Maria Valtorta (1897-1961), la mistica italiana del Novecento che ha redatto L’Evangelo come mi è stato rivelato, ricevette dal suo angelo custode, presentatosi con il nome di Azaria, questa confidenza: “A tutte le opere di misericordia sono testimoni due angeli: il vostro e quello di colui che riceve la vostra misericordia o se la vede negata. Se pensaste che a ogni vostra azione verso il prossimo, oltre l’occhio onnipresente di Dio, presiedono e osservano due spiriti angelici i quali gioiscono e soffrono ciò che fate, come sareste più buoni sempre col prossimo vostro! Pensate: voi accogliete una persona, l’onorate ovvero la mortificate, l’aiutate o la respingete, peccate con lei o la traete dal peccato, ne siete istruiti e la istruite, la beneficate o ne siete beneficati… e due angeli, il vostro e il suo sono presenti e vedono non solo le vostre azioni palesi ma la verità delle vostre azioni, ossia se le fate con vero amore, o con finto amore, o con astio, con calcolo, e così via”.
L’angelo e il Purgatorio
A Maria Valtorta è stato rivelato cosa accada all’angelo custode al momento della morte del suo protetto: “La missione dell’angelo custode si crede, da parte della gente, che cessi con la morte del custodito. Non è così sempre. Cessa, è cosa conseguente, alla morte del peccatore impenitente, e con sommo dolore dell’angelo custode di colui che non si pentì. Si trasfigura in gloria gioconda ed eterna alla morte di un santo che dalla terra passa al paradiso senza soste purgative. Ma continua qual era, come protezione che intercede e ama il suo affidato, per coloro che dalla terra passano al purgatorio per espiare e purificarsi. Allora noi, gli angeli custodi, oriamo con la carità per voi davanti al trono di Dio, e uniti alle nostre orazioni d’amore presentiamo i suffragi che sulla terra vi applicano parenti e amici. Oh! tutto non posso dire di quanto sia vivo, attivo, dolce il legame che ci unisce a voi purganti. Come madri che spiano il ritorno della salute in un figlio che fu malato ed è convalescente, come spose che contano i giorni che le separano dalla riunione con lo sposo prigioniero, così noi. Noi, neppure per un attimo, non cessiamo di osservare la divina amorosa giustizia e le vostre anime che si mondano tra i fuochi d’amore. E giubiliamo vedendo l’Amore sempre più placato verso di voi, e voi sempre più degne del suo Regno”.