Vent’anni e un sogno rivelato in una lettera: diventare sacerdote

Il racconto dello studente Giovanni Paolo Luzi

Giovanni Paolo Luzi, lo studente di vent’anni che ha deciso di diventare prete

Giovanni Paolo Luzi, lo studente di vent’anni che ha deciso di diventare prete

Ascoli Piceno, 27 febbraio 2015 - Una storia inusuale, ma profondamente vera e commovente. Una storia che merita di essere raccontata, anche per fare in modo che chi non crede in Dio possa rendersi conto di quanto «misteriosa» sia la fede. Una storia che ha come protagonista uno studente di quasi vent’anni che, al contrario di tanti suoi coetanei, ha già capito quale percorso seguire nella sua vita. Un racconto caratterizzato da coincidenze, periodi di difficoltà, tanti dubbi ma soprattutto risposte arrivate nel modo e nel momento più inatteso. E’ la storia di Giovanni Paolo Luzi, nato nella vicina cittadina abruzzese di Sant’Egidio, a pochi chilometri da Ascoli, che frequenta il quinto anno all’istituto tecnico e tecnologico industriale «Enrico Fermi» (indirizzo di elettronica) e che ha annunciato, attraverso una toccante lettera inviata ai suoi compagni di classe e al dirigente scolastico Patrizia Palanca di voler intraprendere un cammino particolare: quello del sacerdozio.

Proprio in un periodo storico complicato sotto tanti punti di vista e contraddistinto da una forte crisi delle vocazioni, infatti, ecco che Giovanni Paolo ha ricevuto la chiamata più importante della sua vita, quella del Signore, il quale gli ha chiesto di servire gli altri e di testimoniare a tutti la sua esistenza. E l’aspetto più curioso riguarda il fatto che anche il fratello di Giovanni Paolo, Emmanuel Luzi ha deciso di percorrere la stessa strada, condividendo con lui questo cammino.

Al momento, entrambi si trovano al seminario di Macerata, con Giovanni Paolo che tutte le mattine si alza all’alba e si mette in viaggio verso Ascoli per frequentare le lezioni e per concludere gli studi, tanto che nella prossima estate si troverà ad affrontare anche la maturità per ottenere il diploma, così come peraltro gli è stato richiesto dal rettore don Mario Malloni. Lo studente santegidiese, ascolano d’adozione, ha dunque deciso di raccontare al Carlino la propria esperienza, avendo raggiunto la ‘pace interiore’ dopo un’adolescenza molo difficile, caratterizzata da tanti problemi e da tante incertezze. Lo abbiamo incontrato ieri mattina, proprio all’istituto tecnico «Enrico Fermi», con Giovanni Paolo che si è fatto accompagnare dal fratello Emmanuel, che gli è sempre stato vicino, anche per le scelte più difficili. E nei suoi occhi abbiamo visto una luce. La luce della felicità e della speranza, che per chi ha fede è destinata a non spegnersi mai.

 

 

 

Giovanni Paolo, la prima domanda non può essere che questa: cosa spinge un ragazzo di vent’anni ad entrare in seminario, mentre i suoi amici pensano a divertirsi?

«La mia storia è molto particolare ed è difficile, per me, dare una risposta immediata. Dobbiamo cominciare da molto lontano. Da quando io non ero ancora nato».

Ci faccia capire meglio.

«I miei genitori si sono sposati presto e, dopo pochi mesi, il loro matrimonio era già in crisi. Poi, hanno conosciuto casualmente il movimento neocatecumenale e la loro vita è cambiata. ‘Sperimentando’ Dio, infatti, sono riusciti ad andare oltre le difficoltà, mettendo al mondo ben sei figli: due maschi e quattro femmine».

Quindi sono stati sua mamma e suo papà a trasmetterle il dono della fede?

«Sì, ma la mia adolescenza è stata molto travagliata. I miei genitori mi parlavano continuamente di Dio e mi avevano fatto entrare nel cammino neocatecumenale. Peccato, però, che io avevo tantissimi dubbi sull’esistenza del Signore e fino a sedici anni andavo a messa solamente per far contenti loro. A scuola andavo male e non avevo un buon rapporto con i miei compagni di classe. Venni anche bocciato. Anzi, ero molto depresso e mi chiedevo ogni giorno che senso avesse la mia vita. Ero arrivato al punto di non volerne più sapere nulla di Dio».

E poi cosa è accaduto? Perchè ha cambiato idea?

«Nell’estate del 2012 lavoravo con mio padre, nel suo maglificio. Dal movimento neocatecumenale, però, mi arrivò la proposta di vivere un’esperienza diversa, trascorrendo una decina di giorni in un seminario. Accettai e da quel momento è cambiata la mia vita».

Se in quel periodo non credeva in Dio, per quale motivo ha accettato?

«Voglio essere sincero. Decisi di partecipare solamente per godermi una settimana e mezza di relax, senza lavorare. Credevo, infatti, che sarebbe stata l’occasione giusta per riposarmi».

E invece?

«In quei giorni scoprii per la prima volta che Dio esisteva per davvero. Che non erano solo favole che mi raccontavano i miei genitori. In quel seminario conobbi il Signore. Fino a quel momento mi comportavo male con tutti, anche perchè ero geloso dei miei fratelli e mi dava fastidio il fatto che mamma e papà volessero bene anche a loro oltre che a me. E’ brutto dirlo, ma ero egoista. Dio, però, aveva saputo donarmi quell’amore che cercavo di ottenere da chi mi stava intorno».

Come si è comportato, poi, con gli altri?

«Più che altro sono stati gli altri che hanno cambiato atteggiamento nei miei confronti. Forse perchè avevano notato che qualcosa in me era diverso e che non ero più il solito egoista. Le mie preghiere non erano mai vane e, pian piano, tutte le situazioni si sistemavano. Anzi, addirittura divenni uno dei più bravi a scuola e i risultati che ottenevo erano formidabili.

Come hanno reagito i suoi compagni di scuola quando ha annunciato loro la sua decisione?

«Mi sarei aspettato delle prese in giro, visto che ormai nel mondo si tende sempre a svalutare gli altri per esaltare sè stessi, ma così non è stato. E devo ammettere che mi hanno trattato tutti con grande rispetto».

Cosa farà adesso Giovanni Paolo?

«Innanzitutto cercherò di superare al meglio l’esame di maturità, per poi dedicarmi solamente al mio cammino di fede: il Signore mi sta chiedendo di annunciarlo a chi mi sta vicino e io non mi tirerò mai indietro».

Un’ultima curiosità: la scelta di chiamarla Giovanni Paolo, da parte dei suoi genitori, immagino che non sia stata casuale. Non è così?

«Beh, sì. Giovanni Paolo II è stata una guida per loro ed un esempio per milioni di fedeli. Anche papa Francesco, però, non è da meno e il mio sogno è quello di conoscerlo di persona. Spero di poterlo realizzare il prima possibile».