giovedì 2 ottobre 2014
​Il Tribunale di Karary, a nord di Khartoum, ha annullato il contratto di matrimonio firmato tre anni fa. La mamma della piccola era fuggita con la figlia e aveva coinvolto una ong. (La foto scattata nello Yemen è del premio Pulitzer Stephanie Sinclair)
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Lui aveva 40 anni, lei 10. In altri mondi sarebbero stati padre e figlia. Invece in Sudan erano marito e moglie. Per l’appunto: erano. Perché ieri il Tribunale amministrativo della cittadina di Karary, a nord di Khartoum, ha annullato il contratto di matrimonio, firmato tre anni fa, dopo una lunga battaglia legale che ha visto contrapposti la famiglia della bambina e quella dell’uomo. Era stata la suocera, cioè la mamma della piccola Ashgan Youssef, a portare il caso davanti a una organizzazione governativa che nel Paese africano si occupa (faticosamente) di combattere contro la violenza sulle donne: lei coraggiosamente si era riportata la figlioletta a casa, ma il mese scorso il marito aveva bussato alla porte per reclamare la sua sposa. Così madre e figlia erano scappate a gambe levate e si sono affidate a Nahid Gabr, la presidentessa del Centro Seema per la tutela della donna e del bambino, attivo in Sudan. La stessa che ieri ha annunciato l’annullamento del matrimonio da parte del Tribunale. Non si conoscono altri particolari, ma si sa che in Sudan sono vietate le nozze sotto i 10 anni di età. Un limite assurdamente basso (per fare un esempio, in Iran il minimo per sposarsi è 13 anni), che però in questo caso è servito a garantire la libertà di Ashgan Youssef. Quella delle spose bambine è una piaga d’Africa: tra i 10 Paesi con i più alti tassi di matrimoni fra minori, ben nove si trovano nel Continente. Maglia nera il Niger, con il 75% dei casi, seguito da Ciad e Repubblica centrafricana. Ashgan Youssef, (ex) sposa a dieci anni, esce da questa triste statistica.Un video del Pulitzer Center sul dramma dei matrimoni forzati (vai al sito)
Uno scatto in Yemen del premio Pulitzer Stephanie Sinclair.

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