IL PARADISO DELLA DISCRIMINAZIONE. Il paradiso delle spiagge accerchiate da stupende palme nasconde una discriminazione nei confronti di tutte le religioni diverse dall’islam sistematica. Le leggi proibiscono la costruzione di chiese o altri luoghi di culto diversi dalle moschee, è vietato pregare in pubblico, non è permesso importare materiale religioso, come anche la Bibbia, se non per uso strettamente personale. Scrive Avvenire: «Dopo l’espulsione nel 1998 di tutti gli stranieri coinvolti in attività missionarie, ai visitatori è consentito una pratica di fede esclusivamente privata e individuale. Il solo sospetto di proselitismo porta all’espulsione, ma anche a periodi detentivi. Come quello dello scorso anno per l’insegnante indiano Shijo Kokkattu, denunciato da un collega per avere caricato l’immagine della Madonna e alcuni canti mariani nel computer della scuola».
L’ATTENTATO. La politica discriminatoria delle Maldive è relativamente nuova: il 12 settembre 2007 in un violento attentato sono rimasti feriti 12 turisti stranieri. Allora le Maldive hanno seriamente rischiato di diventare una meta turistica sconsigliabile e di conseguenza il governo ha smantellato tutti i covi dei simpatizzanti di Al Qaeda, che si erano impadroniti degli atolli più esterni dell’arcipelago, e per evitare tensioni di qualunque tipo ha proibito il proselitismo.