioie finiranno!
Nel mondo, allorché si ha una grande gioia, passate le prime emozioni, l'entusiasmo diminuisce; se dovesse il piacere durare a lungo, potrebbe generare l'indifferenza ed anche la noia. « Ab assuetis non fit passio! » così dicevano gli antichi; quando ci si abitua a qualche cosa, cessa l'entusiasmo. In Paradiso non è così. Quantunque le gioie siano densissime ed eternamente durature, non apportano né indifferenza né noia. I Beati sono sempre sazi... sempre avidi... sempre accontentati dalla munificenza divina.
- Ma, dirà taluno, dopo molti secoli di Paradiso, cosa si potrà vedere o godere di nuovo? -
Si risponde che l'eternità non potrà esaurire l'infinità di Dio. La mente umana si perde a considerare ciò, perché è limitata e non può abbracciare l'infinito. Tuttavia spero di chiarire il concetto.
La nostra terra, il globo, è molto estesa e popolata di tanti esseri. A volere studiare tutte le specie e tutti i singoli esseri, animali, vegetali e minerali, a volere esplorare palmo a palmo le viscere della terra e la immensità degli oceani, a volere scrutare tutte le leggi che governano la natura ... un semplice uomo quanti secoli dovrebbe impiegare? Dopo millenni che la terra esiste, dopo studi e ricerche fatte da sterminato numero di sapienti e scienziati, ci sono sempre nuove scoperte da fare e il vero scienziato è costretto a dire: Io so di sapere niente o molto poco! - Se poi si volessero studiare uno ad uno i microbi ed uno ad uno gli atomi che compongono il globo, sarebbe difficile enumerarne i secoli.
La terra, nei rapporti con l'universo, è come una goccia d'acqua nei rapporti col mare. Il sole è un milione e settecentomila volte più grande del nostro globo; il sole è una stella. Nella sola Via Lattea si scorgono al telescopio più di quattro miliardi di stelle; più potente è il telescopio e più stelle si vedono. E che dire delle centinaia di galassie, formata ognuna di centinaia di sistemi solari?... A studiare tutti gli esseri e gli atomi dell'universo, basterebbero centinaia di miliardi di millenni? ...
L'universo creato, benché immenso, è ben poca cosa, anzi un nulla davanti all'Infinito, che è Dio. L'Essere Supremo, il Creatore, è così grande e vario, che per tutta l'eternità i Beati lo contemplano e lo amano e mai potranno dire: Abbiamo conosciuto appieno tutte le divine perfezioni! -

Il corpo in Cielo.

Ho parlato dei godimenti dell'anima nell'eternità. L'anima però è stata creata per stare unita al corpo; starne separata, essendo innaturale, dovrebbe apportare una certa qual pena. Non è così! L'anima in Cielo, anche senza il corpo, può godere la visione beatifica di Dio; nulla si oppone a questo. Si riunirà al corpo nella risurrezione universale. Nel frattempo, l'anima non prova alcuna pena a stare lontana dal corpo, perché la sua volontà è pienamente conforme al beneplacido divino, che così dispone; inoltre, non spera, ma è sicura del gaudio completivo della risurrezione. Alla fine del mondo, in quel giorno che Gesù Cristo chiama « suo », i morti risorgeranno. Per divina potenza si ricomporranno i corpi e saranno informati dall'anima gloriosa.
Insegna San Paolo: In un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba, i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo cambiati. Giacché bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta dell'incorruzione e questo corpo mortale si rivesta dell'immortalità. (la Corinti, XV, 52).
Il corpo, appartenente all'anima gloriosa acquisterà allora nuove perfezioni e sarà simile a Gesù risorto. L'anima rifletterà allora nel corpo le quattro caratteristiche, proprie dei corpi degli eletti: la spiritualità, l'agilità, lo splendore e l'incorruttibilità. Il corpo è servito all'anima quale strumento di bene nella prova del mondo; è giusto che anch'esso vada nel gaudio eterno.

Piaceri soprannaturali.

Quali godimenti avrà il corpo nell'eternità? Non possiamo precisare nulla; è certo che andrà in Cielo per godere. I piaceri terreni del corpo sono materiali; nell'eterna beatitudine i piaceri saranno corporali, cioè propri del corpo, ma soprannaturali. Dice infatti Gesù Cristo: Nella risurrezione, né si ammoglieranno né si mariteranno, ma saranno come Angeli di Dio in Cielo (S. Matteo, XXII, 30). Tuttavia ciascun senso sarà perfettamente appagato dall'oggetto corrispondente ad esso, come ad esempio: l'occhio dalle visioni celesti, l'udito dalle armonie angeliche, eccetera....
Possiamo farci soltanto vaga idea, per analogia, di ciò che può, godere il corpo in Paradiso, riflettendo sui piaceri terreni.

Armonie celesti.

Nel 1954, in occasione dei solenni festeggiamenti in onore di Sant'Agata, Patrona di Catania, ebbe luogo un concerto nella Villa Bellini. Le tre principali bande musicali d'Italia, invitate per l'occasione, eseguirono contemporaneamente dei pezzi scelti, sotto la direzione d'un unico maestro. Inappuntabile l'esecuzione! La moltitudine degli uditori assaporava le ispirate armonie. Sembrava di ascoltare un organo. Intanto si esclamava da molti: È musica di Paradiso! ... Che bellezza!... -
La musica è qualche cosa di divino e certamente in Cielo allieta i Beati. Ma quale differenza tra le armonie prodotte dall'uomo e quelle che scaturiscono direttamente da Dio!
Santa Teresa d'Avila ebbe 1'apparizione di un Cherubino; questi volle darle un saggio della musica celeste e le fece udire il suono d'un violino. Fu tale la dolcezza e l'emozione, che alle prime arcate la Santa svenne.
San Giovanni Bosco, nelle sue visioni, poté udire più di una volta della musica; non era proprio quella del Paradiso, ma qualche cosa di simile. Quando narrò ai giovani ed ai superiori l'apparizione avuta del Giovane Santo, Domenico Savio, disse fra l'altro: Mentre contemplavo la bellezza di ciò che mi stava innanzi, ecco diffondersi una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l'uno dall'altro; a questi si univano le armonie dei canti. -
Si può in qualche modo concepire, sebbene lontanamente, ma non si può esprimere, il diletto che prova l'udito in Paradiso ad assaporare le armonie che si sprigionano dalle Schiere Angeliche e dai Beati, armonie intensificate ed abbellite dalla potenza e dalla bontà di un Dio! Che cosa è la musica umana davanti a quella divina?... Quanto si dice dell'udito, si estenda agli altri sensi del corpo.

Fonte: Paradiso di Don Giuseppe Tomaselli