MaM
Messaggio del 10 settembre 2004:Cari figli anche oggi vi chiamo in maniera speciale a pregare per la Pace Pace Pace Pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggi di altre apparizioni

Beata Alexandrina Maria da Costa

Come Gesù mi mandò il mio direttore spirituale

Ignoravo che cosa fosse un direttore spirituale: chi guidava la mia anima era il parroco.

Mia sorella, in un ritiro delle Figlie di Maria 1931, chiese per sé la direzione spirituale al predicatore, padre Mariano Pinho. Questi, avuto notizia di me e della mia malattia, chiese le mie preghiere con la promessa di ricambiarle. Ogni tanto mi man­dava una immaginetta. Due anni dopo, avendo saputo che egli era ammalato, mi commossi fino al pianto; non so perché. Mia sorella, meravi­gliata, mi domandò perché piangessi, dal momento che non lo conoscevo. Le risposi: - Piango perché è mio amico ed io lo sono di lui. - Il 16 agosto 1933 padre Pinho venne nella nostra parrocchia a predicare un triduo in onore del Cuore di Gesù ed in quella occasione lo ottenni per mio direttore spirituale.

Non gli parlai delle mie offerte ai tabernacoli, del calore che provavo, della forza che mi alzava e neppure delle parole che io interpretavo come una semplice ispirazione di Gesù.

Soltanto alcuni mesi dopo io misi al corrente il padre circa le parole di Gesù. Non dissi altro perché non comprendevo nulla delle cose del Signore. Il padre non mi confermò che erano parole di Gesù;tut­tavia io continuai a vivere sempre unita al Signore: giorno e notte erano i tabernacoli la mia dimora prediletta... Soltanto nell'agosto 1934 mi proposi di aprire la mia co­scienza al padre, venuto a Balasar per un ciclo di prediche. Subentrò però in me il forte timore che egli, una volta a cono­scenza della mia vita, non avrebbe più voluto continuare a dirigermi. Mentre vivevo in quell'ansia, Gesù mi disse: - Obbedisci in tutto: non l'hai scelto tu; te l'ho mandato Io. - Quando il padre mi domandò in quale modo avevo udito le suddette parole, non mi spiegò se fossero o no parole di Gesù. Alcuni giorni dopo mia sorella, avendo notato che io im­piegavo molto tempo nella preghiera, mi domandò cosa mai dicessi. Le spiegai come occupavo quel tempo e che cosa sen­tivo, aggiungendo che certamente erano la fede ed il fervore con cui recitavo tutte le mie preghiere ad assorbirmi tanto. Deolinda fu d'accordo e mi pregò di dirle tutto per potersi infervorare lei pure.

Prima Messa nella mia cameretta

« ... Nella sua lettera mi domandava se gradirei la Messa. Già da tempo la desidero. Quando lei venne per il triduo ne parlai a mia sorella; ma per timidezza e per non chiederle il sacrificio di predicare a digiuno, il che ci dispiaceva, non osam­mo proporglielo. Ora, se ciò fosse possibile, ne proveremmo gioia così grande da non saper dire. Però ci pesa il sacrificio che dovrà fare nel venire qui a digiuno e con tanto freddo » (lettera a p. Pinho, 6-11-1933). Il 20 novembre 1933 ebbi la grazia della prima Messa nella mia cameretta.

Perdita dei beni

Il Signore aumentò le sue tenerezze, ma anche il peso della mia croce. Sia però benedetto per la grazia sua che non mi lasciò mai mancare. In quell'epoca incominciammo a soffrire assai per la perdita dei nostri beni. E’ vero che non sentivo più nessun attaccamento a nulla, ma soffrivo amaramente nel vedere che quanto possedevamo non bastava a pagare i debiti di cui mia madre si era fatta mallevadrice.

Si preferiva rimanere senza un centesimo finché non si fosse pagato tutto. Mi mancava spesso l'alimento conveniente: mi nutrivo soltanto di ciò che avevamo, con danno della salute. Soffrivo in silenzio ed i familiari pensavano che quel cibo fosse di mio gradimento; nulla chiedevo per non rattristarli. Se mi donavano qualche buon boccone, lo cedevo a mia sorella assai malaticcia, pensando: - Io sono incurabile, mentre lei può migliorare. - Si giunse a mangiare la minestra senza condi­mento, perché non dicevamo a nessuno le nostre ristrettezze. Versai in segreto molte lacrime, sfogandomi con Gesù e la Mamma celeste; ma proprio queste lacrime mi unirono di più a Gesù e a Mammina e rafforzarono la mia fiducia in Loro. Questa situazione durò sei anni, durante i quali cercai di essere di conforto ai miei cari. Alla mamma, che sovente singhiozzava, consigliavo di avere fiducia in Gesù che volle es­sere povero. Nel mio intimo mi rallegravo di assomigliargli. Pregavo Gesù di aiutarci e, nella Comunione, Gli dicevo: - Tu ci hai consigliato di chiedere, di bussare per essere ascol­tati: io chiedo, io busso e sarò accontentata. Non Ti chiedo onori, grandezze né ricchezze, ma che ci lasci almeno la no­stra piccola casa finché la mamma e la sorella vivranno in modo che Deolinda possa raccogliere i fiori per il Tuo altare della chiesa. O Gesù, tutti i fiori sono per Te. Gesù! Vieni in nostro soccorso! Stiamo per affondare... Porta questa notizia lontano a chi ci possa aiutare. Non scelgo nulla perché non so. Confido in Te! -

In casa nostra era scomparsa la gioia e ci mancavano le cose indispensabili. Però non mi mancò mai la conformità alla volontà di Dio; avevo fiducia cieca in Lui.

È ben vero: la fiducia non è mai troppa... La mia preghiera fu ascoltata. Fu da lontano, molto lon­tano, che una signora venne a sanare la nostra situazione; se non la sanò del tutto, fu per causa della mia timidezza: non dissi la somma precisa del nostro debito. Forse Gesù lo permise per prolungare la mia sofferenza. Ci fu consegnato il necessario per salvare la nostra casa che doveva essere messa all'asta. Ho pianto di confusione e di gioia. Non so dire la sod­disfazione dei miei quando ebbero in mano quella somma, dopo tante e così gravi afflizioni. Sia benedetto Gesù! Soltanto con Lui si poteva vincere.

Come esprimevo il mio amore a Gesù e a Mammina

- O mia Mammina del cielo, ecco qui ai tuoi santissimi piedi un'anima che desidera tanto amarti. O mia amabile Si­gnora, io voglio vivere di un amore tale che sia capace di tutto soffrire solo per te e per il mio caro Gesù: sì, per il mio Gesù che è il tutto della mia anima. Egli è la luce che mi illumina, è il pane che mi alimenta; è il mio cammino, l'unico che vo­glio seguire...

- - O Gesù, quale compagnia migliore posso io avere in questo letto di dolore se non la Tua presenza sempre continua in me, che voglio vivere solo per Te? O Gesù, Tu sai bene quali sono i miei desideri: stare sempre nei tuoi tabernacoli, non allontanarmi da essi neppure un momento. Dammi la forza, o buon Gesù, perché io sappia fare così.

- - O mio Gesù, io sono qui ammalata e non posso venire a visitarti nelle tue chiese, ma sto compiendo la missione che Tu mi hai destinato: sia fatta la tua santissima volontà in tutte le cose!... Poiché io non posso venire, Ti mando il mio cuore, la mia intelligenza per apprendere tutte le tue lezioni, il pen­siero perché io pensi solo a Te, il mio amore, perché io ami solo Te, cerchi solo Te, sospiri solo per Te; solo Te, mio Gesù, in tutto e per tutto... Ti invio tutto quanto ho che ti possa piacere e farti com­pagnia nel tuo tabernacolo di amore... Vorrei stare in tua presenza giorno e notte, ad ogni ora, unita a Te e non lasciarti mai, o Gesù, solo nei tabernacoli! Neppure per un momento vorrei assentarmi; vorrei darti tutto ciò che possiedo e che Ti appartiene interamente: il mio cuore, il mio corpo con tutto ciò che sente. È tutta la mia ricchezza. -

Era la Voce del Signore

Fu nel settembre 1934 che io mi persuasi pienamente essere stata la Voce del Signore [a pronunciare quelle parole: « soffri­re, amare, riparare »] e non un mio slancio spirituale a sug­gerirmele.

Fu allora che Egli mi chiese, parlando così: - Dammi le tue mani: le voglio crocifiggere; dammi i tuoi piedi: li voglio inchiodare con Me; dammi il tuo capo: lo voglio coronare di spine come fe­cero a Me; dammi il tuo cuore: lo voglio trapassare con la lancia co­me trapassarono il mio; consacrami tutto il tuo corpo, offriti tutta a Me. -

Mi chiese questo due volte [il 6 e l'8 settembre]. Non so esprimere il mio tormento, perché non potevo scri­vere e non volevo dir nulla a mia sorella, ma non volevo neppure tacere, perché capivo di non fare, tacendo, la volontà di Dio: dovevo dire tutto al direttore spirituale.

Mi decisi a fare il sacrificio e chiesi a Deolinda di scrivere quanto le avrei dettato. Lo abbiamo fatto senza scambiarci uno sguardo. Scritta la lettera, morì tutto in noi e non se ne parlò mai più. Se fino allora ogni lettera del direttore mi aveva portato gioia, da quel momento non provai più consolazione: vivevo nel terrore che mi trattasse male e mi dicesse che quanto av­veniva in me era falsità.

Avevo ceduto all'invito del Signore, ma pensavo che i sa­crifici che mi avrebbe chiesto sarebbero stati soltanto le soffe­renze portate dalla malattia, anche se maggiori; non mi era passato per la mente che mi avrebbe chiesto di soffrire per fe­nomeni singolari. Il direttore mi obbligò a scrivere tutto e per due anni e mezzo non mi disse mai che erano cose di Dio. Questo suo silenzio mi fece soffrire assai.

Visite di Gesù

In quell'epoca Gesù mi appariva e mi parlava sovente. La consolazione spirituale era grande e le sofferenze non mi co­stavano.

In tutto sentivo amore per il mio Gesù e sentivo che Egli mi amava, poiché ricevevo abbondanti tenerezze. Cercavo il silenzio. Oh, come mi sentivo bene nel raccoglimento e molto unita a Lui!

Gesù si confidava con me. Mi diceva cose tristi, ma il conforto e l'amore che mi dava addolcivano i suoi la­menti. Passavo notti e notti senza dormire, a conversare con Lui in contemplazione di ciò che mi mostrava. Talvolta vidi Gesù come giardiniere che coltivava dei fiori innaffiandoli ecc.; passeggiava in mezzo ad essi mostrandomene le varietà. Altre volte mi apparve per presentarmi il suo Cuore con raggi abbaglianti. Una volta vidi anche Mammina con il Bambino Gesù in braccio e altre volte come Immacolata: quan­to era bella! Quanto volevo amare solamente Lei e Gesù! Stavo bene soltanto con Loro.

[Ecco alcuni frammenti di comunicazioni avute da Gesù in quel tempo di grazia, ricavate da lettere inviate a p. Pinho]. « ... Gesù mi invitò ai tabernacoli abbandonati perché con­dividessi la sua tristezza e riparassi a tanto abbandono. Mi disse che Lo lasciano solo e che vivono come se Lui non fosse pre­sente. Perfino i sacerdoti cui ha dato il potere di trasformare il pane nel suo Corpo divino - perfino loro - Lo dimenticano e Lo offendono... » (lettera a p. Pinho, 14-9-1934).

Visite di Gesù

« ... - Avvisa il tuo direttore che esigo si predichi e pro­paghi la devozione ai tabernacoli, ed ancor più: che si accenda nelle anime. Non sono rimasto sugli altari per amore soltanto di quelli che mi amano, ma per tutti; anche lavorando mi pos­sono consolare. Non negarmi sofferenze e sacrifici per i peccatori. La giu­stizia di Dio pesa su di loro. Tu puoi soccorrerli. Prega per i sacerdoti: sono operai della mia vigna; la mes­se dipende da loro... Io scelgo i deboli per renderli forti. Sotto le loro debolezze lo nascondo il mio potere, il mio amore e la mia gloria. Dimen­tica il mondo e dónati a Me. Abbandónati sulle mie braccia: Io sceglierò i tuoi sentieri. - ... » (lettera a p. Pinho, 27-9-1934).

Visite di Gesù

« ... - Ti ho scelta per Me. Corrispondi al mio amore. Voglio essere il tuo Sposo, il tuo Amato, il tuo tutto. Ti ha scelta pure per la felicità di molte anime. Sei il mio tempio, tempio della Santissima Trinità. Tutte le anime in grazia lo sono, ma tu in modo speciale. Sei un sacrario scelto da Me per abi­tarvi e riposare. Voglio saziare la tua sete per il mio Sacra­mento di amore. Sei un canale ove passeranno le grazie che Io voglio di­stribuire alle anime e attraverso il quale le anime verranno a Me. Mi servo di te perché molte anime vengano a Me: per mezzo tuo, molte anime saranno stimolate ad amarmi nella santissima Eucarestia... - » (lettera a p. Pinho, 4-10-1934).

Visite di Gesù

« ... Erano quasi due giorni che Gesù non mi parlava. Piansi per il dubbio di essere nell'inganno. Quando mi rasserenai un poco, feci la Comunione spirituale. Il mio buon Gesù mi parlò così: - Quanto ti amo! Quando ti senti fredda, sono Io a infondere sempre più in te il mio amore. Quando non ti parlo, è per infonderti maggiormente la fiducia in Me. Non ti avevo detto che non ti avrei abbandonata e non mi sarei allontanato da te? Ti amo tanto! Vieni alla mia scuola; impara dal tuo Gesù ad amare il silenzio, l'umiltà, l'obbedienza e l'abbandono. Vieni ai miei tabernacoli... Próstrati davanti a Me per chiedermi perdono del tuo scoraggiamento e della tua sfiducia. » (lettera a p. Pinho; 15-10-1934). « ... Gesù mi disse che, come Lui è fedele nell'abitare in me per consolarmi, così io devo essergli fedele nell'abitare in spirito nei suoi tabernacoli per consolarlo ed amarlo; che gli dessi il mio corpo per essere vittima; che migliaia di vittime sarebbero poche per riparare tanti peccati e crimini del mondo... » (lettera a p. Pinho, 1-11-1934).

Fioretti di maggio

Nel mese di maggio 1935, desiderosa di consolare Mammina e di soffrire per Lei, pensai di scrivere su pezzettini di carta dei pensieri, uno per ogni giorno del mese. Ogni mattina ne sorteggiavo uno e mi sforzavo di vivere la giornata secondo quanto stava scritto. Questo, solo allo scopo di consolare Gesù per mezzo di Maria. Nel maggio 1936, già senza forze, non potendo scrivere e desiderando dare la stessa prova d'amore dell'anno precedente a Gesù e a Mammina, chiesi a mia sorella di scrivere i seguenti fioretti su bigliettini da sorteggiare giornalmente, soffrendo ed amando secondo le intenzioni scritte. Il 31 maggio 1936 scrissi così: « Mammina, io vengo umil­mente ai tuoi piedi per deporre i fiori spirituali raccolti durante il mese. Sono confusa: che povertà! In quale stato te li con­segno! Sono tanto appassiti e tanto sfogliati! Ma Tu, o carissima Mamma celeste, puoi trasformarli, rinverdirli, ravvivarli per portare con essi consolazione e profumi a Gesù, in mia vece. Parlagli delle mie pene e delle mie afflizioni.

... Cara Mammina, in questo ultimo giorno del tuo mese benedetto, come congedo, poiché non ho nulla da darti, ti do tutto il mio corpo e ti prego di custodirlo e di tenermi nelle tue santissime braccia come tua figlia carissima ».