INDIA / Scuola cristiana in fiamme nello Srinagar, si sospetta dei fondamentalisti islamici

- La Redazione

Non ci sono vittime, l’istituto era chiuso per le vacanze

Islamici_proteste_fondamentalisti_R400 Musulmani in manifestazione

Una scuola cristiana è stata bruciata nello Srinagar, nel Kashmir indiano, lo scorso 19 febbraio in un atto doloso di cui sono sospettati i fondamentalisti islamici. Lo rende noto Asia News, che riporta l’episodio descrivendolo nei dettagli.

L’attentato incendiario è stato commesso intorno alle 22 e 30 ora locale. Per fortuna in quei giorni l’istituto era chiuso per le vacanze e non ci sono vittime. In compenso l’ammontare dei danni si aggira sul milione di euro.

In fiamme sono andate 8 stanze della scuola, tra cui la biblioteca e la cosiddetta aula computer. La direttrice dell’istituto Grace Paljor sta ancora stilando la lista completa dei danneggiamenti, anche se la riapertura è già stata fissata per il primo marzo.

“L’amministrazione scolastica è solita ricevere telefonate minacciose dagli estremisti islamici – racconta la Paljor -. Avevano minacciato di bruciare la scuola e lo hanno fatto. Ci siamo rivolti alla polizia per questo”. Il riesplodere dell’odio verso la comunità Cristiana sarebbe da imputare a una presunta conversion avvenuta nella zona e non accettata dagli islamici.

Il vescovo dello Jammu Srinagar Peter Celestine Elampassery commenta così l’accaduto: “Noi viviamo tempi duri in uno stato con una maggioranza di musulmani. Speriamo che i sentimenti ostili alla nostra comunità non crescano ulteriormente. Il disagio politico ha acuito le questione irrisolte tra la gente e noi Cristiani siamo le vittime di queste tensioni”.

 

Anche il presidente del Congresso generale degli indiani cristiani (GCIC), Sajan K. George condanna l’episodio. “Anche le voci più infondate possono causare atti criminali compiuti dai fondamentalisti. La scuola è stata bruciata per un presunto tentativo di conversione. Nel settembre scorso le scuole Tyndale Biscoe e Mallinson hanno subito la stessa sorte per l’identico motivo. Nel novembre del 2006 il nostro coordinatore nel Kashmir, Bashir Tantray, fu ucciso dai militanti islamici. Noi chiediamo che le autorità di Jammu e del Kashmir ci proteggano dalla violenza dilagante”.  







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