“Civati vuole 600 milioni del Papa”. Si intitola così un articolo di Franco Bechis apparso oggi sulle pagine di Libero. Il giornalista racconta che l’ex Pd «Pippo Civati e un gruppo di altri parlamentari tutti eletti nel Pd e con lui confluiti nel gruppo misto sono partiti all’attacco dell’8 per mille, cercando di togliere circa 600 milioni all’anno alla Chiesa cattolica per dirottarli a un nuovo fondo di sostegno alla povertà».
8 PER 1.000. Alla Camera è stato presentato il 10 marzo un disegno di legge costituzionale che chiede di non ripartire, come avviene attualmente e secondo il Concordato, la quota di scelte non espresse secondo la proporzione di scelte espresse. Ad oggi, infatti, la Chiesa è scelta in maniera esplicita nella dichiarazione Irpef dal 37 per cento dei contribuenti italiani e questo le consente di incassare 485 milioni. Dopo la ripartizione delle quote inespresse, la Cei incassa circa 600 milioni in più.
Civati and company propongono di devolvere questi 600 milioni, per quanto riguarda la Chiesa cattolica, e gli altri 100, che riguardano le altre confessioni religiose, interamente allo Stato per impiegarli «in iniziative volte al contrasto della povertà».
SOLDI E POTERE? L’aspetto più sorprendente della vicenda, nota giustamente Bechis, è quanto viene messo nero su bianco dai proponenti, che scrivono nel ddl: «È probabile che una proposta di revisione del Concordato fra lo Stato e la Chiesa cattolica troverebbe d’accordo anche papa Francesco, che tante volte ha tuonato contro i privilegi della Chiesa di Roma e ha impresso un nuovo corso al cattolicesimo».
Civati&Co, infatti, si permettono pure di fare la morale ai cattolici e al Papa: «Ora, con papa Francesco, anche se a passi lenti, la morigeratezza sta diventando l’impegno di tutta la Chiesa e i vescovi italiani si sono espressi per un nuovo umanesimo della Chiesa italiana, non alla ricerca dei soldi e del potere, ma con una attenzione privilegiata ai poveri».
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