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Esteri

Nicolas Sarkozy e Carla Bruni, "divorzio" sulle nozze gay. Lui: "Il matrimonio omosessuale umilia le famiglie" (FOTO)

Nicolas Sarkozy ha dichiarato che il matrimonio omosessuale “umilia le famiglie”. L’ex presidente francese, dopo aver ufficializzato con un lungo post sul suo profilo Facebook la sua candidatura alla presidenza dell’Ump in vista delle elezioni del 2017, ha partecipato domenica 21 settembre all’edizione delle 20 del telegiornale di France 2. Una lunga intervista in cui Sarkozy ha ribadito la sua contrarietà alle nozze gay, attaccando la presidenza di François Hollande: “Il governo umilia le famiglie e le persone che amano la famiglia – ha affermato - con l’introduzione di una legislazione che consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso”.

Il Parlamento francese ha, infatti, approvato nell’aprile del 2013 la legge che autorizza il matrimonio civile e l’adozione per le coppie omosessuali. Tuttavia Sarkozy, alla domanda se interverrebbe per cambiare tale legislazione in caso di vittoria alle elezioni presidenziali del 2017, ha risposto che il matrimonio omosessuale non sarebbe tra le sue priorità data la gravità di un periodo storico in cui la vera emergenza è rappresentata dalla mancanza di lavoro.

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La posizione dell’ex Presidente non è affatto condivisa dalla moglie Carla Bruni, favorevole ai diritti delle coppie omosessuali. Una divergenza di opinioni emersa già nel 2012, quando Sarkozy aveva dichiarato a Le Figaro Magazine di non essere favorevole al matrimonio omosessuale e all’adozione di minori da parte di coppie dello stesso sesso. Allora l’ex première dame, in un’intervista rilasciata all’edizione francese di Vogue, aveva preso le distanze dall’opinione del marito. “Sono favorevole – aveva spiegato - perché molti miei amici, uomini e donne, sono omosessuali e non vedo nulla di instabile o perverso nelle famiglie con genitori gay”. Carla Bruni aveva anche cercato di giustificare la posizione di Sarkozy: “Mio marito è contrario per ragioni legate alla sua vocazione politica, perché vede le persone come gruppi di migliaia, anziché come singoli individui”.

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