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Messaggio del 21 ottobre 2016:Cari figli, anche oggi desidero invitarvi alla perseveranza nella preghiera. Pregate, cari figli, per la pace, per la pace! Che la pace regni nei cuori degli uomini, poiché da un cuore in pace nasce un mondo in pace. Grazie, cari figli, per aver anche oggi risposto alla mia chiamata.

p. Gianni Sgreva: «Lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: ‘Vieni’» (Ap 22,17)

18/04/2006    1976     Vita Cristiana    Catechesi  Oasi della pace  Padre Gianni Sgreva 
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- Dalla Dominu et Vivificantem (DV) alla Redemptoris Mater (RM) alle soglie dell’Anno Mariano (7 giugno 1987 - 15 agosto 1988) La Chiesa si dirige verso il terzo millennio del kairòs, cioè di quella “pienezza del tempo” in cui “la storia dell’uomo è stata completamente penetrata dalla ‘misura’ di Dio stesso: una trascendente presenza del ‘nunc’ eterno” grazie all’incarnazione del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo (DV 49). In questa fase di preparazione al millennio Giovanni Paolo II pone l’accento su una Chiesa che “persevera nella preghiera, come gli apostoli insieme a Maria, Madre di Cristo, ed a coloro che in Gerusalemme costituivano il primo germe della comunità cristiana e attendevano, pregando la venuta dello Spirito Santo” (DV 66). Già nella DV veniva così delineato il rapporto indissolubile tra l’opera dello Spirito Santo, agente primo che ha causato gli eventi dell’incarnazione di Dio e della nascita della Chiesa, e la vocazione di “mediazione” di Maria, la “serva del Signore”.
Ed ora, in previsione del 2000, lo Sposo e la Sposa, «lo Spirito Santo e la Sposa ( Chiesa = Maria) dicono al Signore Gesù: ‘Vieni’» (DV 66 e Ap 22,17). In effetti, come si diceva, il rapporto Spirito Santo e Maria si pone nei termini di agente, l’uno, di “mediazione”, l’altra:
l’agente, infatti, non avrebbe potuto produrre l’avvenimento della incarnazione di Dio e la nascita del Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa, senza la mediazione di cooperazione dell’umile serva di Nazareth. Certo, una indissolubilità di interazione che conosce i termini della sua determinazione solo all’interno del piano di gratuità di un Dio che per salvare l’uomo vuole servirsi dell’uomo.
E nell’allocuzione del I gennaio 1987, il Papa, indicando (con sorpresa, ma c’è anche da dire che non si poteva non aspettarcelo!) l’Anno Mariano (7 giugno 1987 - 15 agosto 1988), ne aveva anche anticipato le finalità e le indicazioni essenziali che avrebbero costituito un po’ la trama della stessa enciclica mariana annunziata nel medesimo discorso.
«Ti saluto, o piena di grazia il Signore è con te.... » (Le 1,28). Sei beata tu che hai creduto... (cfr. LC 1,45). Hai creduto nel momento dell’Annunciazione. Hai creduto nella notte di Betlemme. Hai creduto sul Calvario. Tu hai avvisato nella peregrinazione della fede e hai serbato fedelmente la tua unione col Figlio, Redentore del mondo «fr. Lumen gentium, 58). Così ti hanno visto le generazioni del Popolo di Dio su tutta la terra. Così ti ha mostrato, o Beata Vergine, il Concilio del nostro secolo.

La Chiesa fissa i suoi occhi su di Te come sul proprio modello. Li fissa in particolare in questo periodo in cui si dispone a celebra,e l’avvento del terzo millennio dell’era cristiana. Per meglio prepararsi quella scadenza, la Chiesa volge i suoi occhi a Te, che fosti lo strumento provvidenziale di cui il Figlio di Dio si servì per divenire Figlio dell‘uomo e dare inizio a tempi nuovi. Con questo intento essa vuole celebrare uno speciale Anno dedicato a Te, un Anno Manno, che, iniziando dalla prossima Pentecoste, si concluderà, l’anno successivo, con la grande festa della tua Assunzione al Cielo.
Ed ecco le tre finalità proposte dal Papa:

1 - “Noi desideriamo, o Maria, che tu risplenda sull’orizzonte dell’avvento dei nostri tempi, mentre ci avviciniamo alla tappa del terzo millennio dopo Cristo”.
2 - “Desideriamo approfondire la coscienza della tua presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa, così come ci ha insegnato il Concilio”.
3 - “Tu sei Memoria della Chiesa. La Chiesa impara da Te, o Madre , che essere Madre vuol dire essere una viva Memoria, vuoi dire “serbare e meditare nel cuore”le vicende degli uomini e dei popoli, le vicende gioiose e quelle dolorose”.
Nel discorso del 1 gennaio, come poi nell’enciclica RM. il S. Padre menziona due avvenimenti storici che fanno rinnovare la solidarietà di tutta quanta la Chiesa verso quelle Chiese, le quali proprio perché rinchiuse nel silenzio dell’oppressione e della persecuzione, vivono sul Calvario la gestazione e quindi il parto della Chiesa del terzo millennio: nel 1987 il 600° anniversario dei “Battesimo della Lituania” e nel 1988 il millennio della conversione delle nobili terre dell’antica Rus’:entrambi ora accolti nell’Anno Mariano.
E forse che a questi due segni dei tempi non se ne debba aggiungere un terzo, sempre più eclatante, quello degli avvenimenti mariani in corso in un’altra Chiesa del silenzio, in Jugoslavia, a Medjugorje.
Nel n. 51 della DV il Papa preannuncia i temi della RM. Se al millennio “la Chiesa non può non prepararsi in nessun altro modo che nello Spirito Santo”, in quanto l’avvenimento di cui si farà memoria nel Giubileo del 2000, l’incarnazione di Dio, è stato opera dello Spirito Santo, è anche vero che lo Spirito Santo rese docile Maria a quella “obbedienza della fede” che permise il possibile dell’impossibile dell’Incarnazione.
Lo Spirito Santo, che con la sua potenza adombrò il corpo verginale di Maria, dando in lei inizio alla maternità divina, nello stesso tempo rese il suo cuore perfettamente obbediente nei riguardi di quell’autocomunicazione di Dio, che superava ogni concetto e ogni facoltà dell’uomo. «Beata colei che ha creduto!»: così viene salutata Maria dalla sua parente Elisabetta, anche lei «piena di Spirito Santo». Nelle parole di saluto a colei che «ha creduto» sembra delinearsi un lontano (ma, in effetti, molto vicino) contrasto nei riguardi di tutti coloro, dei quali Cristo dirà che «non hanno creduto», Maria è entrata nella Storia della salvezza del mondo mediante l’obbedienza della fede. E la fede, nella sua più profonda essenza, è l’apertura del cuore umano davanti al dono: davanti all’autocomunicazione di Dio nello Spirito Santo. Scrive san Paolo: «Il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà». Quando Dio uno e trino si apre all’uomo nello Spirito Santo, questa sua «apertura» rivela ed insieme dona alla creatura-uomo la pienezza. della libertà. Tale pienezza si è manifestata in modo sublime proprio mediante la fede di Maria, mediante «l’obbedienza della fede»: davvero, «beata colei che ha creduto! »
Ci domandiamo: come agisce Maria nella realizzazione dell’opera dello Spirito Santo? Nell’enciclica RM il Papa individua uno scopo di fondo: “riflettere sul significato che Maria nel mistero di Cristo e sulla sua presenza attiva ed esemplare nella vita della Chiesa” (RM 1,47,48); e un metodo, che consiste nell’inserire il cammino della “obbedienza della fede” di Maria nella peregrinazione di fede della Chiesa:
“Confortata dalla presenza di Cristo (cf Mt 28,20), la Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino —- desidero rilevarlo subito — procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria, la quale “avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla Croce” (LO 58) (RM 2).
“Nelle presenti riflessioni, tuttavia, mi riferisco soprattutto a quella “peregrinazione della fede”, nella quale “ la Beata Vergine avanzò”, serbando fedelmente la sua unione con Cristo. In questo modo quel duplice legame, che unisce la Madre di Dio al Cristo e alla Chiesa, acquista un significato storico. Nè si tratta soltanto della storia della Vergine Madre, del suo personale itinerario di fede e della “parte migliore”, che ella ha nel mistero della salvezza, ma anche della storia di tutto il popolo di Dio, di tutti coloro che prendono parte alla stessa peregrinazione della fede” (RM 5).

E l’occasione per l’enciclica è la stessa dell’indizione dell’Anno Mariano, del quale l’enciclica detta finalità e indicazioni (RM 48-49-50), l’anticipazione del Giubileo dell’incarnazione e nascita di Gesù cristo con la celebrazione del Giubileo della nascita di Maria:
“La circostanza che ora mi spinge a riprendere questo argomento è la prospettiva dell’anno Duemila, ormai vicino, nel quale il Giubileo bimillenario della nascita di Gesù Cristo orienta al tempo stesso il nostro sguardo verso la sua madre. In anni recenti si sono levate varie voci per prospettare l’opportunità di far precedere tale ricorrenza da un analogo Giubileo, dedicato alla celebrazione della nascita di Maria” (RM 1). La struttura dell’enciclica è data dalla tripartizione seguente: I - Maria nel Mistero di Cristo; II - La Madre di Dio al centro della Chiesa in cammino; III - Mediazione materna.

- La “precedenza” di Maria
Si può che la categoria della”precedenza”, applicata a Maria, costituisca un po’ il fondamento da cui trae consistenza tutta l’argomentazione teologica dell’enciclica e che suggerisce la stessa necessità che il Giubileo mariano “preceda” il Giubileo di orientamento cristologico e pneumatologico del 2000 (RM 3). Maria è apparsa infatti prima di Cristo sull’orizzonte della storia della salvezza, perché come “stella del mattino” precede il sole della venuta di Cristo (RM 3.t9):
“Volle il Padre delle misericordie che l’accettazione della predestinata madre precedesse l’incarnazione” (RM 13 che riprende LO 56). Inoltre la Vergine “ha preceduto” e “precede” come figura o modello la Chiesa (Corpo di Cristo che si prolunga nella storia!), perché già nel Cenacolo Maria “precede” con la sua fede eroica la testimonianza apostolica della Chiesa e permane nel cuore della Chiesa, nascosta, come uno speciale retaggio della rivelazione di Dio” (At I , 14 e RM 5.24.27.49). Infatti, nella fase presente della storia della Chiesa “la Beata Vergine Maria continua a precedere” il popolo di Dio (RM 6). Infine, Maria, identificandosi con la “Donna vestita di sole” di Ap 12,1, “ha preceduto” la Chiesa che nella Vergine ha già raggiunto la sua perfezione, per il fatto che, per il mistero della sua Assunzione al cielo, Maria è per la Chiesa il suo compimento escatologico (RM 6.11.47). Maria, infatti, come ha preceduto il Figlio nella sua prima venuta, Così essa svolgerà il ruolo di madre e di iedirice di clemenza nella venuta definitiva del Piglio (RM 41). Sappiamo come in tutte queste fasi successive alla “precedenza” di Maria sia all’opera sempre lo Spirito Santo.
- Si può affermare, allora, che la stessa enciclica Rèdemptoris Mater ia da considerarsi come il ‘catechismo” che il Papa ha messo in mano alla Chiesa per prepararsi, rispettando la “precedenza” di Maria, al Giubileo del 2000.

2 - Il “Segno della Donna” nella storia
La storia dell’umanità è racchiusa dentro due estremi, entrambi contrassegnati dal “segno della Donna”: Gen 3,15 e Ap 12.
“L’“inimicizia”, annunziata all’inizio, viene confermata nell’Apocalisse, il libro delle realtà ultime della Chiesa e del mondo, dove torna di nuovo il segno della ‘donna”, questa volta “vestita di sole” (Ap 12,1).
Maria, Madre del Verbo incarnato, viene collocata al centro stesso di quella inimicizia, di quella lotta che accompagna la storia dell’umanità sulla terra e la storia stessa della salvezza” (RM 11: cf anche n. 41). E’ questa “Donna”, Madre del Redentore, che, presente nella Chiesa, partecipa maternamente alla “dura lotta contro le potenze delle tenebre” (RM 47), nella certezza che, nel suo “procedere” la Chiesa in questa lotta che accompagna la sua peregrinazione di fede, la Donna “vestita di sole” è “segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio” (RM 50).
L’invocazione Alma Redemptoris Mater con cui il S. Padre chiude l’enciclica insinua pure la certezza della vittoria finale di questa ‘Donna”: Colei che nello Spirito Santo ha reso possibile l’incarnazione della “discendenza che schiaccia la testa al serpente” è pure l’autrice della “grande svolta” tra il “cadere” dell’umanità per opera di satana e il “risorgere” fino alla vittoria finale (RM 5 1-52). Ma tutto si è giocato al sopraggiungere dell’Ora!

3 - L’Ora della Croce, ossia l”obbedienza della fede”
L’enciclica mariana è un capolavoro di metodo teologico fondato sulla “lectio divina” al modo dei Padri. Tra l’altro questa enciclica non solo per il metodo, ma anche per i numerosi riferimenti alla teologia dei Padri, è la più patristica delle sei pubblicate.
Con un intarsio stupendo di testi biblici, letti dentro un persuasivo ancoraggio alla Tradizione, e patristica in particolare, attualizzata dalla dottrina conciliare (LO VIII), il S. Padre presenta Maria come il prototipo dellobbedienza della fede” (Rom 16,26)”. Un tema, questo molto evidenziato in Ireneo (Adversus hereses, III, 22,4). Ce n’era di bisogno se si pensa alla forza con cui il Papa stesso nella DV: aveva individuato nell’ateismo e nel materialismo (DV 56) i mali più pesanti che nell’umanità contemporanea moltiplicano i segnali di morte. “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45): questo elogio uscito dalla bocca di Elisabetta, piena di Spirito Santo, è colto come la chiave di lettura della stessa “pienezza di grazia” di Maria e dell’adombramento di Spirito Santo che ha condotto Maria a proclamarsi “serva del Signore”, abbandonata, ciecamente alle vie imperscrutabili e inaccessibili del Signore (RM 8 - 15), per cui Maria “concepisce prima nella mente, poi nel grembo” a detta unanime dei Padri (RM 13). Un”obbedienza della fede” segnata dalla sofferenza dell’oscurità della fede, dal segno di contraddizioni del Figlio (Lc 2,34: RM 16), dalla fuga in Egitto (Mt 2,13 ss: RM 16), dalla non-comprensione del Figlio (Lc 2,48-50: RM 17) e dalla “notte della fede” trascorsa a Nazareth, “nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3) (RM 17). Un”obbedienza della fede” che ha trovato l’esaltazione da parte di Gesù stesso, per cui accanto alla maternità biologica di sua Madre, Egli esaltò in particolare la sua maternità spirituale, quella della fede (Lc 11,27-28: RM 20). Ma soprattutto fu l’Ora della Croce, l’era nel senso giovanneo, che, realizzando la previsione di Cana (0v 2,4; RM 24), a far viver a Maria la partecipazione alla spogliazione del Figlio, “la smentita”, umanamente parlando, della profezia dell’Annunciazione (Lc 1,32-33; RM 18). L’Ora della Croce (RM 19.23) è stata pure l’Ora in cui sono stati sanciti definitivamente i rapporti tra la “Donna”, l’umanità e la Chiesa. Se lo Spirito ha presieduto l’operazione del concepimento verginale di Gesù in Maria, secondo Giovanni è pure lo Spirito che presiede e feconda la nuova maternità di Maria nei confronti della Chiesa e dell’umanità: due avvenimenti storici hanno trovato una essenziale unità di origine ai piedi della Croce: “ai piedi della Croce ha inizio quel speciale affidamento dell’uomo alla Madre di Dio”, e Maria viene donata da Gesù ad ogni uomo. In tal modo, per volontà testamentaria di Gesù, ogni uomo, la Chiesa la storia sono indissolubilmente legati e dipendenti dalla Madre del Redentore! (RM 45) perché, citando Ireneo (AH III, 22,4): “ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la fede” (RM 19).

4 - La “Mediazione” della Madre del Redentore
E’ il tema teologico che più ha impegnato il S. Padre. Già il Concilio aveva parlato di Maria “Mediatrice” che nulla detrae o aggiunge alla dignità ed efficacia di Cristo, cui è Mediatore (LG 62), ma, come afferma il card. Ratzinger nella presentazione dell’enciclica “tuttavia finora questo tema non era mai stato esposto così estesamente in un documento magisteriale” (Oss. Roxn., 26 marzo 1987, p. 8). Sostanzialmente si parla di “mediazione” di Maria, come ruolo attivo di Maria, subordinato a quello di Cristo e rientrante dentro quella mediazione cristologica che non è esclusiva di altre forme di cooperazione, bensì inclusiva.
E così Maria svolge una mediazione “subordinata” a Cristo, che riveste rispetto alla cooperazione degli altri uomini, un carattere di straordinarietà (mediazione speciale e straordinaria: RM 38).
Dio stesso elegge la “mediazione” di Maria affinché lo Spirito attuì l’incarnazione del Figlio (RM 39). Però la fondazione biblica è datai da 0v 2,5, dove, a Cana, Maria, anticipando l’ora della Croce, dimostra, quale “donna credente”, portavoce del Figlio, la sua materna sollecitudine versto tutti gli uomini, esercitando una mediazione di intercessione (RM 21.22).
Inoltre l’affidamento della Chiesa a Maria da parte del Crocifisso (Gv 19,25-17), fà sì che Maria s’impegni come “mediazione d’intercessione” orante per la Chiesa fin dal momento della sua costituzione originaria nel Cenacolo in attesa del nuovo adombramento dello Spirito Santo che genererà il nuovo Corpo di Gesù (At 1,14: RM 40). E’ questa “mediazione materna” si svolgerà nel senso della “precedenza” della Vergine Madre rispetto al cammino di fede della Chiesa intera. Per questo la Chiesa guarda a Maria come alla mediazione che intercede (RM 40). Alla fine, al termine della peregrinazione di fede, sarà ancora la Madre del Redentore ad esercitare il “ruolo, proprio della Madre, di mediatrice di clemenza nella venuta definitiva” del Figlio (RM 41).

5 - Nessun ecumenismo autentico senza Maria
La ricentrazione e convergenza dell’attenzione della Chiesa sulla Madre del Signore, da parte cattolica, potrebbe creare problemi ecumenici. Il Papa nella stesura dell’enciclica ne era ben conscio (RM 29-34). D’altronde il sano ecumenismo si fonda sull’approfondimento da parte di tutte le confessioni della comune “obbedienza della fede”, di cui Maria è il primo e luminoso esempio (RM 29) - L’unità della Chiesa può essere recuperata solo grazie al riprestino dell’unità della fede. E uno dei problemi fondamentali è la chiarificazione sulla “dottrina intorno al mistero e al ministero della Chiesa e talora anche alla funzione di Maria nell’opera di salvezza” (RM 30). Tutto si può risolvere se tutti i cristiani progrediscono insieme in quella “peregrinazione della fede” di cui Maria è l’esempio.
E’ Maria che condurrà i cristiani, a quell’unità per cui Gesù pregò’ la vigilia della sua Passione (Gv 17,21), e alla quale, Gesù crocifisso, alla presenza di Maria “consegnò il suo Spirito” (0v 19,30).

Conclusione
E’ stato ridetto con tanta incisività nell’enciclica una verità che ha alimentato tutte le generazioni cristiane: Ad Jesum per Mariam (RM 26: La Chiesa dunque, sin dal primo momento, “guardò” Maria attraverso Gesù, come “guardò” Gesù attraverso Maria). Maria abbraccia, con la sua nuova maternità nello Spirito affidataLe quando stava ai piedi della Croce, tutti e ciascuno nella Chiesa, abbraccia anche tutti e ciascuno mediante la Chiesa (RM 47). Entrando con gli apostoli nel Cenacolo è iniziato un particolare legame tra la Maternità di Maria e la Chiesa, che “perdura senza soste...” (LO 62 e RM 40). La RM con la DV costituisce un dittico indissolubile. Nella DV e nella RM, il Papa, guardando al Giubileo del duemila, osserva che spiritualmente l’evento della Pentecoste non appartiene solo al passato... Il Cenacolo resta ancora aperto sulla storia della Chiesa, giudato da Maria: lo Spirito e la Sposa dicono al Signore Gesù: “vieni” (DV 66 e RM 24), ossia lo Spirito Santo e la Chiesa. Ma si può ben dire che si tratti dello Spirito Santo e di Maria, prototipo della Chiesa Vergine e Madre che dicono al Signore Gesù: “Vieni”. E tra Io Sposo e la Sposa va ancora rispettata la “precedenza” della Sposa, Maria la quale, richiamando con se, per così dire, lo Spirito sulla peregrinazione della Chiesa con una rinnovata Pentecoste, poi in sieme accolgono la venuta del Signore Gesù!

p. Gianni Sgreva, cp