MaM
Messaggio del 8 dicembre 1981:Oltre che al cibo, sarebbe bene rinunciare alla televisione, perché dopo aver guardato i programmi televisivi, siete distratti e non riuscite a pregare. Potreste rinunciare anche all'alcool, alle sigarette e ad altri piaceri. Sapete da voi stessi ci che dovreste fare.

Venuti dall'aldilà

25/10/2004    3769     L'aldilà    Aldilà 
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NELLA PROSPETTIVA DELL'ALDILÀ
Racconta Luciano De Crescenzo: «A diciott'anni, ero andato a intervistare, a Napoli, il novantenne Achille Lauro. Volevo fare il giornalista e, inesperto, le mie domande erano stupide come questa: "Quanto pagherebbe, comandante, per tornare ad avere vent'anni?". E lui: "Tutti i soldi che tengo, per tornare indietro un anno soltanto". Che razza di risposta fulminante, illuminante. Via via che il tempo passa, man mano che la vita si accorcia, noi daremmo tutto, pur di fermare il tempo. E questo si allaccia perfettamente al nostro quotidiano spavento; la consapevolezza di non essere eterni. Moriremo tutti [...]. I giovani ancora non se ne rendono conto. Ma il tempo passa, e il concetto di vita eterna diventa pressante, incombente. E viene sempre più spesso da pensare all'aldilà».
Queste parole del noto scrittore contemporaneo ci riportano a concetti che si formarono e formularono fin dalla più remota antichità.

In tutte le civiltà e culture allo stadio di religione naturale si scopre la credenza generalizzata in una vita futura: credenza universale, costante, presente ovunque. I popoli primitivi credevano che, alla morte della persona, qualcosa di essa sopravvivesse, spirito, anima, secondo varie forme. Il concetto di anima venne poi indicando sempre più una realtà individuale e morale. Nelle religioni naturali la vita oltre la morte era immaginata come una continuazione della vita terrena, rigorosamente separata da quella dei vivi. Una progredita concezione morale portò a ritenere che tutte le anime dei trapassati avessero per destino uno stato di premio o di castigo secondo la condotta tenuta in vita.
Risparmio al lettore le informazioni particolari circa le credenze nell'oltretomba, gli usi e i riti funebri, le preghiere in vigore presso i popoli antichi di avanzata civiltà e religiosità, quali furono gli egiziani, agli assiro-babilonesi, i greci e i romani.

Meritevole di segnalazione, per le grandi religioni dei nostri tempi, è il seguente testo ricavato dalla Dichiarazione conciliare sulle religioni non cristiane (n. 2): «La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che - quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone - non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini».

SONO VENUTO PERCHÉ ABBIANO LA VITA
Luce vera per tutti gli uomini, venne sulla terra il Figlio stesso di Dio, coeterno al Padre, assumendo la natura umana. In lui, Dio invisibile si rese visibile.
In un momento della sua vita pubblica, in polemica con i giudei, Gesù dichiara: «Voi siete della terra. Io sono del cielo. Voi appartenete a questo mondo. Io non appartengo a questo mondo» (Giovanni 8,23). In altra circostanza: «Io sono venuto perché abbiate la vita, una vita vera e completa» (Giovanni 10,10); egli intende una vita divina soprannaturale, offerta in dono, che ha inizio nell'esistenza terrena e che avrà la sua pienezza nel Regno eterno celeste. L'aldilà comincia quaggiù.
Nel Vangelo Gesù offre convincenti prove della sua missione. Egli conferma i suoi insegnamenti con numerosi miracoli: dominio sulla natura fisica, guarigioni prodigiose senza numero, liberazioni dal demonio, riviviscenza di morti. Insegna a vivere da figli di Dio. Non esita a parlare di croce, di rinunce, di persecuzioni da affrontare senza timore, poiché quelli che uccidono il corpo non possono uccidere l'anima. Incoraggia i giusti a essere perfetti, e i peccatori a sperare nella misericordia infinita del Padre.
Vivere eternamente in Dio, «essere con Cristo», «nella gioia del Signore», è la vocazione di tutti. Ma vi è anche la possibilità di non raggiungere questo destino. E quanto avviene a coloro che rifiutano il dono di Dio, la sua volontà, il suo amore.
Questa duplice sorte, immediatamente fissata con il giudizio particolare che segue al momento della morte, è sempre presente nell'insegnamento di Gesù e dei suoi apostoli. Ci sono «quelli che si salvano» e «quelli che si perdono» (2Corinzi 2,15).
La perdizione eterna non è una distruzione. È una sopravvivenza in un «luogo di tormenti», in un «fuoco eterno».
Il Vangelo e le Lettere degli apostoli richiamano di continuo il rapporto vitale degli uomini con Dio da cui dipende la loro sorte futura nell'aldilà.
L'apostolo Paolo, che lavorò più di tutti alla formazione dei primi cristiani, scriveva: «Sappiamo che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mano di uomo, nei cieli... Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione. Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore» (2Corinzi 5,1.6-8). Scrivendo ai Filippesi, manifesta «il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo» (Filippesi 1,23).
Dopo che i morti con la risurrezione avranno ripreso il loro corpo, gli uomini saranno divisi in due categorie, per il giudizio finale. Gesù, giudice divino, rivolgendosi a quelli collocati alla sua destra, pronuncerà la sentenza: «Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi...». E rivolgendosi a quelli della sua sinistra, dirà: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli... E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Matteo 25,34.41.46).

Apparve e apparirà
Come aveva predetto, Gesù morì in croce, volontariamente, per meritare la salvezza al genere umano. Morte sicura, costatata, resa indubitabile da un colpo di lancia al cuore. Ma il terzo giorno risorse. Il suo corpo, unito ormai per sempre all'anima, era entrato nello stato della gloria eterna. Per quaranta giorni Gesù apparve in vari modi e circostanze; e, pur avendo un corpo spiritualizzato - così da poter entrare nel cenacolo a porte chiuse -, si lasciava vedere e toccare, mangiava e affermava di essere in carne e ossa e non già un fantasma.

Il Vangelo narra le seguenti apparizioni: a Maria Maddalena; alle altre pie donne; ai due discepoli di Emmaus; a Pietro; agli apostoli assente Tommaso, e poi a tutti presente Tommaso; a molti discepoli sul lago di Tiberiade; ancora agli apostoli sulle montagne di Galilea, e a Giacomo il minore. Infine agli apostoli al momento di ascendere al cielo. In quest'ultimo evento, due angeli in forma umana dissero: «Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (Atti degli apostoli 1,11).

«Verrà...». Si tratta del ritorno del Salvatore sulla terra alla fine dei tempi. Egli stesso lo preannunciò più volte e in modo più solenne nel discorso sulla fine del mondo, tenuto poco prima di andare a morire: «Vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria» (Matteo 24,30).

Dio ha compiuto in Gesù la più grande e convincente rivelazione della vita futura. Quel Gesù che anche gli increduli hanno riconosciuto come il personaggio più santo e sapiente fra tutti gli uomini, ha sempre affermato, dal principio alla fine del suo ministero, l'esistenza nell'aldilà, come nessuno prima di lui aveva fatto. Lo scopo della sua comparsa nel mondo fu di annunciare a tutti gli uomini la loro chiamata al Regno eterno di Dio. Se si deve prendere sul serio Gesù Cristo, bisogna prenderlo sul serio proprio su questo punto.

«Io sono con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Matteo 22,20), così promise il Salvatore prima di ascendere al Cielo. Presenza invisibile; ma talvolta anche visibile, con fenomeni di ordine mistico. Similmente si fa presente Maria, la sua santissima Madre, che è la madre spirituale di tutti gli uomini che devono salvarsi. Della sua presenza, anche visibile, sempre di ordine mistico, si ebbero e si hanno testimonianze convincenti e impegnative.