Senza cristiani non c’è pace

- Mario Mauro

Grazie al legame tra il Gruppo Ppe del parlamento europeo e  i cristiani iracheni è nato un dialogo che finalmente impegna l’Europa. Ne parla MARIO MAURO

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Foto: Ansa

E’ ora di iniziare a costruire davvero il nuovo Iraq. Questo è quanto emerso dall’incontro avvenuto al parlamento europeo nei giorni scorsi con Monsignor Emil Shimoun Nona, Arcivescovo di Mosul e Monsignor Bashir Matti Warda, Arcivescovo di Erbil in Iraq. Credo sia giunto il momento che le istituzioni europee contribuiscano ad accelerare il processo per una costituzione che risponda appieno all’esigenza di libertà e democrazia presente nel paese.  

La missione in Europa dei due rappresentanti della Chiesa irachena è stata resa possibile grazie al forte legame che il Gruppo PPE ha instaurato nel corso degli anni con le comunità cristiane irachene.

Durante l’incontro i due Arcivescovi hanno raccontato l’attuale situazione in Iraq, ponendo l’attenzione sulle questioni chiave per il paese, come il ruolo delle minoranze cristiane nel futuro del sistema educativo iracheno, la nuova Costituzione, la libertà di religione e il rispetto dei diritti umani.

“Quando in una nazione esiste la libertà di religione, questo significa che esistono anche tutte le altre libertà”. Mons. Emil Shimoun Nona e Mons. Bashir Matti Warda hanno portato in seno alle istituzioni europee un messaggio importante nel contesto del cambiamento di regime nel loro paese e del dialogo interreligioso. Il nostro contributo è vitale per sostenere in modo efficace la transizione democratica nel paese, dando alla società irachena e a tutte le sue minoranze la possibilità di una convivenza pacifica e democratica.

La vera risposta alla cultura del conflitto che c’è in Iraq è in una reale educazione del popolo. L’Unione europea deve favorire questa educazione quindi sostenere le minoranze cristiane che sono spesso utilizzate come capro espiatorio nella lotta tra diverse fazioni. I Cristiani costituiscono un vero e proprio ponte tra le diverse comunità presenti nella terra tra i due fiumi. Senza di essi le popolazioni utilizzano spesso la violenza per risolvere anche le diatribe più insignificanti.

Il Parlamento europeo ha adottato lo scorso novembre una risoluzione, su proposta del Gruppo del partito Popolare europeo, che condanna gli attacchi contro i cristiani in Iraq. Abbiamo anche promosso una dichiarazione scritta in difesa della libertà di religione e per l’inserimento di questo principio nelle politiche esterne dell’Unione europea come clausola vincolante per la conclusione di accordi con paesi terzi.

Oggi siamo nel pieno dei negoziati per lo storico accordo di partenariato Unione europea-Iraq. Come relatore per Parlamento europeo di tale accordo, intendo dar voce a tutti coloro che in quel paese sono disponibili a contribuire alla costruzione di una realtà nuova basata su democrazia, rispetto dei diritti umani, libertà di religione e diritti delle minoranze.

Per tutte queste ragioni resta una priorità l’inclusione di questi principi nel testo dell’accordo. Non è neanche minimamente immaginabile ridurlo ad un interesse soltanto economico delle due parti, ma deve essere un’arma che l’unione europea deve utilizzare per contribuire a portare la pace nel paese.

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