venerdì 15 febbraio 2013




Quaresima - Sabato dopo le Ceneri

  

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano



Sabato 16 febbraio – S. Giuliana di Nicomedia, Vergine e martire (III°- IV° sec.)
Dal vangelo secondo Luca (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla numerosa di pubblicani e d'altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».


Spunto di meditazione e di preghiera personale:

Abbiamo già incontrato questo episodio nel Vangelo del 19 gennaio, raccontato da Marco: a prima vista i due brani evangelici sembrano uguali, ma a leggere meglio tra le righe iniziamo a trovare delle piccole ma sostanziali differenze.
Marco ci dice che Gesù incontra Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte; Luca ci dice che incontra un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte. Così sembra che i due brani inizino allo stesso modo ... e invece no! Luca fa una sottile differenza, non identifica la persona col nome "di battesimo", diremmo noi, ma con il ruolo: ci dice subito che Levi è un pubblicano (lt. publicanus,  l'addetto al tesoro pubblico, le imposte), cioè qualcuno che “pubblicamente” - giocando un po' sul termine - è riconosciuto come un peccatore impenitente. Infatti, innanzitutto è un collaborazionista (come abbiamo già detto nel commento del 19/01) dell’invasore romano; in più, cosa ancora più odiosa, un gabelliere che lucra sulla sua situazione di privilegio. Ecco che l'uomo è scomparso dietro al suo ruolo, la persona non è più altro che il suo peccato... Quante volte capita anche a noi? Quanto spesso un sostantivo negativo - ladro, assassino, imbroglione, fanfarone, adultero, incapace ... e chi più ne ha più ne metta - sostituisce di fatto il nome di una persona? E anche noi stessi, quante volte non riusciamo a non identificarci col nostro errore, che magari ci viene pure rinfacciato per una vita?  


Gesù non si sofferma con lui per parlare o per intavolare un discorso con cui indurlo a seguirlo, ma con quella sicurezza ed autorità, che gli abbiamo visto usare p. es. durante gli esorcismi, durante l’insegnamento in Sinagoga, gli dice (ma in realtà gli ordina): “Seguimi” che ci ricorda tanto lalzati e cammina usato con il paralitico o ancora il vieni fuori rivolto a Lazzaro.
Ed è proprio così! Quest’uomo è un emarginato dalla società, proprio come gli ammalati o i disabili del tempo (ricordiamo ancora l’emorroissa) ed inoltre nella sua condizione di peccatore è davvero morto, morto spiritualmente. Gesù in certo qual modo compie con lui un vero e proprio esorcismo, lo riporta alla vita, alla pienezza della comunione dell’Amore con Dio Padre. E Levi non aspetta, non esita, lascia tutto (soldi, documenti, sigilli... tutto quello che serve per la riscossione delle imposte), per seguirlo. Non ha paura della possibile reazione dei Romani, per cui lavora (un lavoro infame, ma produttivo per gli occupanti), lascia tutto lì in modo che la gente possa riprendersi il maltolto, per seguire qualcuno che neanche conosceva, ma per cui ora è disposto a rischiare la vita.


Non solo: invita Gesù a mangiare, a spezzare il pane a casa sua, con i suoi amici (anche loro pubblicani, peccatori) nel desiderio di condividere con loro la possibilità del riscatto dal peccato, la salvezza, la misericordia del Figlio dell’Uomo.
Ed ecco come sempre scribi e farisei subito pronti alla critica sulla base della Legge mosaica: guai a condividere il pranzo con i peccatori, come osa Gesù - e con lui i suoi discepoli - mescolarsi con tale feccia umana? Ma il Messia risponde con tutto il Suo amore misericordioso: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
E’ questo il messaggio di Gesù: Io sono venuto a salvarvi. Nessuno di noi è perfetto, nessuno di noi è senza peccato, ma per ognuno di noi esiste la possibilità “immediata” di perdono e conversione dai peccati, Gesù ne marca i tempi perché ci passa accanto più volte nella nostra vita... ci sono dei kairoi,  dei "momenti opportuni", che vanno colti al volo. Questo è il senso migliore del carpe diem degli antichi; perciò cogliamo l’attimo, non lasciamo che Gesù si allontani, lasciamo tutto, senza paura ed affidiamoci al Suo Amore ed alla Sua Misericordia, perché Lui solo ha parole di Vita Eterna.