NIGERIA/ Kaigama (vescovo): io, minacciato dagli islamici, esorto a non aver paura

- int. Ignatius Kaigama

L’arcivescovo di Jos, IGNATIUS KAIGAMA, commenta la fuga del principale sospettato degli attacchi bomba di Natale contro le chiese in Nigeria, sfuggito incredibilmente alla polizia

chiesanigeria_R400 Foto Infophoto

Il principale sospettato di essere la mente che ha pianificato gli attacchi bomba di Natale contro le chiese in Nigeria è riuscito a fuggire solo 24 ore dopo l’arresto. La polizia ha raccontato che mentre stava accompagnando Kabiru Sokoto nel suo covo, sarebbe stata accerchiata da alcuni giovani che gli hanno permesso di fuggire. Per l’arcivescovo di Jos, Ignatius Kaigama, “quanto è avvenuto è inaccettabile e solleva dei terribili sospetti, perché sembra confermare quanto affermato di recente dal presidente della Repubblica, il cristiano Goodluck Jonathan, secondo cui esistono esponenti dei servizi segreti e ministri del suo stesso governo che simpatizzano per i terroristi”. L’episodio avviene a poche settimane dall’ultimatum di Boko Haram, che ha invitato i cristiani ad abbandonare gli Stati del Nord del Paese per non essere massacrati. Come racconta a Ilsussidiario.net l’arcivescovo Kaigama, “da allora i cristiani del Paese continuano a ricevere sms anonimi in cui si parla di jihad e di attacchi contro le chiese. Io stesso ho ricevuto diversi di questi sms minatori, in cui si affermava che non dovevo uscire di casa perché sarebbe stato molto pericoloso per la mia vita”.

Ritiene che la polizia abbia lasciato fuggire intenzionalmente il principale sospettato della strage di Natale?

Innanzitutto, di recente il presidente Jonathan ha dichiarato che vi sono degli agenti dei servizi segreti e dei membri del Consiglio dei ministri che simpatizzano per Boko Haram. Se un sospettato molto importante come Sokoto è stato arrestato e poi è fuggito, è spontaneo sospettare che ci sia qualcuno che ha architettato la sua fuga. L’evasione di un indagato, che si ritiene possa avere ucciso numerose persone il giorno di Natale, è un fatto molto strano. Ci sono dei terribili sospetti: staremo a vedere che cosa farà ora il governo, perché quanto avvenuto è inaccettabile. Qualcuno sta scambiando la Nigeria per il suo regno personale e sta cercando di prendere in giro i nigeriani.

Ma secondo lei Jonathan ha ragione a sospettare di servizi segreti e ministri?

Lui è il presidente, e se afferma che alcuni poliziotti, militari, membri del consiglio dei ministri e altre persone influenti simpatizzano per Boko Haram, è nostro dovere credergli. Un capo di Stato ha accesso a informazioni che noi non abbiamo, e se giunge a fare un’affermazione così grave, è nostro dovere credergli.

Perché Goodluck, un presidente cristiano, non riesce a difendere i cristiani del suo Paese?

Innanzitutto, in passato gli attacchi dei terroristi di Boko Haram non hanno colpito solo i cristiani, ma anche i musulmani. Goodluck vuole apparire come il presidente di tutti, e non soltanto come quello dei cristiani. Per questo sta cercando di mantenere un equilibrio, una sorta di neutralità in modo da raggiungere sia i cristiani sia i musulmani. Quando si verificano degli attentati, sia che colpiscano i cristiani sia che colpiscano i musulmani, il presidente si dà sempre da fare. La mia preoccupazione però è che le sue prese di posizione non sono nette, e non vediamo sempre i risultati. Ogni volta si formano gruppi e commissioni d’inchiesta, ma poi non approdano a nulla. E’ questo il nostro problema con il presidente Goodluck.

Di chi è la responsabilità per il fatto che non si ottengono risultati?

Goodluck Jonathan è un uomo sincero e impegnato, che desidera il meglio per il suo Paese. Questo è ciò che credo, o almeno voglio crederlo concedendo al presidente il beneficio del dubbio. Probabilmente non trova un sostegno sufficiente da parte delle altre persone intorno a lui, che sono interessate solo a obiettivi egoistici e personali. Jonathan quindi vorrebbe sconfiggere Boko Haram, ma il metodo con cui il governo sta cercando di farlo non è quello corretto. Rivolgo quindi il mio appello al governo e alle forze di sicurezza perché facciano tutto ciò che è in loro potere per proteggere tutti i nigeriani, ovunque essi vivano.

Come è la situazione in Jos dopo le minacce di Boko Haram?

Jos è la città dello Stato del Plateau con la maggiore percentuale di popolazione cristiana. Pur essendoci tensioni e dissensi con i musulmani, non sono tali da convincerci a fuggire. La situazione è diversa in altre città nigeriane, come Sokoto, Kano o altre aree densamente popolate. Dove la maggioranza è musulmana, i cristiani sono spaventati e alcuni di loro stanno fuggendo. I cristiani nello Stato di Yobe stanno affluendo a Jos, dove hanno spesso parenti o amici. L’altro giorno mi sono recato in una chiesa della mia arcidiocesi, dove c’erano alcuni di questi cristiani in fuga dalle loro case.

Il Northern Governors’ Forum ha rivelato che i musulmani starebbero pianificando un massacro ai danni dei cristiani nel Nord del Paese. Sono voci fondate?

Sono le stesse voci che sono giunte anche a me. Ed è quasi impossibile distinguere tra la propaganda dai fatti reali. E’ arrivata una serie di sms sui cellulari di numerosi cristiani, e ritengo che l’obiettivo sia semplicemente quello di causare confusione. Alcune persone vogliono creare delle terribili incomprensioni tra cristiani e musulmani in Nigeria, e ritengo che questa sia l’opportunità che stavano aspettando. Molti musulmani sono profondamente arrabbiati per le minacce di Boko Haram, non condividono questa propaganda e preferiscono restare in pace con i cristiani. Ma ci sono anche numerosi fondamentalisti, il cui vero obiettivo è quello di entrare in politica. Utilizzano la religione come arma per dividere e distruggere.

Da chi provengono gli sms di minacce?

Non lo sappiamo, sono sms in cui si parla di jihad e di attacchi ai cristiani. Ma noi cristiani non dobbiamo farci imprigionare dalla paura e dalle emozioni, che rappresentano i due fattori su cui agiscono i terroristi.

Secondo un rapporto, nel 2011 sono stati 500 i cristiani nigeriani uccisi dai fondamentalisti. E’ realmente così?

E’ impossibile quantificare il numero delle vittime cristiane in Nigeria, ma so che molte persone sono state uccise e che non è il primo anno in cui questo si verifica. Quello di Natale è stato l’unico attentato coordinato, ma nei mesi precedenti abbiamo assistito a numerosi altri singoli attacchi contro i cristiani. Per esempio una persona durante la messa si è affacciata dalla finestra della chiesa e ha sparato sui fedeli. La Chiesa nigeriana invita tutti i cristiani del Nord a prendere misure adeguate per proteggere le loro vite.

In questa difficile situazione, come è possibile non farsi paralizzare dalla paura?

E’ molto difficile, lo so. Siamo esseri umani ed è normale avere paura. Anche durante la Messa di Natale e di Capodanno, c’erano poche persone nella cattedrale perché ci avevano detto che i musulmani avrebbero messo una bomba. Io stesso ho ricevuto numerosi sms da persone che non conosco, in cui mi si avvertiva di non uscire di casa e che viaggiare sarebbe stato pericoloso per la mia vita. Domenica scorsa mi dovevo recare in visita pastorale in un villaggio molto lontano da Jos. Mi sono detto: “Potrei restare barricato in casa per il resto dei miei giorni, ma che vita sarebbe?”. E così mi sono avventurato nel viaggio, per consolare e incoraggiare le persone che avrei incontrato. E’ stata una visita pastorale meravigliosa, ho incontrato migliaia di fedeli, cresimato 3mila ragazzi e sposato 60 coppie. Se non fossi uscito, sarei rimasto imprigionato nella mia casa in preda alla paura. E’ quindi possibile essere forti nonostante le sfide, perché sappiamo che nel nome di Dio vinceremo e come dice il Vangelo “le tenebre non prevarranno sulla Chiesa”.

(Pietro Vernizzi)





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