Quarta Settimana di Avvento
Domenica
23 dicembre – IV Domenica di Avvento
Dal vangelo
secondo Luca (Lc 1, 39-45)
In
quel tempo, In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione
montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa
devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è
giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E
beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto!».
Spunto
di meditazione e di preghiera personale: Eccoci quasi
arrivati!
Ma… in quali condizioni? Forse piuttosto ben disposti, interiormente “tonici”
e desiderosi di divorare la manciata di ore che manca alla Mezzanotte; oppure distratti,
o magari di corsa, “col fiatone”… di sicuro non senza (tanti… troppi eh?)
affanni. Su qualcuno, il dolore si è abbattuto inaspettato e beffardo. E poi
non è per niente detto - anzi! - che i (pochi, verosimilmente) regali e le
(ancor più scarse) decorazioni natalizie di quest’anno incentivino
l’attesa di qualcosa di nuovo, che ci predispongano davvero ad un momento di comunione
e di serenità.
Non è facile, no
davvero. Tante cose, intorno a noi e dentro di noi, contrastano questo incontro
personale con Cristo, Principe della Pace.
Lasciamoci allora
aiutare dal Vangelo di oggi, che ripropone un incontro già presentato alla
nostra attenzione in questo tempo di Avvento: quello fra Maria e la cugina
Elisabetta, avvenuto pochi giorni dopo l’Annunciazione. Indubbiamente, l’evento
porta in sé più di un messaggio… fra i tanti possibili: non sarà che
finora abbiamo fatto tanta fatica (anche) perché non ci siamo ancora posti in
ascolto - con un momento prolungato di preghiera; con i
mezzi di grazia ordinaria a nostra disposizione, p. es. una confessione sacramentale
non frettolosa; ma anche semplicemente aprendoci ad un incontro inaspettato con
chi è profeta inviato da Dio alla
nostra vita - della voce dello Spirito dentro di noi? Di quello Spirito Santo
che è “dolce Consolatore, dono del Padre
Altissimo … santo crisma dell'anima”?
Elisabetta
esplode nel ringraziamento perché sa stupirsi e meravigliarsi di un dono
inaspettato, che non le era dovuto, sebbene più anziana di Maria (“A che cosa devo che la madre del mio Signore
venga a me?”). Chi glie lo ha detto, ad Elisabetta, chi porta in grembo la
giovane cugina? E' l’esultanza del bambino dentro di lei, di quel Giovanni - la
Voce - che sa riconoscere e annunciare il Verbo, la Parola, già dal grembo
materno: lui è già contento di essere Precursore. Ma a sua volta questa
esultanza, questa gioia, è un frutto dell’azione dello Spirito Santo. E’ lo
Spirito che muove Maria, dopo averla resa gravida di Dio; è lo Spirito che ha
agito in Giovanni e in sua madre facendo riconoscere loro l'arrivo di Gesù, figlio di Dio, il Salvatore. Solo la gioia dello Spirito è contagiosa!