MaM
Messaggio del 25 marzo 2008:Cari figli, vi invito a lavorare alla conversione personale. Siete ancora lontani dall’incontro con Dio nel vostro cuore, perciò trascorrete più tempo possibile nella preghiera e nell’adorazione a Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare, affinché Egli vi cambi e metta nei vostri cuori una fede viva e il desiderio della vita eterna. Tutto passa, figlioli, solo Dio rimane. Sono con voi e vi esorto con amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

1-1

(1) In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

(2) Per pura obbedienza incomincio a scrivere.

(3) Voi sapete, oh! Signore, il sacrificio che mi costa a farmi, che a mille morti mi assoggetterai anzi che scrivere un sol rigo delle cose che sono passate tra me e Voi. Oh! mio Dio, la natura frema, si sente schiacciata e quasi disfatta al solo pensarlo. Deh! dammi la forza, oh! vita della mia vita, affinché possa fare la santa obbedienza! Voi che ne avete ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

2-1 Febbraio 28, 1899 I. M. I.

Per ordine del confessore incomincio a scrivere ciò che passa tra me e Nostro Signore giorno per giorno.

L’anno 1899, mese di Febbraio, giorno 28.

(1) Confesso la verità, gran ripugnanza io provo, è tanto lo sforzo che devo farmi per vincermi, che solo il Signore può sapere lo strazio dell’anima mia. Ma, oh santa obbedienza, che legame potente tu sei! Tu sola potevi vincermi e superare tutte le mie ripugnanze, quasi monti insuperabili, mi leghi alla Volontà di Dio e del confessore. Ma deh! oh! Sposo Santo, per quanto è grande il ... (CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO)

2-2 Marzo 10, 1899 - Il Signore la fa vedere molti castighi.

(1) Stando nel mio solito stato si è fatto vedere il mio sempre ed amabile Gesù, tutto amareggiato ed afflitto e mi ha detto:

(2)Figlia mia, la mia giustizia si è troppo appesantita e sono tante le offese che mi fanno gli uomini, che non posso più sostenerli. Quindi la falce della morte sta per mietere molto ed all’improvviso e di malattie, e poi sono tanti i castighi che verserò sopra del mondo, che saranno una specie del giudizio”.

(3) Chi può dire i tanti castighi che mi ha fatto vedere, ed il modo con cui io ho restato atterrita e spaventata? L’anima mia, è tanta la pena che sente, che credo meglio passarlo in silenzio.

(4) Riprendo a dire ché l’ubbidienza lo vuole; quindi mi pareva di vedere le strade piene di carne umana ed il sangue che inondava il terreno, città assediate da nemici che non le risparmiavano neppure ai bambini, mi parevano come tante furie uscite dall’inferno, non rispetteranno né chiese né sacerdoti. Il Signore pareva che mandava un castigo dal Cielo, qual sia non so dire, solo mi pareva che tutti riceveremo un colpo mortale, e chi resterà vittima della morte e chi si rimetterà. Mi pareva pure di vedere le piante disseccate e tanti altri mali che devono venire sui ricolte. Oh! Dio, che pena vedere queste cose ed essere costretta a manifestarle. Ah! Signore, placatevi, io spero che il tuo sangue e le tue piaghe saranno il nostro rimedio, oppure versateli sopra di questa peccatrice, che ne sono meritevole, altrimenti prendetemi, che allora sarete libero di fare ciò che volete, ma finché vivrò farò quanto posso per oppormi”.

2-3 Marzo 13, 1899 La carità non è altro che lo sbocco del Essere Divino. Tutto il creato parla dell’amore di Dio verso l’uomo e gli insegna il modo come deve amarmi.

(1) Questa mattina il diletto Gesù non si faceva vedere secondo il solito, tutto affabilità e dolcezza, ma severo, la mia mente me la sentivo in un mare di confusione e l’anima mia tanto afflitta ed annichilita, specialmente per i castighi visti nei giorni passati, vedendolo in quell’aspetto non ardivo dirgli niente; ci guardavamo, ma in silenzio. Oh! Dio, che pena. Quando in un momento ho visto anche il confessore e Gesù mandando un raggio di luce intellettuale ha detto queste parole:

(2) “Carità, la carità non è altro che uno sbocco dell’Essere Divino, e questo sbocco l’ho diffuso su tutto il creato, dimodochè tutto il creato parla dell’amore che porto all’uomo, e tutto il creato insegna il modo come deve amarmi; cominciando dall’essere più grande fino al più piccolo fiorellino del campo, vedi, dice all’uomo: “Col mio soave odore e con lo starmi sempre rivolto al cielo, cerco di mandare un omaggio al mio Creatore; anche tu, fa che tutte le tue azioni siano odorose, sante, pure, non fare che col cattivo odore delle tue azioni offenda il mio Creatore”. Deh! oh uomo, ci ripete il fiorellino: “Non essere così insensato di tener l’occhio fisso alla terra, ma alzalo al Cielo, vedi, lassù è il tuo destino, la tua patria, lassù il mio e tuo Creatore che ti aspetta”. L’acqua che continuamente scorre sotto i nostri occhi ci dice ancora: “Vedi, dalle tenebre sono uscita e tanto devo scorrere e correre, fin quando che giungerò a seppellirmi nel luogo donde uscii, anche tu, oh! uomo, corra, ma corra nel seno di Dio da dove uscisti, deh! ti prego, non correre le vie storte, le vie che menano al precipizio, altrimenti, guai a te!” Anche le bestie più selvatiche ci ripetono: “Vedi oh! uomo come devi essere selvatico per tutto ciò che non è Dio; vedi, quando noi vediamo che qualche uno si avvicina a noi, coi nostri ruggiti mettiamo tanto spavento che nessuno ardisce d’avvicinarsi più, di disturbare la nostra solitudine, anche tu, quando il lezzo delle cose terrene, ossia le tue passioni violente, stiano per farti infangare e farti cadere nel precipizio delle colpe, coi ruggiti della tua preghiera e col ritirarti dalle occasioni in cui ti trovi, sarai salvo da ogni pericolo”. Così di tutti gli altri esseri, che dirli tutti sarebbe troppo lungo, ad unanime voce risuonano fra loro e ci ripetono: “Vedi, oh! uomo, per amor tuo ci ha creato il nostro Creatore e tutti a tuo servizio ne stiamo, e tu non essere tanto ingrato, ama, ti prego, ama, ti ripeto, ama il nostro Creatore”.

(3) Dopo di ciò, il mio amabile Gesù mi disse: “Questo è il tutto che voglio: Amare Dio ed il prossimo per amor mio. Vedi quanto ho amato l”uomo, ed esso è tanto ingrato; come vuoi tu che non li castighi?

(4) Nell’atto stesso mi parvi di vedere una grandine terribile ed un terremoto che deve fare notabile danno, fino a distruggere le piante e gli uomini. Allora, con tutta l’amarezza dell’anima mia gli ho detto: “Mio sempre ed amabile Gesù, perché tanto adesso sdegnato? Se l’uomo è ingrato, non è tanta la malizia quanto la debolezza. Oh! se vi conoscessero un poco, come starebbero umili e palpitanti, perciò, placatevi. Almeno vi raccomando Corato e quelli che a me appartengono”.

(5) Nell’atto di dire così mi pareva che anche a succedere qualche cosa, a confronto di quello che succederà negli altri paesi, sarà niente.

2-4 Marzo 14, 1899 Gesù si ritira nel cuore e piange la sorte delle creature. L’anima fa di tutto per consolarlo e piange insieme con Gesù

(1) Questa mattina il dolcissimo mio Gesù, trasportandomi insieme con Lui, mi faceva vedere la molteplicità dei peccati che si commettono, ed erano tali e tanti, che è impossibile descriverli; vedevo pure nell’aria una stella di smisurata grandezza, e nella sua rotondità conteneva fuoco nero e sangue, incuteva tale timore e spavento nel guardarla, che pareva che fosse minor male la morte che vivere in tempi sì tristi. In altri luoghi si vedevano i vulcani, che aprendo altre bocche devono inondare anche il paese vicino; si vedeva pure gente settarie, che andranno procurando gli incendi. Mentre ciò vedevo, il mio amabile ma afflitto Gesù mi disse:

(2)Hai visto quanto mi offendono e quello che tengo preparato. Io mi ritiro dall’uomo”.

(3) E mentre ciò diceva, ci ritirammo tutti e due nel letto e vedevo che in questo ritiramento di Gesù, gli uomini si davano a fare più brutte azioni, più omicidi, in una parola, mi pareva di vedere gente contro gente. Quando ci fummo ritirati, Gesù pareva che si metteva nel mio cuore ed incominciò a piangere e singhiozzare dicendo:

(4)Oh! uomo, quanto ti ho amato, se tu sapessi quanto mi duole il doverti castigare! Ma a ciò mi obbliga la mia giustizia. Oh! uomo, oh! uomo, quanto piango e mi duole la tua sorte”.

(5) Poi dava sfogo al pianto e di nuovo ripeteva le parole. Chi può dire la pena, la paura, lo strazio che si faceva nell’anima, specialmente nel vedere Gesù così afflitto e piangendo? Facevo quanto più potevo a nascondere il mio dolore, e per consolarlo gli dicevo: “Oh! Signore, non sarà mai che castigherete gli uomini. Sposo Santo, non piangere, come avete fatto le altre volte così farete adesso, verserete in me, farete a me soffrire, e così la vostra giustizia non vi obbligherà a castigare le gente”. E Gesù continuava a piangere, ed io ripetevo: “Ma statemi a sentire un poco, non mi avete messo in questo letto perché fossi vittima per gli altri? Forse non sono stata pronta a soffrire le altre volte per far risparmiare le creature? Perché adesso non volete darmi retta?” Ma con tutto il mio povero dire, Gesù non si acquietava dal piangere, allora non potendo più resistere, anch’io ruppi il freno al pianto dicendogli: “Signore, se la vostra intenzione è di castigare gli uomini, anche a me non mi regge l’animo di vedere tanto soffrire le creature, perciò, se veramente volete mandare i flagelli ed i miei peccati non mi fanno più meritare di soffrire io invece degli altri, me ne voglio venire, non voglio più stare su questa terra”.

(6) Poi è venuto il confessore ed essendomi chiamata all’ubbidienza, Gesù si è ritirato e così è finito.

(7) La seguente mattina continuavo a vedere Gesù nel mio cuore, ritirato e vedevo che le persone fin dentro il mio cuore venivano e lo calpestavano, lo mettevano sotto dei piedi, io facevo quanto più potevo per liberarlo, e Gesù rivolto a me mi ha detto:

(8) “Vedi fin dove giunge l’ingratitudine degli uomini? Loro stessi mi costringono a castigarli, senza che possa fare diversamente. E tu, mia cara, dopo che hai visto Me tanto soffrire, ti siano più care le croci e delizie le pene”.

2-5 Marzo 18, 1899 Continua a vedere Gesù ritirato nel cuore. Lui gli dice quanto l’è cara la carità

(1) Questa mattina seguitava ancora il mio diletto Gesù a farsi vedere da dentro il cuore mio, e vedendolo un poco più carino, mi feci coraggio e l’incominciai a pregare che non mandasse tanti castighi, e Gesù mi disse:

(2)Che ti muove, oh! mia figlia, a pregarmi che non castighi le creature?

(3) Io subito risposi: “Perché sono tue immagini e dovendo le creature soffrire, verresti Tu stesso a soffrire”. Allora Gesù mandando un sospiro, mi disse:

(4)Mi è tanto cara la carità che tu non puoi comprenderlo. La carità è semplice, come l’Essere mio, che sebbene è immenso, è pure semplicissimo, tanto che non c’è parte in cui non vi penetra. Così la carità, essendo semplice, si diffonde dappertutto, non ha riguardo di nessuno, amico o nemico, cittadino o forestiero, tutti ama”.

2-6 Marzo 19, 1899 Timori. Gesù la tranquillizza. Il demonio può Parlare di virtù, ma non può infonderla nell’anima.

(1) Questa mattina, Gesù mentre si faceva vedere, io temevo ancora non fosse veramente Gesù, ma il demonio che mi volesse illudere; dopo che ho fatto le solite proteste, Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia, non temere che non sono il demonio e poi, quello, se parla delle virtù, è una virtù colorita, non vera virtù, né ha virtù d’infonderle nell’anima, ma di solamente parlarne e se qualche volta mostra di voler far praticare qualche poco di bene, non è perseverante, e nell’atto stesso che l’anima fa quel poco di bene, l’anima è fiacca ed agitata, solo Io ho la potenza d’infondermi nel cuore e di far praticare le virtù e di far soffrire con coraggio e tranquillità e con perseveranza. E poi, quando mai il demonio è andato in cerca di virtù? La sua caccia sono i vizi. Perciò non temere, stati tranquilla”.

2-7 Marzo 20, 1899 Gesù versa le sue amarezze e le dice la causa dei mali del mondo.

(1) Questa mattina Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa e mi ha fatto vedere molta gente, tutta in discordia. Oh! quanta pena faceva a Gesù. Io, vedendolo molto soffrire l’ho pregato che versasse a me, ma siccome continua ancora che vuole castigare il mondo, Gesù non voleva versare in me, ma dopo averlo pregato e ripregato, per contentarmi ha versato un poco. Indi, avendosi sollevato un poco mi ha detto:

(2)La causa ché il mondo si è ridotto in questo triste stato, è d’aver perduto la subordinazione ai capi, e siccome il primo capo è Dio, a Cui si sono ribellati, di conseguenza è avvenuto che hanno perduto ogni soggezione e dipendenza alla Chiesa, alle leggi, ed a tutti gli altri che si dicono capi. Ah! figlia mia, che sarà di tanti membra infetti da questo malo esempio dato da quegli stessi che si dicono capi, cioè da superiori, da genitori e di tant’altri? Ah! giungeranno a tanto, che non si conosceranno più né genitori, né fratelli, né re, né principi, questi membra saranno come tante vipere che a vicenda si avveleneranno, perciò, vedi quanto sono necessari i castighi in questi tempi, e che la morte quasi distrugga questa razza di gente, affinché quei pochi che rimarranno, imparino a spese altrui, ad essere umili ed obbedienti. Onde lasciami fare, non volerti opporre a farmi castigare le gente”.

2-8 Marzo 31, 1899. Gesù parla della virtù della croce.

(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere crocifisso, e dopo d’avermi comunicato le sue pene, mi ha detto: “Molte sono le piaghe che mi fecero soffrire nella mia passione, ma una fu la croce; ciò significa che molte sono le strade con cui tiro le anime alla perfezione, ma uno è il Cielo in cui queste anime devono unirsi, sicché, sbagliato quel Cielo, non c’è alcun altro che possa renderle beate per sempre”.

(2) Poi ha soggiunto: “Guarda un poco, una è la croce, ma di vari legni fu formata detta croce; ciò vuol dire che uno è il Cielo, ma vari posti questo Cielo contiene, più o meno gloriosi ed a misura delle sofferenze sofferte quaggiù, più o meno pesanti, saranno distribuiti questi posti. Oh! se tutti conoscessero la preziosità del patire, farebbero a gara, a chi più volesse patire; ma questa scienza dal mondo non viene conosciuta, perciò aborriscono tutto ciò che può renderli più ricchi in eterno”.

2-9 Mese di Aprile 1899 Come l’umiltà è la piccola pianta. L’umiltà senza confidenza è virtù falsa.

(1) Dopo aver passato parecchi giorni di privazione e di lacrime, io mi trovavo tutta confusa ed annientata in me stessa, nel mio interno andavo dicendo continuamente: “Dimmi, oh! mio bene, perché ti sei da me allontanato, dove ti ho offeso che non più ti fai vedere, e se ti mostri è quasi adombrato ed in silenzio? Deh! non più farmi aspettare e riaspettare, che il mio cuore non ne può più”.

(2) Finalmente Gesù si è mostrato un po’ più chiaro, e vedendomi così annientata mi ha detto:

(3)Se tu sapessi quanto mi piace l’umiltà. L’umiltà è la pianta più piccola che si potesse trovare, ma i suoi rami sono così alti, che giungono fino al Cielo, serpeggiano intorno al mio trono e penetrano fin dentro al mio cuore. La piccola pianta è l’umiltà, i rami che somministra questa pianta è la confidenza, sicché non si può dare vera umiltà senza confidenza. L’umiltà senza confidenza è virtù falsa”.

(4) Dalle parole del mio Gesù si vede che il mio cuore non solo era annientato, ma pure un poco scoraggiato.