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cONTINUANO LE VIOLENZE NEL PAESE AFRICANO DOPO LE ELEZIONI

Kenya, massacro in chiesa

La strage nella regione occidentale: in cinquanta arsi vivi. La Croce Rossa: «Almeno 70 mila gli sfollati»

(Afp)
NAIROBI - Fine d'anno tragico in Kenya: nelle ultime 48 ore, ed in particolare dopo che il capo dello stato uscente Mwai Kibaki è stato proclamato vincitore delle elezioni presidenziali, oltre 250 sono rimaste uccise in una serie di violenze esplose in diverse parti del Paese.

MASSACRO IN CHIESA - Almeno 50 persone, secondo l'ultimo bilancio, sono morte all'interno di una chiesa data alle fiamme nella località di Eldoret, nella regione occidentale. Le vittime si erano rifugiate nell'edificio per sfuggire agli scontri scoppiati dopo il contestato risultato delle presidenziali del 27 dicembre. Intanto le crescenti violenze hanno provocato almeno 70.000 sfollati. Lo ha annunciato la Croce Rossa keniota. Le riprese aeree fatte dall'organizzazione umanitaria hanno mostrano centinaia di case e fattorie in fiamme e posti di blocco ogni 10 chilometri «Questa è una calamità nazionale», ha commentato Abbas Gullet, il responsabile locale della Croce Rossa. La chiesa cristiana data alle fiamme era di rito Wakorino. Una chiesa che affonda le sue basi su riti ancestrali dell'etnia kikuyo. Lo si apprende da fonti molto attendibili, anche se non ancora ufficiali. Se vero, tutti i morti, e i numerosissimi feriti, sarebbero quasi certamente kikuyo. Questodarebbe un impulso drammatico ai sanguinosi scontri in corso in Kenya scontri che di politico ormai non hanno più nulla, ma che sono divenuti sostanzialmente a base etnica. Secondo alcune fonti religiose, sarebbero ormai a centinaia i Kikuyu, terrificati, che hanno cercato rifugio nelle chiese della zona della città keniana occidentale di Eldoret, dove molte case sono state date alle fiamme e dove è ormai pericoloso muoversi. Quella kikuyo è la principale etnia del Paese, e dall' indipendenza (1963) ha avuto sempre nelle sue mani quasi tutto il potere. Il leader dell'opposizione, Raila Odinga, è invece un Luo, la terza etnia del Paese, ma molto potente economicamente e culturalmente. Al suo seguito c'erano non solo la gran massa dei diseredati keniani, ma numerosi dei circa 40 altri (tra grandi e piccoli) gruppi etnici keniani, stanchi dello strapotere kikuyo.

LE ZONE DEGLI SCONTRI - Tre le aree principali di battaglia. l'ovest del Kenya, gli slum di Nairobi, e Mombasa. Il Kenia occidentale è la regione dei Luo, a cui appartiene il leader dell'opposizione, lo sconfitto Raila Odinga. Nell'obitorio di Kisumu, sul Lago Vittoria, (dove è stato imposto il coprifuoco) testimoni locali hanno detto che erano allineati oltre 55 corpi di persone uccise da colpi d'arma da fuoco. Battaglie sanguinose anche in altre città della zona. Gli slum di Nairobi, di fatto inurbati nella capitale, sono in fiamme da ieri. Si parla di una quarantina di morti e moltissimi feriti, ma nessuno può confermarlo con certezza. Certo il bilancio è molto pesante. A Mombasa - vi sorge in porto di grande importanza - sono avvenute sparatorie violente, e sono stati rinvenuti sette cadaveri fatti a pezzi col machete. Dappertutto, inoltre, saccheggi e violenze di ogni tipo. La base è quasi sempre tribale. Negozi chiusi anche a Nairobi, i pochi aperti hanno finito le scorte in breve tempo. Tra Kibaki e Odinga (che ha indetto una manifestazione a Nairobi per il tre) nessun dialogo; mentre Usa, Gb ed Ue hanno espresso forti dubbi sulla correttezza dello scrutinio.


01 gennaio 2008(ultima modifica: 02 gennaio 2008)

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