«La maggior parte delle famiglie cristiane che hanno dovuto lasciare il villaggio di Delga non faranno ritorno alle loro case perché temono di essere uccise». È quanto dichiarato ieri da padre Ayoub Saleh, prete della chiesa copto-cattolica di San Giorgio a Delga, Egitto. Moltissime famiglie cristiane sono scappate dal villaggio, in provincia di Minya, a causa delle violenze perpetrate dai Fratelli Musulmani a partire da agosto.
L’ODISSEA DI DELGA. Dopo la deposizione di Mohamed Morsi, il villaggio era stato conquistato dagli islamisti, che l’avevano trasformato in califfato e obbligato i cristiani a pagare la gizya, il tributo umiliante che secondo il Corano i dhimmi, i sudditi non musulmani di uno Stato islamico, devono pagare in cambio della protezione. L’esercito era riuscito a riprendere il villaggio a metà settembre ma non sono stati in grado di fermare le violenze.
«LE FAMIGLIE NON TORNANO». Lo scorso 6 ottobre, infatti, un corteo islamico si è avvicinato a una stazione di polizia in città e ha cercato di assaltarlo. Negli scontri con la polizia sono morte due persone e altre due sono rimaste ferite. «La situazione della città – spiega padre Saleh – non permette all’80 per cento delle famiglie di tornare, la sicurezza non è ancora stata ristabilita».
CHIESE BRUCIATE. Dopo l’uccisione da parte dell’esercito di centinaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani, che non hanno mai accettato la deposizione di Mohamed Morsi con proteste e sit-in nelle principali città egiziane, la Fratellanza ha bruciato 60 chiese in tutto il paese, oltre a decine di case e negozi.