MaM
Messaggio del 20 settembre 2012:Cari figli, anche oggi, questa sera in maniera particolare, pregate! Pregate durante questo tempo di grazia! In particolare pregate per le mie intenzioni, pregate per la pace. La Madre prega con voi. Intercede presso suo Figlio per ciascuno di voi. Cari figli, questo è tempo di preghiera! Grazie perché anche oggi avete risposto alla mia chiamata

Madonnina delle Lacrime di Civitavecchia: La famiglia Gregori e le vicende giudiziarie

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Protagonista della vicenda della Madonnina è la famiglia Gregori, la quale al tempo delle lacrimazioni, era composta da quattro membri: i coniugi Fabio e Annamaria, e i due figli Jessica e Davide; in seguito nascerà un terzo figlio, Manuel Maria. Il matrimonio era stato celebrato il 20 marzo 1988, nella chiesa di S. Gordiano, da don Giuseppe Papacchini20. È una famiglia normale, come ne esistono tante in Italia e in Europa. Ne ha fatto una buona presentazione il parroco dicendo, tra l’altro: «Li ritengo, insomma, una famiglia buona, sana e sincera. Più che una piccola famiglia, direi, una famiglia di piccoli». È un ritratto che corrisponde a verità.
A loro carico sono state fatte delle indagini per verificare se nella vicenda delle lacrimazioni ci fosse stato un qualche inganno, ma non è stata riscontrata nessuna frode. Il Vescovo ha incaricato «la Polizia di indagare sui protagonisti della vicenda (famiglia Gregori, parenti, ambiente, testimoni di Geova, maghi...), sospettando di una frode o di uno scherzo fatto da qualcuno in dileggio della devozione alla Madonna». Il Dott. Aldo Vignati, Primo dirigente della Polizia di Stato nel Commissariato di P. S. di Civitavecchia, dopo aver effettuato le indagini tra l’altro scriveva: «… a carico della famiglia Gregori non risultava nulla di particolare ed anzi appariva, a detta di tutti onesta e normale sotto ogni profilo».

Il Dott. Umberto Natalini, avendo conosciuto molto bene la famiglia Gregori come medico curante, in una relazione inviata al Vescovo, scriveva che si trattava «di una famiglia di persone semplici ma oneste, comunque non capaci di inscenare volontariamente una truffa o uno scherzo di tali proporzioni». Già in precedenza lo stesso Dottore aveva dato «assicurazioni sulla loro serietà».
Anche la Commissione teologica ha fatto le proprie ricerche e ha potuto constatare che molte persone che conoscono i componenti della famiglia hanno attestato loro onestà, religiosità, incapacità di architettare inganni per lucro o altro. Vivono con un solo stipendio (quello di un operaio), non hanno mai tratto profitto da interviste, foto o altro. Anzi si sono sempre mostrati addolorati al pensiero dello sfruttamento del fenomeno delle lacrimazioni per motivi personali, o per lucro, da parte di qualcuno. Si tratta, quindi, di un famiglia semplice, unita, impegnata nell’educazione dei figli, in una seria crescita spirituale, docile alle direttive dei padri spirituali, obbediente al Vescovo.

Umanamente parlando, la vicenda della lacrimazione ha recato alla famiglia solo disagi e sofferenze. Ha portato un processo giudiziario: Fabio Gregori è accusato di «abuso di credulità popolare», di «associazione a delinquere», di «accrescita di miracolo». Queste accuse, con relativo processo, vengono rivolte solamente a lui nonostante che la lacrimazione sia stata vista anche da persone di chiesa, da funzionari della Magistratura, da agenti dell’ordine pubblico, da molte persone comuni. Nonostante che la maggior parte delle lacrimazioni siano avvenute in sua assenza, quando stava dormendo o lavorando o molto lontano dal luogo della lacrimazione, il Gregori viene accusato di frode.
La famiglia ha perso la sua tranquillità per la molta gente che affluisce e per i giornalisti che l’assillano da ogni parte. A tutto ciò bisogna aggiungere le incomprensioni o i dubbi da parte di uomini di chiesa, le tensioni che spesso si sono venute a creare con il Vescovo, le invidie di persone a loro vicine.
Tutta la famiglia si è sempre tenuta in disparte, evitando anche una assidua frequenza alla chiesa di S. Agostino, dove è custodita la Madonnina, e questo per evitare ogni possibile accusa di protagonismo. Ha cercato di superare le innumerevoli difficili situazioni nel silenzio e nella preghiera.
Problemi seri la famiglia Gregori li ha con la Magistratura a motivo delle denunce a loro carico. Il 7 marzo la Magistratura di Civitavecchia, su denuncia del Codacons, al quale si associa anche il Telefono antiplagio, decide di intervenire sul caso ed avvia i primi accertamenti. Due giorni dopo vengono perquisite le abitazioni dei Gregori. La richiesta di perquisizione domiciliare viene effettuata in data 9 marzo 1995. Nell’ordinanza si dice di «effettuare una serie di perquisizioni domiciliari nelle abitazioni e pertinenze di esse delle sottoelencate persone allo scopo di ricercare materiale chimico, cartolare e quant’altro possa essere riconducibile alle suddette ipotesi di reato». Gli agenti perquisiscono le abitazioni dei Gregori, mettendo sottosopra ogni cosa sia in casa che nel giardino, ma non trovano duplicati della statua, marchingegni, pennelli sporchi di sangue, o altro che facesse pensare a una frode. Il giorno seguente (10 marzo) il Commissario capo di P. S. trasmette i risultati delle indagini al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia asserendo che «le perquisizioni effettuate hanno dato esito negativo ».

Pensando sempre di trovare indizi di reato il Pubblico Ministero, in data 29 marzo, ordina di mettere sotto controllo il telefono di Gregori Fabio, Gregori Enrico e don Pablo, allo scopo di intercettare «conversazioni o comunicazioni» utili alle indagini. I risultati delle intercettazioni telefoniche metteranno in evidenza che «dalle stesse non sono emersi elementi di reato».
Fabio Gregori subisce un primo interrogatorio nel Commissariato di P.S., dove viene redatto un verbale delle dichiarazioni da lui fornite sui fatti relativi a tutta la vicenda della Madonnina. Il 13 maggio viene interrogato negli uffici della Procura della Repubblica, davanti al Pubblico Ministero Dott. Antonio Larosa. All’inizio dell’interrogatorio riconferma ufficialmente come proprio difensore l’Avv. Bruno Forestieri, già precedente scelto in occasione del sequestro della statuina. Comincia una fase di autentico calvario per la famiglia Gregori. Le accuse erano gravi: associazione a delinquere, abuso di credulità popolare e truffa.
Dopo anni di indagini la suddetta Procura procedeva alla richiesta di archiviazione in data 7 giugno 2000. Il Codacons si oppone alla richiesta e chiede di «proseguire nell’attività di indagine con ulteriori adempimenti istruttori». La stessa cosa chiede anche il Telefono Antiplagio con un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia. Ma ogni opposizione viene respinta e con Decreto del 16 ottobre 2000 il processo viene definitivamente archiviato.
Le indagini, nonostante fossero state lunghe e condotte in tutte le direzioni, non rilevavano alcun «dolo» nei confronti della famiglia Gregori. L’anno giubilare del 2000 appariva come un anno di autentica liberazione.
A questo punto viene da chiedersi: quale è stato l’atteggiamento dei fedeli della Parrocchia di S.Agostino nei confronti della famiglia Gregori e dei provvedimenti della Magistratura? Ebbene, i parrocchiani si sono schierati a difesa della famiglia e della competente autorità ecclesiastica, come appare da una lettera, accompagnata da oltre 1400 firme, inviata al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia:

Noi parrocchiani della chiesa di S.Agostino e fedeli che frequentano la Parrocchia, avendo appreso la notizia di nuove richieste da parte della Magistratura nei confronti della famiglia Gregori di via Fontanatetta in Civitavecchia, località Pantano, esprimiamo, nel rispetto dovuto, il nostro stupore e vivo disappunto, sia per la gratuita persecuzione morale alla quale viene sottoposta da tempo quella famiglia, con sofferenza e danni morali non quantificabili, sia per il significato di chiara mancanza di riconoscimento della competente autorità della Chiesa, che ha deciso di consegnare alla venerazione dei fedeli l’immagine della Madonna SS., soggetto dell’evento, affinché dal culto pubblico possa ricavare elementi utili al giudizio che Le compete.
Con la presente esprimiamo il nostro sdegno per l’atteggiamento persecutorio del Codacons nei confronti di un evento che è da considerarsi di carattere religioso, mentre nel suo strano zelo ignora l’assillante propaganda e attività di una valanga di operatori dell’occulto. La presente è firmata dall’allegato elenco di fedeli.
Seguono oltre 1400 firme.

Accade sempre che i semplici fedeli, privi di ogni pregiudizio e liberi da ogni falsa ideologia, riescono a intuire più facilmente la verità e a testimoniarla con le parole e con i comportamenti concreti di vita.