A Jesi gli abortisti non si arrendono: la 194 va attuata a furor di popolo e di istituzioni.

Come qualcuno forse ricorderà, nel settembre scorso tutti i media, fra lo stupito e l’indignato, avevano riportato la notizia che nell’Ospedale di Jesi dal marzo precedente non era più presente uno straccio di ginecologo disposto a praticare gli aborti. L’assessore regionale alla Sanità, di fronte alla pressione delle donne smaniose di liberarsi dei loro indesiderati fardelli uterini, era corso ai ripari garantendo la presenza almeno quindicinale di un medico proveniente dall’ospedale della vicina città di Fabriano.

 

Un vecchio adagio però recita: l’uomo propone e Dio dispone. Infatti gli avvenimenti successivi  sono andati ben diversamente dalle attese, perché il medico, in questo caso una ginecologa, all’Ospedale di Jesi, per motivi contrattuali, non è mai arrivata. Non entriamo nei meriti delle ragioni per cui la dottoressa non ha ancora iniziato il “lavoro” per cui si era dichiarata disponibile, certo è che l’affare è diventato un gran rompicapo per tutte le istituzioni che dovrebbero risolverlo.

 

Ovviamente non si dà pace e si prepara alla lotta il neo-nato Collettivo femminista “Via libera 194”, mentre l’Assessore comunale alle Pari Opportunità, durante la presentazione dell’iniziativa “Percorso femminile singolare”, ha garantito che, in mancanza di una soluzione da parte dell’Azienda sanitaria locale, chiederà ai cittadini di dar fiato alle trombe e far sentire la loro sdegnata voce. Il termine ultimo prima di scatenare la bagarre cittadina è stato stabilito di qualche settimana, cioé un giorno indefinito del corrente mese di febbraio .

 

Mentre ci è chiarissimo il fine del collettivo, nessuna informazione abbiamo sui contenuti del percorso femminile singolare, ma essendo anche noi dotati di una certa dose di fantasia ne immaginiamo gli scopi e ne intuiamo le filosofie.

 

Intanto che la direzione dell’Ospedale, la Regione Marche, il Comune, l’Azienda sanitaria locale  e il collettivo contra-life si arrovellano  per ripristinare la legge 194 in quel di Jesi, noi vogliamo ricordare  la vera origine di tutto questo pandemonio.

 

Come avevamo riportato nella premessa all’articolo Aborto, a Jesi i medici sono tutti obiettori del  settembre scorso, proprio in concomitanza del pensionamento di tutti i medici abortisti del nosocomio, il Vescovo aveva autorizzato l’adorazione perpetua in una chiesa cittadina. Ma prima ancora, sin dall’anno 2004, un gruppo di fedeli si riuniva nella cappella dell’ospedale per pregare il Rosario, partecipare alla Messa  e recitare la Coroncina della Divina Misericordia. E questo gruppo ora ogni lunedì si reca all’adorazione eucaristica in spirito di riparazione per l’aborto.

 

Da parte sua il Signore continua a compensare la loro costanza, infatti qualche giorno fa a Jesi, in un cassonetto vicino al convento dei Frati Cappuccini,  è stato trovato un bimbo, nato forse perché la sua mamma non è riuscita ad abortirlo.

Quell’innocente non è stato gettato, magari ancora vivo, fra i rifiuti segreti di un ospedale, ma nell’immondizia di una pubblica strada, dove il cuore buono degli uomini l’ha salvato.

 

In questa evidente lotta fra il bene e il male, che trascende le nostre capacità umane, non possiamo che prendere insegnamento dalla fede e dalla costanza dei veri combattenti di questa lotta per la vita: i cattolici praticanti di Jesi e il loro Vescovo.