Santa Felicissima di Sorano (Gr)
Nota: questo che si vede nella foto, non è il suo corpo originale. S. Felicissima è
morta crocifissa in un età intorno ai 14-17 anni, prima del 313 d.c.
Dai suoi resti, tramite un sistema di riconoscimento facciale, è stato
ricostruito il suo volto e questo è il risultato. La teca è esposta nella parrocchia di San Nicola a Sorano (Grosseto).
Per i soranesi S.Felicissima è la santa più venerata e amata, forse
anche più dello stesso patrono S.Nicola di Bari. La ragione sta
sicuramente nel fatto che il popolo è possessore e custode del venerato
corpo della martire. In questo articolo ho ritenuto interessante far
conoscere la storia relativa alla traslazione delle sacre spoglie della
martire da Roma a Sorano e di come il popolo di Sorano è venuto in
possesso della Reliquia. La prima idea di dotare la Chiesa parrocchiale
di una reliquia come il corpo di un martire, sembra sia stata del sig.
Giuseppe Leandri, intorno al 1770. Il progetto fu subito condiviso da
Antonio Magnani, un compaesano che si trovava a Roma e lavorava come
cameriere al servizio dei principi Ruspoli, ed allo stesso che spetta il
merito principale di aver portato a termine l’impresa.
Il
Leandri ed il Magnani avanzarono alle autorità ecclesiastiche, a nome
dell’Arciprete di Sorano, una prima richiesta senza però avere nessun
esito. Il Magnani, che aveva conoscenze nella nobiltà romana, rinnovò la
richiesta tramite la sua padrona, interessando il Cardinal Colonna.
Questa volta grazie alla intercessione della nobildonna presso cui
prestava servizio, veniva concessa una pregevole reliquia: uno stinco di
san Costanzo martire, che a spese del Leandri fu racchiuso in una
elegante custodia ed è tutt’oggi custodito presso la nostra Chiesa
parrocchiale. Il Leandri e il Magnani, poco soddisfatti di quanto
ricevuto, avanzarono una ulteriore richiesta al Cardinale Vicario e
questa volta l’esito risultò favorevole perché ottennero il corpo della
martire S.Felicissima.
A questo punto sorgeva la necessità di
vestire e ricomporre in modo decoroso il corpo della Santa. A tal
proposito, per meglio inquadrare il problema credo sia interessante
riportare integralmente una lettera del Magnani che da Roma così
scriveva: “Ho provato somma consolazione nel sentire che tutti codesti
signori abbiano avuto piacere nella nostra Santa; ma non sono niente
contento di sentire le proposte che mi fate, cioè che vorreste vestire
ed unire il Corpo, il Sacro Corpo costà. Per tutte le ragioni che mi
portate che ci sia codesto signor dottore che unisca assieme lo credo
che sia capacissimo, ma non va bene, perché quel risparmio che posso
fare io qui in Roma non lo potete fare costì, tanto per gli abiti, tanto
per le guarnizioni; e tutto quel che ci vuole qui lo posso avere con
molto risparmio.
Io di già ho fatto i patti con l'artista e li ho
trovati tutti onesti per riguardo della Casa Ruspoli e tanto mi
favorisce Tindoratore con molta abilità. Per circa il porto costà credo
che con poco lo farò venire e faremo così, quando sarà a ll’ordine mi
manderete due uomini con due cavalli da soma.
L ’urna non sarà
con molto intaglio, ma sarà una cosa bella e ben dorata, e allora ci
vuole tanto; perciò io faccio il mio conto che il peso dell’urna sarà
circa 500 libbre; però sarà facile a portarsi.
Mi avete dato
tante notizie, ma una che mi preme non me la date; desidero sapere dove
avete pensato di collocarla, quando sarà venuta costà, sotto che altare
pensate, io lo voglio sapere. Circa a quello che desiderate sapere se il
nome della santa sia il nome di natura o pure che il Papa l ’abbia
battezzata ora vi dirò che nel mese di marzo furono cavati due santi
corpi nelle Catecume di Ciriaco; e quando trovarono la nostra Santa,
trovarono una lapide di sasso come peperino, ma mezza lacerata dal nitro
della terra e vera scritto le seguenti parole: HIC JACET CORPUS S.FEL.
Questa
è la frazione della lapide che fu trovata nel muro dove stava il
benedetto corpo. Io volevo unirla assieme ma non fu possibile perché era
di cinque pezzi, e siccome non vi era altro che quelle lettere, perciò
mi dice il Sagrista, assieme con il custode, che sta in dubbio se sia il
vero nome perché potrebbe dire Santa Felicita, ma questo dice Monsignor
Sagrista che non importa, o sia l’uno o sia l’altro tutte hanno sparso
il loro sangue pel nostro Signor Gesù Cristo.
Perciò signor
Giuseppe le veda di trovare le limosine più che puole e le mandi a me
perché io credo di avere anche qualche cosa in dono da una dama mia
buona padrona. Di mia borsa ho speso ancora qualche cosa ma di questo
non se ne parla; io non posso di più che altrimenti vorrei fare vedere a
codesti signori soranesi di mandare la Santa bella e vestita a conto
mio ma le forze mie non arrivano. Circa le limosine per la festa non ci
dovete pensare adesso; lasciate che sia venuta la Santa costà nella
Chiesa di San Pietro, vedrete che il popolo si infervorerà e poi il
signor Arciprete ricordi in Chiesa e dica che la Santa non si potrà
levare da S.Pietro portarla dentro il paese se non si porta in pompa e
allora farete le limosine. Io per altro da tutti gli artisti che saranno
pagati da me gli farò fare le ricevute e poi le manderò costì acciocché
vedino come opero da galantuomo. Perciò veda un poco se si potesse
mettere assieme una ventina di scudi per adesso acciò possa fare qualche
cosa come sarebbe la cassa dell 'urna e farla dorare. Eccovi
significato il mio sentimento ”.
La tesi del Magnani prevalse e
pertanto il corpo della santa fu vestito e ricomposto in Roma a cura
dello stesso, mentre il Leandri riuscì a raccogliere pochi fondi (10
scudi) per le prime spese subito inviati al Magnani.
Quest’ultimo
nel frattempo si era procurato l’autorizzazione a ritirare il corpo di
santa Felicissima e il giorno 25 gennaio del 1772 lo trasportò presso la
propria abitazione in Roma. Qui iniziarono le operazioni di
allestimento dell’urna e di vestizione della Santa.
Intanto il
Leandri proseguiva in Sorano la raccolta di fondi necessari al
trasporto. La vestizione fu terminata nell’agosto del 1772 e il corpo
della Santa fu posto all’interno della propria urna presso la casa
Ruspoli dove destò l’ammirazione di tutti. Il Magnani, orgoglioso e
fiero della riuscita dell’impresa scrive al Leandri: "Vi giuro che se
arriva in salvamento non avete visto cosa più bella di questa benedetta
Santa, muove la devozione a chi la vede e sono tre settimane che il
palazzo viene in concorso continuo di ogni ceto e tutti lodano la bella
opera... ” In una lettera del 5 settembre del 1772 il Magnani manda a
Sorano una prima nota di spese e fra queste figurano:
- scudi 6 e baiocchi 50 per l’urna
- scudi 3 l’indoratore
- scudi 1 e 80 baiocchi stoffa per il manto
- scudi 1 viatico al segretario del Cardinal Vicario
- baiocchi 30 per maschera fatta alla Santa.
Essendo
ormai tutto pronto il Magnani sollecitò il trasporto della Santa a
Sorano stabilito per i giorni 14 e 15 settembre a cura del vetturale
Giuseppe Fattorini di Sorano e di suo cugino Pietro Sarti i quali
avevano accettato detto incarico per pochi soldi. Il trasporto fu però
rimandato anche perché il Magnani, sentito il consiglio dei suoi padroni
sconsigliò il trasporto a mezzo vetturale per non rovinare il prezioso
corpo della Santa durante il viaggio. A quel punto, avendo il signor
Pagni anticipato i soldi necessari al trasporto, si decise di effettuare
lo stesso a spalla a mezzo di uomini. Fumo trovati undici forti e
robusti giovani che la mattina del 29 settembre 1772 partirono a piedi
per Roma a prendere le spoglie della Santa. Il giorno 10 ottobre la
Santa entrava in paese in solenne processione annunciata da spari e
suoni di campane a festa. Il corpo fu tenuto in esposizione tre giorni,
per essere venerato dal popolo.
Dopo la festa dell’introduzione in
paese, che si svolse in paese come si è visto 1’11 ottobre 1772, fu
fatta la prima festa annuale il 17 agosto 1773 che fu celebrata con
grande pompa. Dopo il 1775 fu stabilito di effettuare la festa ogni 3
anni. Il libro delle memorie così descrive la festa del 1778: "Per
compimento della solenne festa, circa all'una di notte si vidde
comparire una decorosa illuminazione per tutte le contrade del paese
terminando con dimostrazione di fuochi artificiali. Fu organizzata una
corsa di cavalli che fu vinta dal barbero Di Felice Baffetti di San
Giovanni ”. La solenne festa fu ripetuta anche nel 1781 e di questa
esiste traccia scritta dopodiché la festa venne tralasciata.
Fonte: La voce del Capacciolo anno 1997