MaM
Messaggio del 2 novembre 2013:Cari figli, vi invito di nuovo maternamente ad amare, a pregare senza sosta per il dono dell’amore, ad amare il Padre Celeste al di sopra di tutto. Quando amerete Lui, amerete voi stessi ed il vostro prossimo. Queste realtà non possono essere separate. Il Padre Celeste è in ogni uomo, ama ogni uomo e chiama ogni uomo col proprio nome. Perciò, figli miei, attraverso la preghiera ascoltate la volontà del Padre Celeste. Parlate con Lui. Abbiate un rapporto personale col Padre, che renderà ancora più profondo il rapporto tra voi, comunità dei miei figli, dei miei apostoli. Come Madre desidero che, attraverso l’amore verso il Padre Celeste, vi eleviate al di sopra della vanità di questa terra ed aiutiate gli altri a conoscere e ad avvicinarsi gradualmente al Padre Celeste. Figli miei, pregate, pregate, pregate per il dono dell’amore, perché l’amore è mio Figlio. Pregate per i vostri pastori, affinché abbiano sempre amore per voi, come l’ha avuto e l’ha mostrato mio Figlio dando la sua vita per la vostra salvezza. Vi ringrazio

Il Paradiso è felicità assoluta

03/05/2004    4617     Paradiso    Aldilà  Paradiso 
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Il Paradiso, oltre ad essere felicità somma dell’anima, sarà pure felicità somma del corpo. La felicità assoluta consiste nell’assenza di qualsia si male e nel possesso di ogni bene desiderabile. Questa felicità assoluta si realizza esclusivamente in Paradiso, perché su questa terra, valle di lacrime, è impossibile.
Cerchiamo ora di applicare tale definizione al Paradiso. Immaginiamo con la nostra fantasia i momenti di gioia più viva che una persona può incontrare su questa terra: amore, ricchezza, fortune, divertimenti, soddisfazioni, onori, dignità, ecc. Immaginiamo i piatti più squisiti di godimenti umani che ci possono essere serviti. Ebbene, terminato l’elenco di essi, dobbiamo dire che tutto questo cumulo di godimenti sarà soltanto l’antipasto del banchetto celeste della felicità del Paradiso.
Se noi ci accontentassimo soltanto di questo gustoso piatto terreno, di questo cumulo di gioie e godimenti terreni, che abbiamo passati in rivista con la nostra fantasia, e non volessimo le portate di piaceri e godimenti soprannaturali di dimensione divina del Paradiso, noi rassomiglieremmo a quel tonto di Bertoldo (protagonista dell’omonimo racconto di Giulio Cesare Croce e figura tipica del contadino rozzo), il quale, invitato alla sfarzosa mensa del re, non voleva saggiare altro se non un piatto di cavoli lessi. Noi, purtroppo, abituati e infatuati dei beni e piaceri terreni, non sappiamo concepire e desiderare beni e godimenti immensamente superiori, quali sono quelli del Paradiso. Per esempio dire a una persona che in Paradiso non ci sarà più posto per i piaceri sessuali, significa mettere tale persona in condizione di capire ben poco una felicità priva di tali piaceri. In Paradiso non ci sarà più la funzione del sesso, come esplicitamente ha detto Gesù. Un giorno Egli fu avvicinato da un gruppo di Sadducei, membri di una setta religiosa ebraica che non credeva alla resurrezione dei corpi. Costoro, per mettere in imbarazzo Gesù e mettere in ridicolo la resurrezione, gli dicono (Mat. 22,24-30):
«Maestro, Mosè ha detto (Deut. 25,5-6): Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così darà una discendenza al fratello. Ora c’erano tra noi sette fratelli. Il primo, appena sposato, morì e non avendo discendenza, lasciò la moglie al suo fratello. Così anche il secondo e il terzo fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla resurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta per moglie». E Gesù rispose loro: «Alla resurrezione non si prende né moglie, né marito, ma si è come Angeli nel Cielo». In Paradiso dunque non cì si sposa più, ma si vive come Angeli. Questi non sposano perché, essendo puri spiriti, non hanno corpo e sesso. I Beati invece, pur riavendo in Paradiso i loro corpi con la distinzione del sesso — come afferma S. Tommaso — tuttavia non sposano perché la facoltà generatrice, essendo completato il numero dei Beati, cesserà per sempre la sua funzione, e quindi essi vivranno nella più assoluta purezza come gli Angeli.
Dio, per la moltiplicazione del genere umano sulla terra, (Gen. 1,27) creò «l’uomo: maschio e femmina» e pose nel cuore e nel corpo dell’uomo e della donna una forte attrazione reciproca per unirsi nel legittimo matrimonio istituito da Lui stesso (Gen. 1,28 e 2,24) «Siate fecondi e moltiplicatevi... per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne». Dio, creatore della natura con le sue ammirabili leggi, per incentivare la moltiplicazione degli uomini sulla terra e quindi dei Beati in Cielo, ha congiunto all’atto sessuale della funzione generatrice un grande piacere sensibile. Ebbene in Paradiso, ultimato ormai il numero dei Beati stabilito da Dio, la funzione generatrice cesserà per sempre e quindi non ci saranno più piaceri sessuali. Questi, essendo piccoli e brevi, non potrebbero più soddisfare l’immensa capacità di godimento del corpo risorto, per cui i piaceri sessuali saranno sostituiti da altri piaceri sensibili, molto più intensi di quelli terreni, che Dio escogiterà per la completa felicità dei suoi figli Beati con il loro corpo risorto.
I corpi risuscitati, per essere in grado di godere ebbrezze sensibili molto più intense di quelle terrene, saranno dotati di capacità senso ne molto più perfette di quelle che avevano in terra. E i Beati godranno tale cumulo di godimenti non con un senso solo o in una parte limitata del corpo, come avviene sulla terra, ma con tutti i cinque sensi insieme (ciascuno alla sua maniera) e con tutte le membra del corpo insieme. Né si dica che la Visione Beatifica di Dio supplirà abbondantemente a tutto ciò che l’uomo può desiderare, perché la Teologia, i Dottori della Chiesa, come S. Bernardo e S. Tommaso d’Aquino, insegnano che in Paradiso le anime, nonostante siano felici, tuttavia sentono la mancanza del loro corpo, perché è esigenza insostituibile della natura umana composta di anima e di corpo, e perciò i Beati, se non dovessero più riavere i loro corpi, rimarrebbero per sempre col desiderio istintivo più potente insoddisfatto, e quindi non sarebbero pienamente felici, il che non può ammettersi in Cielo.
Inoltre se i Beati dovessero godere soltanto spiritualmente con l’anima e non col corpo, la resurrezione di quest’ultimo sarebbe del tutto inutile, e Dio non fa cose inutili. Egli non ci ha creati puri spiriti come gli Angeli, ma composti essenzialmente di anima e di corpo, di spirito e materia, perciò in Paradiso godremo con l’anima e col corpo.
Il corpo, che su questa terra sopporta una parte notevolissima delle prove dolorose, in Paradiso ha diritto a una parte notevolissima del premio celeste confacente alla sua natura.
Inoltre, se i godimenti sensibili del corpo risorto, per ricompensare i Beati delle sofferenze, dei dolori, dei sacrifici sostenuti sulla terra per restare fedeli a Dio, non dovessero non solo uguagliare, ma superare immensamente i godimenti sensibili della vita terrena, il Signore non sarebbe quell’onnipotente e quel generoso rimuneratore che Egli è. Perciò, Dio, infinitamente potente e infinitamente giusto, farà godere ai suoi figli Beati anche col loro corpo risorto le massime ebbrezze sensibili adattate ai loro cinque sensi.
Non sta a noi suggerire a Dio per quali vie le massime ebbrezze sensibili potranno insinuarsi in tutte le nostre membra gloriose e immortali; per quali vie esse potranno permearle non in una sola parte, come avviene quaggiù sulla terra, ma tutte quante per intero; per quali vie esse potranno colmare di felicità tutti i nostri cinque sensi, pur vivendo nella purezza degli Angeli. A noi, per intuire che i piaceri dei nostri sensi, resi perfetti, raggiungeranno intensità impensabili su questa terra, basta sapere che Dio rimetterà a nuovo tutto l’universo materiale per la gioia dei suoi figli beati.

In Paradiso la nostra vita rassomiglierà a quella di Gesù risorto: cioè vita umana

Il primo corpo risorto, quello di Gesù, causa esemplare della nostra resurrezione, si trattenne sulla terra quaranta giorni e coloro che ebbero il privilegio di esserne testimoni, ebbero tutta la comodità di vederlo, osservano, palparlo e assicurarsi che era un corpo umano realissimo, né più né meno del nostro corpo.
Gesù risorto si è mostrato proprio l’uomo che era prima, anzi più accessibile, più disponibile, più intimo ancora, per farci convinti che in Paradiso non si è meno uomini che sulla terra. E rimasto uomo in mezzo agli uomini, riconoscibile in tutti i particolari della sua fisionomia.
Sulla riva del lago preparò e offrì agli Apostoli, come non aveva fatto mai prima, un pranzetto, sedendo si in mezzo a loro a mangiare, dopo averli serviti.
Gesù, ritornato in vita, fu di nuovo quello conosciuto dai suoi, e le sue abitudini umane rimasero quasi immutate: Gesù è rimasto essenzialmente Lui, proprio Lui come in terra, così in Paradiso per tutta l’eternità.
E noi, ci assicura San Giovanni Evangelista, saremo simili a Lui, sempre con la nostra personalità umana come in terra, così in Paradiso. La nostra vita eterna sarà non meno sensibile che intellettiva, non meno materiale che spirituale, non meno umana che divina o divinizzata.
Noi dunque riavremo un corpo, un corpo vero, rea le, esteso, visibile, tangibile, palpabile, libero però da la schiavitù limitativa e coercitiva della materia allo Stato presente.
Perché allora dovremmo avere il timore di parlare del nostro corpo risorto? Il nostro corpo umano non è stato pensato, voluto, creato da Dio né più né meno della nostra anima? E Gesù (Dio fatto uomo) non ha preso la natura corporea come noi?

In Paradiso la vita dei Beati sarà vita sociale: tutto un mondo di affetti e tenerezze

La resurrezione dei corpi non è solo un fatto individuale, ma anche sociale. Mentre la morte è una rovina strettamente personale, che toglie a ciascuno la vita terrena e apre la porta della vita eterna, invece la restaurazione dallo sfacelo della morte, cioè la resurrezione è un avvenimento solennissimo e universale, perché non riguarda soltanto gli uomini, ma l’intero universo.
il Paradiso, come segnerà il trionfo dell’unione sostanziale del nostro corpo con la nostra anima, così segnerà il trionfo della nostra più intima unione fraterna con tutti e con ciascun Beato. In Cielo tutti, compresi gli Angeli, saremo fratelli e sorelle affettuosissimi, figli dello stesso Padre Celeste, della stessa Madre Celeste e fratelli dello stesso Gesù.
Le nostre anime, pervase dalla stessa presenza beatificante di Dio, e i nostri corpi, splendenti della stessa gloria divina, agiranno finalmente con assoluta docilità alle operazioni della grazia senza più pericolo di peccato. Su questa terra i nostri corpi, decaduti dalla santità iniziale e guasti per il peccato originale, Sentono troppo l’istinto animalesco della bestia per cui facilmente pecchiamo, vinti dalle passioni più basse e pericolose. Ma quando saremo in Paradiso, investiti e compenetrati dalla luce purissima di Dio, anche la bellezza smagliante del nostro corpo contribuirà vicendevolmente alla nostra felicità senza offuscare minimamente la santità di ciascun Beato. Né la sensualità, né altre passioni potranno più contaminare le relazioni più vive e più tenere di affetto anche tra i due sessi.