Un appello a custodire il Santissimo in un luogo sicuro, al riparo dai furti, con il suo prezioso contenuto di ostie consacrate, è stato inviato a tutti i parroci della Diocesi. Dopo Natale sono state cinque le chiese parrocchiali e di istituti religiosi colpite dai ladri: Rebaudengo, Collegno, Grugliasco. Con esiti diversi: in un caso è stata rubata la pisside, svuotata delle ostie, là il calice è stato portato via con le ostie. E nel caso di mercoledì scorso, alla Madonna di Pompei, in via San Secondo 90, addirittura è stato sradicato dal muro - dov’era fissato con tasselli - l’intero tabernacolo della cappella feriale.

La presenza

L’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, è preoccupato. «Questa concentrazione in poco tempo ci fa temere - spiega monsignor Cesare Nosiglia - che qualcuno abbia preso di mira in particolare le chiese. È probabile che questi ladri pensino che le pissidi siano d’oro o d’argento: si illudono. Ma, le ostie consacrate sono sacre, rubarle è un sacrilegio grave. Quando questo avviene, bisogna fare una “riparazione”, bisogna celebrare una messa, la comunità deve pregare, L’eucarestia per i credenti è il tesoro più prezioso».

L’arcivescovo e i suoi collaboratori non escludono nessuna ipotesi. «I furti sono stati messi a segno con modalità differenti. Certo, dove sono state prese anche le ostie si può pensare a una banda che voglia farne un uso sacrilego. A Torino - prosegue l’arcivescovo - sembra che siano sempre esistiti gruppi dediti a funzioni strane: bisogna evitare che possano appropriarsi facilmente delle ostie consacrate». La notizia emersa qualche giorno fa di un’indagine della procura sui ripetuti furti di ossa dai cimiteri della provincia rende la sparizione delle ostie anche più inquietante.

Invito a collaborare

La circolare della Diocesi ai parroci, dunque, vuole essere un appello a tutta la comunità affinché si faccia parte attiva, contribuisca a vigilare. «I parrocchiani devono considerare la chiesa come la loro casa. Del resto, la chiesa è questo, la casa della comunità», sottolinea l’arcivescovo. Le porte sbarrate non sono accettabili. «Le chiese devono restare aperte, il Papa è il primo ad affermarlo. Nella pausa del pranzo, per esempio, ci sono persone che escono dagli uffici, entrano e pregano. E devono poterlo fare. Si può immaginare - dice l’arcivescovo - che delle persone assicurino un’ora di presenza a turno. Accadeva già quando io ero bambino: le donne facevano a turno l’adorazione eucaristica. Insomma, questa ondata di furti deve diventare un problema dell’intera comunità». Nosiglia non esclude l’idea di installare sistemi di video sorveglianza, ma la presenza di persone gli pare lo strumento migliore contro i malintenzionati.

Alla Crocetta

Già, perché i ladri stanno dimostrando particolare accanimento nei confronti di chiese e canoniche. Domenica scorsa, un furto con scasso è avvenuto a San Secondo, mercoledì è sparito il tabernacolo alla vicina Madonna di Pompei. «Un oggetto di grande serie, privo di pregio», dice don Geppe Coha, fino a pochi mesi fa parroco della chiesa depredata. E don Luca Pacifico, il parroco attuale: «A novembre avevano rubato i sottovasi in rame, ora è più preoccupante».

Poco lontano, alla Beata Vergine delle Grazie (Crocetta), il parroco e vescovo ausiliare monsignor Guido Fiandino parla di «due tentativi di furto negli ultimi due mesi. L’ultima volta, per dispetto, durante la messa domenicale delle 18 i ladri hanno inondato tutto con la polvere degli estintori. Un altro tentativo di furto con scasso l’avevamo avuto in estate con parecchi danni. Pochi giorni fa, poi, dai Salesiani di via Piazzi hanno rubato dei cappotti». Un’altra chiesa colpita è il Sacro Cuore di Gesù, in via Nizza, mentre al piano terra della Curia, al Santo Volto, sono stati presi di mira i distributori di bevande.

«Penso che il sommerso - prosegue Fiandino - sia molto più del dichiarato. Tutti questi furti sono sintomo di un disagio forte. Alla Crocetta ogni giorno 8-10 persone arrivano in cerca di aiuto economico: apriremo un centro di ascolto perché il fenomeno, alle condizioni di oggi, non è più governabile».

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