Protagonista della vicenda della Madonnina è la famiglia
Gregori, la quale al tempo delle lacrimazioni, era composta da
quattro membri: i coniugi Fabio e Annamaria, e i due figli
Jessica e Davide; in seguito nascerà un terzo figlio, Manuel
Maria. Il matrimonio era stato celebrato il 20 marzo 1988, nella
chiesa di S. Gordiano, da don Giuseppe Papacchini20. È una famiglia
normale, come ne esistono tante in Italia e in Europa. Ne ha
fatto una buona presentazione il parroco dicendo, tra l’altro: «Li
ritengo, insomma, una famiglia buona, sana e sincera. Più che
una piccola famiglia, direi, una famiglia di piccoli». È un ritratto
che corrisponde a verità.
A loro carico sono state fatte delle indagini per verificare se
nella vicenda delle lacrimazioni ci fosse stato un qualche inganno, ma non è stata riscontrata nessuna frode.
Il Vescovo ha incaricato «la Polizia di indagare sui protagonisti
della vicenda (famiglia Gregori, parenti, ambiente, testimoni
di Geova, maghi...), sospettando di una frode o di uno scherzo
fatto da qualcuno in dileggio della devozione alla Madonna». Il
Dott. Aldo Vignati, Primo dirigente della Polizia di Stato nel
Commissariato di P. S. di Civitavecchia, dopo aver effettuato le
indagini tra l’altro scriveva: «… a carico della famiglia Gregori
non risultava nulla di particolare ed anzi appariva, a detta di tutti
onesta e normale sotto ogni profilo».
Il Dott. Umberto Natalini, avendo conosciuto molto bene la
famiglia Gregori come medico curante, in una relazione inviata
al Vescovo, scriveva che si trattava «di una famiglia di persone
semplici ma oneste, comunque non capaci di inscenare volontariamente
una truffa o uno scherzo di tali proporzioni». Già in
precedenza lo stesso Dottore aveva dato «assicurazioni sulla loro
serietà».
Anche la Commissione teologica ha fatto le proprie ricerche e
ha potuto constatare che molte persone che conoscono i componenti
della famiglia hanno attestato loro onestà, religiosità, incapacità
di architettare inganni per lucro o altro. Vivono con un
solo stipendio (quello di un operaio), non hanno mai tratto profitto
da interviste, foto o altro. Anzi si sono sempre mostrati
addolorati al pensiero dello sfruttamento del fenomeno delle
lacrimazioni per motivi personali, o per lucro, da parte di qualcuno.
Si tratta, quindi, di un famiglia semplice, unita, impegnata
nell’educazione dei figli, in una seria crescita spirituale, docile
alle direttive dei padri spirituali, obbediente al Vescovo.
Umanamente parlando, la vicenda della lacrimazione ha recato
alla famiglia solo disagi e sofferenze. Ha portato un processo
giudiziario: Fabio Gregori è accusato di «abuso di credulità
popolare», di «associazione a delinquere», di «accrescita di
miracolo». Queste accuse, con relativo processo, vengono
rivolte solamente a lui nonostante che la lacrimazione sia stata
vista anche da persone di chiesa, da funzionari della
Magistratura, da agenti dell’ordine pubblico, da molte persone
comuni. Nonostante che la maggior parte delle lacrimazioni
siano avvenute in sua assenza, quando stava dormendo o lavorando
o molto lontano dal luogo della lacrimazione, il Gregori
viene accusato di frode.
La famiglia ha perso la sua tranquillità per la molta gente che
affluisce e per i giornalisti che l’assillano da ogni parte. A tutto
ciò bisogna aggiungere le incomprensioni o i dubbi da parte di
uomini di chiesa, le tensioni che spesso si sono venute a creare
con il Vescovo, le invidie di persone a loro vicine.
Tutta la famiglia si è sempre tenuta in disparte, evitando anche
una assidua frequenza alla chiesa di S. Agostino, dove è custodita
la Madonnina, e questo per evitare ogni possibile accusa di
protagonismo. Ha cercato di superare le innumerevoli difficili
situazioni nel silenzio e nella preghiera.
Problemi seri la famiglia Gregori li ha con la Magistratura a
motivo delle denunce a loro carico. Il 7 marzo la Magistratura di
Civitavecchia, su denuncia del Codacons, al quale si associa
anche il Telefono antiplagio, decide di intervenire sul caso ed
avvia i primi accertamenti. Due giorni dopo vengono perquisite
le abitazioni dei Gregori. La richiesta di perquisizione domiciliare
viene effettuata in data 9 marzo 1995. Nell’ordinanza si
dice di «effettuare una serie di perquisizioni domiciliari nelle
abitazioni e pertinenze di esse delle sottoelencate persone allo
scopo di ricercare materiale chimico, cartolare e quant’altro
possa essere riconducibile alle suddette ipotesi di reato».
Gli agenti perquisiscono le abitazioni dei Gregori, mettendo
sottosopra ogni cosa sia in casa che nel giardino, ma non trovano
duplicati della statua, marchingegni, pennelli sporchi di sangue,
o altro che facesse pensare a una frode. Il giorno seguente
(10 marzo) il Commissario capo di P. S. trasmette i risultati delle
indagini al Procuratore della Repubblica di Civitavecchia asserendo
che «le perquisizioni effettuate hanno dato esito negativo
».
Pensando sempre di trovare indizi di reato il Pubblico
Ministero, in data 29 marzo, ordina di mettere sotto controllo il
telefono di Gregori Fabio, Gregori Enrico e don Pablo, allo
scopo di intercettare «conversazioni o comunicazioni» utili alle
indagini. I risultati delle intercettazioni telefoniche metteranno
in evidenza che «dalle stesse non sono emersi elementi di
reato».
Fabio Gregori subisce un primo interrogatorio nel
Commissariato di P.S., dove viene redatto un verbale delle
dichiarazioni da lui fornite sui fatti relativi a tutta la vicenda
della Madonnina. Il 13 maggio viene interrogato negli uffici
della Procura della Repubblica, davanti al Pubblico Ministero
Dott. Antonio Larosa. All’inizio dell’interrogatorio riconferma
ufficialmente come proprio difensore l’Avv. Bruno Forestieri,
già precedente scelto in occasione del sequestro della statuina.
Comincia una fase di autentico calvario per la famiglia
Gregori. Le accuse erano gravi: associazione a delinquere,
abuso di credulità popolare e truffa.
Dopo anni di indagini la suddetta Procura procedeva alla
richiesta di archiviazione in data 7 giugno 2000. Il Codacons si
oppone alla richiesta e chiede di «proseguire nell’attività di indagine
con ulteriori adempimenti istruttori». La stessa cosa chiede anche il Telefono Antiplagio con un esposto alla Procura della
Repubblica di Civitavecchia. Ma ogni opposizione viene
respinta e con Decreto del 16 ottobre 2000 il processo viene definitivamente
archiviato.
Le indagini, nonostante fossero state lunghe e condotte in tutte
le direzioni, non rilevavano alcun «dolo» nei confronti della
famiglia Gregori. L’anno giubilare del 2000 appariva come un
anno di autentica liberazione.
A questo punto viene da chiedersi: quale è stato l’atteggiamento
dei fedeli della Parrocchia di S.Agostino nei confronti
della famiglia Gregori e dei provvedimenti della Magistratura?
Ebbene, i parrocchiani si sono schierati a difesa della famiglia e
della competente autorità ecclesiastica, come appare da una lettera,
accompagnata da oltre 1400 firme, inviata al Procuratore
della Repubblica di Civitavecchia:
Noi parrocchiani della chiesa di S.Agostino e fedeli che frequentano
la Parrocchia, avendo appreso la notizia di nuove richieste da
parte della Magistratura nei confronti della famiglia Gregori di via
Fontanatetta in Civitavecchia, località Pantano, esprimiamo, nel
rispetto dovuto, il nostro stupore e vivo disappunto, sia per la gratuita
persecuzione morale alla quale viene sottoposta da tempo
quella famiglia, con sofferenza e danni morali non quantificabili,
sia per il significato di chiara mancanza di riconoscimento della
competente autorità della Chiesa, che ha deciso di consegnare alla
venerazione dei fedeli l’immagine della Madonna SS., soggetto
dell’evento, affinché dal culto pubblico possa ricavare elementi
utili al giudizio che Le compete.
Con la presente esprimiamo il nostro sdegno per l’atteggiamento
persecutorio del Codacons nei confronti di un evento che è da considerarsi
di carattere religioso, mentre nel suo strano zelo ignora
l’assillante propaganda e attività di una valanga di operatori dell’occulto.
La presente è firmata dall’allegato elenco di fedeli.
Seguono oltre 1400 firme.
Accade sempre che i semplici fedeli, privi di ogni pregiudizio
e liberi da ogni falsa ideologia, riescono a intuire più facilmente
la verità e a testimoniarla con le parole e con i comportamenti
concreti di vita.
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