Città del Vaticano, 24 aprile 2011 - Quando fu eletto, il 16 ottobre 1978, il suo desiderio sarebbe stato quello di prendere il nome di “Stanislao I”, in omaggio alla sua patria, di cui san Stanislao è patrono. Ma gli fu fatto notare che era un nome estraneo alla tradizione romana dei pontefici; e allora scelse il nome di Giovanni Paolo II, che riuniva in sè il ricordo dei suoi tre predecessori immediati. Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I. Lo rivela il vaticanista Marco Tosatti nel volumetto “99 domande su Wojtyla”.

Al momento dell’annuncio molti pensarono che per la prima volta nella storia era stato eletto un pontefice africano. Infatti il suo nome, pronunciato da Felici, “voiti’ua”, ebbe alle orecchie dei telespettatori, e di molti in piazza San Pietro un suono africano. Uno straniero, dunque, che errori di pronuncia a parte (è rimasto nella mente di tutti una delle sue prime frasi: “se sbaglio mi correggerete”) al momento dell’elezione parlava giaà undici lingue: polacco, slovacco, russo, italiano, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, ucraino e inglese, oltre al latino.

Ma prima di ogni viaggio per varie settimane e mesi imparava almeno qualche frase nell’idioma dei paesi che avrebbe visitato. E’ comunque in italiano la sua frase che probabilmente passeà alla storia, almeno della Chiesa cattolica. Si tratta della frase di inizio del pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”, pronunciata nell’omelia nella messa celebrata per l’inaugurazione del suo pontificato, il 22 ottobre 1978.

Giovanni Paolo II teneva sempre con sè due grossi faldoni, in cui custodiva le biografie dei santi e dei beati che aveva voluto portare alla venerazione dei fedeli, quasi 2.000 in 27 anni di Pontificato. E le leggeva spesso, per ispirarsi a loro e trarre esempio dalla loro vita. La sua favorita, probabilmente, era una suora polacca, Faustina Kowalska (1905-1938), che pur essendo sua connazionale non aveva conosciuto personalmente.

Uno dei gesti più contestati compiuti da Giovanni Paolo II risale al 14 maggio del 1999, in Vaticano. “Il Patriarca caldeo Raphael I Bidawid - racconta il vaticanista - andò in visita da lui, accompagnato da alcune autorità irachene, civili e religiose. Alla fine dell’udienza alcuni membri musulmani gli offrirono un Corano in omaggio, e Giovanni Paolo II ricevendolo si inchinò e lo baciò”. “In segno di rispetto”, dicono persone a lui vicine.

Contestate dagli oppositori della beatificazione anche le parole - di segno diametralmente opposto - pronunciate in privato sulle apparizioni di Medjugorje. Il Papa polacco non ha mai preso ufficialmente posizione, ma in privato era convinto della realta’ del fenomeno. “Medjugorje e’ il centro spirituale del mondo” disse a monsignor Murilo Sebastiao Ramos Krieger, arcivescovo di Florianopolis, in Brasile. E nel 1992 scrisse a due amici polacchi: “E adesso ogni giorno torniamo a Medjugorje in preghiera”.