Cardinale Schönborn: Vorrei assolutamente tornare a Medjugorje!
Il Cardinale di Vienna al “Tagespost”: Bisogna chiudere gli occhi per dubitare che a Medjugorje scorrano fiumi di Grazia. Per me questa è una cosa evidente, la Chiesa sicuramente non la può trascurare. (nostra traduzione)
DT: Eminenza, perché ha passato il capodanno a Medjugorje?
Schönborn: E’ piuttosto inconsueto che un Cardinale vada a Medjugorje come pellegrino. All’inizio non ne ero così consapevole, ma l’ho constatato in seguito. Avevo sentito che erano stati là molti cardinali e vescovi, ma soprattutto in forma molto privata. Anche il mio pellegrinaggio era del tutto personale: un pellegrinaggio di supplica e di ringraziamento in un luogo dal quale in 28 anni ho visto provenire molti frutti impressionanti. Quindi era per me importante andare di persona in questo luogo che è diventato uno dei più grandi luoghi di pellegrinaggio nel mondo. Il primo grande gruppo di preghiera a Vienna si era raccolto nei primi anni ‘80 presso i domenicani. Noi domenicani notavamo che la chiesa era sempre piena, e che queste veglie di preghiera avvenivano anche durante tutta l’estate, che molti giovani venivano e pregavano con una costanza impressionante. Quando sono diventato vescovo, ho notato come molti dei nostri sacerdoti più giovani erano fortemente ispirati da Medjugorje, e come questo fenomeno avesse giocato un ruolo nel loro personale cammino al sacerdozio. Un terzo fenomeno sono le conversioni. Non c’è, oltre a Taizé, nessun incontro che metta insieme tante persone giovani come il Festival dei Giovani di Medjugorje. Da questo deriva l’importanza a livello mondiale del fenomeno.
DT: Impressionante a Medjugorje è anche la cultura della confessione.
Schönborn: Ho confessato io stesso due ore e mezza. Molti, che da 20 o 30 anni non la facevano, hanno riscoperto lì la confessione. Questa riscoperta del sacramento della penitenza avviene ad ogni livello. Quando si mettono insieme tutte queste cose sorge la domanda: che aspetto ha l’albero che porta tali frutti? Vi è una grammatica teologica delle apparizioni; la Madre di Dio ha chiaramente un approccio “pastorale”. Le apparizioni sono un fenomeno universale. Non c’è quasi nessun paese che non abbia tali manifestazioni che si imprimono in quel paese e al di fuori di esso. Senza pregiudicare un definitivo pronunciamento della Chiesa, faccio notare che dal 1981 si è assistito a Medjugorje a fenomeni aventi una forte somiglianza con altre apparizioni mariane. La questione del perché la cosa duri così a lungo è un altro problema. In questa regione estremamente povera, arida, ma caratterizzata da una profonda, autentica religiosità cattolica, dei bambini sono entrati in contatto con questa apparizione e l’hanno testimoniata. C’è una caratteristica fondamentale che attraversa molte apparizioni: anche a Lourdes era una ragazza di 14 anni, e in un luogo impossibile. Maria non appare quasi in nessun posto ai Vescovi, ma quasi sempre i suoi messaggi sono diretti anche a sacerdoti e vescovi.
DT: Che cosa intende per “grammatica” delle Apparizioni?
Schönborn: Le apparizioni hanno il loro proprio linguaggio: sono rivolte ai piccoli, insignificanti per il mondo. I messaggi sono sempre semplici, non complicati, ma arrivano al nocciolo del Vangelo e del messaggio cristiano. Da questo si ha un criterio distintivo: tutti i messaggi straordinari sono sospetti fin dall’inizio. E’ impressionante che già il secondo giorno delle apparizioni la parola “pace” sia stata centrale e che Maria a Medjugorje sia venerata come “Regina della Pace”. Dieci anni più tardi, scoppia la prima guerra balcanica. Il messaggio di base è la preghiera, e perché la Madre di Dio non dovrebbe continuamente ricordarci questo messaggio? Alla grammatica della Madre di Dio per me appartiene anche il suo chiamarci “figli miei”, senza distinzione fra piccoli o grandi, giovani o vecchi.
DT: Un giudizio definitivo da parte della Chiesa non c’è ancora.
Schönborn: La posizione ufficiale della Conferenza i Vescovi jugoslavi del 1991, che è stata accolta almeno due volte dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è per me una linea guida ideale, ed è bene attenersi ad essa. Circa i fenomeni, il Magistero della Chiesa non si esprime in modo definitivo: “Non è accertato che i fenomeni siano soprannaturali.” La scelta di questa formula lascia aperta la possibilità che siano soprannaturali. La chiesa sta procedendo con consapevole prudenza, per non impedire i frutti, ma anche per premunirsi contro le aberrazioni, che sono sempre possibili.
DT: La chiesa deve emettere un verdetto definitivo una volta che i fenomeni siano conclusi?
Schönborn: Ci sono molti luoghi di apparizioni mariane, dove non c’era per tanto tempo alcun giudizio della Chiesa, ma ciononostante i pellegrinaggi avevano luogo. Per questo la seconda e terza frase della Dichiarazione del 1991 sono così importanti, vale a dire che non sono possibili i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje. Al tempo stesso, tuttavia, è stato sottolineato che dovrebbe essere data ai molti pellegrini la cura spirituale. Ciò include il servizio alle confessioni, perché Medjugorje è diventato uno dei luoghi di confessione più grandi del mondo. Come vescovo diocesano vedo in questo la mia concreta responsabilità verso persone che a Medjugorje cercano e ricevono un impulso spirituale. Medjugorje ha sviluppato una sua dinamica propria, che ha indubbiamente ricevuto l’impulso iniziale da parte dei ragazzi che hanno riferito i messaggi della Madre di Dio. Nel frattempo però, questo fenomeno gioca un ruolo subordinato. Che cosa fanno le migliaia di pellegrini che vengono a Medjugorje oggi? Pregano! Ogni giorno recitano tutto il Salterio, prendono parte all’adorazione eucaristica. Non ci sono attrazioni turistiche ma i pellegrini trascorrono ore in preghiera, e fanno lo sforzo di salire il Monte della Croce recitando la Via Crucis, e col rosario pregano salendo il Podbrdo. La gente ha una nostalgia di tornare incredibile, come a Lourdes. Me lo posso solo spiegare con la vicinanza della Madre di Dio che fa bene alla gente. C’è qualcosa di confortante, che porta aiuto, forza. Confesso: vorrei assolutamente tornare a Medjugorje! Conosco molte persone che si sentono così. E’ la Madre di Dio la miglior guida a suo Figlio.
DT Indipendente dal riconoscimento delle apparizioni, Medjugorje è certamente un luogo di grazia?
Schönborn: per dubitare che a Medjugorje scorrono fiumi di Grazia, dobbiamo chiudere gli occhi. Per me questa è una evidenza che la Chiesa non può certo ignorare. È troppo chiaro che qui agisce la pienezza della Grazia. Per quanto riguarda l’aspetto carismatico, le locuzioni, le parole, faccio riflettere che S. Faustina per anni ha avuto apparizioni di Gesù quasi ogni giorno. Questo fu accuratamente studiato da Roma, inizialmente in modo molto critico, ma gli esami successivi dimostrarono senza alcun dubbio la solidità delle apparizioni. In tema di locuzioni e visioni la Chiesa è sempre stata molto prudente, ed è bene sia così. La cosa importante è che i frutti non vengano ostacolati. Sono particolarmente colpito dal grande numero di opere sociali che sono nate dall’impulso di Medjugorje: per esempio la Comunità Cenacolo, che ha un incredibile successo con i tossicodipendenti, che trovano la guarigione in una forte vita cristiana. Medjugorje è diventata un trampolino di lancio per la Comunità Cenacolo, perché da questo luogo il messaggio di speranza si è diffuso tutto il mondo. Un secondo esempio è il Villaggio della Madre, fondato da Padre Slavko inizialmente per le donne vittime di stupro e della terribile guerra.
DT: Lei ha citato i buoni frutti – le conversioni, vocazioni, confessioni – e i contenuti che non sono in contrasto col Vangelo e con la dottrina. Cosa può esaminare ancora la Chiesa?
Schönborn: Certo è un elemento importante anche la credibilità personale dei testimoni. Può anche essere un segno dei tempi che i veggenti siano sposati e abbiano famiglia. Credo che dovremmo indagare Medjugorje alla luce del Concilio Vaticano II: il famoso “sensus fidelium”, che non cerca tanto lo straordinario, bensì il rafforzamento della fede nella vita quotidiana. Nel messaggio di Medjugorje si tratta sempre della normale vita cristiana di tutti i giorni. Che cosa si impara dalla Madre di Dio? La fede nel quotidiano! Per me Medjugorje è una scuola di normale vita cristiana.
DT: Lei fa una distinzione tra lo slancio iniziale e gli eventi successivi. Perché?
Schönborn: Lo slancio iniziale ha messo in moto l’evento. Il fatto che i messaggi continuano, gioca sicuramente un ruolo importante per i pellegrini che rimangono in contatto con Medjugorje. Senza la spinta iniziale non ci sarebbe Medjugorje. Non voglio speculare sul riconoscimento. Per me, come vescovo, è importante che nei messaggi non ci sia qualcosa che contraddice la fede: che Maria in questo momento si manifesti come “Regina della Pace” è la loro firma; idem l’accento sulla conversione, perché c’è pace con l’altro solo quando c’è pace con Dio.
DT: Molte persone hanno cambiato la loro vita a e attraverso Medjugorje. C’è qualcosa di diverso che vuol fare dopo questa visita?
Schönborn: Se così fosse non lo direi. Ma una cosa ho capito attraverso gli anni di unione con Lourdes: che ci dobbiamo far guidare molto più concretamente dalla Madonna. Come raggiunge Maria il cuore degli uomini? Viviamo in un paese dove il numero di fuoriusciti dalla Chiesa costituisce il secondo più grande “gruppo religioso”. Molte di queste persone però hanno nostalgia di Dio. Vediamo cosa succede alle persone che si recano a Lourdes e a Medjugorje: qui le ferite vengono guarite e il cuore si apre. Come lo fa questo Maria nel nostro tempo? Per me è diventato sempre più evidente, dobbiamo farci ispirare dalla pastorale di Maria. I messaggi contengono pochi appelli morali, ma se i cuori si lasciano toccare da Maria e si rivolgono a Dio, poi le cose si sistemano, allora il “sì” alla vita nasce da una evidenza interiore. Un cuore convertito a Dio trova anche la strada giusta nelle questioni morali.
DT: Il suo viaggio è stato concordato con la Santa Sede? Riferirà alla Santa Sede le sue impressioni in merito?
Schönborn: sono andato a compiere questo pellegrinaggio per motivi del tutto personali. Io non nascondo ai miei confratelli il mio atteggiamento verso Medjugorje, che qui si è approfondito. Con molti vescovi ne ho parlato e continuerò a farlo. Anche questa è parte della opinione e del giudizio della Chiesa. Per molti dei pellegrini venuti a Medjugorje per S. Silvestro, era già una consolazione il fatto che c’era anche un cardinale.
DT: Eminenza, perché ha passato il capodanno a Medjugorje?
Schönborn: E’ piuttosto inconsueto che un Cardinale vada a Medjugorje come pellegrino. All’inizio non ne ero così consapevole, ma l’ho constatato in seguito. Avevo sentito che erano stati là molti cardinali e vescovi, ma soprattutto in forma molto privata. Anche il mio pellegrinaggio era del tutto personale: un pellegrinaggio di supplica e di ringraziamento in un luogo dal quale in 28 anni ho visto provenire molti frutti impressionanti. Quindi era per me importante andare di persona in questo luogo che è diventato uno dei più grandi luoghi di pellegrinaggio nel mondo. Il primo grande gruppo di preghiera a Vienna si era raccolto nei primi anni ‘80 presso i domenicani. Noi domenicani notavamo che la chiesa era sempre piena, e che queste veglie di preghiera avvenivano anche durante tutta l’estate, che molti giovani venivano e pregavano con una costanza impressionante. Quando sono diventato vescovo, ho notato come molti dei nostri sacerdoti più giovani erano fortemente ispirati da Medjugorje, e come questo fenomeno avesse giocato un ruolo nel loro personale cammino al sacerdozio. Un terzo fenomeno sono le conversioni. Non c’è, oltre a Taizé, nessun incontro che metta insieme tante persone giovani come il Festival dei Giovani di Medjugorje. Da questo deriva l’importanza a livello mondiale del fenomeno.
DT: Impressionante a Medjugorje è anche la cultura della confessione.
Schönborn: Ho confessato io stesso due ore e mezza. Molti, che da 20 o 30 anni non la facevano, hanno riscoperto lì la confessione. Questa riscoperta del sacramento della penitenza avviene ad ogni livello. Quando si mettono insieme tutte queste cose sorge la domanda: che aspetto ha l’albero che porta tali frutti? Vi è una grammatica teologica delle apparizioni; la Madre di Dio ha chiaramente un approccio “pastorale”. Le apparizioni sono un fenomeno universale. Non c’è quasi nessun paese che non abbia tali manifestazioni che si imprimono in quel paese e al di fuori di esso. Senza pregiudicare un definitivo pronunciamento della Chiesa, faccio notare che dal 1981 si è assistito a Medjugorje a fenomeni aventi una forte somiglianza con altre apparizioni mariane. La questione del perché la cosa duri così a lungo è un altro problema. In questa regione estremamente povera, arida, ma caratterizzata da una profonda, autentica religiosità cattolica, dei bambini sono entrati in contatto con questa apparizione e l’hanno testimoniata. C’è una caratteristica fondamentale che attraversa molte apparizioni: anche a Lourdes era una ragazza di 14 anni, e in un luogo impossibile. Maria non appare quasi in nessun posto ai Vescovi, ma quasi sempre i suoi messaggi sono diretti anche a sacerdoti e vescovi.
DT: Che cosa intende per “grammatica” delle Apparizioni?
Schönborn: Le apparizioni hanno il loro proprio linguaggio: sono rivolte ai piccoli, insignificanti per il mondo. I messaggi sono sempre semplici, non complicati, ma arrivano al nocciolo del Vangelo e del messaggio cristiano. Da questo si ha un criterio distintivo: tutti i messaggi straordinari sono sospetti fin dall’inizio. E’ impressionante che già il secondo giorno delle apparizioni la parola “pace” sia stata centrale e che Maria a Medjugorje sia venerata come “Regina della Pace”. Dieci anni più tardi, scoppia la prima guerra balcanica. Il messaggio di base è la preghiera, e perché la Madre di Dio non dovrebbe continuamente ricordarci questo messaggio? Alla grammatica della Madre di Dio per me appartiene anche il suo chiamarci “figli miei”, senza distinzione fra piccoli o grandi, giovani o vecchi.
DT: Un giudizio definitivo da parte della Chiesa non c’è ancora.
Schönborn: La posizione ufficiale della Conferenza i Vescovi jugoslavi del 1991, che è stata accolta almeno due volte dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è per me una linea guida ideale, ed è bene attenersi ad essa. Circa i fenomeni, il Magistero della Chiesa non si esprime in modo definitivo: “Non è accertato che i fenomeni siano soprannaturali.” La scelta di questa formula lascia aperta la possibilità che siano soprannaturali. La chiesa sta procedendo con consapevole prudenza, per non impedire i frutti, ma anche per premunirsi contro le aberrazioni, che sono sempre possibili.
DT: La chiesa deve emettere un verdetto definitivo una volta che i fenomeni siano conclusi?
Schönborn: Ci sono molti luoghi di apparizioni mariane, dove non c’era per tanto tempo alcun giudizio della Chiesa, ma ciononostante i pellegrinaggi avevano luogo. Per questo la seconda e terza frase della Dichiarazione del 1991 sono così importanti, vale a dire che non sono possibili i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje. Al tempo stesso, tuttavia, è stato sottolineato che dovrebbe essere data ai molti pellegrini la cura spirituale. Ciò include il servizio alle confessioni, perché Medjugorje è diventato uno dei luoghi di confessione più grandi del mondo. Come vescovo diocesano vedo in questo la mia concreta responsabilità verso persone che a Medjugorje cercano e ricevono un impulso spirituale. Medjugorje ha sviluppato una sua dinamica propria, che ha indubbiamente ricevuto l’impulso iniziale da parte dei ragazzi che hanno riferito i messaggi della Madre di Dio. Nel frattempo però, questo fenomeno gioca un ruolo subordinato. Che cosa fanno le migliaia di pellegrini che vengono a Medjugorje oggi? Pregano! Ogni giorno recitano tutto il Salterio, prendono parte all’adorazione eucaristica. Non ci sono attrazioni turistiche ma i pellegrini trascorrono ore in preghiera, e fanno lo sforzo di salire il Monte della Croce recitando la Via Crucis, e col rosario pregano salendo il Podbrdo. La gente ha una nostalgia di tornare incredibile, come a Lourdes. Me lo posso solo spiegare con la vicinanza della Madre di Dio che fa bene alla gente. C’è qualcosa di confortante, che porta aiuto, forza. Confesso: vorrei assolutamente tornare a Medjugorje! Conosco molte persone che si sentono così. E’ la Madre di Dio la miglior guida a suo Figlio.
DT Indipendente dal riconoscimento delle apparizioni, Medjugorje è certamente un luogo di grazia?
Schönborn: per dubitare che a Medjugorje scorrono fiumi di Grazia, dobbiamo chiudere gli occhi. Per me questa è una evidenza che la Chiesa non può certo ignorare. È troppo chiaro che qui agisce la pienezza della Grazia. Per quanto riguarda l’aspetto carismatico, le locuzioni, le parole, faccio riflettere che S. Faustina per anni ha avuto apparizioni di Gesù quasi ogni giorno. Questo fu accuratamente studiato da Roma, inizialmente in modo molto critico, ma gli esami successivi dimostrarono senza alcun dubbio la solidità delle apparizioni. In tema di locuzioni e visioni la Chiesa è sempre stata molto prudente, ed è bene sia così. La cosa importante è che i frutti non vengano ostacolati. Sono particolarmente colpito dal grande numero di opere sociali che sono nate dall’impulso di Medjugorje: per esempio la Comunità Cenacolo, che ha un incredibile successo con i tossicodipendenti, che trovano la guarigione in una forte vita cristiana. Medjugorje è diventata un trampolino di lancio per la Comunità Cenacolo, perché da questo luogo il messaggio di speranza si è diffuso tutto il mondo. Un secondo esempio è il Villaggio della Madre, fondato da Padre Slavko inizialmente per le donne vittime di stupro e della terribile guerra.
DT: Lei ha citato i buoni frutti – le conversioni, vocazioni, confessioni – e i contenuti che non sono in contrasto col Vangelo e con la dottrina. Cosa può esaminare ancora la Chiesa?
Schönborn: Certo è un elemento importante anche la credibilità personale dei testimoni. Può anche essere un segno dei tempi che i veggenti siano sposati e abbiano famiglia. Credo che dovremmo indagare Medjugorje alla luce del Concilio Vaticano II: il famoso “sensus fidelium”, che non cerca tanto lo straordinario, bensì il rafforzamento della fede nella vita quotidiana. Nel messaggio di Medjugorje si tratta sempre della normale vita cristiana di tutti i giorni. Che cosa si impara dalla Madre di Dio? La fede nel quotidiano! Per me Medjugorje è una scuola di normale vita cristiana.
DT: Lei fa una distinzione tra lo slancio iniziale e gli eventi successivi. Perché?
Schönborn: Lo slancio iniziale ha messo in moto l’evento. Il fatto che i messaggi continuano, gioca sicuramente un ruolo importante per i pellegrini che rimangono in contatto con Medjugorje. Senza la spinta iniziale non ci sarebbe Medjugorje. Non voglio speculare sul riconoscimento. Per me, come vescovo, è importante che nei messaggi non ci sia qualcosa che contraddice la fede: che Maria in questo momento si manifesti come “Regina della Pace” è la loro firma; idem l’accento sulla conversione, perché c’è pace con l’altro solo quando c’è pace con Dio.
DT: Molte persone hanno cambiato la loro vita a e attraverso Medjugorje. C’è qualcosa di diverso che vuol fare dopo questa visita?
Schönborn: Se così fosse non lo direi. Ma una cosa ho capito attraverso gli anni di unione con Lourdes: che ci dobbiamo far guidare molto più concretamente dalla Madonna. Come raggiunge Maria il cuore degli uomini? Viviamo in un paese dove il numero di fuoriusciti dalla Chiesa costituisce il secondo più grande “gruppo religioso”. Molte di queste persone però hanno nostalgia di Dio. Vediamo cosa succede alle persone che si recano a Lourdes e a Medjugorje: qui le ferite vengono guarite e il cuore si apre. Come lo fa questo Maria nel nostro tempo? Per me è diventato sempre più evidente, dobbiamo farci ispirare dalla pastorale di Maria. I messaggi contengono pochi appelli morali, ma se i cuori si lasciano toccare da Maria e si rivolgono a Dio, poi le cose si sistemano, allora il “sì” alla vita nasce da una evidenza interiore. Un cuore convertito a Dio trova anche la strada giusta nelle questioni morali.
DT: Il suo viaggio è stato concordato con la Santa Sede? Riferirà alla Santa Sede le sue impressioni in merito?
Schönborn: sono andato a compiere questo pellegrinaggio per motivi del tutto personali. Io non nascondo ai miei confratelli il mio atteggiamento verso Medjugorje, che qui si è approfondito. Con molti vescovi ne ho parlato e continuerò a farlo. Anche questa è parte della opinione e del giudizio della Chiesa. Per molti dei pellegrini venuti a Medjugorje per S. Silvestro, era già una consolazione il fatto che c’era anche un cardinale.
Fonte: Medjugorje.BZ