17/12/2009, 00.00
ASIA
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Il Natale, la bellezza e la missione

di Bernardo Cervellera
Il mondo e l’Asia sembrano avvolti nella paralisi delle soluzioni e nella violenza, dalla Terra Santa al Giappone; dall’Iran alla Cina. La strada della speranza è offerta dalla nascita del Salvatore, annunciato dalla Chiesa che in tutte le situazioni mortali, crea segni di novità. Gli auguri di AsiaNews.

Roma (AsiaNews) - Quest’anno Natale cade in un momento difficile. Da diversi segni nel mondo – non ultimo le difficoltà di dialogo fra Paesi ricchi e poveri a Copenhagen; la crisi dei Paesi del petrolio e degli emirati – ci accorgiamo che la crisi economica mondiale non è passata per nulla, anzi alcuni economisti si attendono una nuova caduta degli investimenti, della produzione, dell’occupazione.

Se guardiamo poi alle testimonianze che ci giungono dai popoli dell’Asia e che riempiono le nostre pagine, vediamo che la crisi non è solo economica, ma sociale. I molti problemi dei popoli rimangono gli stessi dopo anni: monaci birmani continuano ad essere imprigionati in Myanmar; attivisti, personalità democratiche, vescovi e preti rimangono sequestrati nelle mani della polizia cinese; i cristiani in India continuano a non ricevere giustizia per i pogrom subiti; giovani e adulti giapponesi a decine di migliaia continuano a togliersi la vita.

Se guardiamo al Medio oriente, la terra di Gesù, l’impaccio e la paralisi sembrano quasi totali. Una guerra che dura da decenni ha prostrato così a fondo i popoli israeliano e palestinese che il sopruso e la violenza sono divenuti dei modi stanchi con cui si nasconde la reciproca incapacità a garantire  la pace.

Se a questo aggiungiamo l’Iraq ancora instabile; l’Iran sull’orlo del conflitto con l’occidente; il Pakistan delle violenze contro le minoranze; l’Arabia della mancanza di libertà, tutto sembra davvero avvolto nella stasi di una malattia mortale, una specie di notte in cui non si sa come procedere. In effetti, i politici e i popoli sembrano davvero annaspare in un buio cammino senza soluzioni. E la presunzione e le promesse di tanti sembrano essere solo la maschera alla loro inconfessata impotenza.

Una lettura della Bibbia, usata spesso come profezia del Natale dice: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale si lanciò in mezzo a quella terra” (Sap 18,14-15). Questa frase afferra tutta la profondità della notte e del buio, ma parla anche dell’unica vera novità da cui ripartire: Dio, la verità, la giustizia, la felicità dell’uomo si è lanciato abitando fra noi per non lasciarci soli. Nella notte profonda Egli ha acceso la luce della sua amicizia e ha deciso di essere vicino per sempre alla nostra miseria.

Nei miei anni di missione ad Hong Kong e in Cina e nei viaggi in molte parti dell’Asia mi è capitato spesso di celebrare il Natale fra i perseguitati cinesi, gli alluvionati del Bangladesh, gli slum dell’India, i montagnard del Vietnam, o fra i cristiani di Beirut sotto le bombe. Natale, la festa della nascita di Gesù è sempre stato il motivo per cui essere contenti pur immersi nelle fatiche, nelle miserie, nell’ingiustizia. Questo essere rapiti dalla bellezza del Figlio di Dio con noi dà la forza di sopportare e di riprendere ogni giorno a costruire la vita propria e degli altri, spendendo l’esistenza, senza risparmiarla come un talento infruttuoso. Grazie alla festa della Chiesa, in ogni popolo nascono opere di carità creativa che alfabetizzano, curano, accolgono, sostengono ogni brandello di verità e giustizia delle persone. Le notizie di AsiaNews sono costellate di questi fiori nel deserto, luci nella notte che fanno sperare per il mondo.

Alcune settimane fa, Benedetto XVI, incontrando 200 artisti nella cappella Sistina ha chiesto la loro collaborazione per aiutarlo a “strappare il mondo alla rassegnazione”. E citando una frase di Paolo VI ha detto: “Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini”.

Questo compito è dato agli artisti, ma anche ai missionari. Cari amici, grazie del vostro sostegno alla nostra piccolissima opera che ridà speranza al nostro mondo. Buon Natale.

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