Gabriele Kuby, l’intellettuale convertitasi al cattolicesimo e impegnata nella difesa dei princìpi non negoziabili, pubblica “In politica da cristiani” (Ares). In diversi passaggi l’autrice scrive giustamente che la società ha bisogno di Dio e di verità e che la fede ha un significato pubblico, ma l’apporto dei cristiani in politica sembra limitato all’aspetto morale (un po’ come in Maritain). Non è chiaro, cioè, il significato preciso del ruolo pubblico della religione cattolica.
L’Italia è pronta per una nuova stagione di chiusure. Anche dopo la scadenza di questo ultimo decreto, il 6 aprile, se ne attende un altro che impone zone rosse e arancioni in tutte le regioni. La domanda sull’efficacia del lockdown pare non porsela proprio nessuno. Eppure un anno di esperienza in tutti i Paesi industrializzati del mondo parrebbe suggerire che non vi sia troppa differenza fra quegli Stati che hanno chiuso le loro popolazioni in casa e quelle che le hanno lasciate libere. Lo suggerisce anche uno studio comparato pubblicato a gennaio sullo European Journal of Clinical Investigation, totalmente ignorato dai nostri decisori.
Da quando si rifiutò di creare torte per le cosiddette "nozze gay" Jack Phillips è diventato il bersaglio di chi odia la libertà di coscienza: il pasticcere non ha mai negato dolci alle persone ma non vuole celebrare idee in cui non crede. Sebbene fu assolto nel 2018 dalla Corte Suprema, è stato denunciato anche da un uomo che si definisce donna.