giovedì 9 maggio 2013




Venerdì della VI Settimana di Pasqua

Nessuno potrà togliervi la vostra gioia




Venerdì 10 maggio - San Gordiano, martire



Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,20-23)


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».



Spunto di meditazione e preghiera personale:

Siamo ancora nel Cenacolo, Giovanni è il nostro narratore: Gesù, prima di lasciare i discepoli vuole che tutto sia chiaro, ma cerca anche di preparare loro ed anche se stesso alle ore buie della Passione che si stanno per palesare.
La metafora, l’allegoria sono sempre state le Sue modalità preferite di comunicazione. Gesù ha sempre pensato che con esempi semplici si possa arrivare più facilmente al cuore degli uomini.
Diversamente dalle caste religiose dominanti (gli scribi, i dottori della Legge, sadducei e farisei ...) che avevano fatto della reliazione con Dio un fatto elitario, destinato solo a persone culturalmente e socialmente elevate, il Messia invece riporta la comunicazione ad un livello più comprensibile con parole e narrazioni semplici tratte da esempi di vita comune (le parabole).
Gesù conduce per mano i Suoi attraverso l'ormai imminente alternarsi di esperienze, che vedrà - nella dinamica di passione, crocifissione, morte e resurrezione - succedersi eventi che saranno per gli Apostoli occasione di tristezza prima e di gioia poi, al contrario del 'mondo'. Con questa parola Giovanni indica in modo sintetico tutte le logiche - umane, mondane appunto - che si oppongono a Dio, alla Sua signoria.
La tristezza per l'apparente fallimento, quindi, sarà superata dalla gioia e dallo splendore della risurrezione. Il Maestro paragona questo momento al preludio della nascita di un bimbo: il dolore della madre durante il parto si sublima nella gioia dei primi vagiti del figlio appena nato, così come tutta la famiglia partecipa a questa gioia.
In questa metafora non c'è solo un aiuto ai Suoi discepoli per reinterpretare in modo radicalmente diverso la sofferenza, ma anche l'espressione del personale travaglio che Lui sta vivendo, confrontandosi con l’angoscia per quanto sta per accadere: Lui stesso, nell’orto degli Ulivi, pregherà il Padre - in un momento di particolare intensità interiore, con sensibilità divina ed insieme squisitamente umana, che ci fa apprezzare ancora di più l’incarnazione, la presenza di Dio nell'uomo - “Padre, se possibile, allontana da me questo calice” e subito dopo: “ Ma sia fatta la Tua, non la mia, volontà”.
Dopo tanti anni di vita veramente umana fino in fondo, colta da Gesù in tutto il suo valore, ora sta per avvenire la Sua seconda nascita, la catarsi che avverrà con il sacrificio estremo della vita per donare quella eterna ad ognuno di noi! "Quel giorno" quando saremo di nuovo al Suo cospetto, sarà tutto chiaro, tutto compiuto e non avremo più domande, ma tutte le risposte che appagano il nostro cuore inquieto e che solo la fede in Gesù, nella Sua Parola e nel Suo Amore, oggi, in attesa di quel giorno, può darci!