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Denatalità

Europa, l'ora della catastrofe demografica

Catastrofe demografica in Europa, i gravi segnali di declino dell'anno scorso si confermano. Solo il Nord, in particolare i Paesi Baltici, un po' la Francia e l'Europa dell'Est in ripresa sono buone notizie. Ma il cuore dell'Europa, la Germania, e soprattutto il Sud dell'Europa (Italia ultima in classifica) sono in pieno inverno demografico. Ecco perché

Famiglia 21_01_2021
Inverno demografico

Catastrofe demografica in Europa, i gravi segnali di declino della scorsa primavera si confermano. La Commissione Europea si bea del ‘dolce far nulla’, la Francia resiste (appena sotto i due figli), il resto dei Paesi nel gelo invernale, primi segnali di inversione di tendenza in Polonia, Romania, Ungheria ed Est Europa.

La fertilità è rimasta stabile in Francia tra il 2018 e il 2019 a 1,84 figli per donna, dopo il declino che la vedeva a più di 2 figli nel 2010, lo dice uno studio dell’istituto di statistica francese che analizza anche l’andamento demografico degli ultimi 20 anni nei Paesi europei. Il divario Nord-Sud che era già visibile 30 anni fa, suggerisce che oltre alle politiche fiscali, sociali e famigliari, nei paesi del Sud Europa la denatalità è frutto anche di comportamenti culturali radicati. In questi Paesi sono state messe in atto meno politiche per favorire la libertà di scelta femminile e ancor meno politiche per una reale conciliazione tra lavoro e cura per i genitori, soprattutto necessarie oggi con l’aumento spropositato del lavoro ‘temporaneo’e l’incertezza del reddito mensile famigliare.

La fertilità nei paesi dell'Europa centrale e orientale ha subito notevoli fluttuazioni negli ultimi 3 decenni. Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e gli sconvolgimenti sociali ed economici che ne sono seguiti, la fertilità è crollata. Solo per fare degli esempi: nel 1989 i figli per donna in Repubblica Ceca era di 1,87, in Ungheria di 1,82, in Romania di 2,22; nel 2000 il crollo verticale con Repubblica Ceca a 1,15, Ungheria a 1,31, Romania a 1,32. Negli ultimi anni del comunismo le donne hanno avuto i loro figli in età relativamente precoce e ricevevano sussidi statali e sostegno per l'assistenza all'infanzia, poi con la caduta del muro di Berlino,l'economia di mercato,  l’austerità, le politiche sociali ridotte e i falsi ideali consumistici occidentali hanno fatto un disastro: tasso di fertilità è diminuito molto rapidamente dopo la caduta del comunismo. La fertilità ha poi iniziato un timido rimbalzo, ma è stato fermato dalla crisi finanziaria del 2007-2008, una nuova ripresa è stata osservata intorno al 2012-2013 ed il ritmo di crescita demografica si è accelerato da allora. Ad esempio,  nel 2018 sono stati 1,71 bambini per donna nella Repubblica Ceca e di 1,76 in Romania nel 2018. In molti Paesi dell'Europa dell'Est, si sta tornando ai livelli di fertilità relativamente elevati e, come in Polonia (1,35 figli nel 2000, 1.47 figli nel 2018) e Ungheria (1,3 figli nel 2000 e 1,55 nel 2018) le politiche dei governi puntano a riportare i paesi ad una crescita demografica superiore ai due figli per donna.

Nei paesi del Nord Europa, dove la fertilità è rimasta relativamente elevata negli ultimi 30 anni, il tasso di nascite relativamente basso negli anni '90 era dovuto al rinvio della nascita, poi all'inizio degli anni 2000 un aumento delle nascite. Nuovo rallentamento, causato dalla crisi finanziaria del 2007-2008. Nei venti anni (2000-2018) comunque le nascite in Svezia sono cresciute (da poco più di 1,5 figli per donna a 1,76), mentre in Danimarca sono calate le nascite da 1,76 a 1,73 nel 2018 ed in Finlandia da ben più di 1,7 figli per donna nel 2010 agli attuali 1.41. Forse c’è poco da imitare… Bene invece i Paesi Baltici, nel decennio l’Estonia passa dai 1,37 figli a 1,67 figli per donna, la Lituania dai 1,39 ai 1,63, la Lettonia da 1,26 a 1,6 figli per donna.

Al Sud le politiche (assenti in molti paesi) e l’assalto culturale alla famiglia e alla natalità, hanno portato il gelo assoluto: Malta passa nel decennio da 1,86 agli attuali 1,23; Cipro da 1,63 agli attuali 1,32. L'Italia? I dati Istat delle prossime settimane ci dimostreranno ancora una volta che, dopo decenni di promesse a sostegno della famiglia e delle politiche di natalità, il nostro Paese è all’ultimo posto al mondo per tasso di natalità e figli per donna. Non spediamo parole inutili, l’assegno unico al prossimo luglio e l’assenza di famiglia e natalità nel Recovery Plan del Governo Conte, dimostrano l'inadeguatezza italiana.

La Germania? Dopo la fase di crescita, dovuta alla immigrazione degli ultimi decenni, nel 2020 non c'è stata alcuna crescita demografica in Germania, per la prima volta dal 2011. Il tasso di natalità è leggermente diminuito nel 2020, l’immigrazione si è ridotta (causa Covid-19) e dunque la leggera crescita demografica complessiva si è interrotta. Infatti, senza l'immigrazione, la popolazione sarebbe in realtà diminuita dal 1972. Con un tasso di natalità di soli 1,54 bambini per donna (il tasso di sostituzione è di circa 2,1), ogni anno dal 1972 ci sono stati più decessi che nascite.  Nel 2010 il tasso di natalità tedesco era appena 1,39 bambini per donna. Philipp Deschermeier della Società tedesca per la demografia ha chiesto al Governo Federale ed ai Lander di programmare più misure e opzioni di sostegno che "permettano alle persone di lavorare da casa , anche a tempo parziale, e scegliere anche di prendersi la cura dei bambini in modo che entrambi i genitori possano lavorare, in modi più flessibili".

L'Europa? La Vice Presidente della Commissione e Commissaria Europea con delega alla ‘Demografia e Democrazia’ Dubravka Šuica che cosa sta facendo per affrontare questa emergenza? Leggiamo dal suo blog istituzionale: “Per quanto riguarda la demografia… La base di questo lavoro è il Rapporto sull'impatto del cambiamento demografico che è stato adottato il 17 giugno. Il Rapporto presenta i principali motori del cambiamento demografico e il loro impatto in tutta Europa… le nostre iniziative chiave a sostegno dei bambini e dei diritti dei bambini si concretizzeranno all'inizio della primavera del 2021… Nel lavoro preparatorio per il nostro Libro verde sull'invecchiamento, consideriamo l'invecchiamento come una questione che riguarda tutte le generazioni e che presenta sia sfide che opportunità”. Sconcertante, dopo un anno questi sono i risultati? L’Europa passa dall’inverno alla glaciazione demografica e a Bruxelles pensano ai libretti colorati.