MaM
Messaggio del 6 marzo 1986:Cari figli, anche oggi vi invito ad aprirvi di più a Dio affinché Egli possa agire attraverso voi. Nella misura in cui vi aprite, coglierete i frutti. Desidero di nuovo invitarvi alla preghiera. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggi di altre apparizioni

Santa Gemma Galgani

19 luglio 1900 - Esperienza della Passione insieme con Gesù.

+ Stasera finalmente, dopo sei giorni di patire per la lontananza di Gesù, mi sono un po' raccolta. Mi sono messa a pregare, come sono solita ogni giovedì; sarei voluta stare in ginocchio, ma l'obbedienza voleva che stassi nel letto, e così feci; mi misi a pensare alla crocifissione di Gesù. Sul primo non sentivo nulla, dopo qualche minuto mi sentii un po' di raccoglimento: Gesù era vicino. Al raccoglimento mi successe come altre volte: mi andò via il capo e mi trovai con Gesù, che soffriva pene terribili.

Come fare, veder soffrire Gesù e non aiutarlo? Mi sentii allora tutta in un gran desiderio di patire, e chiesi a Gesù di farmi questa grazia. Mi contentò subito, e fece come aveva fatto altre volte: mi si avvicinò, si tolse dal suo capo la corona di spine e la posò sul mio, e poi mi lasciava stare. Vedeva poi che io lo guardavo zitta zitta, capì subito un pensiero che in quel momento mi venne; pensai: "Forse Gesù non mi ama più, perché è solito Gesù che, quando mi vuol fare conoscere che mi vuol bene, mi pigia bene bene quella corona sulla testa oppure dalle parti alla testa". Gesù capì e con le sue mani me la pigiò nelle tempie. Sono momenti dolorosi, ma momenti felici. E così mi trattenni un'ora a soffrire con Gesù. Avrei voluto starci sempre tutta la notte ma, siccome Gesù ama tanto l'obbedienza, lui stesso si sottomise a obbedire al confessore e dopo un'ora mi lasciò: voglio dire che lui non si fece più vedere da me, ma accadde una cosa che non era mai successa. Gesù è solito, ogni volta che mi pone in capo la sua corona, quando mi lascia, me la leva e se la rimette sul suo capo; ieri invece me la lasciò fino alle quattro circa.

Per dire il vero, soffrii un po', ma pure mi riuscì di lamentarmi una sola volta. Gesù mi perdonerà se alle volte mi esce qualche lamento, perché è proprio involontario. Soffrivo poi tanto a ogni movimento che facevo: che poi era tutta mia fantasia.

Venerdì, 20 luglio - Gesù le toglie la corona di spine e si trattiene amabilmente con lei, dicendole che l'ama tanto perché simile a lui. Con il tempo, le dice, l'avrebbe fatta santa.

Ieri, poi, alle quattro circa, mi venne un desiderio di unirmi un altro po' con Gesù; mi provai e mi unii subito con lui. Per dire il vero, sentivo tanta ripugnanza, perché mi sentivo stanca, e senza forza; mi trovai di nuovo davanti a Gesù. Si mise accanto a me, ma non era più triste come la notte, era più allegro; mi accarezzò un po', poi contento contento mi levò la corona dalla mia testa (un po' soffrii anche allora, ma meno) e se la ripose sul suo capo, e non sentii più nessun male; ritornai anzi subito in forze, e stavo meglio allora che avanti di soffrire.

Gesù poi mi domandò diverse cose; io pure gli dissi che non mi mandasse a confessare dal padre Vallini, ché non ci vado volentieri; Gesù allora si fece serio e un po' arrabbiato mi disse che, subito che ne avessi bisogno, ci andassi. Glielo promisi e ci vado volentieri.

Avevo sempre tante cose da dire a Gesù e lui sentivo che a poco per volta mi veniva a mancare; allora mi promise che più tardi, alle preghiere della sera, sarebbe tornato; ma allora era anche più contento: mi aprì il suo cuore, che vidi scritte due parole che non capivo. Glielo chiesi di saperle; mi rispose Gesù: « Io ti amo tanto, perché molto mi somigli ». « In che cosa, o Gesù », gli dissi, « ché mi vedo tanto dissimile a te? ». « Nell'essere umiliata », mi rispose.

Capii allora bene ogni cosa, mi tornò alla mente la mia vita passata. Un grosso difetto è stata sempre la mia passione, la superbia. Quando ero piccola, in ogni posto ove andavo, da tutti si sentiva dire che ero una gran superba. Ma Gesù, che mezzi ha usato per umiliarmi, specialmente in quest'anno! Infine ho capito chi sono veramente. Sia sempre ringraziato Gesù.

Mi aggiunse poi il mio Dio che col tempo egli mi avrebbe fatta santa (qui non dico nulla perché è impossibile che accada di me quel che disse lui).

Mi dette alcuni avvertimenti da dare al confessore e mi benedì. Capii, come sempre, che si allontanava per qualche giorno. Ma quanto è buono Gesù! Appena si parte lui, mi lascia l'angelo custode, che con la sua continua carità, vigilanza e pazienza mi assiste.

O Gesù, ti ho promesso che sempre obbedirò, e di nuovo lo affermo. Sia pure tutta la mia fantasia, sia pure lavoro del diavolo, in ogni modo voglio obbedire.

Sabato, 21 luglio - Maria Santissima Addolorata la fa riposare sul suo seno. Gemma è percossa dal demonio e soccorsa dall'angelo custode.

Oggi, sabato 21 luglio, credevo proprio in nessun modo raccogliermi. Ma appena ho potuto esser sola, mi sono provata a dire la corona dei dolori; non so a che punto mi sono sentita portar via la testa. La mia carissima mamma Maria Santissima Addolorata mi ha voluto fare una visitina (non mi ricordavo però che era sabato, e il sabato è solita farsi vedere).

Era pure afflitta; non so, ma mi sembrava che piangesse. L'ho chiamata più volte col dolce nome di mamma; non mi rispondeva, ma quando sentiva dire «mamma», sorrideva; glielo ho ripetuto più volte, fino che ho potuto, e lei sempre sorrideva. Infine mi ha detto: « Gemma, vuoi venire a riposarti un po' sul mio seno? ». Ho fatto come per alzarmi, e inginocchiarmi e avvicinarmi a lei; lei pure si è alzata, mi ha baciato nella fronte, e mi è sparita.

Sono di nuovo sola, ma sicura che la Mamma mia mi ama ancora, ma che è tanto offesa. Dopo tutte queste cose, mi sento, sì, sempre afflitta, ma assai più rassegnata.

Stasera, come avevo promesso a Gesù, sono andata da padre Vallini a confessarmi. Ma chi sa, dopo uscita di confessionario, mi sono sentita subito agitata e inquieta: era segno che il diavolo era vicino.

Purtroppo se era vicino! Ben me ne avvidi più tardi, quando mi misi a dire le mie preghiere. Già, come ho detto, internamente e anche esternamente ero tutta in tempesta; avrei preferito entrare nel letto e addormentarmi anziché pregare; ma no, volli provare. Incominciai a dire tre invocazioni, che sono solita ogni sera dire al Sacro Cuor di Maria; appena mi fui messa in ginocchio, il nemico, che già da qualche ora stava nascosto, si fece vedere nella forma di un uomo piccino piccino; ma così brutto, che fui presa tutta da spavento.

La mia mente era tutta rivolta a Gesù e nulla mi curavo di lui; continuavo a pregare, ma tutto ad un tempo cominciò a darmi dei colpi nelle spalle e più giù ancora: me ne dette assai. + Sarò stata circa una mezz'ora in quella tempesta; mi sono bene avveduta però che la cosa che più gli dispiaccia a lui è il raccoglimento, che Gesù spesso spesso mi fa provare. Mi raccomandavo a Gesù, ma che! Intanto si avvicinava l'ora che dovevo obbedire, cioè di andare a letto; andarci in quel modo mi dispiaceva: non avevo ancora fatto l'esame di coscienza. Pregai il mio angelo custode, e mi aiutò davvero, in un modo devo dire al tutto curioso.

Appena mi si presentò, lo pregai tanto che non mi lasciasse sola. Mi domandò che avessi; gli feci vedere il diavolo, che si era assai allontanato, ma mi minacciava sempre. Lo pregai che stasse con me tutta la notte, e lui mi diceva: « Ma io ho sonno ». « Ma no », gli ripetevo, « gli angeli di Gesù non dormono ». « Ma pure », soggiungeva, « devo riposarmi » (ma mi accorsi che faceva per ridere); « dove mi farai stare? ». Io volevo dirgli che lui si mettesse sul letto, e io stavo lì a pregare; ma allora avrei disobbedito. Gli dissi che stasse vicino a me; me lo promise.

Io andai a letto; dopo lui mi parve che allargasse le sue ali e mi venisse sopra il capo. Mi addormentai, e stamani pure era al solito suo posto di ieri sera. Io ce l'ho lasciato; quando sono tornata dalla messa, non ci era più.

Domenica, 22 luglio - È battuta nuovamente dal demonio. Aspri rimproveri dall'angelo per aver commesso alcune mancanze.

Ho fatto la santissima comunione, ma Gesù non mi si è fatto sentire nulla nulla; ora però mi trovo assai quieta. Oggi poi, che credevo di essere affatto libera da quella brutta bestia, invece mi ha bussato assai. Io era andata proprío coll'intenzione di dormire, tutt'altro invece: ha cominciato in certi colpi, che temevo proprio mi facesse morire. Era in forma di un grosso cane tutto nero, e mi metteva le gambe sulle mie spalle; ma mi ha fatto assai male, perché mi ha fatto sentire tutti gli ossi. Alle volte perfino credo che me li tronchi; anzi una volta, tempo indietro, nel prender l'acqua santa, mi dette una torta tanto forte al braccio, che cascai in terra dal gran dolore, e allora mi levò l'osso proprio dal posto; ma mi ci tornò ben presto, perché me lo toccò Gesù, e fu fatto tutto.

Dopo del tempo, mi ricordai che al collo ci avevo il legno della santa croce; potei con quello segnarmi, e tornai subito in calma. Mi mísi subito a ringraziare Gesù, che mi si fece vedere, ma ben poco: mi rianimò di nuovo a soffrire e a combattere, e mi lasciò. Da allora in poi non mi sono potuta più raccogliere; sia benedetto Dio in ogni modo.

Nel corso del giorno, ieri, però bisogna che dica alcuni avvertimenti, che mi dette il mio santo angelo. Il primo fu in tempo di desinare; mi si accostò. Devo dire ancora che in quel momento mi era venuto un pensiero... Lui si vede lo capì, mi disse: « Figliuola, vuoi proprio che me ne vada e non farmi più vedere? ». Mi vergognai e rientraí in me stessa. Queste parole le pronunziò assai forte, e non so se possono aver sentito anche gli altri.

Un'altra volta fu ieri il giorno, mentre ero in chiesa; mi si accostò anche allora e mi disse: « La grandezza di Gesù e il luogo ove tu sei meritano altra maniera di operare». In quel tempo avevo alzato gli occhi per guardare due bambine come erano vestite.

L'ultimo stanotte: ero nel letto in una maniera non tanto ammodo; mi ha rimproverato dicendomi che invece di progredire ne' suoi insegnamenti divento sempre peggiore, e continuamente mi rallento nel bene.

Tutte queste cose, poi, sono svegliata sempre quando mi accadono.

A quel che mi pare, invece di esser buona e prepararmi alla visita di Maria Santissima Addolorata con confratel Gabriele, per quanto faccia, non mi riuscirà.

Lunedì, 23 luglio - Gesù le dà forza di vincere il demonio e di burlarsi di lui. Apparizione di san Gabriele dell'Addolorata.

Oggi poi Gesù mi ha mostrato di nuovo che sempre continua a volermi bene, non nella maniera di prima, di unirmi con lui o raccogliermi, ma in un'altra. Sono andata a letto, mi sono addormentata, e come dormivo bene; dopo circa un quarto (perché i miei sonni son sempre brevi), ho veduto in fondo al letto, ma per terra, il solito omino, nero nero, piccino piccino. Ho capito chi era e mi sono subito risentita per bene; ho detto: « Ma che ora hai ricominciato la storia di non farmi neppur dormire? ». « Come! Dormire? », mi ha risposto. « Perché non preghi? »

«Pregherò più tardi», ho detto. «Ora dormo». «Sono due giorni, veh!, che non ti puoi più raccogliere; bene, lascia fare che ci penso io». Principiava a darmi qualche colpetto; ho preso il crocifisso in mano, ma sì era inutile. Stava per montarmi addosso e darmene quante poteva. Non so quel che sia successo; l'ho veduto montar sulle furie e rotolarsi per terra.

Io ridevo: oggi mi pareva di non aver paura; mi ha detto: «Oggi non ti posso far nulla, ma te le asserbo un'altra volta ». Gli ho dimandato: « Ma perché non puoi? Se altre volte hai potuto, puoi benissimo ancora: io sono la stessa, ho soltanto Gesù al collo».

Allora mi ha detto: «Quella... che è in questa stanza, che ti ha fatto? Fatti levare quella roba da dosso, e poi vedrai ». Io insistevo che non ci avevo nulla, perché dormivo, ma capivo di chi voleva parlare. Dopo queste parole me ne stavo contenta nel letto e ridevo, guardando i brutti versi che faceva e la rabbia che lo divorava.

Mi diceva che se prego ancora mi fa soffrire di più. « Non m'importa », dicevo. « Soffrirò per Gesù ». Insomma, oggi mi ci sono divertita assai: lo vedevo tanto arrabbiato; mi ha promesso però di asserbarmele.

Ha aspettato a stasera, ma grazie a Dio non ha potuto durare tanto a lungo: mi ha dato tre stritolate forti assai, che dopo, per andare a letto, mi ci è voluto del tempo tanto. In certi momenti corre lontano e con tanto spavento che non so quel che abbia. Mi ridusse proprio che appena mi potevo muovere.

Quanto chiamai Gesù! Ma che, non venne mai; pregai pure il mio angelo custode che mi conducesse da Gesù, ma mi fu ogni cosa inutile. Si trattenne un po' lui con me e mi disse: « Stasera Gesù non viene neppure a benedirti, neppure io stasera ti benedico».

Mi sgomentai allora, perché, se Gesù non mi benediva con forza, io non potevo alzarmi: non avevo più niente al mio posto. Si avvide allora che ero per piangere e disse: « Ma ci manda, sai, Gesù. E se tu sapessi chi ti manda stasera, quanto saresti contenta».

La mia mente allora volò subito a confratel Gabriele. Lo dimandai, ma non mi dette nessuna risposta; mi fece stare un po' di tempo così sossopra e piena di curiosità. Infine mi disse: « Ma se Gesù manda davvero confratel Gabriele a benedirti, tu che farai? Non parlargli, se no disobbedisci al confessore ». + « No, non parlo », risposi impaziente; « ma come può benedirmi confratel Gabriele? ». « Ma è Gesù che lo manda; eppure lo ha mandato altre volte Gesù per benedirti. Ma ti riuscirà stare zitta e obbedire? ». « Sì sì, obbedirò; fallo venire ».

Dopo qualche minuto venne. Che smania mi prese allora! Avrei voluto... ma fui buona, mi trattenni. Mi benedì con certe parole latine, che mi sono rimaste bene in mente, e dopo subito si avviò per andare via.

O allora non potei fare a meno di dire: « Confratel Gabriele, prega la nostra Mamma che sabato ti porti da me, e ti ci faccia stare tanto ». Si voltò e mi disse ridendo: « Tu sia buona », e nel dire così si tolse dalla vita una cintola nera e mi disse: « La vuoi? ». Allora sì che la volevo davvero: « Mi fa tanto bene quella lì; dammela ora». Mi fece cenno di no, che me l'avrebbe data sabato, e mi lasciò. Mi disse che quella cintola era quella che la notte avanti mi aveva liberata dal diavolo.

24 luglio 1900 - Tentata dal demonio, è rassicurata dall'angelo custode. Le appare Gesù, che le rivolge un dolce rimprovero e le parla del monastero delle Passioniste da fondarsi in Lucca.

Ieri accadde al solito: ero andata per dormire, infatti mi addormentai, ma il demonio no, parve che non volesse. Mi si fece vedere in una maniera assai sudicia, mi tentava, ma fui forte. Mi raccomandavo dentro me stessa a Gesù che mi togliesse la vita [piuttosto] che offenderlo.

Che tentazioni orribili che sono quelle lì! Tutte mi dispiacciono, ma quelle contro la santa purità quanto mi fanno male!

Dopo poi per rimettermi in pace venne l'angelo custode e mi assicurò che non avevo fatto alcun male. Mi ci lamento alle volte, perché vorrei che mi venisse a aiutare in certi momenti, e mi dice, o che lo veda o no, sta sempre sopra il mio capo; anzi ieri, perché M. SS. A. [Maria Santissima Addolorata] mi aiutò davvero, e fui forte assai, mi promise che la sera sarebbe venuto Gesù a vedermi.

Arrivata a ieri sera, aspettavo con impazienza il momento di andare in camera, presi il crocifisso e andai a letto. Fu contento anche il mio angelo che andassi a letto, perché... Sentii che ero per raccogliermi, venne il mio Gesù, ma stava assai scostato da me. Che bei momenti che sono quelli!

Gli dimandai subito se mi amasse sempre, e mi rispose queste parole: «+ Figlia mia, ti ho arricchito di tante belle cose, senza nessun tuo merito, e mi domandi se ti amo? Temo tanto per te ». « Perché? », gli dissi. « O Figlia, nei giorni che più volte godevi della mia presenza, eri tutta fervore, non ti costava fatica il pregare; ora invece ti noia la preghiera; qualche negligenza nei tuoi doveri comincia a insinuartisi nel cuore. O Figlia, perché ti avvilisci così? Dimmi: nei giorni passati, ti sembrava lunga l'orazione come ora? Qualche piccola penitenza la fai, ma quanto stai per risolverti!»

Come restassi a quel dolce rimprovero non lo so, restai senza parlare. Continuai poi a parlargli del convento; in quanto a quello assai mi consolò. Gli dissi che se mi amava mi facesse la grazia di andare in convento; lo pregai ancora che mi dicesse qualche cosa del nuovo convento, e mi ríspose: «Presto le parole di confratel Gabriele saranno effettuate». « Tutte tutte? », gli dimandai, quasi fuor di me stessa. «Ogni cosa, non temere: tra poco. Quando tornerà il confessore, ti dirò le cose anche meglio ».

In ultimo gli raccomandai il mio povero peccatore. Mi benedì e nell'andar via mi disse: «Ricordati che ti ho creato per il cielo: non hai che far nulla con la terra ».

Mercoledì, 25 luglio - Gemma si accusa di alcune mancanze, per le quali l'angelo la rimprovera, ordinandole di umiliarsi.

E di oggi? Oggi che dirò?

Non trovo pace; la superbia oggi mi predomina più che in altri tempi. Per dover fare un piccolo atto di umiliazione, ho sofferto assai.

25 luglio. - Di quello che mi accadde ieri, ne parlerò ben poco; la mia lingua è troppo lunga e per questo anche altre persone soffrono per causa mia.

Ho per obbedienza del mio confessore che parli assai poco e mai con persone che sappiano le mie cose. Giorni sono, venne padre Norberto, scappai subito; un'altra volta pure venne e feci lo stesso; fui pronta, per dire il vero, a far l'obbedienza, ma dopo che mi avvenne? Dopo qualche giorno ebbi occasione di parlare con un altro frate di questa cosa, e inventai anche una bella bugia, dicendogli che era stata la signora Cecilia che mi aveva fatto nascondere; invece no, feci da me stessa questa cosa.

Non so come mai il detto padre Norberto lo venne a sapere, e subito venne a riferire la cosa alla signora Cecilia, che gli dispiacque assai; non meno però fece dispiacere a me. Lei mi interrogava se veramente io avessi parlato; rispondevo di no, perché non mi ricordavo di nulla; ci fu però chi mi fece ricordare ogni cosa; venne da me l'angelo custode e mi disse rimproverandomi: «Gemma, come! Anche la bugia? Non ti ricordi, giorni sono, quando per castigo di aver riportato la cosa a fratel Famiano ti feci stare una mezz'ora...?»

Mi ricordai bene ogni cosa (devo dire anche che l'angelo custode, ogni volta che faccio male una cosa, mi castiga: non passa sera che non ne abbia), e mi comandò che andassi dalla signora Cecilia, le raccontassi ogni cosa e la pregassi in nome suo a perdonarmi.

Promisi di farlo, ma sì! Passò la giornata, venne la sera, ma mai feci quel piccolo atto di umiliazione. Mi riavvisò di nuovo l'angelo dicendomi che, se non fossi andata da lei a dire ogni cosa, la notte sarebbe venuto il diavolo.

Allora a quella minaccia non potei resistere e andai in camera sua. Era a letto, e il lume spento; non mi parve vero, così non mi avrebbe veduta. Alla meglio gli dissi ogni cosa; ma forzata; era una vera vergogna, non esser capace di umiliarmi. Finalmente, dopo avermi detto che ogni cosa avrebbe dimenticata, andai in camera. Ma sì! Diceva lei di averla dimenticata, ma era impossibile. Chiesi più volte perdono anche a Gesù, al mio caro angelo, e andai a letto. Che brutta nottata! L'angelo mio, per la gran resistenza che avevo fatta per fare quell'umiliazione, mi lasciò sola, e con qualche visita del nemico. Dormire non potevo, perché non ero quieta di coscienza; come stavo male!

Giovedì, 26 luglio - Nuovi rimproveri dell'angelo. Durante l'Ora Santa del giovedì, Gesù le mette in capo la corona di spine.

Venne la mattina, e finalmente venne l'angelo custode, che mi rimproverò tanto tanto, e mi lasciò di nuovo sola ed afflitta. Feci la santissima comunione, ma, Dio mio, in quale stato! Gesù non mi si fece sentire. Quando poi dopo tanto potei esser sola, allora poi mi sfogai tanto: ero colpevole, me ne avvedo; ma, se debbo dire una cosa, certi dispiaceri a certe persone io non li vorrei dare, ma la mia cattiva inclinazione è tanto al male, che spesso cado in queste cose. Per un'ora e più mi fece stare Gesù in quello stato; piangevo, ero afflitta. Gesù però ora ebbe pietà e venne; mi accarezzò, si fece promettere che non lo avrei più fatto, e mi benedì.

Devo dire che nell'accaduto di ieri dissi tre bugie, ebbi pensieri di rabbia, e nell'idea di vendicarmi con chi aveva fatto la spia, ma Gesù mi proibì affatto di parlarne con FF. [Fra Famianol e con altri. Ritornai presto in calma, e per esservi anche di più, corsi a confessarmi.

La sera poi, dopo che ebbi fatto le mie preghiere, mi misi a fare la solita ora. Gesù stette sempre con me; ero nel letto, come al solito, perché dopo non sarei più stata capace di trattenermi col mio caro Gesù a soffrire con lui. Soffrii assai; mi riprovò di nuovo il suo amore verso di me, col regalarmi fino al giorno dopo la sua corona di spine; mi ama di più Gesù in venerdì. La sera poi mi ritolse la corona, dicendomi che era contento di me, e mi disse ancora accarezzandomi: «Figlia, se ti aggiungo altre croci, non te ne affliggere ». Glielo promisi, e mi lasciò.

Venerdì, 27 luglio - Questo venerdì soffre più del solito, specialmente per la corona di spine.

Questo venerdì soffrii assai di più, perché fui obbligata a fare altre piccole faccende, ed a ogni movimento credevo di morire. Anzi la zia mi aveva comandato di tirare su dell'acqua: durai tanta fatica, mi pareva (ma era tutta mia idea) che le spine mi andassero nel cervello, e mi cominciò a venire una goccia di sangue dalle tempie. Mi pulii in fretta e se ne avvide poco. Mi dimandò se fossi cascata e rotta il capo; gli dissi che mi ero graffiata con la catena del pozzo. Dopo andai dalle monache; erano le dieci e stetti con loro fino alle cinque. Dopo tornai a casa, ma Gesù me l'aveva già tolta.