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Preghiere vietate alla veggente Marija

Delusione fra i 600 fedeli che attendevano la donna di Medjugorje. Il divieto della Diocesi è stato rispettato

Silvia Bergamin
1 minuto di lettura
Cittadella, la veggente 

CITTADELLA. In 600 l'hanno attesa per l'intero pomeriggio, ma la veggente di Medjugorje Marija Pavlovic a Cittadella si è trattenuta solo una manciata di minuti. «La mia presenza a Cittadella ha scatenato l'inferno», ha detto la donna, «La Curia di Padova ha diffidato gli organizzatori a farmi pregare con voi. Ho deciso comunque di incontrarvi. Non sono una visionaria, sono una persona tranquilla. Non voglio disobbedire alla Chiesa, ma penso che la preghiera non faccia mai male. Il mio viaggio continua, torno a Medjugorje. Non posso pregare con voi, non posso portare la mia testimonianza, ma nessuno potrà impedirmi di pregare nel mio cuore».

Le parole di Marija hanno sollevato non poco disappunto tra le centinaia di fedeli accorsi in Villa Rina per vivere un momento di riflessione e preghiera. «È una vergogna», il commento generale, «Perché gli islamici hanno diritto di pregare a Cittadella, mentre i cristiani no?». La diocesi ha spiegato in una lettera i motivi del no: «La congregazione per la Dottrina della Fede segnala che, in attesa di ulteriori disposizioni da parte della Santa Sede, le comunità cristiane – vescovi, sacerdoti e fedeli – sono tenuti ad attenersi a quanto già stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile del 1991: “Sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali”. Non è perciò consentito al clero e ai fedeli di nessuna Diocesi di partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata la loro attendibilità».

Palpabile la delusione delle tante persone – molte delle quali con già alle spalle almeno un viaggio a Medjugorje – che hanno sfidato il caldo torrido pur di rivedere Marija. Tra queste c’era anche Bertilla Munaretto, accompagnata dalla figlia Luisana Malfatti, vicesindaco di Grantorto: «Il mio primo viaggio a Medjugorje è datato 1984», racconta la mamma, «I medici mi avevano diagnosticato un meningioma alla testa. Dovevo essere operata. Lì ho incontrato padre Slavko Barbaric: mi ha benedetto la parte malata e al ritorno il male si era come bloccato. Un fatto inspiegabile, a detta dei medici. A settembre ci tornerò per la sesta volta».

«Il viaggio a Medjugorje mi ha cambiato la vita», dice Mariano Scalco, «La fede fa affrontare la vita con uno spirito diverso». Della stessa opinione sono Maria Rosa Loreggian e Beatrice Parolin. Carmela Zardo dice di essere stata a Medjugorje per curiosità e di essere rimasta molto colpita. L’assessore Chiara Lago si chiede «perché in certi territori la Chiesa collabori all’organizzazione di questi momenti di preghiera, mentre a Cittadella vengano ostacolati».

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