«Può riaccadere ancora oggi, e lo desideriamo così tanto che sono 29 anni che lo riproponiamo». A parlare del Presepe Vivente di Gudo Gambaredo, frazione di Buccinasco (Mi) è Vanna Muzio, insegnante e ora mamma di due bambini, che quando aveva 22 anni allestì la prima scena della sacra rappresentazione nella cascina del padre. Vanna era una giovane catechista desiderosa di comunicare l’incontro con il cristianesimo. Vicino alla cascina in cui cresce, fra i campi del parco Sud e gli animali delle stalle paterne, Vanna ha degli amici la cui forma di vita è una dedizione a Dio nel mondo in forma laicale. A Gudo ci sono anche i monaci benedettini. C’è una comunità cristiana insomma. «Volevo che i ragazzi capissero che il cristianesimo è una vita».
Un giorno, un’amica di Vanda, che sa del suo desiderio, la chiama. «Mi disse: tra poco è Natale, tu hai una cascina con gli animali, vestiamo i ragazzi e facciamo vivere anche a loro quello che accade continuamente da duemila anni». Il primo anno la scena è solo quella della capanna. Poi ogni anno si aggiungono nuove scene. Fino a che il paese viene tutto coinvolto e diventa «qualcosa da vivere insieme, non da guardare».
LE SCENE. C’è l’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria. A fianco la casa di Giuseppe a cui l’angelo si presenta mentre lui lavora il legno. Poi l’incontro tra i due. In sottofondo si sente una voce: «E prese con sé la sua donna…». Comincia l’esplosione festosa dei canti, con il coro e i membri della banda del paese. Poi c’è il censimento che porta la Sacra Famiglia a Betlemme. E qui la ricerca di un posto in una locanda di Buccinasco. Chiamati da Maria e Giuseppe escono i ristoratori di Buccinasco a dire che non c’è più posto, mentre si canta «aria di neve sta sera e nessuno a tempo di aprire la porta ed il cuore…». Il mercato di Betlemme è fatto da negozianti e bambini che vendono frutta e verdura. Cristo nasce, i re Magi lo cercano. Solo che il paese non sa: «Qui non c’è nessun Messia», si sente dire. «Come oggi – continua Vanda – il Messia viene in una forma così misera e normale che chi non lo cerca non se ne accorge neppure. Oppure lo rifiuta perché lo immagina diverso». Tutti continuano a fare quello che hanno sempre fatto, come se nulla fosse. Fino a quando una schiera di bambini, che rappresentano gli angeli, guida i pastori a inginocchiarsi davanti al loro Salvatore.
L’ATTESA DI UNO. Quest’anno tutto avrà inizio domenica 23 dicembre alle 15.15. I pellegrini saranno migliaia e i personaggi circa 150. «Se tutti lo aspettano? Bé alla fine della Messa di domenica scorsa il prete ha detto che non c’erano avvisi. Da una panca in fondo alla Chiesa si sente la voce di un uomo: “Ma come non ci sono avvisi, c’è il presepe!”. Questo dice cosa sia l’attesa di qualcosa di reale. Per cui c’è ancora gente che va nel mondo per farLo conoscere, come quelli della Ong Avsi per cui raccoglieremo le offerte.