venerdì 21 dicembre 2012


Terza Settimana di Avvento


Sabato 22 dicembre - feria di Avvento
Dal vangelo secondo Luca (Lc 1, 46-55)

In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
 Spunto di meditazione e di preghiera personale:
La liturgia di oggi fa risuonare le parole di un inno famoso, il Magnificat.
La Chiesa lo recita almeno una volta al giorno, nella liturgia dei Vespri: perché questa scelta?
Indubbiamente, questo cantico di Maria rappresenta una mirabile sintesi della storia della salvezza, tanto è vero che le sue parole sono in realtà una tessitura di brevi brani dell’Antico Testamento, in particolare del libro dei Salmi.
Questo ci dice alcune cose importanti, di Maria: innanzitutto, è una persona che è capace di dare ai suoi sentimenti, ai moti del suo cuore, a quello che avviene dentro di lei: la forma e la consistenza della sapienza e del linguaggio di Dio - che poi è quello della Sacra Scrittura -, della Parola ispirata.
Questo è un frutto del suo “essere piccola”, come dice il testo, che poi è il segreto senso dell’umiltà: accettare di partire da un Altro, Dio, per arrivare a comprendere noi stessi come creature in relazione vitale con Lui.
Maria sa quindi riferire la propria interiorità al Signore, sa collegarsi con Lui e interpretare se stessa con Lui, illuminata dalla luce che viene da Lui. Per questo Maria sa “leggere” la sua vicenda personale dentro una storia più ampia, quella che Dio ha fatto col suo popolo, Israele.
Non vive, Maria, come invece succede spesso a noi, in una “bolla” autoreferenziale, dove conta solo “quello che io sento, quello che io capisco, quello che io voglio” in funzione di me stesso e del mio benessere; ma sa guardare più avanti e più in alto, è capace di allargare il suo cuore fino a ricomprenderci dentro tutti, anche noi, che a distanza di duemila anni ascoltiamo queste parole e le troviamo sorprendentemente capaci di rallegrarci.