Bologna, 12 aprile 2012 - PRENDE il via lunedì la VII settimana di studio su ‘Esorcismo e Preghiera di liberazione’, organizzata dal Gris, Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa, in collaborazione con l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Si tratta di un corso unico al mondo, per portata e approfondimento. Si terrà all’Istituto Veritatis Splendor in via Riva Reno 57. Per gli iscritti che ne facciano richiesta, è prevista la possibilità di pernottare presso la foresteria dell’Istituto. Per informazioni si può contattare il numero 051 6566289 o scrivere una mail all’indirizzo masters@gris.org. Padre François Dermine, padre domenicano canadese e docente di Teologia Morale, è stato per anni esorcista ufficiale in una diocesi italiana.

 

Come è nata questa iniziativa e a chi è diretta?
«Il corso — spiega padre François-Marie Dermine OP, presidente del Gris — è nato constatando la reale esigenza della società. È diretto a tutti i sacerdoti, compresi quelli che non hanno intenzione di esercitare il ministero di esorcista, e anche ad alcuni laici, che presentino però adeguate motivazioni».
È vero che clero e vescovi faticano a credere nell’esistenza del demonio?
«In una certa parte del clero questa difficoltà c’è. Il Catechismo della Chiesa cattolica specifica che l’esistenza del demonio e della sua azione straordinaria sono un dato di fede».
Perché questa mancanza di sensibilità verso l’esorcismo?
«Deriva a monte dal modo in cui i sacerdoti oggi esercitano il loro ministero. Hanno sempre tanto da fare, corrono a destra e sinistra per fare fronte a tanti problemi, ma rischiano di trascurare il compito primario: l’accompagnamento spirituale, in cui non possono non emergere le problematiche derivanti dall’azione straordinaria del demonio».
Il corso serve ad aumentare questa sensibilità?
«Penso di sì, soprattutto perché appoggiato da un dicastero importante come quello della Congregazione per il clero».
Bologna ha un esorcista ufficiale?
«No, nessun esorcista con incarico ‘permanente’, che abbia cioè la possibilità di decidere autonomamente se compiere o meno un esorcismo. Vengono dati incarichi di volta in volta per singoli casi. Personalmente sarei per un mandato ufficiale, ma è una decisione che spetta al vescovo».
Cosa succede nelle altre diocesi?
«Guardi, l’autonomia dell’esorcista è importante, ma se poi è abbandonato a se stesso non ce la fa. Anzi, diventa sempre più solo. Molte richieste di aiuto nascono dal bisogno di ascolto e conforto, o di sole preghiere di liberazione, che qualsiasi sacerdote sarebbe in grado di affrontare».
Il laico che impara a fare preghiere di liberazione può supplire alla mancanza di esorcisti?
«No, c’è una dichiarazione ufficiale che vieta al laico anche la recita della preghiera a San Michele Arcangelo, redatta con formule imperative da Papa Leone XIII, salvo che la reciti per se stesso».
Ma nei primi tre secoli, dice padre Gabriele Amorth, il decano degli esorcisti italiani, tutti i cristiani scacciavano i demoni con l’imperativo: ‘nel Nome di Cristo, vattene’. Perché oggi non più?
«La Chiesa ha fatto bene a riservare la battaglia diretta all’esorcista, perché può sempre essere pericolosa. Il cristiano gode della protezione di Dio, ma l’esorcista, con il mandato ufficiale, ha alle spalle la preghiera della Chiesa: è preghiera ecclesiale».
Ma perché, se il Vangelo insegna che Cristo ha detto ai suoi discepoli di scacciare i demoni nel suo nome, questo può essere pericoloso?
«Qualsiasi laico può fare preghiere di liberazione, ma questa funzione si può prestare ad abusi e fanatismi; bisogna assicurarsi che siano fatte con equilibrio, per evitare di vedere il demonio dappertutto». 

 

di ALESSANDRA NUCCI