domenica 20 gennaio 2013




II  Settimana del Tempo Ordinario


Il digiuno

 

 


Lunedì 21 gennaio – S. Agnese, vergine e martire

 

Dal vangelo secondo Marco (Mc 2,18 - 22) 

 
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
  
Spunto di meditazione e di preghiera personale
 
Il digiuno nella tradizione veterotestamentaria ebraica ha il significato non solo di ascesi ma anche di un atto cultuale offerto a Dio  per conservare la purezza di spirito. I discepoli di Giovanni Battista si muovono ancora interamente nel solco della fedeltà alla Torah, alla Legge Mosaica, del resto seguono un profeta, non il Messia. Giovanni stesso lo dice: “verrà un altro dopo di me cui non sono degno di allacciare i calzari…. - ed ancora - Io battezzo in acqua, ma verrà un altro che vi battezzerà in spirito e fuoco”; ed il Battista rimane comunque del tutto aderente, nei suoi insegnamenti, a questa tradizione veterotestamentaria.
Non solo: i discepoli di Gesù non erano visti di buon occhio, così come Gesù stesso, in quanto il loro comportamento non sembrava perfettamente "allineato" sull'osservanza della Legge Mosaica (più volte, nella sua vita pubblica, Gesù si troverà 'sotto esame' proprio per azioni e parole che erano 'di rottura' con la medesima, e sospette per gli interlocutori).
Non c'è bisogno di lavorare di fantasia per leggere dietro la domanda non del tutto innocente riproposta dal Vangelo di oggi il dato che - sebbene Giovanni Battista l'avesse apertamente smentito - molti dei suoi seguaci credevano ancora che lui fosse il Messia designato (la storia ci dice che addirittura essi continueranno a costituire un gruppo religioso identificabile anche dopo la sua decapitazione); e che quindi è verosimile che  cercassero l’occasione per mettere in difficoltà o persino in cattiva luce Gesù ed i suoi discepoli. Chiaramente in questo trovavano nei farisei e negli scribi ottimi alleati.
Ma Gesù come sempre rompe gli schemi della tradizione religiosa formalmente condivisa e della consuetudine consolidata, facendo riferimento ad una novità radicale. E questa novità è Lui stesso, il Dio-Sposo di Israele di cui parla proprio l'A.T. Con parole di amore e di misericordia, sempre chiare e ferme, è Lui che annuncia in sé stesso il nuovo, la Nuova Alleanza, che scandisce i tempi, che plasma le modalità, che riformula i criteri del servizio a Dio.
Il vero rinnovamento dello Spirito non è nella ricerca di una perfezione nei segni esteriori (o almeno non soltanto), ma nella conversione dei cuori: solo chi saprà aprire ed affidare il suo cuore a Cristo avrà aperte le porte del Regno dei Cieli.
Il digiuno, in questa cornice, non è più la priorità... come non lo è più l'osservanza di regole, di consuetudini, seppur autorevoli:  Gesù va alla sostanza delle cose e chiede un'adesione alla Sua persona, alla Sua missione, alla nuova fase di 'plasmazione' di un nuovo Israele, che passa attraverso i gesti di sponsalità - di perdono e riconciliazione, di bontà e di misericordia, di condivisione e comunione - che appunto Lui farà per l'uomo. Questo atto di adesione si traduce per noi, ogni giorno, nel rimettere al primo posto la sfida della fede, nell'amore verso il Padre e verso sé stessi, accompagnata dalla preghiera, e parimenti l'impegno concreto di dedizione verso i fratelli.