MaM
Messaggio del 25 maggio 2005:Cari figli, di nuovo vi invito a vivere nell’umiltà i miei messaggi. Particolarmente testimoniateli adesso che ci avviciniamo all’anniversario delle mie apparizioni.Figlioli, siate segno per coloro che sono lontani da Dio e dal suo amore.Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Ghiaie di Bonate: OTTAVA APPARIZIONE

02/07/2016    3918     Ghiaie di Bonate    Ghiaie di Bonate 
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sabato 20 maggio 1944

Ottavo giorno dall'inizio delle apparizioni: alle sei del mattino Maria si reca alla Roncola per prendere Adelaide e portarla a Bergamo dal vescovo. Trova la piccola già alzata, mentre zia Amabile la sta pettinando.
Si parte: Adelaide, Maria e zia Amabile. È’ la prima volta che Adelaide vede Bergamo: meraviglia su meraviglia e domanda su domanda. Il signor Verri, che le attende, le conduce alla funicolare e mostra loro il percorso per giungere in città alta, dove ha sede il vescovado.
Giunte in città alta, le donne entrano nella basilica di Santa Maria Maggiore. Zia Amabile fa recitare le preghiere del mattino ad Adelaide e poi rimangono in attesa del parroco di Ghiaie, come d'accordo. Passa il tempo e la piccola ha fame. Senza tanti riguardi si mette a mangiare il suo panino.
Ma don Cesare tarda a venire. Per ammazzare il tempo le tre donne si mettono a girare per la chiesa, ammirandone le bellezze. Il sacrestano le scambia per visitatrici venute da chissà dove, forse straniere, comunque intenditrici d'arte, e si offre a fare loro da cicerone... ma Adelaide e Maria dimostrano scarso interesse. Tra una parola e l'altra si lasciano sfuggire l'identità della bambina. Il buon sacrestano trasalisce di gioia, si commuove, balbetta e si mette a piangere raccomandandosi alle preghiere di Adelaide.
Finalmente giunge il loro parroco e assieme salgono dal vescovo. Don Cesare presenta la bambina che a stento bacia l'anello episcopale, come si usava una volta. E un gesto che non riesce a capire e lo fa solo perché è stata istruita accuratamente. La piccola si sente spaesata e dimostra il suo imbarazzo. Il vescovo parla in italiano, poi si mette a parlare in brianzolo che la bimba capisce già di più, ma non abbastanza, di modo che è costretto a ripetere più volte le stesse domande per ricavare solo qualche monosillabo in bergamasco.
Quando a un certo punto si rende conto che il vescovo si rivolge agli astanti, felice di sentirsi estromessa da quel colloquio di grandi, Adelaide si siede su uno sgabello in mezzo alla sala, guardando tranquillamente il vescovo. Questi la guarda e le sorride, poi se la tira vicino e la invita a comunicargli il famoso segreto. Adelaide sa bene che un segreto è un segreto, cioè non è qualche cosa che si dice di fronte a tutti, per cui gli fa osservare: « Ma qui c'è della gente », e rimane in silenzio. Allora il vescovo accenna agli astanti di uscire.
Ma anche la prospettiva di rimanere sola con il vescovo atterrisce la piccola che si aggrappa alla gonna di Maria.
« Teniamo qui anche lei allora, a patto che anche lei mantenga il segreto, non è vero? », le dice tutto conciliante il vescovo.
E a questo punto ci troviamo davanti a due versioni diverse del fatto. Per onestà le riportiamo entrambe.
Prima versione: è quella di don Cortesi, il quale, non essendo stato presente alla scena, ha dovuto raccogliere notizie e testimonianze. Secondo lui, la cosa si sarebbe svolta così. Riportiamo testualmente:
«" Vedi, adesso siamo soli [con Maria che funge da interprete], me lo dici dunque il segreto?", sollecitava affettuosamente il vescovo.
«" Sì, sì", rispondeva col capo la piccola, ma non le riusciva di aprire la bocca. Laboriosamente, con l'aiuto di Maria che traduceva in italiano, il segreto venne fuori. Sembrò cosa assai modesta e il vescovo dovette pensare se proprio valesse la pena di tanto apparato ».
Proprio quest'ultima frase ci fa pensare, e fa sorgere un dubbio: davvero Adelaide comunicò il segreto in quella occasione oppure si limitò a dire qualche altra cosa?
Ma sentiamo la seconda versione, che ci sembra più attendibile per vari motivi e che è riportata dal direttore spirituale di Adelaide. Ecco che cosa egli scrive al riguardo: «Prima di tutto non si deve dire che il segreto per il vescovo sia lo stesso di quello per il papa. Al vescovo lo manifestò il 20 maggio. Adelaide sapeva che in casa sua le cose gravi, segrete, il papà e la mamma se le dicevano loro due in cucina, quando i figli erano tutti a letto, per cui l'Adelaide disse al vescovo: "Non c'è una cucina qui? Andiamo in cucina per parlare da soli io e te!"
« Il segreto c'è stato e non lo sa nessuno. Ciò che è stato detto in proposito è una delle solite trappole. L'Adelaide non fu così leggera da rivelare ciò che doveva restare segreto e quello che disse e rispose, tramite la cugina interprete per il bergamasco, non fu che una battuta d'aspetto, ma il segreto lo disse soltanto al vescovo e non c'entra né la vocazione e nemmeno l'andare a Roma a pregare col papa ».
Versioni che, almeno in parte, possono essere complementari.
Continuiamo il racconto. Dopo la rivelazione del segreto al vescovo, Maria gli parla dell'annuncio dato da Adelaide di un miracolo, di un segno che sarebbe dovuto avvenire e precisamente l'indomani, domenica.
Il vescovo, monsignor Bernareggi, nel suo diario annota in data 20 maggio: « La cugina è stata molto prudente. Chiede che si debba fare: se accompagnare o no la bambina stasera (al luogo delle apparizioni). Ha detto che ci sarà un miracolo domani e, se non fosse, sarebbe un colpo per la fede di molti. Io dico di non potermi pronunciare »
Uscite Adelaide e Maria dalla sala di udienza del vescovo, vi rientra il parroco per ricevere istruzioni circa la condotta da seguire nelle circostanze eccezionali che si erano venute a creare nella sua parrocchia. Il vescovo gli risponde circa così: « Lasciate andare la cosa da se stessa fino a che si chiarisca. Voi tenetevi da parte. È bene che il clero non partecipi alle visioni ».
Poi tutti scendono nel parco dell'episcopio. Si fanno attorno i seminaristi che presto saranno ordinati sacerdoti e si raccomandano alle preghiere di Adelaide. Anche gli ufficiali di curia si intrattengono con lei familiarmente.
Verso le 11 intraprendono il cammino verso casa. Scendono a piedi fino in città bassa, dove prendono il tram per Ponte San Pietro. Ma mentre a piedi stanno raggiungendo la Roncola, si imbattono in zia Ines e nel marito di zia Amabile che portava il figlioletto Ferruccio dal dottor Ruggeri. Purtroppo quella mattina Ferruccio, in assenza della mamma Amabile, era caduto malamente e si era rotto un braccio per cui doveva essere ricoverato d'urgenza all'istituto ortopedico Matteo Rota di Bergamo. Si sentono tutti in imbarazzo perché si addebita quella disgrazia all'assenza della mamma che aveva accompagnato Adelaide dal vescovo. Le tre donne si mettono a piangere.
Il Torchio era già invaso da una moltitudine di pellegrini. Maria portò Adelaide a casa propria e la mette a letto. Questa volta, stanca, la bambina si addormenta, ma circa dieci minuti dopo il signor Verri giunge e la porta a casa sua, ancora mezza assonnata. A casa Verri c’è anche don Cortesi che la sta aspettando e cerca di interessarla alle molteplici domande che le pone.
Ecco il giudizio che il sacerdote se ne fa: « Adelaide risponde sempre pronta, esatta, chiara, rivelando un perfetto orientamento di coscienza sia rispetto ai luoghi, che rispetto alle persone e al tempo. Rivela un livello mentale assolutamente normale per la sua età fisiologica; se mai, mostrò una certa deficienza dei poteri fantastici ». E continua: « Pensavo: se il fenomeno delle Ghiaie dovrà ricevere una spiegazione naturale, questa non potrà ricavarsi dall 'esame del terreno psicologico della fanciulla, poiché la sua forte e sana personalità non presenta anomalie o sbandamenti che possano dar capo a categorie psichiatriche e favorire le ipotesi di menzogna o di illusione ». Il sacerdote nota anche che: « In lei c'è acuto imbarazzo quando la conversazione cade sul contenuto delle visioni e non avverte in lei i trasporti di letizia, di meraviglia, di entusiasmo, quelle profonde nostalgie dolcissime che, era lecito supporre, un contatto sensibile col soprannaturale avrebbe dovuto lasciare nell'anima favorita ».
Di quella sera, don Cortesi nel suo rapporto scrive anche: « Seppi che la maestra l'aveva bocciata, giudicando il suo livello mentale al di sotto del normale; seppi che al catechismo presso le suore non faceva alcun progresso, cosicché il parroco non intendeva ammetterla alla Prima Comunione ».
E a questo punto, sempre lo stesso don Cortesi, comincia a esprimere alcuni dubbi o impressioni negative puramente personali. Sono timori, paure che egli manifesta e che a un certo punto diverranno, nella sua mente, realtà. Teme che il continuo corteggiamento fanatico dei visitatori cominci a guastare la psicologia della bambina. C'è il pericolo dell'infatuazione. Scrive: « Adelaide cominciava ad amare i bei vestiti, a ostentare i begli zoccoletti celesti; non voleva essere disturbata dal pubblico, ma ambiva essere contemplata; mal sopportava che la sua parola, ormai accolta come un oracolo, fosse contraddetta; reagiva animosamente quando si tentava di distribuire ad altri i suoi privilegi...». E conclude: « Il grandioso incanto della sua semplicità minacciava di infrangersi... »
Su queste impressioni ritorneremo ancora. Adesso ci limitiamo soltanto a dire che questi « rischi » ci sono sempre stati per tutti i veggenti di tutti i tempi e sono solo manifestazioni di « normalità». Pensiamo che l'atteggiamento più conveniente che avrebbero dovuto tenere con la bambina era quello di lasciarla in pace, di lasciarla giocare con le sue compagne e la sua carriola e di non tormentarla con interrogativi della durata e intensità di un'autentica tortura psicologica.Don Cortesi riporta poi qualche domanda e risposta intercorsa con la veggente:
« E ci vai ancora domani a vedere la Madonna? »
« Sì, per l'ultima volta».
« Alle ore? »
« Alle sei! »
« E se non ti lasciassimo andare? »
« Andrei lo stesso ».
« Ho sentito che domani ci dovrà essere qualche cosa. L'hai detto tu? »
« Sì, ci sarà un miracolo ».
« E chi lo vedrà il miracolo? Tutti?»
« Non lo so; io si lo vedrò ».
Poi don Cortesi la lascia. Nei suoi ricordi trascrive questa impressione: «La lasciamo portando con noi la convinzione che Adelaide è un soggetto sufficientemente sano e normale, con tutti i difetti e con tutte le grazie della sua età, che il problema della fanciulla pare problema serio, interessante, meritevole di uno studio approfondito ».
Verso le 17.30, Adelaide, che era seduta sul divano, scatta in piedi e dice: «Andiamo a casa, Maria! »
Si tergiversò, ma lei insistette. Cominciava a frignare:
« Voglio andare a casa ».
La caricano sulla bicicletta, ma la gente è così numerosa che è impossibile proseguire. Per fortuna trovano un'auto ferma sulla strada. Pregano il proprietario di portarli al Torchio. Pochi minuti dopo, dalla casa della bambina si parte per il luogo delle apparizioni. Il solito sergente, coadiuvato da alcuni colleghi, precedeva, aprendosi un varco con l'autorità della sua parola, delle sue spalle e della sua divisa. Seguivano Verri con la piccola in braccio, poi Maria e altri. Nunziata e Catì, per motivi diversi, non si presentarono. Amabile era già sul posto e attendeva la bambina. La folla quella sera venne calcolata sulle trentamila persone, tutte concentrate in pochissimo spazio e tutte prese da una bramosia irrefrenabile di vedere e toccare la bambina. Finalmente si arrivò. Il reticolato del piccolo recinto era stato divelto, ma almeno reggeva ancora il solito cordone di uomini.
Adelaide si mette in piedi, al suo solito posto. A destra si mette Maria, in ginocchio. A sinistra la dottoressa Maggi, a sua volta in ginocchio, con il sergente. Dietro la bambina ci sono le zie. Questa sera, per la prima volta, è presente anche il dottor Giulio Loglio, medico condotto di Bonate Sopra, il quale con ammirevole costanza e dedizione assisterà la piccola durante le apparizioni seguenti e svolgerà poi una massa enorme di lavoro per il gruppo medico di accertamento dei conclamati miracoli.
Amabile era felice perché il marito le aveva permesso, anche quella sera, di assistere alla visione. Ma il pensiero del piccolo Ferruccio, con il braccio rotto, la torturava:piangeva e pregava.
Adelaide se la avvicina: « Tu, e il tuo Ferruccio? », le domanda commossa.
« Poverino! E’ all'ospedale. Raccomandalo alla Madonna. Ti ricorderai?», singhiozza la zia.
« Sì, si, glielo dirò proprio alla Madonna di farlo guarire ».
Volle che la zia le stesse vicino, alla sinistra, ma poi, pressata dai medici e per nascondere meglio i singhiozzi, Amabile passò indietro.
Sono le 18. Zia Ines recita ad alta voce il rosario. Verri intona le litanie. La cerchia più vicina degli astanti risponde in coro devotamente, ma quelli più lontani si agitano, si urtano, urlano, pregano e premono a ondate.
Sentiamo le deposizioni dei due medici presenti, il dottor Loglio e la dottoressa Maggi.
Il dottor Loglio scrive: « Pur fra gli applausi e le invocazioni notai come la Roncalli mantenesse piena indifferenza. Dopo un breve periodo di preghiere, ebbe inizio la visione. Tenne lo sguardo fisso alla cima di un albero, il viso si fece un po' cianotico e abbondante sudorazione le scendeva dalla fronte; a tratti ammiccava gli occhi e sembrava bisbigliare parole non udite... non ho cronometrato la durata della visione, ma stimo che questa sia durata una decina di minuti ».
Questa la deposizione della dottoressa Maggi: « La piccola riprese sul posto la solita posizione eretta, con lo sguardo rivolto a oriente e nell'attesa recitò il santo rosario che improvvisamente interruppe; il suo viso si fece pallido, attento, istantaneamente soffuso di timidezza e di gioia serena. La visione ebbe inizio verso le 18.20 e durante questa il polso, all'inizio frequente (88), scese a 70 e si mantenne tale. La piccina non ebbe la percezione psichica delle punzecchiature numerose che le feci nelle braccia e sul polso, pur reagendo allo stimolo con un sussulto lieve: non avverti l'urlo della folla per i presunti fenomeni celesti né per i colpi di fucile che venivano sparati per calmare la folla. Rispose bene e a tono alle domande che le rivolsi, pur non immediatamente. Un breve, impercettibile bisbiglio usciva dalle sue labbra che conferivano con qualcuno a noi invisibile, poi ci accorgemmo che la visione era terminata perché Adelaide si fece un rapido segno di croce ».
La dottoressa parla di « presunti fenomeni celesti » che fecero gridare la folla. Di che cosa si trattò?
Ecco cosa dice la stessa dottoressa nella sua deposizione giurata davanti alla commissione vescovile del 16 gennaio 1946: « Il sabato era giornata piovosa e all'inizio dell'apparizione è venuto un raggio di sole sulla testa della bambina e io ho alzato gli occhi e ho visto uno squarcio a forma di croce nel cielo e una specie di pioggia di puntini (stelline) d'oro e d'argento per un minuto o due. E tutti hanno gridato al miracolo... poi la pioggia di stelline è cessata e io ho guardato alla bambina che si era messa con gli occhi estatici avanti... Riguardo alla luce non ho parlato con altre persone se non con Maria che però disse di non avere visto niente; ma essa disse che aveva sentito una musica armoniosissima, tanto che si era distratta; e la notte, pensandoci, pianse tutta la notte ».
Ma sentiamo anche la deposizione di Maria del 3 luglio 1946. Questa ragazza si fece poi suora della congregazione di Nostra Signora della Misericordia di Savona.
« Durante la visione di quella sera [20 maggio] alcuni testimoni riferirono di aver visto una pioggia di argento che scendeva sulla testa della bambina: io vidi le mani della signorina dottoressa Maggi presente che si coloravano di vari colori e sentii una melodia musicale tanto bella che non ho mai sentito di eguali... Ritornando a casa dopo la visione, abbiamo visto il sole che girava e cambiava colore ».
Sappiamo che anche altri testimoni affermarono che durante l'estasi fu vista una pioggerella di stelline dorate e bianche, inafferrabili, in forma di croce. La folla alzò le mani per raccoglierle, ma esse subito sparirono. A questo proposito ricordiamo che qualcosa di analogo successe anche a Fatima.
Ritorniamo sul luogo delle apparizioni. Durante la visione,i numerosi ammalati presenti imploravano fra le lacrime. Un lamentoso grido femminile si levò fra di essi:
una povera signora paralitica di lì a poco si dichiarerà guarita. Quella sera qualcuno riuscì a vedere fenomeni straordinari nel sole e nel cielo. Ci furono descrizioni diverse di fenomeni diversi. Ma non tutti li notarono. Ricordiamo a questo punto un principio confermato in numerose apparizioni: i fenomeni che avvengono durante queste non sempre sono percepiti da tutti e spesso non allo stesso modo da tutti.
La visione terminò nel modo solito. Adelaide si trovò in mano un mazzo di margheritine. Verri riprese in braccio la bambina e si incamminarono verso casa. Maria attesta che la calca era tale che si trovò in piazza senza avere mosso un passo, tutta di peso. Naturalmente aveva perso
gli zoccoli e perfino qualche ciocca di capelli. Adelaide venne portata nella camera di Nunziata.
Alle domande ripeteva ciò che aveva già comunicato nelle sere precedenti.
« Ma ti ha detto appena questo la Madonna? », domandavano gli astanti.
« Mi ha detto ancora che farà guarire il figlio della mia zia Amabile ».
Verri propone allora di sottrarre la bambina all'ambiente infuocato del Torchio e offre l'ospitalità della sua casa. La proposta viene accolta.
Uscendo, Adelaide si imbatte in zia Amabile e le dice commossa: « Tu, zia, mi ha detto la Madonna che farà guarire il tuo Ferruccio. Poverino il Ferruccio! », e offre alla zia due margherite.
Fu un'impresa riuscire a raggiungere la macchina che attendeva all'imbocco della strada che conduce al paese, a causa della calca enorme. Tutti volevano toccare la piccina, tutti volevano una delle margherite che teneva in mano. Adelaide consegnò l'ultima margherita a Verri per sua moglie.
Ma in casa Verri non c'è la calma sperata. Un folto gruppo di curiosi la sta già attendendo. Viene portata in cucina e sottoposta agli interrogatori.
Corse voce che una donna, Olimpia Previtali di Paderno d'Adda, era improvvisamente guarita da una paralisi che la torturava da quattro anni: molti l'avevano vista scendere spontaneamente dal carro che la trasportava e camminare, sia pure barcollando. Fu portata sul terrazzino e mostrata al pubblico acclamante. Verri e papà Enrico a quella notizia ruppero il loro riserbo e cominciarono a credere. Quando la voce giunse alla piccina, questa esclamo: « Lo sapevo che sarebbe guarita, me l'ha detto la Madonna! ». Almeno così viene riportato.
Don Cortesi annota: « Adelaide era, dopo la visione, ritornata rapidamente alla normalità, al suo mondo puerile. L'episodio della visione si era per lei completamente concluso e non amava riaprirlo. Appena mi volsi alla dottoressa Maggi e al dottor Vicentini [uno dei tanti medici che osservarono clinicamente Adelaide] per sentire le loro impressioni, essa si sentì libera, slittò giù dal tavolo e sgattaiolò via sulla terrazza. Ve la trovai che si divertiva beatamente col cavallo a dondolo ».
Frattanto in casa Verri la presunta miracolata veniva sottoposta a un primo controllo medico dal dottor Loglio. Questi, considerate le condizioni precedenti della malata rivelate dalle sue deposizioni, credette di poter concludere dinanzi al parroco e all'ingegner Villa (un altro personaggio della vicenda che qui si inserisce e che incontreremo ancora), allora sopraggiunti, con queste parole: « Io non sono un cattolico fervente, ma se questo non è un miracolo, bisogna negare tutti i miracoli di tutti i santuari ».
Quando Amabile tornò alla Roncola verso le 21, si rese conto che era stata preceduta dalla voce che la bambina aveva detto alla zia di andare a prendere il suo Ferruccio che era guarito. La povera mamma ritorna di corsa con il marito da Adelaide per appurare la verità. Trova la nipotina in casa Verri. Quando la bambina la vede, domanda:
« E’ guarito il tuo Ferruccio? L'hai portato a casa? »
« No, non so. Tu sai che sia guarito? », risponde Amabile piangendo di speranza.
Il giorno dopo, 21 maggio, Amabile volò a Bergamo e sollecitò una radiografia. Non apparve alcun miglioramento. Ferruccio ne ebbe per quarantacinque giorni, il decorso regolare.
Effettivamente Adelaide, durante la visione, si era ricordata della promessa fatta alla zia: « Tu, Madonna, fa' guarire il Ferruccio della mia zia! »
E la Madonna aveva risposto: « Sì, lo farò guarire ». Ma non indicò il tempo, né impose condizioni.
Probabilmente la bambina, travolta essa stessa dall'entusiasmo della gente e influenzata da notizie fantastiche, credette che la guarigione promessa dovette essere istantanea.
Adelaide quella sera cenò in casa Verri e poi verso mezzanotte fu riportata a casa sua, in bicicletta. Pioveva. Sotto un cappuccio impermeabile si addormentò. Continuò il suo sonno sul tavolo della cucina, poi sulla sedia e poi, finalmente, a letto.
La folla si era riparata dalla pioggia nelle ospitali cascine. Alla fine della giornata, tra un interrogativo e l'altro, tutti si resero conto che la bambina praticamente non aveva rivelato nulla del contenuto della visione. Si seppe poi che lo ritenne assolutamente privato, personale. Anni dopo scrisse:
« Come tutte le altre sere andai sulla pietra in attesa della cara Madonna. Apparve di nuovo la Santa Famiglia e la Madonna mi disse: "Domani sarà l'ultima volta che ti parlo, poi per sette giorni ti lascio pensare bene quanto ti ho detto. Cerca di capirlo bene, perché fatta più grandicella ti servirà molto se vorrai essere tutta mia. Dopo questi sette giorni ritornerò ancora quattro volte». La sua voce era tanto armoniosa e bella che per quanto io abbia cercato d’imitarla non riuscii mai».