Elezioni europee? Una grande menzogna. Ecco tutto quello che non vogliono che sappiamo e che ricordiamo. di Andrea Cavalleri

L’attualità talvolta consente di farsi ascoltare persino parlando di cose serie: a questo siamo ridotti, alla cultura come gossip. Ebbene, voglio sfruttare questa occasione e svolgere diligentemente il mio compitino, conscio che, per ragioni di spazio, potrò solo gettare qualche esca, sperando di ingolosire qualche lettore e indurlo ad approfondire qualche argomento.

Il tema sarebbe un commento ai risultati elettorali da un punto di vista cattolico, il che presuppone un’effettiva rappresentatività democratica del governo europeo e un possibile punto di vista cattolico su questa Europa, cioè due utopie allucinatorie, contrabbandate da un sistema mediatico totalmente disinformante.

Siamo andati a votare (sì, anch’io, poi vi dirò perché) per rinnovare il Parlamento europeo, che in pratica non ha nessun potere. Chi il potere in Europa ce l’ha davvero, non viene eletto. A livello legislativo ed esecutivo è la Commissione, i cui membri vengono nominati dal Consiglio europeo, cioè dai capi di Stato e di Governo dei singoli Paesi.

Ma a livello finanziario, ovvero in quegli ambienti che negli ultimi anni hanno deciso tutto, anche i Premier non eletti in Grecia, Italia e dovunque servissero, le cose stanno decisamente peggio.

Infatti i Governatori della BCE (Banca Centrale europea) e del MES (Meccanismo europeo di stabilità), che sono i massimi organi finanziari della UE, non solo non vengono eletti, ma vengono selezionati da gruppi composti esclusivamente da banchieri, godono di ogni immunità e ingiudicabilità da parte di politici e magistrati, e persino le loro riunioni e i loro atti sono secretati: se ne sa solo ciò che vogliono far sapere loro.

Se costoro possono dare ordini e non riceverne, se sono al di sopra della legge e non sono neppure tenuti a far sapere di cosa discutono, allora, in pratica, essi sono i tiranni e noi gli schiavi.

A livello militare e di ordine pubblico c’è da mettersi le mani nei capelli: la NATO, alleanza difensiva (a guida extraeuropea) che dopo il crollo del comunismo non si sa bene da chi debba difendere i cittadini europei, in compenso ha iniziato una serie sistematica di aggressioni a Stati sovrani che non avevano alcun contenzioso in atto con l’Europa.

E la nuova polizia sovrannazionale, Eurogendfor, costituita col trattato di Velsen, oltre ad aver preteso le solite immunità, ingiudicabilità e segretezza delle altre cariche europee, è munita di un mandato di arresto europeo, (per cui un cittadino italiano potrebbe essere incriminato per una norma non in vigore nel suo Paese) e infine non è neppure tenuta a risarcire gli eventuali danni che causasse nello svolgimento delle sue operazioni.

Insomma, per chi si è preso la briga di leggere qualche pagina dei vari trattati (Maastricht, Lisbona e altri atti costitutivi) non è un mistero che l’Europa non sia affatto una democrazia, ma sia una dittatura totalitaria di stampo orwelliano, ancora in fase di attuazione, che maschera i suoi intenti con una propaganda agguerrita.

A proposito della propaganda, può essere interessante sapere che l’eurocrazia, reputando non sufficiente controllare i maggiori mezzi di informazione nazionali, nell’ultimo anno ha stanziato diversi milioni di euro (milioni!) per pagare “opinionisti” che commentassero i più svariati blog presenti su internet, per magnificare la bellezza della UE e calunniarne i detrattori, insomma per pagare quelle figure universalmente conosciute come “troll”.

Spero in queste poche righe di aver infranto ogni illusione sulla democraticità dell’Unione, laddove si leghi il concetto di democrazia alla rappresentatività popolare, allo Stato di diritto e a una sostanziale libertà.

Ma ora viene il bello, ovvero il rapporto dell’Europa, o, per meglio dire, di questa Europa, col cristianesimo.

Due immagini varranno più di tanti discorsi.

             

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A sinistra foto della torre dell’europarlamento di Bruxelles, a destra un manifesto del Comitato promotore dello stesso parlamento.

Il volantino illustra l’edificio di Bruxelles con le sembianze della “Torre di Babele” di Pieter Bruegel il Vecchio (Brabante 1525-30 – Bruxelles 1569), indicando così la volontà degli architetti di realizzare una costruzione effettivamente ricalcata sul dipinto del maestro fiammingo.

E, in caso non fosse chiaro a tutti che la Torre di Babele è espressione della superbia prometeica dell’uomo che si oppone a Dio, il manifesto riporta una curiosa corona di stelle a cinque punte “a testa in giù”.

Per chi non conoscesse il significato del pentalfa rovesciato, riporto l’immagine esplicativa, dal chiaro significato satanico.

 

 

Anche l’immagine delle persone non è certo lusinghiera  nei confronti dei cittadini, ritratti meccanicisticamente nelle sembianze di meschini automi.

 

Se dalle immagini cominciamo a passare ai fatti, scopriremo una coerenza assoluta con gli intenti di questi europeisti dell’ultima ora.

Dalla negazione delle radici cristiane dell’Europa, siamo arrivati al caso del diario per le scuole superiori 2011, di cui la Commissione UE ha fatto stampare tre milioni di copie, che riportava festività di tutte le religioni meno quella cristiana (non c’era neppure il Natale).

In precedenza gli organismi eurocratici si erano già esibiti in una clamorosa pagliacciata politico-pseudoscientifica, prima indicando nel creazionismo una minaccia alla democrazia e ai diritti umani (2007), poi definendo per votazione (proprio come si fa nei laboratori di ricerca!), che solo il darwinismo è una spiegazione scientifica della realtà, mentre qualunque altra non lo è (2008).

Su temi più squisitamente politici, abbiamo avuto il caso di Buttiglione, ricusato nel 2004 quale commissario europeo, perché gravato dalla macchia infamante di essere cattolico.

Del resto, come riferì Giorgio Salina, presidente dell’Associazione Fondazione Europa, durante un seminario a Bruxelles su “Ragione e politica” fu enunciato chiaramente che: Tutte le Chiese, soprattutto le più organizzate, come quella cattolica, attuano una vera e propria dittatura culturale; vogliono impedire alla gente di ragionare con la propria testa e di fare libere scelte personali. Questo la politica deve impedirlo.

Quindi la UE “per il nostro bene”, per “tutelare la nostra libertà” (ed eguaglianza e fraternità, ci mancherebbe di scordarsene) predica la massima tolleranza democratica.

Massima tolleranza che si è manifestata ad esempio nel 2011, quando il 70% degli Ungheresi hanno espresso il desiderio di eliminare la legge che permette l’aborto nel loro Paese: ebbene la risposta da Bruxelles fu che  una campagna anti-aborto è incompatibile con i valori dell’Ue.

Insomma, massima tolleranza per chi la pensa come loro! E la democrazia europea non tiene conto di quisquilie come una maggioranza del 70%: evidentemente non è qualificata!

E il culmine di questo processo cristianofobo e liberticida lo abbiamo toccato quest’anno, in cui le direttive (lo stesso termine che usava Robespierre) UE pretendono l’adozione della teoria del gender e il relativo reato di omofobia, per cui potrebbe passare dei guai chi si esibisse nell’osceno turpiloquio di dire “mamma” o (peggio ancora!) “papà” al posto degli educati “genitore1 & 2”.

Chi ricorda il Catechismo di san Pio X, sa che vengono elencati quattro peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio”. Ebbene, massima cura della UE è diffonderli tutti e quattro, dall’omicidio volontario dei nascituri, al peccato impuro contro natura eretto a regola, fino all’oppressione dei poveri e allo sfruttamento dei lavoratori, causati dalla globalizzazione, dall’euro e dalle politiche di austerità, sadicamente imposte dalla troika.

Eppure, si dirà, Adenauer, De Gasperi e Schuman, i padri della moderna Europa, erano credenti e consideravano il cristianesimo come l’unico possibile elemento unificatore per i popoli europei.

Come dunque è stato possibile arrivare tanto lontano dalle intenzioni di questo terzetto?

Per rispondere occorrerà rivisitare, con qualche “istantanea” alcuni momenti-chiave nella storia del continente.

 

La prima unificazione europea nella storia antica conosciuta avvenne con l’Impero romano. A differenza di altri popoli conquistatori, i Romani avevano una visione inclusiva dei vinti, che col tempo potevano diventare cittadini a tutti gli effetti.

Roma è giustamente indicata come culla del diritto, in quanto lì, per la prima volta, fu espresso chiaramente il principio che la legge è uguale per tutti e che quindi la legge, e non la forza bruta, è il principale regolatore della vita sociale di una società aperta oltre i ristretti confini dei clan e delle tribù.

I Romani avevano un grande rispetto per le tradizioni, anche altrui, ma i loro atteggiamenti di tolleranza e inclusività in uno Stato amministrativo funzionale erano resi possibili da un pensiero debole sul piano dei principii.

Questa caratteristica fece sì che Roma venisse conquistata due volte dall’interno: prima dalla cultura greca e poi dalla religione cristiana.

Nonostante il crollo politico ed economico del vecchio Impero, i germi della nuova cultura universale fruttificarono, dando vita al Sacro Romano Impero e al perdurante Impero d’Oriente, in cui il comune substrato cristiano si estese al punto da fare di Costantinopoli una seconda Roma.

Il periodo medioevale vide un’Europa unita per cultura e religione, nonché per la lingua dotta utilizzata in ogni sede accademica (il latino). Su questi presupposti  popoli diversi convissero senza difficoltà in uno stile sostanzialmente pacifico, il che produsse una certa prosperità.

Un ingegnoso sociologo americano, Rodney Stark, ha scritto in proposito un bel libro, che consiglio senza esitazioni, intitolato: La vittoria della ragione. Come il cristianesimo ha prodotto libertà progresso e ricchezza.

 

Questa base profonda, prepolitica, fu conservata da una società divenuta più tollerante verso le giurisdizioni locali e gli eventuali frazionamenti territoriali che ne seguivano di fatto, ma strettamente conservatrice rispetto ai suoi valori fondanti, etici e religiosi.

Questo spiega perché la repressione delle eresie fosse considerata uno scopo più urgente che non l’espulsione di corpi estranei, come i musulmani di Spagna: questi erano un elemento estraneo che non influenzava la vita delle nazioni cristiane, quelli rischiavano di alterare l’ordine costitutivo della società.

 

Con la rivoluzione protestante e le guerre di religione, l’Europa dovette affrontare un’inevitabile frazionamento politico, in quanto il mondo protestante elaborò un suo pensiero giuridico coerente con la propria teologia e sostanzialmente inconciliabile con quello cattolico.

È in seguito a questa spaccatura che i nemici della Chiesa intravidero delle possibilità di attacco, non ipotizzabile in precedenza a causa del fronte monolitico e preponderante del corpo ecclesiale.

Dal XVII secolo fu dunque l’impero ortodosso a rappresentare l’unità politico-spirituale della cristianità e Mosca assurse al rango di terza Roma.

 

Il mondo protestante tuttavia dimostrò di essere compatto solo nell’antagonismo verso il Papa e i cattolici, ma al suo interno si divise subito in mille correnti e denominazioni, per cui non seppe esprimere un esempio di civiltà, quale invece perdurava ancora nell’Impero centrale asburgico.

 

E ora arriva la domanda rivelatrice sul senso dell’attuale processo di unificazione europea: nel mondo moderno esplose l’aspirazione allo Stato nazionale, quale stato d’animo collettivo e perfino quale “necessità storica”.

Questo iter manifestò i propri esiti in un secolo, che idealmente delimitiamo tra il 1848 e il 1948 e portò necessariamente alla distruzione degli imperi.

Perché dunque improvvisamente l’inerzia storica e ideologica si sarebbe invertita, portando le stesse masse che aspiravano alla sovranità nazionale e alla libertà (padroni del proprio destino) a sognare una riunificazione in cui la sovranità è delegata a enti burocratici centrali e la libertà è scambiata col più ambiguo concetto di democrazia?

In realtà le masse sognano e hanno sempre sognato ciò che le minoranze profetiche hanno deciso per loro.

Tuttavia le élite-guida non dipendevano dallo stesso padrone. Semplificando un po’ possiamo dire che si sono affrontati in duello i seguaci di Dio e quelli di mammona. A livello visibile, di numeri, hanno vinto i generali di mammona. Un’immagine ci aiuterà a capire come.

Questo è il “Baphomet” del mago nero Eliphas Levi. La figura simbolica reca sugli avambracci le due scritte: solve e coagula. Tra i molti contesti a cui si possono applicare queste due operazioni, vi è anche quello storico, che offre un’eloquente chiave di lettura.

Occorreva dissolvere gli imperi che mantenevano l’ordine cristiano, frantumandoli in molecole da utilizzare per la successiva coagulazione, finalizzata alla costruzione di un nuovo impero, ma questo, finalmente, anticristico.

Certo si potrebbe dubitare che politici e avventurieri affrontassero piani secolari, ben consci di non poterne vedere gli esiti, ma tutto diventa chiaro se si considera che esistono società, come la Chiesa, che hanno un vertice superiore al tempo (il Dio eterno) e in cui i soggetti aderenti passano, ma le funzioni restano.

In modo perfettamente analogo esiste una contro-Chiesa con vertice immortale (il demonio), che potremmo genericamente chiamare massoneria, in cui le funzioni perdurano al passare degli affiliati.

Così si spiega facilmente come sia stato possibile che certi progetti durassero diverse vite d’uomo.

E questa contro-Chiesa ha i suoi teologi che hanno indugiato con voluttà a descrivere il nuovo impero europeo, col suo nuovo ordine sociale e religioso.

Due su tutti il Comenius e Saint Yves de Alveydre, a cui riguardo, per saperne di più, consiglio di consultare Epiphanius “Massoneria e sette segrete”.

Inutile dire che i traguardi disegnati da questi due iniziati sono proprio quelli verso cui tende il processo di integrazione europea. Quando si dice il caso!

 

Dunque nessuna sorpresa se la UE vuole imporre l’educazione sessuale ai bambini di quattro anni, se vuole incarcerare i preti che dicono che l’omosessualità è peccato (anzi vuole incarcerare i preti e basta, il reato di omofobia è un puro pretesto), se vuole ridurre in miseria la popolazione, costretta così a ubbidire per non essere privata di un tozzo di pane.

Dopo tutto nell’URSS, a scuola, al posto dell’ora di religione c’era l’ora di ateismo, e, dato che la dirigenza del soviet europeo è fondamentalmente la stessa, non mi stupirei neppure se comparisse l’ora di ateismo a scuola.

Proprio perché vedo chiaramente il significato di questa UE sono andato a votare, pur sapendo che all’atto pratico questo gesto era inutile.

 

Dato che questa UE è assolutamente irriformabile dall’interno, occorre sostenere i partiti che se ne vogliono staccare e facciano crollare questa prigione dei popoli che è la moderna Europa.

Qualcuno può anche credere che le cose possano cambiare, che la élite dominante si presti a un ricambio, che si metta a pensare diversamente , che i processi democratici consentano mutazioni dell’impianto burocratico, che gli asini volino…perché no?

Ingenui, idealisti, utopisti ci sono e ci sono stati, magari anche i tre moschettieri Adenauer, De Gasperi e Schuman.

Ma chi ha indirizzato l’Unione per le strade volute è stato Jean Monnet che nel dopoguerra predicava di impiantare un’unione economica mercantile e bancaria, quella politica sarebbe seguita di necessità (pagine illuminanti in proposito sono contenute in “Tutti i complotti” di Maurizio Blondet).

E i desideri di Monnet erano più importanti di quelli degli altri, perché era lui a tenere i cordoni della borsa, come responsabile europeo della distribuzione dei finanziamenti del piano Marshall: c’est l’argent qui fait la guerre.

 

Recentemente, lo storico di Harvard Niall Ferguson ha così commentato gli esiti del cammino europeo, riferendosi, senza citarlo, al vecchio progetto di Monnet: l’Unione europea è stato un esperimento fallito anche sul piano politico. Qual era questo esperimento? Cercare di costringere gli europei a realizzare un’unione ancora più stretta – contro il loro volere – usando mezzi economici, visto che quelli politici avevano fallito.

In realtà ci fu un altro progetto europeo, per un’Europa delle Patrie che voleva procedere per accordi internazionali (inter pares) e non partendo da strutture sovrannazionali, quelle in vigore oggi, a cui gli Stati (e i loro ignari cittadini) firmano cambiali in bianco, cedendo la propria sovranità a una burocrazia creata ad hoc, nata già corrotta e infiltrata dalle lobbies.

Questa idea, rispettosa della storia, delle tradizioni e dei cittadini, visti come persone degne e non come puri consumatori di un mercato, fu quella di De Gaulle, a cui gli Europei devono molto se non furono ceduti a Stalin nella spartizione post bellica.

 

Ma, tornando alla UE, concludo prendendo atto che quando una costruzione è storta dalle fondamenta occorre abbatterla e rifarla.

Nessuno vieta un domani di provare a rifare l’Europa su altre basi, un’Europa diversa, coerente con la sua vocazione e le sue radici cristiane.

Ma per questa vale solo il motto di Catone: delenda est.

 

Andrea Cavalleri

 

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