MaM
Messaggio del 31 luglio 1986:Cari figli! L'odio crea discordia e non vede nulla e nessuno. Io vi invito a portare sempre la concordia e la pace. Specialmente dove vivete, operate con amore. L'amore sia sempre l'unico vostro mezzo. Con l'amore cambiate in bene tutto ciò che satana vuole distruggere e di cui vuole appropriarsi. Solo così sarete completamente miei, ed io potrò aiutarvi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Le prime apparizioni della Regina della Pace a Medjugorje

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Le apparizioni di Medjugorje iniziarono nel pomeriggio del 24 giugno 1981, nella frazione di Biakovici, una delle quattro che formano il villaggio di Medjugorje. Due giovani ragazze, Ivanka (15 anni) e la Mirjana (16 anni), venute dalla città per passare le vacanze nella frazione dove le loro famiglie possiedono una casa, passeggiano ai piedi della collina, sotto un cielo carico di nubi. Ivanka è rimasta orfana di madre, due mesi prima. Ha già un fidanzato serio, che sogna di sposare presto. Gli studi non la interessano più.

Di ritorno, poco prima di arrivare al villaggio, all’incrocio con una stradina, essa vede, lassù sulla collina, a circa 200 metri, una silhouette luminosa, su una piccola nube. Mormora: È la Gospa! (la Madonna).

Mirjana, più positiva, decisa a intraprendere gli studi di agraria a Sarajevo, non volge nemmeno lo sguardo e dice: Non può essere la Gospa! Poi entrambe sono prese dalla paura e rientrano di corsa al villaggio. Le prendono in giro. Ma qualcosa le attira. E così quello stesso pomeriggio, verso le diciotto e trenta, ritornano da quelle parti, con Milka, la pastorella di 14 anni, la figlia minore dei Pavlovic: “Venite ad aiutarmi a far rientrare i montoni” chiede loro. Si trovano in uno spiazzo aperto a 500 metri dal villaggio, sulla strada dell’apparizione, Podbrdo, cosiddetta perché corre ai piedi della collina. All’andata, le tre ragazze non vedono nulla, ma, al ritorno, vicino a un alberello, a 100 metri dall’incrocio, Ivanka vede, di nuovo, e poi anche le altre vedono come lei, mentre i montoni tornano da soli all’ovile.

A questo punto arriva Vicka (16 anni), vicina e inseparabile compagna di Ivanka e di Mirjana durante le vacanze. Le tre ragazze si erano date appuntamento per la passeggiata di poco prima ma, quella mattina, Vicka era stata convocata a Mostar per un esame di ricupero. Sfinita dallo stress per l’esame di matematica e per il viaggio in autobus, si era addormentata e non era andata alla passeggiata. Le altre le fanno un cenno:

Vicka, guarda lassù… “La Gospa!”.

Vicka si sente attratta e irritata nello stesso tempo. Si toglie i sandali e scappa a gambe levate.

Lungo la strada incontra due compagni: van Dragicevic (16 anni) e Ivan Ivankovic (20 anni).

Insieme raggiungono le tre ragazze che stanno ancora vedendo la figura luminosa, lassù. Appena arrivato, il primo Ivan, è colto da paura e scappa scavalcando una siepe e perdendo il suo sacco di mele. L’altro Ivan è turbato e non rimarrà. Non è un’apparizione che si impone perché ci caschi dentro. Si accede ad essa solo senza riflessi di difesa. Ora Vicka supera i suoi. Rimane e contempla la figura lontana. È una donna. Sembra che abbia un bambino sul braccio destro e che si curi di lui. Fa segno di avvicinarsi, ma nessuna delle quattro ragazze osa farlo. Quando tornano vengono prese in giro. “Avete visto un disco volante!”.

Ivan Ivankovic, il maggiore dei sei (20 anni), il giorno dopo non va all’appuntamento. Il paesaggio campestre di Biakovici, tra i campi verdeggianti di vigne o di tabacco e la sua collina rocciosa, contro la quale si addossano le case, si apre al mistero.

Giovedì 25 giugno, II giorno – Lassù, così vicino

“Se è la Gospa, può darsi che torni” si son detti i veggenti di ieri. Marija, sorella di Milka la pastorella, l’ha presa in giro come tutti gli altri, ma ha detto a Vicka, sua amica: “Se ci vai, chiamami”.

E così, le tre inseparabili, Ivanka, Mirjana e Vicka, ripartono. Ed ecco di nuovo la Gospa: Luminosa su una nuvola e coronata di uno scintillio di stelle. Oggi non la temono più. Sono attirate come se non avessero provato mai tanto amore. Allora Vicka, fedele alla promessa, corre a chiamare Marija. Anche Milka, la sorellina, la veggente di ieri, andrebbe volentieri, ma la madre la ferma: “Oggi tu hai da fare, Marija invece può andare”. Marija, incaricata della cucina, ha ancora tempo per preparare la cena e può quindi lasciare i suoi fornelli che non ha ancora messo in opera. Il piccolo Jakov Colo (10 anni) che si trova lì presente, va con loro. Appena riuniti, salgono la collina a velocità impressionante; vi trovano Ivan che è salito con le altre compagne, per un altro sentiero. È l’attrazione di quell’apparizione che li ha fatti incontrare. E per la prima volta, lui e i cinque che sono saliti da Podbrdo, vedono la Madonna da vicino: Amorosa e semplice, indescrivibile, con il suo vestito luminoso, di un grigio argentato, i capelli neri e ondulati sotto il velo bianco, quella corona di 12 stelle che niente tiene e collega tra loro e i suoi occhi azzurri che li guardano con affetto. Ivanka ha il coraggio di chiederle: “Dove si trova la mamma?”. “È felice, è con me”. Ha una voce dolce come musica, come campane che suonano. “Dacci un segno, altrimenti ci prendono per matti” chiede Mirjana. I suoi occhi azzurri, splendenti d’amore, hanno definitivamente riunito il gruppo dei veggenti, che sono quantomai diversi tra loro: ragazzi e ragazze di età diversa, estroversi come Vicka o introversi come Ivan. Quello sguardo e quella preghiera li fondono per una missione comune: Ivanka e Mirjana, Vicka (la maggiore: diciassette anni il prossimo mese), Marija e poi i due ragazzi, Ivan (16 anni) e il piccolo Jakov (10 anni), unico bambino tra quegli adolescenti.

Tutto sembra congiurare per separarli. Le contrarietà esteriori che non hanno cessato di moltiplicarsi (da parte della famiglia, della Chiesa, della polizia) e le profonde differenze dei loro temperamenti. Ma la Madonna li tiene uniti in uno slancio e in una missione comune, nell’abbraccio di un unico amore. L’incontro quotidiano approfondisce la loro unione a dispetto di tutto ciò che potrebbe dividerli nella vita quotidiana, dall’interno e dall’esterno. A loro sembra che sia contenta soprattutto di vederli tutti insieme davanti a lei, ma questo è possibile solo durante le vacanze perché l’anno scolastico li tiene lontani gli uni dagli altri.

Venerdì 26 giugno: III giorno – La fede e la riconciliazione

Il terzo giorno (venerdì 26 giugno), sempre alle sei e un quarto del pomeriggio, una luce insolita attira sulla collina una folla vera e propria: sono circa due o tremila persone. I veggenti, invece, aspettano in basso, dove hanno visto la prima volta. Sono accompagnati da Marinko, un meccanico, loro vicino, che si è offerto di accompagnarli sulla collina. La Madonna fa loro cenno. Essi salgono la collina a velocità sorprendente. Non hanno bisogno di altra guida che l’apparizione che li attira. Vicka, come un tempo Bernadette, ha portato un po’ d’acqua benedetta, per provare l’autenticità dell’apparizione. “Se sei la Madonna, resta con noi, altrimenti vattene!”. Essa continua a sorridere, sotto quella pioggia di acqua benedetta con cui Vicka la irrora con forza e generosità, fino a svuotare la bottiglia. “Perché sei venuta e cosa vuoi da noi?” chiede Ivanka. “Perché qui ci sono buoni credenti e anche perché vi convertiate e mettiate pace in questo popolo”. Medjugorje è un villaggio diviso; ci sono stati dei feriti e anche tre morti, subito prima della guerra, proprio dove in seguito è stata costruita la chiesa, in aperta campagna, al confine tra Biakovici (la frazione dei veggenti) e Medjugorje (il villaggio principale). La Gospa aggiunge: “Vengo a convertire e riconciliare tutto il mondo”. “Chiedetele di dare un segno della sua presenza” suggerisce un vicino. “Beati coloro che non hanno visto e credono!” risponde la Gospa. “Come ti chiami?” chiede Mirjana. “Io sono la Beata Vergine Maria”. E ripete con insistenza la parola chiave del messaggio: “Pace, pace, pace! Riconciliatevi”. Pace, riconciliazione: sono le parole fondamentali del messaggio.

Sabato 27 giugno, IV giorno – Credete come coloro che vedono

Il 27 giugno, la polizia porta i giovani a Citluk: interrogatori ed esame psichiatrico. Ma la dottoressa Ante Vujevic li dichiara sani di mente. Essi ripartono in fretta per arrivare sulla collina alle diciotto e trenta (eccetto Ivan). Su richiesta di due francescani, presenti a questa apparizione, Vicka interroga la Gospa: “Cosa ti aspetti dai sacerdoti?”. “Che siano fermi nella fede, che vi aiutino”. “Perché non appari a tutti, in chiesa?”. “Beati quelli che credono senza aver visto!”. Poi scompare. E i veggenti pregano. Essa riappare, accolta dal loro canto: “Tutta bella sei”. Vicka chiede con insistenza: “O Vergine, cosa vuoi da questo popolo?”. Per la terza volta, la Gospa risponde: “Che coloro che non vedono credano come quelli che vedono”. Marinko che aiuta e protegge i veggenti, schiacciati dalla folla, si fa indicare il luogo esatto dell’apparizione e vi mette una pietra segnata con una croce bianca.

Domenica 28 giugno, V giorno – Diecimila persone sulla collina

Il parroco, fra’ Jozo Zovko, rientrato da una serie di prediche nei pressi di Zagabria, è piombato ieri nel bel mezzo dell’effervescenza di questa parrocchia che prima riteneva sonnacchiosa. Ha interrogato i giovani, ed è molto indeciso. La sua predicazione è un invito alla prudenza: La Chiesa è severa in questa materia. Bisogna evitare qualsiasi precipitazione. “Non appoggiamo ciecamente questi giovani”. La sera, verso le sei, dieci o quindicimila persone hanno invaso la collina. C’è un registratore acceso. I veggenti, durante l’apparizione stessa, trasmettono le risposte della Madonna alle domande poste:

“Che il popolo creda e perseveri nella fede. I preti siano fermi nella fede e vi aiutino. Beati coloro che credono senza aver visto”. E dopo un’interruzione dell’apparizione: “Coloro che non vedono credano come quelli che vedono”. Poi alzano la testa e lo sguardo. Essa è scomparsa verso l’alto. “Ode! Se n’è andata” mormora uno dei veggenti. La sua luce è svanita. Essa ha detto: “Andate nella pace di Dio”.

Due francescani sono presenti, in borghese, per assistere al fatto, contro il parere del parroco, fra’ Jozo Zovko, che ha suonato per il rosario in chiesa, per distogliere la gente dalla collina. Anche lui ha avuto folla.

Lunedì 29 giugno, VI giorno – Obitorio e psichiatria

Lunedì 29, la polizia preleva nuovamente i veggenti per un esame psichiatrico presso l’ospedale di Mostar (la sede vescovile). Vengono fatti aspettare in un corridoio: da una parte i matti che passeggiano nel cortile, dall’altra, l’obitorio aperto, con i suoi cadaveri. Mirjana è molto impressionata, ma Vicka motteggia: “Sappiamo bene che si deve morire!”. Il dottor Dzuda conferma il loro sano equilibrio psichico. Ritornati per l’apparizione, ricevono questo messaggio: “C’è un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente, e con fiducia”. C’è lì un bambino di tre anni. La sua debole testa è poggiata sulla spalla del padre. Soffre di setticemia fin dai primi giorni di vita. I suoi genitori supplicano. I veggenti intercedono. La Madonna incoraggia a pregare per la sua guarigione. Il suo stato migliorerà. Durante l’estate ritornerà, camminando e parlando. È la prima di una serie di guarigioni e di miglioramenti che si moltiplicheranno. I registri parrocchiali, fino al 19 ottobre 1986, ne riportano 291. Oggi (1988) sono già più di trecento.

Martedì 30 giugno, VII giorno – Lontano, a Cerno

Il martedì 30, la folla attende invano i veggenti. Nel primo pomeriggio, due giovani donne, Ljubica e Mirjana, contattate dalla polizia, li hanno portati a fare una passeggiata, per tenerli lontani dalla collina dove l’afflusso della gente preoccupa la polizia: a Sarajevo sospettano che si tratti di un complotto clerico-nazionalista. Essi si sentono stanchi e sfiniti per questa esperienza nuova che ridimensiona le loro persone e per i continui interrogatori. Accettano quindi con gioia quell’evasione. Si stipano in sette dentro un’auto, le due donne e i cinque veggenti, perché Ivan non è voluto andare. Vanno a vedere le cascate di Kravica, la piccola Niagara jugoslava e Capljina, dove le due donne offrono dolci e succhi di frutta. All’ora dell’apparizione, sono ancora in viaggio da Ljubuski a Citluk. A destra il piccolo Jakov guarda all’orizzonte la linea blu delle colline. Fa fermare improvvisamente la macchina all’imbocco di un sentiero e si slancia verso il pendio. Al di sopra della collina, sull’orizzonte blu, ora emerge una luce: la Gospa avanza sulla sua nuvola verso di loro, fino a giungere molto vicina. “Ti dispiacerebbe se ti aspettiamo in chiesa?” chiede Mirjana, perché la polizia ora proibisce l’accesso alla collina e minaccia le loro famiglie. La Gospa sembra esitare: “Sì, alla stessa ora”. Di ritorno, il parroco li interroga a lungo, in canonica, di fronte a un registratore. Anche Ljubica e Mirjana sono presenti e si sentono turbate, perché hanno visto quei fenomeni luminosi. Non collaboreranno più con la polizia.

Mercoledì 1 luglio: VIII giorno – L’apparizione nel furgone

L’indomani, 1° luglio, nel pomeriggio, poco prima dell’apparizione la polizia torna nuovamente a Biakovici. Tre ragazze, Ivanka, Mirjana e Vicka vengono fatte salire sul furgone della polizia. Ma d’improvviso il furgone scompare ai loro occhi e vedono solo l’apparizione, inattesa e breve.

Giovedì 2 luglio: IX giorno – Prima apparizione in canonica

A Biakovici, il villaggio dei veggenti, la tensione cresce. La polizia controlla i loro movimenti ed essi si sentono spiati. Ruzika, sorella di Marija, va a chiedere consiglio a fra’ Jozo: “Cosa dobbiamo fare?”. Quando torna a casa attua una manovra diversiva e verso le diciassette e trenta fa portare i veggenti, in auto, verso la canonica, dove hanno l’apparizione nella terza stanza a sinistra entrando. Sono soli, perché il parroco è andato in chiesa, invasa dalla folla, molto prima della messa delle diciotto. Anche i veggenti vanno in chiesa. C’è grande fervore. Jozo Zovko, che fino a quel momento ha predicato nel deserto (ai soli terziari) il ripristino di alcuni digiuni a pane e acqua, propone di farne uno per tre giorni, per essere illuminati. “Lo vogliamo fare” risponde la folla dei parrocchiani entusiasti. Prima dell’Ite missa est, dà la parola a Vicka e a Jakov. È stata conservata la registrazione. “Ora vi parlerà un bambino. Non lo vedete perché è troppo piccolo”. La sua testa non sporge al di sopra dell’altare, ma la sua voce e ferma: “Oggi ho chiesto alla Madonna di lasciarci un segno. Essa ha solo mosso la testa, così (gesto di affermazione) e poi è scomparsa. Prima di andarsene ci ha detto: Arrivederci, angeli miei”. È un vezzeggiativo che in Croazia le nonne usano per i loro nipotini.

Venerdì 3 luglio: X giorno – Esci e proteggi i veggenti

Il venerdì, il parroco, Jozo Zovko, sta pregando in chiesa per implorare luce: “Signore, che hai parlato ad Abramo e a Mosè; sento il peso di tutta questa folla. Illuminami!”. D’un tratto (racconta egli stesso), sentii una voce che mi diceva: “Esci e proteggi i bambini”. Lasciai la Bibbia e il breviario, feci la genuflessione e aprii la porta. Avevo ancora la mano sulla maniglia, quando vidi i ragazzi correre verso di me: “La polizia ci cerca, nascondeteci!”. Piangevano. Con loro c’era Anna, una sorella maggiore di Vicka. Li condussi in canonica in una stanza inutilizzata (la terza a sinistra) poi uscii dalla canonica e chiusi la porta a chiave. Poi si reca in chiesa ed ecco irrompere la polizia: “Hai visto i veggenti?”. Come S. Martino che incontra i suoi persecutori, indica la direzione da dove vengono loro: “Sì, da quella parte!”. E la polizia riparte precipitosamente. Nel frattempo la stanza della canonica scompare davanti agli occhi dei veggenti. La Madonna è lì, tutta gioiosa, mentre loro sono pieni di paure. Li rincuora. Essi pregano e cantano con lei: “Non abbiate paura, avrete la forza di sopportare tutto questo!”.

Sabato 4 luglio: XI giorno – Ognuno a casa sua

Il sabato 4 luglio è un giorno di incertezza e di smarrimento. In seguito alle minacce, agli interrogatori, agli esami medici, ecc. i veggenti, sopraffatti dagli avvenimenti, hanno pensato che l’apparizione di venerdì 3 fosse l’ultima. Ed ecco che oggi la Madonna fa una sorpresa a tutti loro, a ciascuno dove si trova. Le apparizioni quindi non sono finite. Si mettono nuovamente d’accordo: “Dove ci troviamo domani? Ogni giorno, secondo le circostanze, verso le diciotto, in casa di uno o dell’altro, in campagna, in canonica”. L’apparizione a volte si verifica in chiesa, durante la liturgia. Fra’ Jozo Zovko, responsabile di fronte al popolo, al vescovo, alla polizia e a Dio, è perplesso. Ma un giorno, in chiesa, verso la fine del rosario, vede l’apparizione insieme ai veggenti, nello stesso posto, accanto alla tribuna. La sua predicazione diventa improvvisamente più forte e tonificante. La polizia che aveva approvato la discrezione delle sue precedenti omelie, ora è preoccupata.

L’arresto

I suoi sermoni sono irreprensibili. Tuttavia, il 12 agosto, la morsa si stringe e la polizia scova in una predica dell’11 luglio, dovutamente registrata, un capo d’accusa: “Ha detto, quarant’anni di deserto! E sono esattamente quarant’anni che Tito ha preso il potere. La rivoluzione, quindi, sarebbe il deserto! E una predica sovversiva!”. Il 17 agosto la polizia si reca in canonica. Le suore vengono sequestrate per qualche tempo. Le elemosine confiscate e il parroco arrestato. Inizia un lungo processo. L’avvocato giustifica fra’ Jozo, per quei “quarant’anni di deserto”, dicendo che parlava degli ebrei, guidati da Mosè verso la terra promessa, più di 3.000 anni fa, come racconta la Bibbia. Vengono però trovate altre imputazioni per giustificare il processo. Il 22 ottobre, è condannato a tre anni e mezzo di carcere. Verrà liberato, dopo un anno e mezzo, grazie alle 40.000 lettere scritte al presidente della repubblica dai lettori del settimanale Il Sabato. Al momento dell’arresto, Tomislav Vlasic’ accorre in aiuto della canonica rimasta senza guida. Ritiene che la situazione sia poco chiara e parte per Mostar, dove mette al corrente il provinciale francescano, fra’ Jozo Pejic: “Prenda il posto del parroco, la nomino a Medjugorje” conclude quell’uomo esperto. Da quel momento Tomislav diventa la mirabile guida spirituale dei veggenti e della parrocchia.

La cappella delle apparizioni (febbraio 1982 – aprile 1985)

Dal gennaio 1982, le apparizioni avvengono regolarmente nel piccolo locale a destra del presbiterio, simmetrico alla sacrestia; finora è servito da ripostiglio, ma ora diventa “la cappella delle apparizioni”, tutt’oggi venerato come tale. Lì la Gospa è apparsa fino al marzo del 1985, quando il vescovo lo proibì: “I veggenti vedano dove vogliono, a casa loro o altrove, ma non nell’edificio della chiesa”. Questo creava un grave caso di coscienza per fra’ Tomislav Vlasic, perché lasciare i veggenti a casa loro significava lasciarli in balia della folla, soprattutto dei meno equilibrati. Ma significava anche lasciarli in mano alla polizia, perché quelle manifestazioni religiose fuori della chiesa avrebbero costituito una sfida. Si sarebbe ripresentata la situazione dei primi giorni, risolta pacificamente con il trasferimento in chiesa, con il tacito accordo della polizia.

In canonica (dall’aprile 1985)

Medjugorje-1981

È stato mons. Franic, arcivescovo di Spalato, in visita a Medjugorje, a trovare la soluzione: “Perché non accogliere le apparizioni in canonica?”. Lì avvengono da allora in poi. Esse continuano a formare i veggenti e a catalizzare la preghiera dei pellegrini. I pellegrini accettano, bene o male, la dissociazione tra queste apparizioni e la liturgia nella quale esse si integrano così armoniosamente: posta tra il rosario e la messa, la visita discreta della Madonna introduce l’assemblea orante all’eucaristia, in unione con i veggenti che pregano per qualche istante con la folla. Sembra quasi di risentire la parola di sempre, riferita al solo Cristo: “Fate quello che lui vi dirà” (Gv 2,5).


Fonte: ML Informazioni da Medjugorje