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Messaggio del 2 giugno 2010:Cari figli, oggi vi invito affinché con il digiuno e la preghiera tracciate la strada per la quale mio Figlio entrerà nei vostri cuori. Accoglietemi come madre e messaggera dell’amore di Dio e del Suo desiderio per la vostra salvezza. Liberatevi da tutto quello che del passato vi appesantisce e dà senso di colpa, da tutto ciò che vi ha condotto nell’inganno - tenebra. Accogliete la luce. Rinascete nella giustizia di mio Figlio. Vi ringrazio.

«Le lacrime della Madonnina di Civitavecchia non furono un inganno. Ecco perché»

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A 25 anni dall’ evento che scosse l’ Italia e divise la Chiesa, parla uno degli “investigatori” che ha fatto parte della Commissione d’ inchiesta diocesana, padre Flavio Ubodi: «Ci siamo dovuti arrendere all’ inspiegabilità dell’ evento. Giovanni Paolo II credette fin da subito tanto da voler venerare quella statuina ma in Vaticano qualcuno ostacolò il riconoscimento ufficiale»

Fu un evento tanto imprevisto quanto sconvolgente. Folle di pellegrini. L’ assalto dei media. Lo scetticismo, sulle prime, del vescovo Girolamo Grillo, scomparso nel 2016. L’ inchiesta giudiziaria, innescata da una denuncia del Codacons, con tanto di perquisizioni e interrogatori per la famiglia Gregori accusata di abuso della credulità pubblica e truffa. Nel 2018 lo scrittore Niccolò Ammaniti è tornato sulla vicenda con lo sceneggiato Il Miracolo andato in onda su Sky. Venticinque anni fa il mistero della Madonnina di Civitavecchia che lacrimava sangue divise l’ Italia e fece discutere la Chiesa. Quella statuina in gesso bianco proveniente da Medjugorje, un altro luogo enigmatico per eccellenza, sistemata in una nicchia nel giardino della villetta dei Gregori, in località Pantano, lacrimò, in totale, quattordici volte: tra il 2 e il 6 febbraio 1995 e poi, l’ ultima volta, il 15 marzo successivo nelle mani di monsignor Grillo che per un soffio non ebbe un infarto.

Padre Flavio Ubodi, 75 anni, teologo cappuccino, è stato vicepresidente della Commissione teologica diocesana incaricata di investigare sul caso ed è autore del libro, appena uscito, Civitavecchia: 25 anni con Maria (Edizioni Ares). Dal 1995 segue spiritualmente la famiglia Gregori per vagliarne, spiega, «la fede, la costanza, l’ obbedienza». Anche perché Jessica Gregori, che all’ epoca aveva 7 anni, ha avuto numerose apparizioni della Vergine e nel giugno 1996 volò a Fatima per incontrare suor Lucia dos Santos, una dei tre veggenti ai quali apparve la Madonna nel 1917.

Venticinque anni dopo cosa resta del “mistero di Civitavecchia”?

«Eventi come questo sono un invito pressante a mettere in pratica quello che la fede già insegna, attraverso la Scrittura, la tradizione e il magistero della Chiesa».

La Vergine, piangendo lacrime di sangue, che messaggio ha voluto dare?

«Una madre che piange è una madre preoccupata per la sorte dei suoi figli. Se piange sangue vuol dire che la situazione è drammatica. E infatti, nei messaggi affidati alla famiglia Gregori, la Madonna evidenzia tre preoccupazioni: quella per la famiglia, aggredita dalle potenze del male e a rischio disgregazione, come vediamo purtroppo oggi con il dilagare di divorzi e unioni di fatto. Quella per la Chiesa che in futuro avrebbe subito attacchi terribili dal suo interno, dal modernismo al relativismo etico alle lotte intestine tra vescovi e cardinali. Oggi addirittura si cerca di mettere l’ un contro l’ altro i due papi, Benedetto XVI e Francesco. Quella per l’ umanità che ha imboccato una strada che può portarla alla distruzione completa. Tutte cose che stanno accadendo sotto i nostri occhi. L’ invito di Maria è quello di collaborare con Lei e con il Signore per arginare questa deriva con la conversione personale, la pratica dei sacramenti, la recita del Rosario e la consacrazione al suo Cuore Immacolato».

Ci sono state due commissioni, una diocesana e una vaticana, che hanno investigato sul caso.

«Io ho fatto parte di quella diocesana dove eravamo, in totale, undici tra teologi e mariologi di fama mondiale, due dei quali indicati peraltro dal Vaticano. Abbiamo ascoltato molti testimoni diretti delle lacrimazioni e abbiamo vagliato tutte le carte del dossier con molta attenzione. Siamo arrivati alla conclusione che non c’ erano imbrogli, né scopi di lucro da parte dei Gregori. Cosa che accertò anche la magistratura non ravvisando alcun reato e rimettendo tutto nelle mani della Chiesa».

Eravate tutti d’ accordo?

«Sette diedero parere favorevole, tre un parere attendista con l’ invito ad analizzare ancora e uno solo parere negativo. La commissione venne insediata nell’ aprile 1995 e concluse i lavori il 22 novembre dell’ anno successivo. Affidammo le conclusioni, come da prassi, a monsignor Grillo, il quale, in qualità di vescovo diocesano, secondo il Codice di Diritto canonico, aveva l’ onere e il potere di dichiarare la soprannaturalità dell’ evento».

E lui cosa fece?

«Visto che la maggioranza della commissione era favorevole e vista la volontà di papa Wojtyla di far approvare l’ autenticità del culto, avrebbe potuto tranquillamente procedere e firmare un decreto per attestarne l’ autenticità. Chiese alla Santa Sede di controfirmare il decreto ma Roma aspettò, tentennò a lungo e poi gli fece sapere di aver istituito una commissione ad hoc le cui conclusioni, però, non sono mai arrivate ufficialmente alla diocesi di Civitavecchia».

Per quale motivo?

«Forse perché tra le alte sfere della gerarchia c’ era chi non vedeva di buon occhio le apparizioni mariane in generale e gli eventi di Civitavecchia in particolare».

Eppure Giovanni Paolo II, fin da subito, raccomandò a Grillo, inizialmente scettico, massima apertura al mistero.

«Sì, tramite il cardinale Sodano, allora suo Segretario di Stato. Venne anche in incognito, più volte, a Civitavecchia per pregare da solo davanti alla Madonnina che oggi è conservata presso la chiesa di Sant’ Agostino. Anche il grande esorcista padre Gabriele Amorth disse di credere, “rassicurato” dalla visione di una sua figlia spirituale che gli aveva detto che una Madonnina vicino Roma avrebbe lacrimato. Madre Teresa di Calcutta incontrò i Gregori e pregò insieme a loro».

Come vivono oggi?

«Sono una famiglia normale, molto semplice. Conducono una vita cristiana impegnata ma non bigotta. Papà Fabio lavora all’ Enel, la madre Annamaria è casalinga. Jessica si è sposata e ha avuto un bambino. Monsignor Grillo voleva che si facesse suora ma lei rispose che il volere della Madonna era che si sposasse per testimoniare la bellezza della famiglia cristiana».

Perché le apparizioni di Civitavecchia sono collegate a quelle di Fatima?

«È la Madonna stessa, in uno dei messaggi a Jessica Gregori, a fare il collegamento quando afferma che si stanno realizzando chiaramente le cose annunciate da Lei stessa ai pastorelli di Fatima nel 1917. Fatima si colloca all’ inizio del secolo, Civitavecchia alla fine. In Portogallo si annunciano delle preoccupazioni e si fanno delle profezie, a Civitavecchia è come se Maria avesse detto che siamo pienamente dentro le profezie e i travagli annunciati a Fatima. Oltre a questo legame profondo sui contenuti, a Civitavecchia la Madonna ha dato a Jessica la possibilità di conoscere il Terzo Segreto di Fatima che tiene gelosamente custodito e che ha confrontato con suor Lucia dos Santos, morta nel 2005, inavvicinabile ma che si è incontrata, da sola, con la Gregori nel 1997».

Due commissioni, diversi personaggi che si sono pronunciati a favore, a cominciare da papa Wojtyla, il vescovo Grillo che alla fine si è “convertito” davanti alla lacrimazione. Alla fine, i fatti di Civitavecchia sono stati riconosciuti o no dalla Chiesa?

«Bisogna distinguere tra riconoscimento diretto e indiretto».

Spieghi.

«Diretto vuol dire che il vescovo diocesano, a cui compete l’ atto, emana un decreto ufficiale affermando che l’ evento non ha spiegazione umana e rinvia al mistero del Soprannaturale».

E questo, nonostante il parere favorevole della commissione diocesana, non è accaduto per Civitavecchia.

«Sì ma ci sono stati moltissimi riconoscimenti indiretti che sono tutti quei gesti e atti pubblici e solenni che un vescovo non farebbe mai se pensasse che fosse tutto un inganno, un imbroglio».

Può fare qualche esempio?

«Giovanni Paolo II il 9 giugno 1995 volle la statua della Madonnina in Vaticano per pregare davanti a lei, poi le mise tra le mani un Rosario suo personale, l’ ha incoronò e controfirmò una dichiarazione di monsignor Grillo con la quale, di fatto, affermava di credere alla soprannaturalità dell’ evento. È un atto privato, certo, ma lo ha fatto da Pontefice. Il 17 giugno 1995 con una processione solenne monsignor Grillo portò la statuina nella chiesa di Sant’ Agostino per permettere la venerazione ufficiale dei fedeli. L’ 8 dicembre 1996 Grillo consacrò la diocesi al Cuore Immacolato di Maria come aveva chiesto la Vergine in un’ apparizione. Anche i successori di Grillo, da monsignor Carlo Chenis all’ attuale, Luigi Marrucci, hanno continuato sulla stessa linea incoraggiando e favorendo la devozione popolare verso la Madonnina. Il 15 marzo del 2005 la chiesa di Sant’ Agostino, parrocchia dei Gregori, è stata elevata a Santuario della Madonna delle Lacrime. Che senso ha fare tutte queste cose se si credesse che l’ evento, alla base, è falso?».

È vero che la copia di quella statuina, conservata ora in casa della famiglia Gregori, trasuda olio profumato? Si è indagato su questo fenomeno?

«Sì, la statua, identica all’ originale, è stata donata ai Gregori dal cardinale polacco Andrzej Maria Deskur, amico intimo di Giovanni Paolo II. Dal 1995 ha avuto fenomeni particolari, ai quali hanno assistito numerosi testimoni, come trasudare olio profumato in occasione di feste particolari o quando ci sono gruppi di persone che pregano. Il liquido è stato fatto analizzare dall’ Università Gemelli di Roma ed è risultato essere un olio di essenze odorose di proprietà vegetale. In occasione della morte di Wojtyla, il 2 aprile 2005, ha pianto lacrime naturali».

Fonte: Famiglia Cristiana