Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AUSTRALIA

Finalmente giustizia, assolto e liberato il cardinale Pell

Dopo 404 giorni di ingiusta detenzione, finalmente stamattina alle 4.30 ore italiane si sono aperte le porte del carcere di Barwon per il cardinale George Pell, due ore e mezzo dopo la sentenza dei giudici dell'Alta Corte di Brisbane. «L'unica base per una guarigione duratura è la verità», ha dichiarato.

Libertà religiosa 07_04_2020
Il cardinale George Pell

C'è un giudice a Brisbane. Anzi, ce ne sono sette. Il verdetto dell'Alta Corte, infatti, è stato unanime: annullata la condanna a sei anni per abusi sessuali e assolto Pell da tutte le accuse. Il cardinale è tornato in libertà dopo 404 giorni di – a questo punto lo si può dire – ingiusta detenzione. La sentenza è stata pronunciata nell'aula 5 del Commonwealth Law Courts Building di Brisbane quando in Italia erano da poco superate le due di notte.

Pell si trovava a 1800 km di distanza dal luogo in cui i sette giudici dell'Alta Corte hanno messo la parola fine ad uno dei casi giudiziari più seguiti di sempre dagli australiani. Nella sua cella della prigione di Barwon, dove solo pochi giorni fa tre detenuti sono stati ricoverati dopo una rissa finita male, il porporato ha atteso la decisione affidandosi alla preghiera. "L'Alta Corte - è stato spiegato in una nota diramata dal tribunale - ha constatato che la giuria, agendo razionalmente sull'insieme delle prove, avrebbe dovuto nutrire un dubbio in merito alla colpa del richiedente rispetto a ciascuno dei reati per i quali era stato condannato, e ha ordinato l'annullamento delle condanne e la registrazione dell'assoluzione”.

La tesi della difesa, dunque, ha vinto su tutta la linea puntando sul principio dell'oltre ogni ragionevole dubbio. Ribaltata la sentenza pronunciata lo scorso agosto – a maggioranza (2-1) – dalla Corte d'Appello di Victoria che aveva confermato la condanna in primo grado. Nella nota ufficiale, inoltre, è stato rimarcato come non era stata smentita la veridicità delle testimonianze di chi aveva raccontato le abitudini post-Messa del cardinale che rendevano temporalmente e fisicamente impossibile il reato.

Se c'è un uomo a cui Pell deve essere grato per l'esito di questa pagina nera della giustizia australiana, quello è senz'altro Mark Weinberg, il giudice che - seppur messo in minoranza l'estate scorsa dai suoi colleghi Ferguson e Maxwell - col suo parere dissenziente, e la dettagliata relazione ad esso accorpata, è riuscito ad aprire uno squarcio nella vicenda che ha consentito alla difesa di presentare il ricorso alla Corte Suprema.

La decisione unanime dei sette giudici arriva nonostante il clima ostile che i media hanno continuato ad alimentare in queste settimane contro il cardinale, con minacce di nuove cause civili lanciate da presunte vittime attraverso i media più maldisposti nei suoi confronti.

Un'ora dopo la lettura della sentenza, il porporato ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella quale ha rivendicato nuovamente la sua innocenza e ha detto di aver subito una “grave ingiustizia”. L'ex tesoriere del Vaticano ha affermato di non portare rancore verso il suo accusatore, sostenendo che c'è già abbastanza “dolore ed amarezza”. "L'unica base per una guarigione duratura - ha aggiunto il cardinale - è la verità e l'unica base per la giustizia è la verità, perché la giustizia significa verità per tutti". 

Non sono mancati i ringraziamenti ai suoi avvocati che sono stati capaci di “far prevalere la giustizia”, ai suoi sostenitori in tutto il mondo che lo hanno accompagnato con la preghiera, ai suoi collaboratori e alla famiglia per tutto ciò che hanno dovuto patire insieme a lui. L'ex arcivescovo di Sidney ha concluso la sua dichiarazione, rivelando di pregare per i malati di coronavirus e per i medici in prima linea negli ospedali.

Due ore e mezza più tardi la lettura della sentenza, alle 4 e 30 italiane, il porporato ha lasciato definitivamente il carcere di Barwon a bordo di una macchina nera. George Pell, 78 anni e 404 giorni di ingiusta carcerazione alle spalle, è ora un uomo libero, assolto dall'accusa più infamante per un sacerdote. E potrà tornare anche a celebrare l'Eucarestia dopo più di anno.