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LACRIME DAL CIELO

Quando Maria ferma la guerra e impone la pace

Due fatti storici realmente accaduti ci parlano del Cuore Immacolato di Maria e del Regno di Pace che è promesso ai Suoi figli. Da una parte le lacrime della Madonna che, a Treviglio, fermano la guerra e convertono un popolo intero. Dall'altra le lacrime della Beata Vergine a Siracusa, in una umile famiglia colpita dal dolore e dall'angoscia, che guariscono e riportano la pace nel focolaio domestico, riaccendendo la fede in una moltitudine di persone.

Attualità 21_03_2022

Crediamo davvero che la preghiera può fermare la guerra? Quando invochiamo la Pace, quale pace chiediamo? Ma soprattutto, se è vero come è vero che la Madonna nelle ultime apparizioni ha parlato del trionfo del Suo Cuore Immacolato come un Regno di Pace prossimo a venire, di quale Pace Maria è Regina?

Per rispondere a queste domande occorre guardare alla storia, perché è proprio nella storia che la Madre di Dio ha sempre agito, sin dal Suo primo Sì, grazie al quale ha permesso al mondo di avere un Salvatore. Ebbene, ci sono due fatti storici in particolare che ci parlano di questa Pace che Dio, attraverso Sua Madre, ci ha promesso.

LE LACRIME FERMANO LA GUERRA

Per conoscere il primo fatto, dobbiamo arrotolare il nastro del tempo di 500 anni. Sembra un’infinità, quasi a dire di una distanza che non può avere a che fare con noi oggi. Si rimane, invece, stupiti del contrario: il cuore dell’uomo non ha tempo, né spazio, se non in Dio e, appunto, in Sua Madre.

Accadeva nel 1522 che la città di Treviglio, nell’attuale regione Lombardia, era terra di particolari contese tra i francesi e gli spagnoli che senza tregua la saccheggiavano e senza pietà la deturpavano. Durante uno di questi saccheggi il popolo trevigliese recò offesa alle truppe francesi in ritarata, scatenando le ire del generale Lautrec, il quale - soprannominato “la tigre” - era noto essere un uomo dalla ferocia inaudita e dal cuore “duro come il diamante”. Lautrec giurò vendetta a Treviglio e non passò tempo che subito organizzò l’offensiva per mettere a ferro e fuoco la città.

Inutile dire che tutte le massime autorità politiche del territorio si mobilitarono per attivare negoziati di pace, mentre le autorità ecclesiastiche tentarono il tutto per tutto: il prevosto mitrato di Pontirolo mandò il suo vicario Andrea Serbelloni ad incontrare il generale Lautrec per la riconciliazione. La “tigre” però rispose che i nemici del Re di Francia non potevano e non dovevano essere perdonati da nessuno.

Fu così che il 28 febbraio del 1522 i trevigliesi, sapendo dell’assedio, si svegliarono all’alba e presero a nascondersi, chi nei boschi, chi nelle cantine, chi nei conventi, in attesa del furioso attacco. Le truppe francesi intanto avanzavano sulla città. Ma successe che, al posto del rumore dei ferri e del fuoco, partì un vociare dalla chiesa che si diffuse sempre più forte per le vie della città, sino ad irrompere in un grido: “La Madonna piange!!!”.

Sul campanile del monastero agostiniano, infatti, vi era un affresco della Madonna con le mani giunte in preghiera e sulle gambe il Bambin Gesù, che aveva iniziato d'improvviso a lacrimare.

Tutto il popolo accorse, le persone una dopo l’altra uscirono dai loro nascondigli, dove si erano rifugiate per paura della guerra: non era soltanto la curiosità di vedere un prodigio davanti ai loro occhi, ma era soprattutto il fatto di veder risposte le attese del proprio cuore: la speranza di essere salvati!

In poco tempo tutta la piazza e le strade e le case attorno al campanile si riempirono di una folla che si inginocchiò ed iniziò a pregare la Madonna: erano le 8 di mattina di venerdì 28 febbraio 1522.

Dicono i resoconti dell’epoca che la Madonna non fece qualche lacrima, ma d'improvviso iniziò a piangere a dirotto per sei lunghe ore. Pianse con gli occhi, pianse con il volto, pianse con tutto il corpo, che trasudava sangue e acqua. Tutta era bagnata, ma solo Lei: il bambino ed il muro circostante erano perfettamente asciutti.

Davanti a tale prodigio accorse anche il generale Lautrec che, non appena vide la Madonna piangere, si inginocchiò e vivamente commosso depose ai piedi di Maria l’elmo e la spada ed iniziò a pregare. Dopo di lui, diversi soldati si spogliarono di elmi, spade, armature, casacche, stendardi… e donarono anelli, ori, argenti e molte altre cose preziose per onorare la Regina del Cielo.

Oggi l’elmo e la spada del generale sono conservati in un grande Santuario costruito con i risparmi del popolo trevigliese, che da quel momento iniziò a vivere con lo sguardo rivolto al Cielo, a simboleggiare la potenza di Dio che converte il malvagio, portando la pace in tutti i cuori.

LACRIME D’AMORE PER LA FAMIGLIA

Il secondo fatto storico che ci parla del cuore di Maria e del suo desiderio di Pace accade a Siracusa, in Sicilia.

Qui, com’è noto a molti, vi è un grande Santuario, anch’esso dedicato alla Madonna delle lacrime. Forse non tutti, però, conoscono da vicino la storia che sta dietro a quelle lacrime e alla potentissima fede popolare che da esse scaturì.

I protagonisti sono due giovani sposi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusti, convolati a nozze il 21 marzo del 1953 e trasferitisi a vivere in una modesta casa in Via degli orti di S. Giorgio a Siracusa. 

I due sposi hanno ricevuto come dono di nozze un quadretto del Cuore Immacolato di Maria che appongono sul capezzale, sopra il letto matrimoniale.

Lui è un umile operaio, lei invece è casalinga, anche perché, non appena sposata, Antonina riceve la notizia di essere in dolce attesa. Senonché la donna scopre presto di essere affetta da tossiemia gravidica nella forma più rara e grave: ciò comporta convulsioni, attacchi epilettici, perdita di conoscenza e rischio di morte per lei ed il bambino.

Si può facilmente immaginare lo stato di angoscia e di tristezza in cui cadono questi giovani coniugi, i quali, sposati da pochi mesi, vedono messi a dura prova il loro matrimonio e la loro famiglia.

Ma un giorno - è il 29 agosto del 1953 - accade qualcosa di impensabile, come racconta una testimonianza lasciata dalla stessa Antonina: “Erano le tre di notte quando avvertii in maniera più accentuata un attacco quasi epilettico che mi fece perdere la vista e la conoscenza. Quando mi sono svegliata erano circa le ore nove e, aperti gli occhi, li fissai sull’immagine della Madonnina. Con mio grande stupore mi accorsi che l’effige della Madonna versava lacrime dagli occhi”.

La donna vivamente commossa chiamò allora la cognata Grazia e la zia, le quali sulle prime erano convinte si trattasse di allucinazioni, conoscendo la malattia di cui era affetta la donna. Eppure, una volta avvicinatesi anch’esse al quadro, non poterono fare a meno di constatare che le lacrime continuavano a scendere dagli occhi della Madonna. Prese dallo spavento, allora, le donne si recarono dai vicini, i quali anch’essi dovettero arrendersi all’evidenza. Da quel momento una folla inimmaginabile di persone iniziò ad accorrere da ogni dove: tutti volevano vedere la Madonna piangere, anzi, tutti si recavano da Maria per chiedere qualsiasi cosa a Colei che improvvisamente sentivano come una vera Mamma capace di rispondere ad ogni bisogno.

Il primo miracolo la Madonna lo fece guarendo completamente e istantaneamente Antonina dalla malattia, ma soprattutto portando gioia ed una rinnovata Pace nella famiglia Iannuso.

Ma da quel momento i prodigi si moltiplicarono copiosi, come i fiumi di persone che si riversavano nelle strade per raggiungere Via degli orti: emblematico il video di una signora che si alza dalla carrozzella ed inizia d’improvviso a camminare.

Nel frattempo la questura ritira il quadro per fare le prime indagini sul fenomeno, ma le forze dell’ordine, nel cuore della notte, sono costrette a riportare il quadro in loco, tanta era la folla riunita. Il quadro lacrima per quattro giorni interi.

Un’équipe di esperti, gran parte atei, studiarono il fenomeno giungendo alla conclusione: si tratta di vere lacrime umane. Eppure, per i "figli" accorsi dalla Vergine Maria non ce n’era alcun bisogno: non erano solo le lacrime, ma tutto l’occhio del quadretto di gesso che, piangendo, si vivificava davanti ai loro occhi. La Madonna era viva e presente dinnanzi a loro come una Madre, che si prende cura personalmente dei propri figli sino a commuoversi tutta per loro. Quegli occhi sono lo specchio di un Cuore Immacolato già capace di trionfare nelle anime che ad esso si consacrano, in attesa di realizzare in Dio quel Regno di Pace pensato per tutti.