19/03/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: il vero potere è servizio per "custodire" l'intera creazione e "ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi"

Messa per l'inizio del pontificato. Francesco parla di "servizio" e "custodia", di "tenerezza" e "umiltà", di "presenza costante" e "rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo" e, alla fine, chiede "per favore" ai politici del mondo di custodire "il disegno di Dio". Ad ascoltarlo 132 delegazioni di tutto in mondo, insieme a 33 che rappresentano Chiese e religioni. Tenerezza non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Il vero potere è il servizio" e "anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce", un "servizio umile, concreto, ricco di fede", un servizio che può riassumersi nel "custodire", custodire "l'intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi": "ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere". La messa per l'inizio del pontificato è tradizionalmente occasione per il nuovo papa per annunciare, in certo modo, le linee del suo pontificato. Francesco parla di "servizio" e "custodia", di "tenerezza" e "umiltà", di "presenza costante" e "rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo" e, alla fine, chiede "per favore" , "a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà" di essere "custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo".

Ad ascoltare la richiesta del Papa ci sono re e regine, capi di Stato e di governo: 132 delegazioni. C'è praticamente tutto il mondo. Manca la Cina, i leader vecchi e nuovi della quale sanno solo ripetere frasi stantie sulla "interferenza" del papa in campo religioso.

Ci sono anche 33 delegazioni di Chiese e confessioni cristiane: 14 delle Chiese orientali, 10 occidentali, 3 internazionali. C'è - ed è la prima volta per l'inizio di un pontificato - il patriarca ecumenico Bartolomeo, il catholicos armeno Karekin II, il metropolita Ilarion per il Patriarcato di Mosca, il segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit. C'è una significativa delegazione ebraica, composta di 16 persone, sia di Roma sia del Gran rabbinato di Gerusalemme. Ci sono rappresentanti di musulmani, buddisti, sikh e giainisti.

E c'è tanto "popolo di Dio". Una folla immensa che fin dalle prime luci del mattino si è incamminata verso piazza san Pietro. Forse 200mila persone, tra le quali il Papa passa lungamente con la jeep bianca. Quasi mezz'ora tra bandiere di tutto il mondo e striscioni, ce n'è anche uno del Club San Lorenzo, la squadra di calcio della quale è notoriamente tifoso. Più volte la jeep si ferma per fargli baciare un bambino, una volta il Papa scende per salutare un giovane malato. Le campane della basilica suonano a distesa. Splende il sole.

Immagini che arrivano anche a Buenos Aires, a una grande folla raccolta nella plaza de Majo di Buenos Aires, che Francesco ha sorpreso, nella notte, con un saluto via telefono.

La cerimonia di "inizio del ministero petrino" comincia all'interno della basilica, sulla tomba di Pietro dove sono posti l'anello "del pescatore" e il pallio, quello che usava Benedetto XVI, del quale il nuovo Papa ricorda che oggi è l'onomastico e al quale esprime vicinanza "con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza".

Nel giorno della festa di san Giuseppe, l'omelia del Papa parte proprio da colui che ebbe il compito di "custodire".

"Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa". "Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all'episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e con amore ogni momento. E' accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù".

"Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide". "Dio non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è 'custode', perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!"

"La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E' il custodire l'intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d'Assisi: è l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo. E' il custodire la gente, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E' l'aver cura l'uno dell'altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E' il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell'uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!".

"E quando l'uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli 'Erode' che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell'uomo e della donna".

"Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo "custodi" della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell'altro, dell'ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per 'custodire' dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l'odio, l'invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! E qui aggiungo, allora, un'ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!".

"Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l'inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull'amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l'intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!".

"Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l'orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio".

"Custodire Gesù con Maria, custodire l'intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!

Chiedo l'intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me!". (FP)

 

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