mercoledì 1 maggio 2013


Mercoledì della V Settimana di Pasqua


Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria




Mercoledì 1 maggio - San Giuseppe Lavoratore


Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,54-58)


In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.


Spunto di meditazione e preghiera personale:


Gesù compie opere prodigiose, predica la Parola, ha poteri sugli spiriti demoniaci... in più ha una conoscenza e padronanza delle Sacre Scritture, della Legge (VT), che neanche il più formato ed alto in grado dei rabbini è capace di dimostrare.
Ma questo è solo un aspetto della Sua vita: ce n'è uno più riservato, noto alla sua cerchia ristretta, che non è facile da gestire - noi diremmo - a livello d'immagine. Gesù viene conosciuto comunemente, dalle sue parti, come "il figlio del falegname", un umile lavoratore, che ha sposato una donna (molto giovane, possiamo presumere) che si  era ritrovata incinta prima delle nozze... e poi sono spariti, ad un certo punto, e ricomparsi dopo vari anni... due conti a Nazareth se li sono fatti tutti, e questo bastava ad alimentare voci, come in ogni piccolo paese.  Una famiglia, un clan (qui ne sono citati alcuni membri, secondo l'uso dell'epoca, probabilmente i cugini più stretti) semplice, gente umile e pure un po' chiacchierata per le vicende 'strane' del concepimento e dei primi anni di vita di Gesù... una famiglia che viene da Nazareth, dalla Galilea tanto disprezzata dai Giudei per le sue 'mescolanze' con i pagani...
E’ questo che soprattutto i farisei e gli scribi non riescono proprio a mandare giù, che un uomo semplice, un galileo non di classe elevata, un uomo che non ha studiato nelle scuole rabbiniche, possa saperne più di loro e che predichi con successo la via di Dio in un modo contrastante, a loro avviso, con la Legge Mosaica.
Ma pure per chi lo ha visto crescere da bambino, per i suoi concittadini, questa (superficiale!) conoscenza della vicenda personale di Gesù costituisce un ostacolo. In realtà nulla di più falso di queste chiacchiere e di questi apprezzamenti gratuiti: Giuseppe non è il padre 'carnale' di Gesù, ma è colui che si occupa di Lui, il Suo padre putativo, colui che il Padre Celeste ha scelto per proteggere il Figlio. In più, Giuseppe è davvero un discendente della stirpe di Davide, è di stirpe reale, anche se evidentemente lui non se ne fa un vanto e non lo comunica a nessuno. Straordinaria figura quella di Giuseppe, un uomo che ha creduto a Dio, che ha accettato di stare in disparte sapendo di non essere il padre di Gesù, accettando ogni tipo di ironia e di commento in una società, come quella ebraica del tempo, che aveva regole ferree e rigide  e dove l'additamento, l'essere messo in discussione, diventava facilmente esclusione dal contesto sociale.
Oggi giustamente lo festeggiamo, festeggiamo con lui la sua umiltà, la sua abnegazione, la sua fedeltà, la sua capacità di lavorare e di mantenere la sua famiglia, felice di stare alle soglie del mistero di Dio, in una solitudine di fronte in cui solo Maria poteva farsi presente e unita a lui, in una  fede grandissima: gli altri, che possono capire?
In questo contesto cresce Gesù. E la Sua storia lo segna. Per chi sta intorno e giudica solo dalle apparenze (come facciamo noi molto spesso) è difficile accreditare quest'Uomo che parla da Dio... Non basta la Sua Parola, i Suoi miracoli... tutto ciò crea scandalo.
Gesù è amareggiato per tutto questo, nella Sua limpidezza d’animo non riesce a capacitarsi fino in fondo del rifiuto della Sua gente, dei suoi compaesani, dei Suoi più stretti vicini. La loro incredulità "gli lega le mani", in certo qual modo. Ma, come dirà Gesù risorto a Tommaso, “beati coloro che pur non avendo visto, crederanno”, dobbiamo cercare di essere puri di cuore e di intenzione, dobbiamo chiedere allo Spirito di aumentare la nostra fede per poter  dire: “Sì, Signore, io credo in Te”.